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Autore: peterpanmydrug    26/01/2014    2 recensioni
Avete mai immaginato come sarebbe vivere con i cinque baldi giovani degli One Direction? Avete mai pensato a come potrebbe essere la loro vita senza la fama? Beh, neanche Emily se lo immaginava, sino al giorno in cui Harry, il suo migliore amico dai tempi dell'asilo, non le aveva offerto un alloggio nell'appartamento che condivideva con altri quattro ragazzi. Da quel momento la nostra protagonista scoprirà cosa significa vivere alla giornata, affrontare problemi di convivenza e non, ma soprattutto cosa significa amare davvero...
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano due solitudini che si desideravano, ma

non sapevano rompere ciò che li divideva.

 

Fabio Volo

(La strada verso casa)

 

Io e Liam non ci rivolgemmo la parola per tutto il resto della vacanza. Ci evitavamo, o meglio, io trovavo ogni pretesto per stare lontano da lui. Quello che era accaduto era troppo degradante, troppo stupido, troppo vergognoso. Mi ero convinta di essere per lui solo uno stupido oggetto, un giocattolo che un bambino capriccioso non voleva condividere con un amichetto dell'asilo. Mi aveva ignorato sino a quel momento, mi aveva chiaramente fatto intendere che tra me e lui non c'era niente se non una convivenza forzata e poi se ne usciva con quel gesto sconsiderata e alquanto stupido.

La tensione che si era andata creando tra noi era quasi palpabile, tanto che anche il resto della combriccola se ne era accorto. Inoltre avevano assistito a quella scena di puro predominio di maschio alfa che, sinceramente, non avevo nessunissima intensione di commentare.

Più di una volta Lotty o Harry avevano provato a parlarmi, ma io avevo chiuso loro la porta in faccia, letteralmente, tanto che il mio amico era stato costretto a portare il ghiaccio sul naso tutto il giorno successivo.

Il viaggio in macchina verso Londra era stato il più lungo della mia vita, senza contare i piccoli screzzi che io e Liam ci eravamo fatti che avevano portato all'esasperazione i nostri amici. Poi, finalmente, quando la macchina si era fermata davanti all'appartamento, dopo aver chiaramente riaccompagnato Lotty a casa, io avevo afferrato la mia valigia ed ero corsa in casa, chiudendomi la porta della mia stanza alle spalle. Non avevo voluto vedere nessuno e non ero scesa neanche per la cena. Persino il cellulare, il quale vibrava di continuo per gli insistenti messaggi di Josh e dei miei mi stava dando sui nervi. Il ragazzo aveva provato a contattarmi i giorni successivi al fatto, si era presentato a casa, ma mi ero resa irreperibile. Non avevo voglia di vederlo, anche perchè sentivo dentro di me che qualunque cosa gli avessi detto sarebbe stata una bugia. Così lo avevo lasciato come la volta precedente, stavolta però senza neanche una parola di scuse, come una vigliacca.

Quando fui sicura che tutti se ne fossero andati a letto, scesi silenziosamente al piano di sotto e sgraffignai dalla credenza un pacco di biscotti stantii, unico cibo commestibile in attesa di andare a fare la spesa il giorno successivo. Mi sedetti al bancone della cucina, mangiucchiandone uno e intanto pensavo.

Pensavo a quel bacio, a ciò che avevo provato, a come mi aveva internamente sconvolto, ma allo stesso tempo non potevo fare a meno di ammettere che mi era piaciuto. D'istinto mi portai una mano alle labbra, come se d'improvviso riuscissi ancora a percepire la sensazione della bocca di Liam sulla mia. Resami conto di quello che mi stava accadendo, scossi la testa con veemenza, come se servisse a scacciare il torpore che mi aveva avvolto. Io ero arrabbiata, furiosa e mai lo avrei perdonato.

Con quel pensiero, me ne andai a letto.

 

Mi svegliai che era quasi mezzogiorno, sospirando e stiracchiando braccia e gambe. Decisi di rimanere ancora per un po' sotto le lenzuola profumate di pulito, a poltrire nel mio amato letto, il quale mi era mancato in quella settimana. Fissai il soffitto, cercando un pretesto per alzarmi, ma non lo trovai. Non avevo voglia di vedere nessuno, di parlare con nessuno.

Mentre pensavo quelle parole, qualcuno bussò alla porta. Stavo per rispondere in malo modo a chiunque fosse, ma la voce timida di Lotty mi fece sorridere.

-Emily, posso entrare?-

Non potei fare a meno di acconsentire, sentendo dentro di me il bisogno di parlare con quella che era diventata in poco tempo la mia migliore amica.

Quando la bionda entrò, quasi la luce esterna mi accecò.

-Chiudi la porta, presto- dissi, nascondendo la testa sotto le lenzuola.

-Non è che ti sei trasformata in un vampiro? Si spiegherebbero le tue uscite notturne-

Come faceva a saperlo? Come mi avesse letto nel pensiero, lei rispose:

-Mi è bastato scorgere il pacco di biscotti mezzo vuoto sul tavolo. Sono i tuoi preferiti, dopotutto-

Lentamente uscii da sotto le coperte, mettendomi seduta sul letto e passandomi pigramente una mano tra i miei capelli, spettinati e divenuti simili al nido di un uccello. Non mi sarei meravigliata di trovarvi qualche covata.

-Non ho resistito. Comunque come mai da queste parti?-

-E me lo chiedi? Da quando siamo tornati non mi hai neanche mandato un messaggio e credimi, speravo lo facessi-

-Ero molto stanca-

Lei mi sorrise e io fui costretta a distogliere lo sguardo, incurvando le labbra in un broncio infantile.

-Non è che forse non avevi voglia di vedere un certo qualcuno?-

-Lotty, non ho voglia di parlarne-

-Non potrai evitarlo per sempre-

-Non per sempre, sino a quando non riuscirò a trovare un'altra sistemazione-

-Cosa c'è che non va?-

-Come puoi chiedermelo? Hai visto anche tu quello che ha fatto. Cosa pensa? Che sia la bambolina di cui ricordarsi quando ha bisogno di soddisfare le sue voglie? Si sbaglia di grosso-

La mia amica mi fissò con uno sguardo che mi parve quasi tenero.

-Non credo che sia quello che lui pensa-

-Beh, ma è quello che penso io. Quindi possiamo smettere di parlarne?-

Lei, dopo un attimo di silenzio in risposta al mio tono stizzito, si alzò dal letto, stirandosi le braccia dietro la schiena.

-Credo di sapere cosa ti ci vuole. Una mattinata di shopping con la tua migliore amica, lontana dai ragazzi e da questa casa-

-Non credo di essere in vena-

-Non mi interessa. Ti do mezz'ora per alzarti, farti una doccia e vestirti. Altrimenti tornerò qui con un secchio di acqua gelida- e detto questo se ne andò, zampettando come una bambina.

 

Tornai ormai a pomeriggio inoltrato, tra le braccia almeno una decine di buste dei più cari negozi di Londra e il portafoglio che piangeva miseria. Se solo i miei avessero saputo dove finiva una parte dei soldi che mi passavano tutti i mesi, probabilmente mio padre avrebbe contattato la banca e mi avrebbe chiuso i rubinetti.

Come richiesto, con Lotty non avevamo più affrontato il discorso “Liam”, ma in compenso la mia amica non si era certo risparmiata a chiedermi come avessi invece conosciuto Josh e quale tipo di rapporto ci unisse. Per sviare il suo discorso, le rivolsi la medesima domanda, riguardo Niall. Ormai era chiaro che tra i due ci fosse interesse, in quanto, da quando eravamo tornati dalla nostra vacanza, entrambi passavano molto tempo assieme.

La pelle candida di Lotty era d'improvviso diventata color peperone e pareva quasi che il fumo le stesse per uscire dalle orecchie. Lo sguardo fuggiva il mio, come se attraverso i suoi occhi avessi potuto venire a conoscenza dei suoi pensieri.

Non ottenni risposta, ma non mi importò, dato che avevo raggiunto il mio obbiettivo, ossia evitare qualunque domanda su me e Josh.

Chiusami la porta dell'appartamento alle spalle, notai che l'intero ambiente era avvolto nella penombra, segno che probabilmente non c'era nessuno.

Harry mi aveva detto qualcosa a proposito di una corsa nel parco, ma degli altri non sapevo dove si trovassero.

Salii nella mia stanza, stando attenta a non inciampare negli scalini a causa della scarsa visibilità dovuta ai pacchi che avevo tra le mani. Gettai i miei acquisti sul letto, avviandomi in bagno per farmi una doccia.

Non feci caso al rumore dell'acqua che scorreva, distratta dalla rimozione problematica dei miei sandali con la zeppa e dei lacci che per poco non mi fecero rovinare al suolo. Aprii quindi la porta di scatto, trovandomi invasa dal denso vapore provocato dalla doccia troppo calda. Strano, dato che fuori il clima era ancora pressocchè estivo.

Tossii un paio di volte, rendendomi conto solo in quel momento che sotto la mia doccia c'era qualcuno, il vetro appannato che lasciava intravedere solo i contorni di un corpo asciutto e dal fisico ben definito. Era sicuramente uno dei ragazzi, ma quale di loro? E soprattutto perchè erano nella mia doccia?

Solo allora, guardando più attentamente l'intruso, il mio cervello collegò, come in un gioco da settimana enigmistica, l'ombra con il suo proprietario. Avvampai, serrando le labbra per evitare di cacciare un urlo e, per sortire un migliore effetto, mi ci portai anche entrambe le mani.

Era Liam nella mia doccia? Perchè? Non c'era forse un altro bagno perfettamente funzionante in fondo al corridoio?

Mentre stavo ancora cercando di non farmi andare in pappa il cervello, letteralmente aggiungerei, mi resi conto di un impercettibile movimento all'interno della cabina e mi parve quasi che Liam stesse per affacciarsi.

Per evitare qualunque imbarazzo e soprattutto per negargli la soddisfazione di trovarmi con la faccia di uno pesce lesso mentre fissavo la sagoma del suo fondoschiena, veloce come non lo ero mai stata mi nascosi dietro la parete, cercando di non proferire il minimo rumore.

Sentii il suono dei vetri della cabina che si aprivano un po', per poi richiudersi qualche secondo più tardi. Tirai un sospiro, sentendomi in salvo, ma non ancora fuori dall'imbarazzo.

Decisi per il momento di allontanarmi, pensando al modo migliore per spaccargli la faccia dopo che avrebbe almeno indossato un paio di pantaloni.

 

Seduta sul divano, spalle alla scala, le braccia conserte sul petto e le gambe accavallate, battevo ritmicamente il piede che poggiavo a terra, aspettando che l'intruso scendesse finalmente al piano inferiore.

Quando sentii i suoi passi sulla morbida moquette delle scale, mi voltai, assumendo l'espressione più furiosa di cui fossi capace.

-Piaciuta la doccia?- chiesi acida.

-Deve essersi rotto lo scaldabagno nel bagno di noi ragazzi. Non c'era l'acqua calda, quindi, dato che tu non c'eri, ho pensato di usare la tua doccia- mi rispose lui, superandomi come se niente fosse e dirigendosi verso il frigo, spalancandolo e afferrando una bottiglia d'acqua fresca, la quale se la portò alle labbra e bevendo, continuando ad ignorarmi.

Diamine, pensava forse di avere il diritto di essere arrabbiato? Solo io lo avevo e non gli avrei certo lasciato quel divertimento.

-Potevi chiedere, anziché farti trovare nudo nel mio bagno- risposi, alzandomi in piedi.

-Davvero? E dopo più di una settimana che non mi rivolgi la parola, avrei dovuto chiamarti al telefono, sempre se mi avessi risposto, e chiedere alla signoria vostra se mai avessi potuto usare la sua sacra doccia? AHAH, non farmi ridere, Emily-

Mi sentivo una stupida, una bambina che non riusciva a rispondere ad un compagno dispettoso, freddata dalle sue parole, le quali mi avevano mostrato quanto stupida fosse la mia picca.

-Fai come ti pare- dissi, cercando di non perdere quella sfida di sguardi che avevamo ingaggiato.

Lui sospirò, riponendo la bottiglia nel frigo. Dal canto mio, imboccai le scale per poter tornare nella mia stanza e concedermi finalmente una doccia.

-Sei proprio una bambina-

Quelle parole mi impietrirono.

-Come scusa?- chiesi, stizzita.

-Ti stai comportando in maniera infantile. Preferisci non rivolgermi neanche la parole piuttosto che affrontare quello che è accaduto. Dimmi, cosa ti da più fastidio: il fatto che ti abbia baciato o che lo abbia fatto davanti a quel “Josh”?-

-Perchè per te deve sempre essere una questione di affermarsi? È sempre valso solo questo per te? Far capire cosa è una tua proprietà? Scusa, ma non ci stò-

-Non hai capito niente, come al solito. Il tuo amico ti stava solo usando come passatempo, ho semplicemente voluto toglierti da un impiccio-

-Quindi l'hai fatto per buona volontà e spirito di sacrificio? Mi trovi davvero così ingenua?-

-Non ingenua, Emily, solo che tendi a gettarti tra le braccia delle persone sbagliate-

-Davvero? Allora tu sei compreso nella lista?-

Lo vidi indurire la mascella, senza sapere bene cosa dire, in quanto qualunque cosa avrebbe solo peggiorato la situazione. Alla fine lo aveva confessato, lo aveva fatto solo per mostrare che non potevo essere condivisa con nessuno, un balocco da usare e poi gettare.

-Bene, il tuo silenzio è molto più esplicito di qualunque scusa- dissi.

Per me la discussione era conclusa, ma probabilmente per lui no, in quanto, con una presa al polso, mi costrinse a fermarmi di nuovo.

Lo guardai da qualche scalino sopra a dove si trovava, lo sguardo carico di rancore, prossima al pianto.

-Devi ascoltarmi...- disse.

-Ho già sentito abbastanza Liam e pensavo fossi diverso. Facciamo quindi un piacere ad entrambi e cerchiamo di vivere come se non esistessimo-

-E' questo Emily che non vuoi capire. Io non voglio che tu smetta di esistere nella mia vita-

Il cuore ebbe un sussulto, mentre i miei occhi si perdevano nei suoi, improvvisamente così sinceri. Sentivo il mio corpo rilassarsi, quasi il suo tocco avesse la capacità di rendere i muscoli meno rigidi. Probabilmente l'espressione sul mio volto fu alquanto esplicita, in quanto lo vidi sorridere.

-Non puoi impedirmi di vederti, di osservarti, di pensarti. Anche se non mi rivolgerai la parola mai più, potrò accettarlo. Ma per favore, non sparire-

Non sapevo cosa dire, come comportarmi. E non ne ebbi neanche la possibilità, in quanto il cellulare di Liam, poggiato sul piccolo mobiletto dell'ingresso, prese a vibrare e sulla schermata apparve il nome di Zayn.

Lui mi lanciò un'ultima occhiata, per poi scendere un paio di scalini e afferrare l'apparecchio, portandoselo all'orecchio.

-Pronto?- disse.

In un paio di secondi vidi il suo viso mutare.

-Quando? Dove?-

Altri due secondi, durante i quali frequenti sguardi preoccupati mi venivano insistentemente rivolti.

-Arriviamo subito-

Quando attaccò, lo sentii sospirare.

-Che succede?- gli chiesi, preoccupata.

-Dobbiamo andare-

-Dove?-

-Al Princess Grace Hospital. Harry ha avuto un incidente-

 

Seduta su una delle scomode sedie della sala d'attesa, tenevo stretta tra le mani una tazza di caffè bollente, sul quale soffiavo con un gesto ripetitivo e meccanico. Non avevo aperto bocca da quando ero arrivata e a malapena mi ero informata sulle dinamiche dell'incidente. Da quello che avevo capito, Zayn, Louis e Harry erano andati all'Urban Golf poco lontano da casa. Avevo saltato tutto il resto della spiegazione, soffermandomi solo sul fatto che il mio amico fosse stato colpito dalla mazza con cui Zayn stava giocando, rimanendo privo di conoscenza per qualche minuto.

Giunta l'ambulanza prontamente chiamata, era stato trasportato in ospedale e gli era stato diagnosticato, dopo i dovuti accertamenti, un lieve trauma cranico, niente di pericoloso, ma da tenere comunque sotto osservazione per un paio di giorni.

Quando io e Liam eravamo giunti all'ospedale, trovammo ad aspettarci Louis, Zayn, tremendamente in colpa, Niall e Lotty, stranamente mano nella mano.

Ero curiosa di quello strano comportamento, ma ben presto venne tutto offuscato dalla visione del mio migliore amico in un letto d'ospedale, addormentato, con quegli infernali macchinari e ventose attaccate da tutte le parti.

Mi ero però limitata ad appoggiare una mano sul vetro che ci separava, seguito poi dalla fronte e sospirai.

Durante il tragitto gli altri ci avevano avvertito della scarsità del rischio di peggioramento e un po' mi ero sentita sollevata, ma vederlo con i miei occhi era tutto un altro effetto.

Così mi ero semplicemente seduta su una delle poltrone davanti alla stanza, la testa tra le mani, rimanendo in silenzio, isolandomi dall'intera situazione. Mi riscossi solo quando Lotty mi si avvicinò con il bicchiere di caffè, dicendomi che suo padre le aveva chiesto di tornare a casa, in quanto era già notte fonda, e che Niall l'avrebbe accompagnato.

Avevo solo fatto un cenno con la testa.

Dopo qualche minuto sentii Liam dire a Louis e Zayn di tornare a casa a riposare, che saremo rimasti noi. Una parte di me non era entusiasta dell'idea, mentre l'altra era completamente disinibita, totalmente preoccupata per Harry.

Un'ora prima era passato il medico, rassicurandoci che nel giro di un paio di giorni lo avrebbero dimesso e che probabilmente per almeno di una settimana avrebbe avuto un po' di nausea e qualche problema di equilibrio, ma sarebbe in breve tornato come nuovo senza conseguenze.

Assorta nei miei pensieri non sentii la presenza di Liam al mio fianco. Me ne resi conto solo quando lo vidi piegarsi su di me e sussurrarmi qualcosa riguardo un taxi e un letto nel quale riposare. Io dissi di no, alzandomi finalmente da quella scomoda posizione, poggiando la testa alla parete alle mie spalle.

-Ci mancava solo questa- sussurrai, sorridendo appena del senso dell'umorismo del destino.

Non avvertii Liam rispondermi e quando mi voltai, lo trovai intento a guardare dinnanzi a sé. Così feci qualcosa che non avrei mai fatto in nessun altra situazione.

Lentamente, calai la testa sulla sua spalla, sentendolo un poco irrigidire al contatto, passando poi un braccio all'interno del suo e intrecciando le dita con le sue. Sapevo che ora i suoi occhi erano per me.

-Emily, io...- cominciò a dire.

-Shhh. Apprezza le cose solo come sono adesso. Non rovinare tutto-

Giurai di sentire la sensazione di un bacio tra i capelli, ma non potei accertarmene, in quanto chiusi gli occhi e scivolai tra le braccia di Morfeo, non prima però di ringraziare almeno il fatto di non essere sola.

 

  
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