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Autore: Elder_Tea    26/01/2014    0 recensioni
“Se non ti fidi nemmeno di te stesso, come farai ad essere abbastanza forte per metterti contro a tutto questo?” spiegò Lacroix “Se la tua visione della vita è così pessimistica non riuscirai mai a tirare a lungo, nemmeno sotto le armi. Ti continuerai a ripetere che tanto morirai il primo giorno sotto una raffica di pallottole. Vuoi continuare a questa maniera, o vuoi avere una visione ottimistica, nonostante tutto, del tuo futuro, così da riuscire ad uscire da questa guerra vivo e vegeto? E magari ricostruirti un futuro senza piangerti addosso pensando che i tuoi compagni siano morti a causa tua. Tutti moriamo, tutti attraversiamo dei momenti bui. Non per questo dobbiamo escludere un'eventuale futuro dopo un momento oscuro. Non ho forse ragione, signor Picard?”
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12. Aider
Chi vuol conservare un amico, osservi queste tre cose: l'onori in presenza, lo lodi in assenza, e l'aiuti nel bisogno.
(Proverbio)

 

Il pieno dell'estate si faceva sentire nelle grandi aule dei liceo Henri Vi, in Rue Clovis. Gli studenti stavano dando gli ultimi esami e si riunivano sotto i porticati che circondavano il giardino interno della scuola. Richard si ricordava bene di quel portico, dei suoi toni chiari e dei pomeriggi passati assieme ai suoi amici Constantin, detto Tin Tin, e Hugo, entrambi al fronte in quel momento. Era quasi un'anno che non aveva loro notizie; riparava a questa mancanza attraverso vecchie foto e lettere accumulate attraverso gli anni. Avrebbe voluto mantenere una corrispondenza, magari cominciando lui a scrivergli ma, non sapendo dove fossero, rinunciava, dandoli se non per morti, in punto di morte. Era improbabile che due attaccabrighe e scalmanati come loro resistessero anche solo una settimana sotto le armi. Sarebbero subito partiti all'attacco, più per un loro piacere che per difendere qualcosa in cui credevano. Sarebbero caduti a terra, una pallottola in testa e amen. E questo era un dato di fatto; Richard non era pessimista, come aveva affermato il professor Lacroix, ma realista: secondo lui la guerra portava solo morte; non portava vittoria, ma solo fame e problemi economici. A Richard interessava un paese indipendente, lontano dalle diatribe di altri popoli, che vivesse per sua rendita e non fosse sottoposta a nessuno; così a nessuno sarebbe importato del vincitore. Ma così la Francia si ritrovava a fare da ponte tra due fazioni opposte, senza che nessuno avesse chiesto il loro parere. Questo faceva andare fuori di testa Richard, che si sentiva come inerme verso qualcosa più grande di lui e di tutti messi assieme. Doveva arrendersi ma non voleva arrendersi; se doveva farlo, voleva farlo almeno coi vinti, cercando un nuovo mondo da cui ricominciare, al di là dell'Oceano, dove le città si espandevano in altezza e la vita sembrava migliore. Ma prima avrebbe dovuto trovare sua madre: senza di lei nulla era possibile; senza lei e Johanna. Ma quest'ultima sarebbe tornata in Inghilterra, ritornando alla vita prima del fatidico incontro al Cafè. E questo Richard non lo accettava; voleva una cosa ma allo stesso tempo ne desiderava anche un'altra e tutt'e due andavano contro ai suoi principi di salvezza della patria. Non sapeva cosa fare, era legato a tre fili in tensione verso direzioni diverse. Doveva prendere una decisione. 
Camminavano verso il liceo, lui e Johanna. Si rendeva conto che c'erano molte probabilità di restare solo con lei. Sua madre non si trovava, rapita da chissà quale uomo. Prese la mano a Johanna e, sentendosela stringere delicatamente come se lei, per la prima volta, avesse paura di quello che poteva accadere, si fermò un'attimo a pensare ad una vita oltre manica, magari con più probabilità di trovare qualcosa che lo appagava. E, se non lo avesse scovato, avrebbe avuto sempre Johanna; in America non sarebbe accaduto: se sua madre non fosse stata più viva, sarebbe stato diviso sia da lei che dalla sua amata, diventando un'uomo solitario in una grande giungla di cemento. Allora lui lei strinse più forte la mano, cercando di non far trapelare quel senso di angoscia e indecisione che da ore lo scalfivano. 
Attraversarono i portici, dirigendosi verso l'aula dove insegnava il suo vecchio professore. Johanna era stupita dalla bellezza dell'edificio; sembrava quasi dimenticarsi del fatto che stava tormentando la sua mente e  quella di Richard. Seguiva con gli occhi i muri, le decorazioni, come se per un'attimo tutto il resto fosse scomparso. Ritornò in sè solo nel momento in cui Richard bussò alla porta. Sussultò, facendo preoccupare Richard.
"Tutto bene?" le chiese, guardandola in viso. Quello di Johanna era normale ma quello di Richard era un misto di varie emozioni, di sguardi preoccupati ma allo stesso tempo speranzosi. Come se Richard trovasse nella persona dietro a quella porta un lume di salvezza, una candela in mezzo all'oscurità.
"Si, tutto bene." rispose lei.
"Vedrai, lui ci potrà sicuramente aiutare."
Gli alunni andavano e venivano dalle aule, gli ultimi a dare gli esami di fine anno. Guardavano dubbiosi i due ragazzi, chiedendosi come mai stessero davanti a quella porta.
Richard continuava a bussare sul piccolo vetro smerigliato, battendo impaziente il piede. Alla quarta serie di battiti, si sentì un rumore di sedie e dei passi veloci attraversare la stanza. La portà si aprì e sulla porta comparve un'uomo brizzolato, vestito in giacca color sabbia e pantaloni marroni. Il suo viso sembrava molto spazientito e il suo sguardo contrariato si posò subito su Richard.
"Picard?" chiese stupito il professore.
Una decina di teste si voltarono per vedere chi aveva interrotto quello che stavano facendo. Johanna, sbirciando dietro il professore, si rese conto che era in corso l'esame di uno degli studenti che girovagavano sotto i porticati qualche minuto prima. Si sentì particolarmente imbarazzata ma Richard non se ne accorse nemmeno. Guardava fisso il professore, con un'aria mista di sfida e supplica.
"Professor Perrin, abbiamo bisogno di lei. Urgentemente." Richard ansiamava per la camminata fatta.
"Sarebbe in corso un'esame, Richard, come puoi vedere." e si spostò, facendo incrociare gli sguardi dello studente a quelli di Richard.
"Lo so anche io professore, ci sono passato qualche anno fa. E so anche quanto odia essere disturbato durante una lezione; ma non lo farei se non fosse che quello che ho bisogno da lei è particolarmente urgente. Almeno, lo è per me."
Il professor Perrin si girò con sguardo dubbioso verso il gruppo di persone sedute; fece un cenno con la mano come per dire di lasciar perdere per un'attimo.
"Datemi cinque minuti e continuate voi, professoressa Bouvier." si congedò con una semplice frase, uscendo e chiudendo dietro di sè la porta. Si incamminò nel corridoio con Richard e Johanna, rigirando tra le mani una piccola penna stilografica nera e oro.
"Vedo che hai trovato compagnia, Richard..." disse guardando Johanna. Richard accennò un sorriso, evidentemente pensando ad altro, mente Johanna fece un gran sorriso al professore. Le pareva simpatico, non come i suoi professori della scuola a Londra. Là sì che si sentiva estraniata da tutto e tutti. Trovare un professore che così, a prima vista, le stava simpatico, la confortava.
"Ah, certo professore." sorvolò Richard "Ma visto che ha un'esame..."
"Giusto, giusto." brontolò sotto il paio di baffi alla Cecco Beppe. "Di che cosa volevi parlarmi?"
"Si ricorda di quando ci siamo incontrati, mesi fa, in un Cafè del centro, e lei mi aveva parlato di un certo 'espatrio per illustri personaggi' che aveva in mente?" sussurrò, temendo di farsi sentire da qualche studente molto curioso.
"Certamente, ma perchè me lo ricordi?"
"Perchè mia madre è stata rapita." disse di fretta Richard, come se le parole uscissero di bocca contro la sua volontà. 
Il professor Perrin rimase di stucco, guardandolo con occhi sgranati e bloccando il momimento con la penna.
"Quando l'avremmo trovata volevamo essere sicuri di poter entrare anche noi in questo progetto,  che voi siate volenti o nolenti. " Richard aveva buttato fuori l'affermazione quasi come una minaccia ma il professore non la considerò come tale, ma più come una sorta di supplica, un'ultima spiaggia per un suo alunno facoltoso in cerca di aiuto.
"Va bene, va bene Richard. Di questo ne riparliamo un'altro giorno. Il progetto te lo spiegherò a breve. Ma prima tua madre." Luc conosceva la madre di Richard: una donna bellissima, giovane per la sua età, che aveva spesso lavorato con i professori stranieri del liceo. Era lì che l'aveva conosciuta, durante un colloquio tra professori, sei anni prima. Non era mai venuta a parlare direttamente di Richard: era un bravo studente, seppure un po' scapestrato, ma comunque non bisognoso di colloqui individuali. In quella donna aveva trovato una mente colta, aperta e filosofica. L'unica cosa che sapeva per certo è che il marito era scappato: sentiva spesso Richard dire parole volgari su di lui, durante le pause tra una lezione e l'altra. Aveva così instaurato un rapporto di amicizia, che però si era interrotto dopo la fine del soggiorno a Parigi dei professori stranieri. E così non la rivide più, forse qualche volte vicino ad un fiorista o ad un fruttivendolo. Aveva aspettato troppo per fare un passo più avanti di quella chiamata amicizia intima. 
E così si sentiva devastato dalla sua scomparsa. Ora, forse, non l'avrebbe mai più nemmeno intravista in giro per le vie della città. 
"Prima dobbiamo trovarla, non puoi scappare così, senza di lei."
Richard fece alcuni segni di assenso con la testa.
"Senti, l'esame non può continuare senza di me." disse, vedendo Richard abbastanza silenzioso sull'argomento. Prese un foglietto dalla tasca a cominciò a scrivere. "Vieni al Cafè Saint-Victor stasera, è qua vicino. Appena finiti gli esami sarò lì."
Il professore diede velocemente in mano il fogliello a Richard, camminando velocemente verso la classe. Lo vide fermarsi davanti alla porta per un momento, esitante. Si girò di spalla e si portò un pugno alla bocca. Respirò profondamente e rientrò nella classe. Richard ne era sicuro: il professore non lo avrebbe mai lasciato solo. 
Ma Luc non lo faceva per Richard, nonostante fosse stato uno dei suoi migliori alunni; lo faceva per sua madre, la bella e giovane donna che ogni giorno, per tre mesi, aveva incontrato per i grandi corridoi e i freddi porticati del liceo. Colei che era riuscita a renderlo finalmente vivo, a tornare ad essere un professore degno di quel nome. Luc ne era innamorato e, forse, non avrebbe mai saputo se il sentimento poteva essere ricambiato. 

  
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