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Autore: Pikachu4Ever    27/01/2014    0 recensioni
Fanfiction spin-off di Lawrence Trueman: Ace Attorney, ispirata alla serie di videogiochi della Capcom.
Racconta di varie vicende scollegate al mondo legale dei protagonisti e del cast di personaggi secondari attorno a loro, andando da racconti d'azione a semplici sprazzi di vita quotidiana.
La storia conterrà, oltre a personaggi di Lawrence Trueman, anche altri della serie 'Case: WL-0 - World of Lies' dell'autore The Shadow, ed altri di 'Eyes, Lies and Trusting Times' (non presente su questo sito) di Renna.
Storia in questo momento in corso: Senza via di fuga.
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lawrence Trueman'
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LTBTC4 LAWRENCE TRUEMAN: ACE ATTORNEY - SENZA VIA DI FUGA

Capitolo 4

Torri Hebert
Quarantanovesimo Piano
14 Luglio
Ore 17:09

[Sean]

"Guh uh uh uh uh... Sai, devo dire che assicurarsi che l’esplosione di questo edificio fosse quanto più efficace possibile è stato più barboso di quanto immagginassi! Preferivo decisamente di più la cara vecchia Deepsea... sai, dovresti venire! E' il luogo ideale per darsi una RINFRESCATA! AHAHAHAHAHAH! Ma come mi vengono!? Dai, ridi con me! Mi sto annoiando! FAMMI DIVERTIRE! ORA!"
Mi sparò contro un’altra folata continuando a tenermi inchiodato, intanto sbrodolava la lingua come un cane impazzito.
Questo tizio è completamente suonato e… la cosa MI PIACE. No seriamente, preparerò un’ottima banana split al Clown solo per ringraziarlo di avermi lasciato fronteggiare costui!
Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare… ovviamente.
La folata di vento era davvero forte, gelida e mi teneva inchiodato al muro, lacerandomi il volto e le braccia come piccole lame. Ma che cos’ha in mente di fare!? Vuole tenermi bloccato al muro intanto che il palazzo collassa!?
No… prima di tutto, in qualsiasi stato mentale versi, devo provare a calmarlo e a fargli smettere di usare quelle folate di vento, poi approfittare di un qualche secondo di distrazione e studiarmi una strategia rapidamente!
“O-onestamente, t-trovo che tu sia d-davvero interessante, sai? Non dico tanto per scherzare, mi piacciono un sacco i supereroi, soprattutto Spiderman, ma non avrei mai pensato c-che avrei incontrato uno capace di fare cose simili!”
Modulai il tono affinché suonasse contemporaneamente spaventato ma eccitato… cosa che effettivamente ero.
Lanciai uno sguardo a Dlanor… che aveva smesso di smuovere la lingua al vento (letteralmente) e mi fissava con un’espressione allucinata e divertita. Spero che sia un fatto positivo.
"Ma CERTO che sono interessante! Più di qualunque supereroe di fumetti! Dovrebbero fare una serie solo su di me, sai? Porterebbe davvero una VENTATA DI ARIA FRESCA! AHAHAHAHAH! Te lo immagini!? Potrebbero chiamarmi Air Man! E nessuno mi sconfiggerebbe mai! NEMMENO TU!"
Qualunque problema abbia, questo tizio è troppo figo. Ad ogni modo, per via dell’ennesima folata di fila, mi accorsi di una piccolezza: il vento che sparava aveva SEMPRE la stessa intensità, frequenza ed usciva SEMPRE dalla mano sinistra.
Io ero inchiodato per timore di volare via, ma… se voleva mettermi k.o., perché non ha adoperato entrambe le mani? Posso solo andare alla cieca, ma… ho come il presentimento che costui non abbia un perfetto controllo delle sue abilità!
Decisi di non rispondere nulla e mi beccai un’altra folata ancora, purtroppo notando di starmi spellando il braccio.
Poi, nell’istante in cui finì, feci un balzo sulla destra, FINALMENTE cambiando posizione.
Come credevo, Dlanor spalancò gli occhi in una maniera esagerata e fece per inseguirmi con la mano sinistra, ma… sembrava far fatica ad orientare lo sguardo perché socchiudeva continuamente le palpebre! Ho capito… ha qualche problema alle pupille e ha difficoltà a seguire oggetti veloci!
“Hai difficoltà a seguirmi, EH?” lo provocai io, continuando a scappare e a muovermi velocemente intorno alla stanza, saltando i detriti e rotolandomi per mantenere la velocità e confermare la mia teoria.
"GUH UH UH UH UH! MA DAI! Credi sul serio che il carissimo fondatore di Deepsea mi avesse dato un potere tanto fatto male!? Sì, non sono una bomba atomica che cammina, ma questo non significa che sia una schifezza! GUARDA COME APRO GLI OCCHI! GUARDA COME CAMBIA IL VENTO! AHAHAHAHAH!"
Di nuovo Deepsea… quella cittadina ha SICURAMENTE qualcosa di strano.
Purtroppo per me, la mia teoria si rivelò sbagliata: nel momento in cui mi ritrovai di fronte a un muro sgretolato, Dlanor cambiò mano e fece per farmi volare via.
Mi arrivò una raffica potentissima e PER POCO non venni sbalzato su Eastwood incontro a una fine certa. Riuscii ad acchiappare a transenna che stava per cadere di sotto, mi dondolai e ritornai dov’ero. Il cuore mi pompava a duemila e la paura aveva avuto la meglio sull’eccitazione: dovevo fermare questo tizio ad ogni costo il prima possibile.
Cercai di trarre una conclusione quanto più rapida possibile: o ha FINTO di avere problemi ma non mi sembrava (dalla sua espressione sofferente quando cercava di seguirmi), o… molto semplicemente, ha difficoltà a seguire oggetti poco illuminati, il che avrebbe senso… perché nell’attimo in cui ho toccato una zona di luce mi ha individuato subito!

… Ho solo una mossa a disposizione prima che questo edificio crolli del tutto. Le macerie continuano a riversarsi all’esterno e il pavimento continua a collassare a tremare.
SPERO CHE SIA LA SECONDA IPOTESI. Lo spero con tutto il cuore perché altrimenti… è la mia fine.
Mi allontanai SUBITO dalla zona di luce saltando una buca enorme e gettandomi dietro ad una serie di detriti. Dlanor era al centro della stanza e, di nuovo, sembrava fare fatica a guardarsi intorno. Nel momento in cui mi vedrà mi sparerà contro una raffica micidiale e sarò sconfitto e terra per ceci.
Cercai di mantenere il controllo e di continuare a muovermi silenziosamente dietro detriti, colonne cadute e sfruttando i rumori in modo da non farmi sentire.
“DOVE SEI!?” mi gridò l’uomo… il mutante… QUELLO CHE È, con una tale rabbia da farmi quasi accettare la teoria.

… Vediamo… è talmente nervoso che si agiterà nel momento stesso in cui accadrà qualcosa.
HO UN’IDEA!
Presi un sasso e lo scagliai verso di lui NEL MOMENTO stesso in cui iniziai a spostarmi in cerchio per tentare di raggirarlo.
INDOVINATO. Dlanor ruggì e sparò un’altra raffica contro il sasso.
È LA MIA OCCASIONE!
Presi di corsa la piccozza, sfruttai una colonna caduta per saltare in alto su un muro alle spalle di Dlanor, mi fissai, mi dondolai rapidamente e atterrai su di lui nel momento in cui si stava per voltare.
MA NON C’ERA TEMPO DA PERDERE.
Dlanor contrattaccò sparandomi una raffica di vento in faccia MA PREVENDENDOLO mi ero aggrappato saldo al pavimento sia con la piccozza che con la mano.
Nell’attimo in cui la folata terminò, estrassi la piccozza e gliela frantumai in testa tre volte fino a fratturargli il cranio e fino a che non riuscii più a sfilarla.
Dlanor mosse un’ultima volta la sua mano tremante verso di me… e poi, perse le forze.
HO VINTO! È MORTO!
Ma c’era poco da esultare: il pavimento collassò sotto ai miei piedi e precipitai prima al piano di sotto, poi collassò di nuovo e riuscii a salvarmi aggrappandomi ad una sporgenza.
Sotto di me, un abisso. DEVO FUGGIRE IMMEDIATAMENTE DI QUI.
Mi arrampicai di corsa sulla sporgenza e cercai disperatamente una qualche terrazza.
MALEDIZIONE, HO PERSO TROPPO TEMPO!
Cercai di tenermi saldo alla parete esterna continuando a scendere, ma in pratica sia per la paura, che per la mancanza di concentrazione e di appigli saldi continuavo a cadere e ad aggrapparmi alla bell’e meglio alle poche sporgenze che trovavo.
… COSA DEVO FARE!? Dannazione… mi sono… dato troppe arie.
Mi trovavo appeso al bordo di una finestra, ma la stanza stava per slittare verso di me.
… È LA FINE! NON SO PIU’ COSA FARE!! NON VEDO ALTRE SPORGENZE!!
“BELLOOOOOO!!! STO QUI DI SOTTO!!! LASCIATI CADERE!!”
KILIK! OH MIO DIO SANTO KILIK!!
Mi sporsi di poco per notare che, circa a dieci metri sotto di me, c’era una camionetta con il retro sopraelevato… LA camionetta! Travestita da camionetta per i traslochi con tanto di targa falsa, la uso ogni tanto per scappare in maniera rocambolesca quando la situazione si fa complicata, e… quanto sono stato stupido a non avergli chiesto il suo aiuto! Se non c’era lui morivo spiaccicato!
Mi buttai di sotto nel vuoto atterrando sul retro sopraelevato e sui materassi (solita vecchia tattica), poi il mio amico lo abbassò fino a livello terra. Ci mancò poco che delle macerie ci travolsero, ma UNA VOLTA TANTO Kilik ebbe i riflessi pronti e partì giusto in tempo.
Mi cambiai immediatamente mettendomi la maschera da tizio dei traslochi con tanto di giacca e mi sistemai al fianco del mio amico.
“O-o-onestamente c-c-credevo d-davvero che ci a-avrei r-rimesso le penne, Kilik…”
“Bello basta, calmo, tranquillo, respira! Hai fatto un macello e sei finito in un bordello!”
… Ma come gli vengono rime pure quando stavamo per crepare seppelliti dalle macerie a questo matto…!?
“Be’, a-avviso un attimo il Clown, ad ogni modo davvero grazie di cuore! Te ne devo un’altra… magari fai un salto da me stasera, ti cucino qualcosa per ringraziarti!”
“Yo bello, vai tranquonzolo, il tuo amico Kilik sta pronto a raccattarti quando vuoi e a salvarti le chiappe in ogni momento! E la tua roba spacca proprio! Siamo d’accordo, allora!” come d’abitudine, gli battei il cinque.
Caro vecchio Kilik… ho anche bisogno di rilassarmi due secondi, quindi organizzo pure una partitella a biliardo, dai.
Ora pensiamo ad avvisare il Clown…
“Missione compiuta. Anche Dlanor è stato eliminato.”
“BRAVISSIMO PULCINO MIO MANCO I MUTANTI PAZZI TI FERMANO IL TUO CLOWN È FIERO DI TE”
Accennai un sorriso… fa sempre piacere ricevere complimenti da lui.
“Cos’è Deepsea, e chi era.” chiesi, ancora incuriosito dall’intera faccenda, ma… non che mi aspettassi chissà quale risposta se prima era stato così vago. E appunto…
“NIENTE DI CUI TU DEBBA INTERESSARTI E SOPRATTUTTO TI VIETO DI FARLO NON È ROBA CHE FA PER TE E TI ESPORRESTI TROPPO SO CHE BRUCI DI CURIOSITÀ MA STATTENE BUONO O MI INCAZZO”
… Alle solite.
Non ho idea di quel che faccio, del perché lo faccio e in cosa vengo immischiato. Però vorrei davvero saperne di più… non ha importanza, effettivamente.
Un conto è affrontare gente grande, grossa e muscolosa… un conto è affrontare gente che spara vento dalle mani.
In quell’istante, tirando un sospiro sia di sollievo che di fatica, mi accorsi anche di quanto avessi fatto bene a togliere di mezzo i vari obiettivi piuttosto che lasciare che il palazzo collassasse.
Successivamente, mi capitò di imbattermi in qualche vicenda sovrannaturale, specie riguardanti Lonnie, ma tra una cosa e l’altra mi passò il pensiero di Deepsea per quanto quell’incontro mi avesse incuriosito e mi fosse rimasto impresso.
Purtroppo ho l’abitudine che, se non ho un souvenir o un ricordo materiale di qualcosa, tendo a lasciarmi coinvolgere dal nuovo, e… mi sarebbe davvero piaciuto portarmi via qualcosa di quella giornata.

Torri Hebert
Scale
14 Luglio
Ore 17:02

[Lawrence]

"S... SIGNOR DETHLONE!"
Sgranai gli occhi e, prima che potessi realizzare cosa stesse succedendo, mi precipitai insieme a Jean vicino al vice-procuratore capo, cercando di sollevare il macigno (grande più o meno quanto uno zaino) da sopra di lui e sperando stesse ancora bene, non riuscendo però a fare più di tanto nonostante i nostri sforzi.
"Signor Dethlone, come sta!? E' ancora vivo!?" domandai, sperando con tutto il cuore di venire risposto.
“... C-c-c-ce l-l-la f-f-faccio… n-n-non si p-p-preoccupi! D-d-dovete s-scappare… n-non pensate a me...” provò a dire l'uomo debolmente.
Io lo osservai con nervosismo, urlando "Neanche per idea! Jean, insieme!", riafferrando il macigno e mettendo un pò più di forza nel tirarlo, e così sia io che la mia amica riuscimmo a togliere via il masso liberando il nostro compagno.
Ebbi modo così di vedere il risultato del macigno: lungo la schiena, il procuratore Dethlone ora aveva una grossa ferita lunga che gli attraversava la schiena... e, oltretutto, era perfettamente verticale. Avrei trovato la cosa ironica, ma non era il momento nè l'occasione per ridere.
Il macigno lo aveva prima colpito di striscio cadendo, poi l’uomo è caduto dalle scale e gli è rotolato sopra...
"Mi dispiace moltissimo, signor Dethlone..." dissi, mentre Jean mi prendeva la mano, preoccupata.
"NON è il momento di pensare a cose del genere, Law. *COFF* *COFF* Dobbiamo andarcene, e subito! *COFF*" fece lei, con la mano tremante ed un'espressione spaventata: molto probabilmente voleva solo uscire da lì quanto più in fretta possibile, come anche io e probabilmente il procuratore volevamo.
“G-grazie… s-signorina, le do l-la mia g-giacca, n-non respiri la polvere… *COFF* *COFF*”  fece quindi il procuratore, dando la giacca alla mia amica, mentre io osservavo la scena coprendomi la bocca con la mano.
... Avrei dovuto pensarci io, ed invece non ho fatto nulla. Finora non ho fatto altro che pensare a me stesso e non mi sono curato per nulla di aiutare Jean... sono davvero un egoista.
Un tremolìo dell'edificio mi fece tornare concentrato sul problema, urlando con aria preoccupata "Dobbiamo fuggire, e subito! Non perdiamo tempo!", ma prima che potessimo allontanarci, una voce molto familiare disse nella nostra direzione "Ehi! Aspettate! Ci siamo anche noi qui!", arrivando da poco più avanti la sala in cui ci trovavamo.
Aguzzai la vista... e trovai Hayes, la madre di Jean e Ralph Otom, con quest'ultimo che ci salutava con la mano.
"Come state lì!?" domandai immediatamente, comunque contento e sollevato che anche loro fossero riusciti a cavarsela fino a quel momento.
"Qui tutto bene, voi!?" urlò Otom di rimando, anche se Fantom preferì interrompere il dialogo dicendo “BASTA CONVENEVOLI… p-per favore…! S-signora, l-la aiuto io… detective, ci faccia s-strada…”.
Hayes annuì e Otom passò Samantha al procuratore, prima che noi riprendessimo a camminare: onestamente non mi sembrava per nulla giusto che fosse lui a doverla portare... ma non pensavo che fosse il caso di protestare, anche perchè a discuterne avremmo solo perso tempo prezioso.
Notai però che la signora Watson osservò Jean con aria sollevata, e ne fui contento... per poi pensare ancora una volta che mia madre era ancora a casa, da sola e probabilmente ignara di tutto. Non potevo permettermi di morire lì, non potevo assolutamente.
Continuammo quindi a scendere, riuscendo bene o male a proseguire per vari piani: cercai di tenere il conto all'inizio, ma a causa della rapidità e della foga con cui stavamo proseguendo nonostante la stanchezza con tutta l'adrenalina che avevamo in corpo (con soprattutto Samantha che, nonostante l’aiuto del procuratore, stava comunque avendo notevoli difficoltà a muoversi, sembrando quasi robotica), persi il conto quasi subito, fino a che non arrivammo al... non so, credo il piano quarantaqualcosa o trentaqualcosa.
Il piano sembrava relativamente solido... ma Jean si fece avanti, dicendo "Fate andare me avanti *COFF* *COFF*... voglio assicurarmi che *COFF* *COFF* tutto sia sicuro...", probabilmente avendo respirato un pò di polvere durante il tragitto.
"E' una buona idea Jean, ma... *COFF* *COFF* devi proprio farlo tu? Posso fare io..." suggerìi, mentre Samantha osservava la figlia con preoccupazione.
"JEAN, ha ragione Lawrence: non osare allontanarti da qui! Se proprio andiamo, andremo insieme!" fece lei, chiaramente non volendo che Jean si cacciasse nei guai
"Voglio solo controllare... *COFF* *COFF* non credo che mi succederà qualcosa..." provò a dire, per poi camminare di fronte a sè, facendo attenzione a ciò che era ai suoi lati ed ai suoi piedi.
“*COFF* *COFF* UN MOMENTO *COFF* ASPE *COFF*” cercò di bloccarla Dethlone, ma non fece in tempo e stava soffocando dalla polvere.
Tuttavia... non controllò ciò che c'era sopra, e dopo appena una decina di secondi da quando si era allontanata...
"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"
... Jean cacciò un urlo di dolore, mentre un pezzo di cemento meno grande di quello che era caduto sul procuratore, ma comunque di notevoli dimensioni, cadde dritto sul piede della mia amica.
"JEAAAAAAAAN!!!" urlai, precipitandomi verso di lei con preoccupazione.
"JEAN! COME STAI!? JEAN!" sentì dire la signora Watson, sforzandosi di staccarsi dal signor Dethlone ed avvicinandosi insieme a me alla figlia, rimuovendo insieme il pezzo di cemento ed avendo modo di constatare il danno.
Il piede era rimasto piuttosto ridotto male, era pieno di sangue ed arrossato... non avevo idea se fosse grave o meno, ma ero sicuro che almeno per un pò Jean non sarebbe più riuscita a camminare.
"Ah... ah... aaaaah... s-scu... sate... mi..." fece debolmente la mia amica, probabilmente in preda al dolore, cosa che mi fece stare piuttosto male mentre continuavo ad osservarla... avrei potuto evitare tutto questo. Avrei potuto, ma non l'ho fermata...
"Non abbiamo tempo per medicarla! Dobbiamo andare avanti!" fece Otom, alzando lo sguardo ed osservando con preoccupazione come la sala in cui ci trovavamo non aveva l'aria di poter durare ancora a lungo.
"Tuttavia, rischiamo di essere troppo rallentati così: dobbiamo già trasportare la signora Watson... chi porterà sua figlia adesso?" fece poi notare Hayes, con tono serio ma anche lui con fare frettoloso.
Aiutai la mia amica ad alzarsi, per poi affermare un semplice "La porterò io, non vi preoccupate: pensiamo solo ad andare avanti!", per poi iniziare a camminare di mia iniziativa.
"G... grazie, Law..." mi ringraziò quindi la mia amica, osservandomi e suonandomi ancora dolorante dalla voce.
"Non c'è di che: ora sta calma che ci penso io." provai a dire, facendole una smorfia vagamente simile ad un sorriso, prima che io ed il resto del nostro gruppetto (con la signora Watson che accetto fortunatamente di andare avanti insieme a Dethlone invece di restare insieme a Jean e rischiare di rallentarci) andassimo avanti, passando per la sala successiva del piano.
“M-mi dispiace… *COFF* *COFF* s-signorina W-Watson… a-avrei… d-dovuto… r-reagire prima. Non è assolutamente… PER NULLA giusto che due persone giovani come lei o il signor Trueman siano stati coinvolti in questa follia spaventosa.”
“N-non si preoccupi, s-signor Dethlone… *COFF* *COFF* n-non è colpa sua…” provò a dire la mia amica, mentre notai che stava chiudendo lievemente gli occhi.
“Non sforzarti, Jean! Pensa a riposarti!” Dissi io, mentre andavo un pò più avanti (evitando però di distanziarmi troppo), sperando di poter trovare qualcuno che potesse aiutarci nella sala.
Lì, avemmo modo di incrociare tre persone: tutti e tre persone che erano nella sala dei ricevimenti con noi, spaventate quanto noi e di cui al momento non ricordavo nemmeno i nomi.
"Ehi, voi! Dove state andando!?" urlai quindi io, sperando che potessero suggerirci qualche strada più facile per arrivare alla salvezza, nonostante ciò fosse estremamente improbabile, o perlomeno aiutarci a trasportare Jean.
“SIAMO SENZA VIE DI FUGA, MORIREMO TUTTIIIII!!! NON E’ POSSIBILE PROSEGUIRE AL PIANO DI SOTTO!!!”  urlò quindi il ragazzo con il completo verdastro, in preda al panico.
"Diamine...!" feci io, digrignando i denti e stringendo i pugni con nervosismo.
Una ragazza con dei fiori dei capelli ci si avvicinò, spiegandoci "Abbiamo già provato a spostare noi i detriti, ma sono troppi e non abbiamo la forza necessaria per farcela!"
“Ci provo io signorina L-Lexer! D-detective, p-per favore, m-mi serve una mano!” disse quindi Dethlone, passando la madre di Jean ad Otom, mentre Hayes annuiva e lo seguiva a ruota, con noi subito dopo: dopo quel che era successo a Jean, era meglio evitare di rimanere troppo distanti l'uno dall'altro.
Una volta arrivati alle scale dove i detriti erano stati spostati, vidi il ragazzo dai capelli rossi e con il ciuffo a pavone (che disse di chiamarsi Keith), Lexer, il signor Dethlone ed Hayes iniziare a rimuovere le macerie, mentre io ed Otom tenendo le rispettive Watson e la ragazza che stava con Lexer e Keith rimanevamo in disparte, osservandoli lavorare mentre controllavamo con timore il proseguimento del crollo, che diventava sempre e sempre più rapido... non so se perchè stesse effettivamente crollando più in fretta o perchè fossi in preda al panico.
Avrei voluto urlare loro dietro di fare più in fretta... ma non mi sembrava il caso e ci avrebbe solo fatto perdere più tempo, quindi preferìi rimanere in silenzio e non fare nulla.
Dopo mezzo minuto di infruttuosi tentativi, però, iniziammo a sentire un rumore di pale che si muovevano... un rumore che non si sentiva molto spesso, ma che era facilissimo da identificare.
Il rumore di un elicottero. A pochissima distanza da dove ci trovavamo.
Una volta arrivati alle scale dove i detriti erano stati spostati, vidi il ragazzo dai capelli rossi e con il ciuffo a pavone (che disse di chiamarsi Keith), Lexer, il signor Dethlone ed Hayes iniziare a rimuovere le macerie, mentre io ed Otom tenendo le rispettive Watson e la ragazza che stava con Lexer e Keith rimanevamo in disparte, osservandoli lavorare mentre controllavamo con timore il proseguimento del crollo, che diventava sempre e sempre più rapido... non so se perché stesse effettivamente crollando più in fretta o perché fossi in preda al panico.
Avrei voluto urlare loro dietro di fare più in fretta... ma non mi sembrava il caso e ci avrebbe solo fatto perdere più tempo, quindi preferii rimanere in silenzio e non fare nulla.
Dopo mezzo minuto di infruttuosi tentativi (perché il soffitto continuava a franare creando altri detriti da rimuovere), però, iniziammo a sentire un rumore di pale che si muovevano... un rumore che non si sentiva molto spesso, ma che era facilissimo da identificare.
Il rumore di un elicottero. A pochissima distanza da dove ci trovavamo.
“ANDIAMO VERSO IL BALCONE E CERCHIAMO DI FARCI NOTARE! È LA NOSTRA UNICA POSSIBILITA’!” urlò allora il procuratore, e come sempre da quando era iniziato tutto quello, nessuno si oppose o ebbe alcun problema con ciò che aveva detto.
Salendo le scale al piano successivo (che purtroppo per noi era in piena fase di crollo, con noi che stavamo facendo quanta più attenzione possibile per evitare passi falsi), riuscimmo poi a trovare un punto da cui accedere ad una balconata... e da lì, a pochi metri di distanza, vi era l'elicottero. La nostra ancora di salvezza.
Sorrisi dalla felicità e feci qualche passo avanti una volta fuori, tenendomi ancora stretta Jean... e quell'attimo di distrazione mi costò caro.
Il terreno sotto di me, infatti, cedette immediatamente... stavo cadendo, E NON POTEVO SALVARMI!
Rapido, lanciai Jean a terra per assicurarmi che almeno lei non venisse coinvolta, sorridendo nuovamente una volta accertatomi che l'avevo messa al sicuro.
Non so dire quanto durò la caduta. Qualche secondo, penso.
L'ultima cosa che vidi fu lo sguardo preoccupato di Jean e degli altri, e lei che gridava il mio nome.
Dopodichè, non seppi più nulla.

Esterno Torri Hebert
Elicottero di soccorso
14 Luglio
Ore 17.24

[Jean]

...
Alla fine, eravamo riusciti ad entrare nell'elicottero... era fortunatamente abbastanza grande e riuscimmo ad entrare tutti senza problemi... incluso Law.
Il procuratore Dethlone ed il detective Hayes avevano formato una catena umana per recuperarlo, e fortunatamente ci sono riusciti prima che dei detriti potessero schiacciarlo al piano inferiore. Io ne ho ricevuto solo uno sul piede e continua a farmi male... non oso immaginare cosa sarebbe successo se Law fosse rimasto sepolto sotto una tonnellata di quelli...
... Non sono mai stata così spaventata in tutta la mia vita, ed ora, mentre vedo le Torri Hebert continuare a sgretolarsi senza paura, non riesco a vedere altro che la fine di un incubo dal quale temevo di non svegliarmi.
... E mentre mi guardavo attorno, mi rendevo conto che per molti l'incubo non era decisamente ancora finito, soprattutto Law, a pochi centimetri da me.
Stavo cercando di evitare di guardarlo quanto più possibile, anche perchè mi faceva seriamente senso... era ricoperto di sangue e di ferite ancora aperte, aveva un sacco di graffi. una gamba lievemente storta ed ematomi su tutto il corpo, e probabilmente anche qualche ferita alla testa, visto che aveva una quantità copiosa di sangue tra i capelli... l'unica cosa che mi sollevava era che stava ancora respirando senza problemi, quindi le condizioni erano probabilmente gravi ma stabili.
Non era per nulla un bello spettacolo, e se non mi avesse lanciata, probabilmente sarei nel suo stesso stato...
... Non se lo meritava per nulla, e fino ad adesso non penso di aver fatto nulla per meritarmi davvero di venire salvata così...
Non volendo però concentrarmi su questi pensieri, mi guardai attorno, controllando come stessero tutti gli altri.
In disparte dal nostro 'gruppo', Keith Forrest e Gladys Lexer parlottavano tra di loro, entrambi decisamente sollevati dall'essersi salvati (e con il primo anche troppo energico, a mio parere), mentre Ellie Todds rimaneva pensierosa in un angolino, senza dire una parola.
Più vicino a me, invece, Otom ed Hayes stavano parlottando tra di loro, con serietà ma anche una certa allegria per quanto riguardava il primo (è in qualche modo riuscito a fare delle foto tra una cosa e l’altra, pare degli scatti prodigiosi… come ha fatto mentre crollava tutto!?). Vorrei tanto avere il suo entusiasmo, adesso.
... In disparte c'era mia madre, ma non sapevo onestamente cosa dirle. Era persa nel suo mondo e non diceva nè sembrava voler fare nulla... e, anche se non era sicuramente un comportamento esemplare, preferivo non parlarle, non me la sentivo di discutere con lei e probabilmente sorbirmi una ramanzina sull'essere cauta.
Colui che mi preoccupava di più era Fantom Dethlone, però: era anche lui piuttosto chiuso in sè stesso... ma piuttosto che triste, mi sembrava essere arrabbiato, probabilmente vendicativo nei confronti di chiunque avesse causato il crollo delle Torri. Non riusciva a stare fermo nemmeno per un secondo... ed avrei mentito se non avessi detto che mi stava preoccupando ed anche intimorendo, in un certo senso.
“Quel che è successo è semplicemente INAMMISSIBILE. La sozzeria dei criminali che infanga con il suo lerciume e il suo lezzo nauseante e nocivo la vita tranquilla dei cittadini e un evento spensierato e allegro quale doveva essere questo, in un modo tanto vergognoso, efferato e privo di scrupoli… chiunque sia stato… la pagherà cara. CARISSIMA. Non la passeranno liscia PER NULLA AL MONDO. Ugggh… hanno osato farsi beffe della procura, dei giovani, delle signore, della polizia… DI CHIUNQUE. Provvederò io alle spese mediche perché NON ESISTE CHE LE VOSTRE FAMIGLIE PAGHINO PER L’OPERATO RIVOLTANTE DI QUEI TOPI DI FOGNA. In qualche modo salveremo Lawrence Trueman. Non permetterò che la vita di giovani come voi venga rovinata dalla malvagità dei criminali. Resistete… andremo all’ospedale e provvederò a tutto io.” ringhiò a denti stretti, e riuscivo chiaramente ad avvertire l'odio di cui ogni sua parola era intriso. Non era semplicemente rabbia dovuta allo stress... era vero, puro odio rivolto alla 'feccia' che aveva causato tutto questo, e non mi sentivo per nulla in posizione di calmare o di contraddirlo.
Io mantenni lo sguardo basso, rispondendogli "Grazie davvero, signor Dethlone... apprezzo molto la cosa. Lei... lei per caso ha idea di chi possa essere stato a fare tutto questo...? Non riesco ancora a capire perchè io e Law siamo stati invitati, se il crollo era... era stato prestabilito... almeno credo...", incerta anch'io su cosa stavo chiedendo e come lo stavo dicendo.
“... Sì… almeno penso. La vicenda di cui vi avevo accennato dovrebbe avere molto a che fare e credo che avvierò le indagini a partire da cosa conosco. Più esattamente, ho due nomi collegati a Kurt Hebert. Signorina Watson… uggggh… v… vuole che condivida il resto delle informazioni? In modo che lei e il suo amico non abbiate altre sorprese in futuro e perché è vostro diritto venirne a conoscenza.” mi disse, osservandomi negli occhi.
Io esitai per qualche secondo, ma alla fine la mia curiosità ebbe la meglio, facendomi rispondere "D'accordo, mi dica pure, procuratore Dethlone... se le va bene."

10 Anni Prima.

Il processo era fino a quel momento proseguito in modo molto equilibrato: dopo Samantha Watson (dalla quale si riuscì solo ad estrapolare informazioni, senza riuscire sul momento a contraddire la sua deposizione) si passò ad interrogare qualche lavoratore del cantiere, a seguito del quale si iniziò ad aprire uno spiraglio di luce, non appena Christopher fece giustamente notare che la detective stessa avesse specificato che nessuno avesse visto Conrad al cantiere prima del crollo, motivo per quale nessuno avrebbe potuto provare che la persona che aveva premuto il bottone sul detonatore poteva tranquillamente non essere stata l'imputato, cosa poi confermata dalle analisi della scientifica, le quali provarono che le impronte non appartenevano ad altri che a Kurt Hebert, il proprietario del cantiere stesso. Fantom fu colto parecchio di sorpresa da questa rivelazione, e chiamò quindi il signor Hebert al banco degli imputati, il quale depose riguardo il come Conrad lo avesse incontrato qualche giorno prima alla cena di lavoro prima della quale scomparisse, dandogli il detonatore e dicendogli che avrebbe rivelato alcune informazioni riservate a dei suoi rivali in affari che lo avrebbero portato al fallimento se non avesse cooperato ed avesse fatto esplodere il cantiere. E lì Christopher obiettò nuovamente, esprimendo cosa secondo lui non andasse.

“Sembra che stiamo procedendo verso una risoluzione soddisfacente e noumenica! Si esprima pure, signor Trueman.” disse allora Bree. Io mi schiarìi la voce, prima di spiegarmi.
"Vorrei prima di tutto far notare alla corte come non ci siano prove dell'affermazione di Kurt Hebert. Tali minacce non sono supportate da prove fisiche, come lettere minatorie o videoregistrazioni, e se ne avesse avute credo che le avrebbe già dovute consegnare alla corte. Anche ammettendo che la minaccia fosse stata semplicemente orale, non è da ignorare la possibilità che ci fosse un'assicurazione sul cantiere. Forse il terreno non era adeguato alla costruzione ed ha preferito far esplodere tutto per evitare problemi nel continuare il suo lavoro, ed ha in qualche modo coinvolto il signor Harley specificamente da incastrarlo e dargli la colpa per l'esplosione, uscendo dalla vicenda con le mani pulite. Si tratta solo di speculazioni e me ne rendo conto, ma inviterei la corte a riflettere sulla teoria della difesa." dissi, con calma e sperando che la Hughes venisse influenzata dalle mie parole.
Non ho prove anche se nel nostro sistema legale rappresentano letteralmente ogni cosa... ma penso che il mio ragionamento sia comunque giusto a livello di base. Anche perchè Hebert mi sembra essere piuttosto preoccupato, al banco dei testimoni...
"Ottimo lavoro come sempre, tesoro: ti vedo parecchio in forma oggi."  mi disse allora Lauren, sorridendomi.
"Non è cosa da nulla. E poi, è merito tuo se ci ho riflettuto: sei davvero un aiuto insostituibile." ammisi, senza iperboli e dicendo solo la verità.
“Mi dispiace signor Trueman, ma temo che ci sia qualcosa di cui non è a conoscenza… qualcosa di cui io stesso non ero ben sicuro precedentemente.” affermò Dethlone, con fare composto e serio, senza sorrisi di sbeffeggiamento à la von Karma, ed assumendo semplicemente una posa laterale facendo segno di ‘no’ con l’indice, ricordandomi in qualche modo la gestualità del suo maestro.
Obiezione! Vostro Onore, il dialogo citato dal signor Hebert è invece supportato da prove abbastanza valide. Deve sapere che è stata inviata alla procura, dunque a me, una registrazione apparentemente priva di concetto. Ho valutato la prova antisimmetrica non sapendo chi l’avesse spedita e ritenendona un bluff o una trappola, ma… dopo aver ascoltato la testimonianza di Kurt Hebert, ritengo l’esatto opposto. Prima di tutto ci tengo a specificare che la registrazione è stata fatta con un modello di cellulare specifico, una delle ultime tecnologie disponibili sul mercato che permettono registrazioni di circa 3 Megabyte. Ho già verificato in precedenza i modelli in possesso di Kurt Hebert, e… il testimone possiede un solo apparecchio che dispone di applicazioni concernenti statistiche, calcoli e sondaggi, ma nulla che abbia a che fare con tecnologie ‘futili’ quali fotocamera, riproduttore di musica e… registrazioni, per l’appunto. Ho controllato qualsiasi posto. Questo in pratica ci spiega che non può essere stato lui a farla e dato che la sua testimonianza coincide simmetricamente con quanto vi sto per far ascoltare… non v’è ombra di dubbio che l’imputato abbia minacciato il signor Hebert usando le stesse modalità da lui descritte. In soldoni: il fatto che la registrazione non sia stata fatta da Hebert dimostra che non è un suo antisimmetrico tentativo per scagionarsi e che qualcuno ha trovato il modo di incastrare Conrad Harley. Beninteso: se tale è la verità, il signor Hebert verrà comunque arrestato per complicità, avendo un movente tutto sommato egoistico e trascurabile.”
... COSA!?
Strinsi i pugni, riflettendo sul da farsi: mi sembrava piuttosto strano che quella prova fosse spuntata così... e visto che apparentemente non è di proprietà do Kurt, non va in contraddizione con quanto detto fino ad adesso. Diamine.
... Potrebbe trattarsi di una prova falsa, però. Non mi stupirebbe se c'entrasse quel volpastro di Gerald... ma ho idea che Dethlone non l'abbia richiesta e sia genuina: non ce lo vedo assolutamente come qualcuno capace di infrangere la legge, soprattutto al suo primo processo.

Christopher provò a continuare a ribattere, ma c'era poco su cui lavorare: grazie a quella rivelazione, la difesa aveva perso buona parte delle armi a sua disposizione. Kurt Hebert venne comunque tenuto sotto custodia per poter essere processato in un secondo momento per aver comunque compiuto distruzione di proprietà con l'aggravante dei futili motivi, ma non vi erano dubbi che, come poi è successo, avrebbe potuto pagare la cauzione senza problemi di alcun genere, uscendo immediatamente di prigione. Successivamente, il procuratore chiamò Conrad stesso a testimoniare, ma nonostante ciò, la sua testimonianza non diede assolutamente nulla di utile, semplicemente rendendo le cose più difficili quando ammise di aver incontrato e detto quelle cose, giustificandosi dicendo che era 'fuori di sè'. Christopher provò a dire che poteva aver bevuto molto ed aver fatto richieste che normalmente non avrebbe nemmeno pensato di effettuare, ma Fantom stroncò sul nascere tale idea obiettando a sua volta.

Obiezione! Mi dispiace di nuovo, signor Trueman, soprattutto odio recitare la parte del castigatore malefico e antisimmetrico, ma, anche se fosse vero, questo non giustifica in nessun modo l’imputato, e comunque non esistono prove. Posso tuttavia confermare che ho già provveduto, durante l’arresto, a misurare il tasso alcolico dell’imputato, e… supera di molto la soglia limite. Ma ciò non giustifica COMUNQUE le sue antisimmetriche azioni.” stavolta Dethlone sembrò… come dire… più preso dalle sue argomentazioni, dall’idea di vincere. Aveva un tono meno passivo e formale e più focoso.
“Ha ragione il procuratore, signor Trueman. E poi, significa che l’imputato, il signor Harley, aveva l’intenzione di fare una sceneggiata simile e l’aveva già pianificata a priori. L’alcool avrà anche fatto il suo effetto, ma uno sbronzo non può dire cosa che non pensa e che non ha mai pensato! Rappresenterebbe il crisma dell’assurdità! Purtroppo, per come la vedo io, l’imputato è colpevole e lei, signor Trueman, non sembra essere in grado di fornire chiavi critiche che suggeriscano altrimenti. Mi ha un po’ deluso. Quanto a lei, signor Dethlone, per essere il suo primo processo ha fatto un lavoro squisitamente noumenico! Lo apprezzo davvero! Mi chiedo solamente perché questo caso non sia stato presieduto dal signor Lonnie… quell’esaltato con i petardi avrebbe adorato discutere di un caso riguardante un’esplosione!” aggiunse quindi Bree, puntualizzando piuttosto bene da quale parte stesse la corte.
Avevo intenzione di ribattere, ma mia moglie sbattè le mani sul banco della difesa, prendendo la parola.
"Obiezione! Vostro Onore, a parte che a mio parere lei sembra piuttosto dalla parte dell'accusa, non pensa che bisogni prima stabilire un movente? Non mi risulta si sia mai detto finora PERCHE' esattamente avrebbe voluto l'esplosione, ed a maggior ragione se era ubriaco si sarebbe dovuto lasciare scappare qualcosa!" replicò lei, con tono serio e deciso.
... Ha ragione. Abbiamo discusso di tutto meno del perchè avrebbe dovuto fare così: tutte le accuse si basavano sul suo alibi e la sua posizione al momento del delitto...
La Hughes batté il suo martelletto palesemente infastidita.
“SIGNORA TRUEMAN non osi rivolgersi a me in questo modo se non vuole rischiare di farmi perdere la pazienza! Che l’assistente della difesa rimanga tale e non si permetta queste scenate! Il fatto che non sia stato menzionato durante quel colloquio non ha la minima importanza, quel che importa sono i fatti, ciò che è accaduto!” ma come?! Prima chiede dettagli su qualsiasi cosa, poi appena si innervosisce prende posizioni?
“Obiezione! In realtà, durante le mie indagini è saltato fuori un dettaglio… si tratta di una copia del contratto di vendita che stava per essere inviato via fax ad un altro acquirente… tale Waylon Dent. Ecco qui.”
… Di male in peggio!!
“Riunendo simmetricamente quanto sappiamo, se ne può evincere che, dopo aver raccolto informazioni sul signor Hebert, il signor Harley ha prima fatto soldi vendendogli il terreno, dopodiché aveva intenzione di guadagnare ulteriormente facendo avvenire un incidente. Ecco tutto. Non avevo bene idea di quando menzionare tale scoperta...”
“Assolutamente impeccabile signor Dethlone. Ha verificato ogni singolo dettaglio e ha fornito una chiave interpretativa STUPENDA. Bene… imputato, come si dichiara? Direi che ho abbastanza elementi per fornire un verdetto, e naturalmente sappiamo già tutti quale.”
...
Mi voltai verso Conrad, sperando davvero che potesse dare qualche aiuto... anche se riuscivo ad essere abbastanza razionale da comprendere che avevo fallito.
Rimasi però piuttosto perplesso una volta notato che Conrad stava sorridendo... prima che iniziasse a ridere a crepapelle.
"AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH AH!!! Finalmente! Credevo ci avreste messo più tempo, sapete?" fece lui, con aria gioiosa ed estendendo le braccia ai suoi lati.
"Signor Harley...?" chiesi, sbattendo gli occhi un paio di volte con perplessità.
"Eh eh eh... avete fatto appena in tempo, anche! Meglio così, non mi sarebbe piaciuto lasciare il dibattito in sospeso..." disse quindi lui: volevo chiedergli cosa intendesse... ma non ebbi modo di capirlo, che un forte botto venne sentito appena sopra di noi.
Tutti urlarono e si accovacciarono ovunque potessero rifugiarsi, mentre milioni di scheggie di vetro cadevano attorno a noi: tutti i presenti erano nel panico... eccetto Conrad, il quale nonostante stesse ricevendo un sacco di tagli non sembrava curarsene, mentre osservava qualcosa provenire dall'alto.
“M-MALEDIZIONE! SPARATE UN COLPO TRANQUILLIZZANTE! DOVETE BLOCCARE L’IMPUTATO!” gridò Dethlone alle guardie, le quali provarono a sparare, ma… non riuscirono a prendere la mira a causa delle scheggie.
Non riuscì ad osservare bene cosa stava succedendo mentre mi assicuravo che Lauren stesse al sicuro, ma ebbi modo di vedere che qualcuno aveva calato una corda, che ora il mio cliente stava scalando, osservando con un grosso ghigno tutti noi dall'alto della sua posizione.
"Vi saluto, carissimi! Grazie mille per tutto ciò che avete fatto per me! E non si preoccupi, signor Trueman, farò sì che venga ricompensato per avermi fatto guadagnare abbastanza tempo da fuggire! AH AH AH AH AH AH AH!!!!" disse quindi, mentre il forte rumore che ancora si sentiva (un elicottero? Forse un aereo? Non ci avevo fatto troppo caso per esserne sicuro) iniziava ad allontanarsi... fino a che tutto non si ammutolì e la tempesta di vetro finì, con Conrad Harley ormai fuggito.
... Non sapevo cosa dire nè come sentirmi. In venti anni di carriera, non era mai, MAI successa una cosa simile...
... La Hughes era spaventata a morte e completò il processo lì. A causa della fuga dell'imputato il processo è stato in ogni caso dichiarato vinto dall'accusa, e Conrad considerato colpevole. Anche perchè dopo quello spettacolo era difficile pensare diversamente.
Ci fu qualche ferito, ma fortunatamente nessun morto, solo moltissime persone spaventate e che temevano potesse succedere qualcosa di peggio.
Nonostante avesse tecnicamente vinto, però, il procuratore Dethlone non sembrò per nulla contento di come il processo era terminato. Appena usciti dalla sala udienze, mi venne incontro per parlarmi.
“Signor Trueman… l’imputato era palesemente colpevole ma credo di… doverle qualche scusa. Purtroppo mi sono lasciato prendere dalla foga del processo e temo di non aver considerato qualche dettaglio sufficientemente, e… ormai è un fatto che continua a verificarsi e talmente comune da rasentare il ridicolo, ma non credevo che sarebbe fuggito. Sono mortificato.”
Io scossi la testa, prima di rispondergli “Non c’è nulla di cui scusarsi. Mi spiace soltato che il caso si sia concluso in questo modo… immagino che stia già provvedendo ad avviare le ricerche per Conrad Harley, giusto?”
“Naturalmente. Mi perdoni infinitamente se le ho mancato di rispetto, avvocato Trueman. Provvederò ad avviare le indagini sulla fuga di Harley ma, per eventi come questi, ho poche speranze purtroppo… anche la giudice Hughes era su tutte le furie, e… mi sento frustrato e vilipeso a mia volta. Se anche la giustizia riesce a svolgere il suo corso, non è detto che il criminale riceva punizione adeguata… o una punizione e basta. E’ stato il mio primo processo ma sono ben consapevole di come vadano le cose.”
Sì, capivo perfettamente come si sentiva. Anche io mi sono sentito parecchio preso in giro a seguito dello svolgimento del processo, soprattutto per il ‘ringraziamento’ che avevo ricevuto da parte di Harley mentre scappava…
Successivamente, venni anche a sapere che nel corso del processo Helen Harley, la moglie di Conrad, fosse stata trovata morta avvelenata nella sua casa, di fronte al figlio. Quando Conrad le ha ricordato di prenderla, l’ha letteralmente condannata a morte…
… Non ho mai saputo come mai avesse fatto quel gesto, nè francamente ne riuscivo a comprendere il significato. Era come se all’improvviso avesse deciso di gettare tutta la sua vita al vento per poi darsi in pasto a dei criminali.
… Io voglio molto bene a mia moglie e mio figlio Lawrence. So benissimo come si sentirebbero se io scomparissi dalle loro vite, e penso che anche Conrad sapesse come si sarebbero sentiti sua moglie e suo figlio.
Non mi è sembrato un uomo completamente falso. Era come se… avesse dato una possibilità al figlio e alla moglie. Se il processo fosse andato bene, sarebbe tornato da loro. Se il processo fosse andato male, avrebbe spalancato le braccia alla nuova vita. Ma con chi ha stretto accordi? E per quale motivo? Perché era così insoddisfatto di sé stesso al punto da ubriacarsi completamente e da progettare di ricostruirsi la vita usando dei criminali? Che movente aveva per quanto riguarda il cantiere e Kurt Hebert? In fondo, quegli stessi criminali sembravano volerlo aiutare a prescindere. Cosa c’è dunque dietro a questo caso? Il colpevole era veramente lui, ma… c’è qualcosa di irrisolto che ha continuato a sfuggirmi.
Il procuratore Dethlone chiarì che Helen Harley era morta a causa del marito, il quale… probabilmente le avrebbe impedito di prendere l’insulina ad esito positivo del processo. Ma appunto lo stesso Conrad Harley era ormai svanito nel nulla.
Mi capitò qualche volta di affrontarlo in sala udienze: Dethlone era veramente abile, forse non uno degli elementi migliori della procura e non a livello dei von Karma (che, a quanto seppi, lo disprezzavano per il suo ricercare giustizia), ma notai in lui dei cambiamenti… divenne, un poco alla volta, più intollerante verso i criminali… aveva costantemente paura di fallire, di fargliela passare liscia, e per questo si opponeva con tutte le sue forze. Ma non sempre i risultati sono stati positivi e spesso era deluso e insoddisfatto, per quanto si rivolgesse educatamente a chiunque.

Presente.

“Questo è quanto. Nel mio primo processo, la giustizia venne presa clamorosamente per i fondelli… la situazione, al giorno d’oggi, non è assolutamente cambiata e anzi va peggiorando. Criminali che fuggono alla giusta condanna, testimoni che non presenziano in tribunale, casi di estradizione… all’epoca credetti che, tutto sommato, era una cosa che prima o poi mi sarebbe dovuta succedere… quasi tutti i procuratori che ho conosciuto hanno affrontato almeno un caso che ha riguardato azioni impreviste da parte dell’imputato. Per non parlare di come è facile minacciare la corte. Usare un detonatore e una bomba per commettere un crimine è quanto di più facile esista… non lascia traccie e qualunque cosa viene decimata… basti citare l’esempio ‘primo’ e il ‘maggior esponente’ dei crimini esplosivi, Thomas Lonnie e le sue azioni.
Le forze dell’ordine sono un colabrodo e i criminali stanno cominciando a disporre di un potere insormontabile, come dimostrato oggi.”
Ascoltai tutti i discorsi del vice-capo procuratore con interesse: era un uomo che sapeva esprimersi e che era piacevole da sentire, ma imprimeva molta malinconia, rimorso e frustrazione nelle sue parole.
“Fate attenzione in futuro… per favore. E vi prego, non tentate azioni azzardate sulla base di quanto saputo.”

Successivamente, proprio come stabilito dal vice-capo procuratore, venimmo ricoverati all’ospedale St. Gabriel. Il procuratore fu tanto gentile da pagarci le spese mediche e addirittura farci ricucire i vestiti da un sarto specializzato.
Se ne andò poi rabbuiato e sconfitto una volta rimessosi.
Per fortuna, Law stava bene, ma era quello nelle condizioni peggiori e quindi ebbe bisogno di tempo per riprendersi… tant’è che, quando circa una settimana dopo Ralph Otom ne combinò un’altra delle sue, pur volendolo difendere non poté, e… fu quando io incontrai, per la prima volta, l’avvocato Wolf Lonnie (avevo ancora la stampella e facevo fatica a reggermi in piedi)... il migliore amico dell’ormai defunta Ayane. Conoscendolo, ho anche visto con miei occhi quanto sia doloroso perdere un proprio caro, e… non oso immaginare come sarebbe stata mia madre se per un motivo o per un altro sarei morta.
E’ stata una giornata terrificante, sconvolgente… doveva essere un evento tranquillo, e invece, proprio come per quanto riguarda il processo di Cody Hackins, è stato un incubo.

… Sto iniziando a riflettere che, forse, prendo troppo sottogamba le situazioni, o… non faccio la giusta attenzione.
Ci sono cose che non posso ancora affrontare… cose per cui sono ancora inesperta, e… questa giornata me l’ha insegnato nella maniera più dura.
Ma cosa accadde invece a Travis Harley, l’unico che non incontrammo durante la fuga?

Esterno Torri Hebert
Elicottero in volo
14 Luglio
Ore 17.15
[Travis]

Ghhh...
Dove... dove mi trovo...?
Provai a rialzarmi, grattandomi la testa dolorante... quando il movimento del terreno mi fece tornare seduto: fui confuso per un attimo, prima di capire il perché.
Non era il terreno. Mi trovavo sopra ad un elicottero, in volo... e con le Torri Hebert che crollavano in bella vista.
Ero piuttosto confuso, e cercai di rialzarmi tenendomi verso l'interno del velivolo, mentre mi chiedevo cosa ci facessi lì: era ovvio che qualcuno mi avesse prelevato dopo l'esplosione, ed infatti avevo varie bruciature, ferite e strappi sul vestito e sulla pelle... ma mi sfuggiva il perchè fossi tanto 'importante' da essere salvato dal crollo.
... anche se avevo una mezza idea su chi potesse essere, ma speravo davvero che fosse sbagliata.
"Travis... ti sei svegliato, finalmente..."
Quella voce fu la conferma che mi serviva a capire che era davvero lui. Ne ero già convinto, tra le Torri Hebert e quella lettera che avevo ricevuto...
Mi voltai con rabbia verso colui che aveva parlato... e, di fronte a me, appena entrato dall'abitacolo, c'era l'uomo che probabilmente più odiavo al mondo.
Vestiva in modo più pomposo e si era fatto qualche aggiustamento al volto, ma riuscivo a riconoscere indistintamente la voce ed il suo sguardo.
Mio padre, Conrad Harley.
"Tu...! BASTARDO!" urlai, osservandolo con puro odio prima di gettarmi contro di lui: mio padre sembrò aspettarsi che io avrei agito così, visto che mi prese per le mani e mi gettò per terra, mettendosi sopra di me per impedirmi di rialzarmi.
"Sì, anch'io sono molto felice di vederti." mi disse, con tono misto tra il sarcastico spento ed il triste. O forse era quello che volevo sentire, che gliene fosse fregato qualcosa di me o di mia madre.
"Allora, come va la vita? Ho avuto modo di seguire la tua carriera... procuratore distrettuale. Ti è andata decisamente meglio di me. Ti invidio, davvero. Moltissimo." aggiunse subito dopo, guardandomi dritto negli occhi.
... E' così. L'unico motivo per cui volevo diventare procuratore all'inizio era per assicurarmi personalmente che marcisse in galera. Con il tempo e nessun risultato alla fine mi sono concentrato solo sul vincere processi... pensavo fosse morto in qualche vicolo puzzolente, ed invece...
"Cosa vuoi da me, brutto bastardo? Io non ho un padre! Non dopo tutto quello che hai fatto! Non dopo che hai UCCISO MIA MADRE!" ringhiai, mentre il mio genitore sorrideva divertito, come se ciò che gli avessi detto non gli facesse nessun effetto.
"Ooooh, andiamo. Helen era una donna fantastica, non lo metto in dubbio... ma dopo quattordici anni di vita di coppia, anche la persona più speciale del mondo non diventa altro che una barbosa parte della propria quotidianità. Non c'è nulla di nuovo e si finisce per diventare passivi, a pensare le cose peggiori quando si è da soli… non so nemmeno come ho fatto a resistere per più di un decennio… quando il parassita assorbe tutto il sangue, deve cercare un nuovo obiettivo." mi disse, con una calma ed una... una IMPERSONALITA’ che mi fece rabbrividire.
... Possibile che persino ricordare mia madre non gli facesse assolutamente alcun effetto? Non significava NULLA per lui...?
"... Mi fai assolutamente schifo..." dissi, resistendo a malapena all'invitante tentazione di sputargli nell'occhio.
"Bla bla bla. Sei ancora giovane e la tua vita è stata una continua evoluzione, quindi non mi aspetto che tu capisca. Volevo solo parlarti perché, alla fine, sei comunque sangue del mio sangue, e penso che tu meriti almeno un paio di spiegazioni… e perché ho notato che anche tu hai subito molte vicende in modo passivo, assorbendo da parassita. Dopodiché, atterreremo e ti lasceremo andare via. Tutto quel che ti chiedo è dieci minuti del tuo tempo, non di più, non di meno." mi disse quindi subito dopo.
... Non voglio assolutamente sentire nulla che abbia a che fare con lui. Preferirei gettarmi dall'elicottero, piuttosto.
Non dissi però nulla, anche perchè non riuscivo comunque a liberarmi dalla morsa del mio genitore, prima che lui chiudesse gli occhi e iniziasse a rispondere a ciò che mi ero chiesto per gli ultimi dieci anni della mia vita.
"Devi sapere che, quando si diventa adulti, il mondo si aspetta immediatamente che qualcuno si prenda tutte le responsabilità connesse alla propria ottenuta 'maturità': trovarsi un lavoro, mettere su famiglia... ed è ciò che ho fatto. Ho sposato una donna straordinaria con cui sono stato fidanzato per molto tempo, mi piaceva sia di carattere che di aspetto tutto sommato... l'ho sposata ed ho avuto un bellissimo bambino, ho ottenuto un sicuro posto come venditore di proprietà... insomma, nulla di speciale, ma anche nulla di particolarmente brutto." iniziò a spiegare, prima che io lo interrompessi, dicendogli "Una vita perfetta che tu hai voluto buttare all'aria."
Lui mi guardò male, prima di correggermi aggiungendo "Una vita PASSIVA basata sull’approfittarmi del prossimo che io ho voluto buttare all'aria. All'inizio era stato bello, e persino divertente vederti fare i primi passi, il tuo primo giorno di scuola, i tuoi esami, passare del tempo con te e tua madre... è stato un periodo fantastico e non mi dispiacerebbe assolutamente riviverlo di nuovo per qualche istante. Ma poi... è tutto finito. La passività ha preso il sopravvento in me. L’evoluzione si è interrotta. Anche la passione nei confronti di tua madre aveva iniziato a scemare... ho cercato di supplire frequentando altre donne a sua insaputa, ma erano relazioni vuote e prive di significato, nulla che valesse la pena continuare a perseguire… che mi impedisse di essere passivo. Era come essere un parassita. Non mi piaceva essere così viscido, ma non riuscivo a resistere a me stesso. Anzi, per meglio dire, sono sempre stato un parassita e volevo sfuggire a questo mio lato, ma come ti ho già detto il parassita ha bisogno di continuare a succhiare linfa vitale per sopravvivere.
Stavo persino contemplando il suicidio piuttosto che supplire al tedio, o magari effettuare qualche attività come cambiare lavoro, divenire più riconosciuto... qualcosa che cambiasse le carte in tavola ed eliminasse il mio lato passivo e parassitario. Ed è così che ho incontrato lui."
  "... lui chi?" domandai. Scosse la testa.
"Non ha importanza: è il capo di un'associazione di cui faccio parte, del cui obiettivo non mi interessa granché. L'ho incontrato qualche giorno prima che sparissi... mi spiegò che aveva grandi piani per questo paese e mi chiese se ero insoddisfatto della mia vita. Io gli risposi di sì, e lui mi fece unire al suo gruppo, dandomi una semplice missione in cambio della promessa di una vita migliore, o almeno la possibilità di fare qualcosa di utile e di rilevante, qualcosa che mi permettesse di fuggire alla mia passività, che mi permettesse di ‘succhiare linfa vitale’ e continuare ad evolvermi.
Tale missione era la seguente: avrei dovuto sparire per una settimana dopo aver venduto un terreno ad un miliardario, Kurt Hebert. Dopodichè, sono stato mandato per minacciarlo mentre un mio collega registrava il tutto tramite un telefono cellulare. Mi hanno pompato di alcool e mi hanno gettato nel cantiere vestito come un barbone e con il telecomando a due passi, venendo quindi arrestato per distruzione di proprietà privata ed omicidio. Avevo anche preparato un finto contratto con tale 'Waylon Dent' che ho lasciato 'dimenticato' nel mio ufficio, in modo che il procuratore del caso potesse formulare un qualche stupido movente da affibbiarmi."
"Questo lo so. Raccontami qualcosa che non sia annotata nel registro del tribunale." affermai con sarcasmo.
"Oh oh, abbiamo la lingua tagliente, eh? Bene bene, ti accontenterò, allora. Devi sapere che il mio superiore ha messo le mani su dei progetti particolari, roba che scotta e di cui francamente mi interessa poco, ma che bisognava far sparire al più presto e non trovare... quindi, abbiamo deciso di far esplodere il cantiere delle Torri e depositare nelle fondamenta una valigetta estremamente resistente contenente i documenti, per far sì che non venissero trovati, così da consultare in un secondo momento.
Sapevamo già che Hebert avrebbe ripreso a costruire le Torri subito dopo, ed in questo modo, i documenti sarebbero rimasti al sicuro sotto tonnellate e tonnellate di cemento. L'unica cosa che avremmo dovuto fare era aspettare la fine delle costruzioni per far saltare tutto in aria. Abbiamo nel mentre inviato una squadra a recuperare la valigetta in questo momento, e probabilmente il mio capo possiede già i documenti nelle sue mani adesso." replicò lui, con assoluta calma e... impersonalità, ancora una volta.
"... E cosa c'entrava in tutto ciò Helen? Perchè hai ucciso TUA MOGLIE? Non credo che lei avesse nulla a che fare con tutto questo..." domandai. Al sentire ciò, il mio genitore si rabbuiò, prima di tornare a parlare
"... Lei era una variabile, infatti. Vedi, quando sono stato selezionato per essere il capro espiatorio, mi avevano dato due piani, a seconda del risultato del processo: se in qualche assurdo modo il mio avvocato sarebbe stato capace di provarmi innocente, avrei chiamato tua madre prima che prendesse l'insulina, salvandola. Altrimenti... avrei dovuto recitare la parte del pazzo lunatico e furioso, facendo una fuga teatrale e facendo morire mia moglie contemporaneamente, per far sembrare questo caso opera di un pazzo. Lo scopo finale era quello di far sembrare che non ci fossero ulteriori motivi dietro alla distruzione del cantiere... ed ovviamente, ci siamo riusciti."
... Io... io... non posso crederci. Non riesco a credere che mio padre abbia fatto parte di qualcosa di così complicato... solo perchè SI ANNOIAVA E AVEVA BISOGNO DI ESERCITARE IL SUO PARASSITISMO ALTROVE.
"... Ed a che pro tutto questo? Qual'è lo scopo finale di questo gruppo?" domandai, ricevendo però un cenno negativo da parte di mio padre.
"Non ha importanza nient'altro. Ho risposto alle tue domande e non credo di doverti nulla. Non impicciarti e non fare nulla contro di noi, e tutto andrà bene: vivi e lascia vivere, in poche parole. Vai contro di noi, ed anche se sei mio figlio non potrò garantire la tua incolumità. Non dovrai fare altro che essere passivo e non agire di tua iniziativa... come hai sempre fatto finora, dopotutto." mi spiegò, con tono quasi canzonatorio, mentre sentivo il pilota dell'elicottero avvisarci che saremmo atterrati a breve.
Mio padre si alzò e, senza dirmi più nient'altro, mi lasciò stare fino a quando l'elicottero non toccò terra: una volta fatto ciò, io scesi ed il velivolo riprese quota subito dopo, con mio padre che mi salutava con la mano, mentre io mi allontanavo disgustato dalle ancora crollanti Torri Hebert.
... Non dissi nulla a nessuno di ciò che avevo sentito da mio padre, preferendo tenermelo per me. Avrei fatto delle ricerche dopo un pò, ma immaginavo che per il momento sarebbe stato meglio evitare di attirare l'attenzione di chiunque e continuare normalmente con il mio lavoro.
Ebbi quasi la tentazione di lasciarla finire lì... ma né mio padre né chiunque stesse lavorando insieme a lui potevano passarla liscia. Non dopo quello che era successo, e tutte le persone che erano morte.
Per i mesi successivi non ebbi alcun contatto di alcun genere con ciò che era successo, fino a quando, qualche tempo dopo, non venni coinvolto in una serie di casi tutti in qualche modo collegati al mio passato, alla mia famiglia ed ai progetti di cui mio padre aveva accennato. Una serie di eventi che sono culminati in quello che è ora classificato come il caso AZ-27.
Ma questa è un'altra storia per un'altro tempo. Un tempo in cui io sono divenuto più pronto per occuparmi di eventi di così larga portata, insieme ad altri procuratori decisamente più bravi di me.
... Avrò la mia vendetta, papà. Non riuscirai a scamparla ancora per molto, è una promessa.
Parola di Travis Harley.

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Quarto ed ultimo capitolo di Senza Via di Fuga, che chiude scritto interamente con l'aiuto di The Shadow (nello specifico, ha usato Fantom Dethlone, Bree Hughes, Keith Forrest, Sean O'Quinn, Kilik Ndomba, parti finali dei POV di Jean e di Christopher, buona parte dello scontro tra Dlanor e Sean ed alcune correzioni di piccola entità): lo ringrazio quindi molto per l'aiuto nella stesura e per il permesso di usare i suoi personaggi.
Il motivo per cui Thomas Lonnie viene identificato qui come 'primo' e 'maggior esponente' di crimini esplosivi è perchè, a livello di timeline, è il primo a compierne in grande entità, seguito nella timeline della storia da Conrad e Reginald Darketh e nella timeline della serie regolare dai due casi con esplosivi di Dual Destinies.
Il personaggio di Ronald Dlanor è stato creato basandosi su una serie di concetti della storia Lilith Light: Parallel Ways di The Shadow: non si tratta tuttavia di un 'WL000X0', ma di un comune cittadino di Deepsea dotato di poteri speciali: i problemi mentali e visivi qui dimostrati sono da considerarsi una debolezza comune di tutti i personaggi di questo tipo. Per maggiori informazioni, consiglio la lettura della suddetta storia.
I personaggi di Fantom Dethlone, Sean O'Quinn, Kilik Ndomba, Thomas Lonnie, Arnold Todds e Wicky Edwardson appartengono a The Shadow (rispettivamente a 'Wolf Lonnie Ace Attorney: Fighting for Truth' e 'Deeper than Void'), così come Alexis Excelles, Abyss, il bambino (Apocalypse) e la città di Deepsea.
Il Giudice Bree Hughes invece appartiene a Renna ed alla sua storia 'Eyes, Lies and Trusting Times'.
Alfredo Pasted appartiene sia a Renna (che lo ha sviluppato) sia a The Shadow (che lo ha creato).
Keith Forrest, Ellie Todds e Killian Edward sono di proprietà mia e di The Shadow: i primi due appartengono alla storia di 'The Unsung Trials - Stories by The Shadow' 'Turnabout Starfall', mentre il terzo debutta in questa storia.
Il personaggio di Sean O'Quinn è due anni più giovane rispetto alla sua storia, e gli eventi qui presenti si ambientano quindi prima dell'inizio di Deeper than Void.
Detto questo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi do appuntamento al prossimo capitolo, insieme alla fic in cui questa trama proseguirà, "Ace Attorney Investigations: Travis Harley". Grazie a chiunque abbia letto!
  
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