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Autore: suni    09/06/2008    9 recensioni
Dapprima un urlo corale immondo, di un’acutezza agghiacciante che sfondava i timpani, provenne violento dallo strano vagone di coda. Poi quello tremò, ondeggiò, sobbalzò sui binari ed infine vomitò sulla pensilina di Hogsmeade un fiume di fanciulle urlanti che, dopo un momento di isteria e balzelli scomposti sul posto, caricò con furia di centauri imbizzarriti. La pensilina tremò quasi ci fosse stato un terremoto e Sirius si ghiacciò sul posto sgranando gli occhi con incredulità assoluta, inerme davanti a quell’aggressione bella e buona a danno della sua persona.
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Purtroppo per voi scrivere questa scempiaggine mi sta galvanizzando in modi che non so dire, quindi vi tocca beccarvene ancora, e ancora, e ancora…

Ringrazio chi l’ha inserita nelle preferenze, oltre a chi l’ha letta.

Bene, entriamo nel vivo della…storia.

suni



I. Sul treno

A. La prima Animaga, delusa dall’amore

“Continuo a dire che c’è qualcosa che non va, oggi,” ripeté Remus con cupa certezza.

“Peggio del fatto che Snivellus è ancora vivo?” s’informò Sirius ridacchiando indolente.

Ma aveva poco da fare lo spiritoso e avrebbe dovuto ricordarsi che il suo amico mannaro aveva quasi sempre ragione, perché in quell’istante la porta del loro scompartimento si aprì, consentendo l’accesso ad un’apparizione folgorante.

La fanciulla che fece il suo ingresso, spandendo intorno a sé una delicata – e soffocante – fragranza di violette, era straordinariamente bella, tanto che per qualche secondo l’avventato ragazzo se ne rallegrò, mentre il mento di James precipitava verso terra, la faccia di Peter cambiava quattro colori e le sopracciglia di Remus si piegavano con cautela. La giovane estranea aveva lunghi, fluenti capelli ramati, naturalmente luminosi, occhi azzurro elettrico e un corpo bellissimo, con le curve perfette e una vita esile e aggraziata. Vestiva una magliettina succinta ma non volgare di un bellissimo rosa shocking sfumatura 4/bis e una gonna con lo spacco che metteva in risalto le magnifiche gambe chiare. Sorrise indistintamente agli astanti.

“Ciao a tutti, sono una nuova studentessa in scambio scolastico, mi chiamo Selene e vengo dall’Alaska,” annunciò con voce limpida e attraente, prima che, esaminati gli astanti, il suo sguardo si tingesse di una luce di feroce trionfo. “AH-HA! BECCATO!” strillò, puntando il dito sottile e etereo verso il giovane Pureblood, che sussultò stupito cercando automaticamente lo sguardo di James, il quale sgranò gli occhi allibito quanto lui.

Non potendo ancora sapere a cosa andava incontro, Sirius non si fece comunque impressionare e sorrise seducente alla graziosa sconosciuta, che aveva già accuratamente radiografato con occhio allenato.

“Cercavi me, dolcezza?” domandò con voce graffiante, pronto ad attuare il suo iter seduttivo. La straniera, però, non si fece impressionare, sollevando altera uno sguardo improvvisamente indignato sul suo viso. Lei non era certo il tipo di ragazza che si lasciava incantare da un sorriso affascinante e qualche moina, lei era persona di carattere e non era certo semplice farla innamorare, specie perché dopo l’immensa delusione avuta a cinque anni con il vicino di casa seienne che l’aveva tradita con un transessuale platinato il suo cuore si era chiuso a quei futili sentimenti da ingenua.

“Cosa credi di fare?” ribatté infuriata, sfidandolo con una posa baldanzosa e incrociando le braccia al petto minacciosamente. “Io non sono una delle tue sciacquette e non ti basterà fare il cascamorto per avermi! Non pensare che cadrò ai tuoi piedi come tutte, io non sono così. Se mi vuoi davvero dovrai conquistarmi e dimostrare che non sei il ragazzo leggero che hai sempre finto di essere,” terminò fiera, il seno costretto dalle braccia sul punto di esplodere fuori dalla maglietta sotto lo sguardo trepidante di Peter.

E-eh?” sfiatò Sirius ritraendosi sul sedile.

“Ma che vuole questa?” ringhiò Remus torvo.

“Scusa ma tu come lo sai che è un ragazzo leggero?” s’informò giustamente James, con sincera curiosità. “Ci conosciamo?” aggiunse, estroverso e amichevole come suo solito – e scientificamente affascinato dalle originali mutandine in filigrana argentata che sbucavano dallo spacco clamoroso di lei.

“Io lo so!” esclamò Selene con enfasi. “Siete tutti uguali, voi bastardi!”

“Ma io…” tentò di protestare Sirius, che iniziava ad inquietarsi per il suo sguardo bellicoso.

“Niente ma!” lo zittì lei glaciale. “Se mi ami devi dimostramelo!”

“Ma veramen…” cercò ancora di intervenire lui, esterrefatto.

“Pensi di potermi usare e poi gettare via come un rifiuto?” lo aggredì ancora lei, sporgendosi verso il malcapitato con gli occhi assottigliati. “Tu non sai quel che potrei farti! Ti potrei divorare!”

Sirius sgranò gli occhi con un lampo di terrore, perché la ragazza era evidentemente una psicolabile e l’ipotesi del cannibalismo non gli pareva nemmeno tanto assurda, mentre Remus ridacchiava educatamente.

“Addirittura?” domandò sarcastico.

“Sì, certo,” replicò Selene con disinvoltura. “Infatti sono un animagus illegale e posso trasformarmi in qualunque momento,” illustrò orgogliosa. “Ho imparato a due anni leggendo un libro di papà e l’ho fatto da sola, senza bisogno di aiuto,” aggiunse, intanto che James si sporgeva cautamente verso Remus.

“Ma non dovrebbe evitare di farlo sapere in giro? Potrebbero arrestarla…” sussurrò interdetto, ricevendo come unica risposta un’alzata di spalle.

“Un animagus?” intervenne Peter ritrovando finalmente la parola. “E che animale sei, ehm, Selene?” aggiunse curioso.

Lei drizzò la testa impettita, con movimenti solenni e maestosi.

“Un criceto,” annunciò compita.

Seguì qualche secondo di ragionevole silenzio.

“Possono veramente sbranare un essere umano?” s’informò James scettico.

“Io sì,” ribatté Selene con sicurezza. “In ventisette secondi,” puntualizzò compiaciuta, gonfiando il seno mentre Peter si protendeva sempre più verso di lei.

James fischiò ammirato, scuotendo lentamente la testa, mentre Sirius si aggrappava al bordo del finestrino come alla ricerca di una via di fuga.

No-non avevo intenzione di…” tentò di difendersi, allarmato.

“Poche scuse,” lo interruppe lei imperiosa. “Ti tengo d’occhio, cicisbeo,” concluse intimidatoria, prima di voltarsi con un armonico sventolio delle chiome e marciare fuori con passo pesante e delicato.

Il silenzio che seguì la chiusura della porta fu lungo e palpabile. Tutti e quattro i Gryffindor fissavano l’uscio come se da un istante all’altro avesse potuto esplodere o diventare fosforescente.

“Ma ad Hogwarts si fanno scambi scolastici?” domandò James stupefatto.

“Io l’avevo detto,” esclamò Remus senza badargli, “che c’è qualcosa che non va, oggi.”




B. Quella intelligentissima che inspiegabilmente stravede per lui



Occorsero quasi due ore dopo la visita di Selene prima che Sirius smettesse di gemere che gli era venuto male alla testa, si tranquillizzasse e la finisse di fissare la porta con aria oltraggiata. A quel punto James, che era già stato scacciato da Lily dal vagone dei Prefetti e dei Caposcuola con la richiesta imperativa di levarsi dalle scatole finché non gli avesse fatto sapere che c’era bisogno di lui, aveva comprato dolciumi in quantità, Peter si stava strafogando e Remus fingeva di ripassare i suoi appunti, seguendo in realtà con partecipazione il lento recupero della stabilità psicologica del giovane Black.

Quando questi riprese a parlare normalmente e ritrovò il favoloso sorriso James gli propose una sfida a Scacchi Magici. Avevano iniziato la partita da dieci minuti e Sirius era già in netto vantaggio, essendo tra le altre cose un campione a scacchi, quando lo scompartimento si aprì un’altra volta e tutti e quattro sollevarono di scatto gli occhi con inquietudine verso il nuovo intruso, sospirando di sollievo nello scoprire che non si trattava dell’americana.

Sulla porta era comparsa una studentessa di nuovo ignota, e Remus aggrottò la fronte con sospetto. La ragazza si guardò educatamente intorno, abbozzando un sorriso cortese. Aveva lunghi capelli castani schiariti da alcune ciocche naturalmente bionde e indossava occhiali sbarazzini di un rosso accesso, stringendo un libro con devozione. I suoi abiti erano semplici e anonimi, ma lasciavano intuire la dirompente perfezione delle sue forme e la sua grazia innata, sottolineata dall’apparente inconsapevolezza del proprio fascino. Sirius sembrò rilassarsi e recuperare ulteriore buonumore, dicendosi che imbattersi in più di una psicopatica al giorno era improbabile e che quindi quella era una potenziale conquista positiva.

“Benvenuta,” esclamò gioviale, strizzandole l’occhio.

La ragazza sollevò lo sguardo su di lui, rimanendo con la bocca semichiusa e l’occhio appannato come davanti all’apparizione della Beata Vergine circondata dagli angeli.

“Tu…tu sei Sirius Black,” mormorò estatica, prima di distogliere lo sguardo e arrossire visibilmente. Che sciocca, proprio lei, così assennata e razionale, perdere la testa per un simile bulletto superficiale. Eppure era da quando quattro anni prima aveva sentito parlare di lui da una certa Narcissa, che si trovava in Polonia per il viaggio di nozze, che lo sognava ogni notte senza poterselo impedire e lottava contro quel desiderio insensato.

“Parrebbe,” confermò il Gryffindor ringalluzzito. “ E tu sei…?”

Katiusha,” mormorò lei con fare dimesso. “Sono polacca e ho vinto una borsa di studio nella vostra scuola,” aggiunse, con un mezzo sorriso imbarazzato.

“Bene arrivata,” intervenne James allegro. “Io sono James Potter, lui è Peter Pettygrew e questo è Remus Lupin,” continuò, indicando gli amici. “Certo che ci sono un bel po’ di nuove studentesse, quest’anno,” commentò sornione.

“Già,” aggiunse Remus asciutto.

Katiusha sorrise gentilmente, annuendo attenta.

“Sono felice di conoscervi,” affermò semplicemente. “Stavo cercando un posto libero per sedermi a leggere e sono arrivata qui,” aggiunse come giustificandosi, pur sentendo che era sciocco e che non aveva motivo di spiegare una cosa tanto naturale.

“Accomodati,” si affrettò a invitarla Sirius, con un gesto accattivante.

Lei sorrise a sguardo basso balbettando un ringraziamento e prese posto, cercando di non mostrare il turbamento illogico che la pervadeva. Non doveva, non poteva perdere la testa per un simile sciocco, farsi ammaliare dalla sua conturbante bellezza a discapito dell’intelletto.

“Ma stava girando il treno da due ore e mezza per trovare un sedile?” mormorò James all’indirizzo di Remus che, di nuovo, si strinse nelle spalle con sufficienza.

Ci fu un breve silenzio incerto, mentre i quattro ragazzi si guardavano con indecisione senza sapere come riprendere le loro conversazioni in presenza dell’estranea. James mosse l’alfiere sulla scacchiera, Sirius imprecò a mezza voce per quella mossa inattesa e forse fu proprio lo sguardo disapprovatorio che la ragazza gli lanciò a spingere Remus a rivolgerle la parola.

“Allora, Katiusha, hai detto di aver vinto una borsa di studio…”

“Sì,” confermò lei mite. “Non è molto usuale, ma siccome i miei voti sono i migliori degli ultimi settecento anni mi è stato concesso questo onore.”

“Settecento?” squittì Peter, dando voce allo stupore comune.

Lei annuì rapida, perché essendo tanto intelligente sapeva che non era bene vantarsene.

, sì, ma non ho fatto niente di speciale,” spiegò frettolosamente. “Cioè, ho solo imparato a memoria tutti i libri della biblioteca della scuola in otto settimane e ho scritto un saggio sulle Pozioni della Verità che è stato pubblicato su tutte le riviste di magia accademica del mondo, e naturalmente c’è quell’episodio dell’aver inventato trentacinque nuovi tipi di trasfigurazioni avanzate, ma…” tagliò corto, con un cenno vago della mano.

La bocca di Remus era rimasta spalancata come un forno a legna, James aveva gli occhi tanto sgranati che parevano sul punto di cadere fuori dalle orbite e Peter aveva perso il filo a metà della frase, mentre Sirius la guardava con nuova titubanza, contrariato.

“Una ragazza intelligente…” borbottò deluso.

Lei annuì quasi mortificata, prima di proseguire con una punta di decisione.

“Sì, ma non passo tutto il tempo a studiare,” spiegò, sentendosi una scema. “Perché imparo molto in fretta. Sono in grado di memorizzare seimila parole in quarantaquattro secondi,” puntualizzò, nell’irrazionale desiderio di non passare per una noiosa secchiona ai suoi occhi e rimproverandosi subito la propria vanità.

“Se non altro è meglio che sbranare una persona in ventisette,” commentò Remus distaccato, celando il fastidio.

La conversazione s’interruppe così. Dopo cinque minuti Peter russava della grossa, James e Sirius avevano ripreso la partita e Remus continuava a fingere di studiare, fissando di sottecchi con crescente irritazione la polacca che, con il libro aperto sulle gambe, scrutava imbambolata il giovane Black con la devozione di una carmelitana scalza davanti al Crocefisso. Katiusha, infatti, era intelligentissima ma sensibile alla bellezza.

Sirius dovette accorgersi dell’immobilità del suo sguardo e, memore della brutta morbosità di Selene, le lanciò un sorriso nervoso.

“E’ un libro interessante?” domandò, nell’intento di riportare la di lei attenzione alla pagina.

Katiusha annuì silenziosamente, dissimulando il batticuore e il turbamento con il talento della sua mente fredda e razionale, che si scontrava impetuosamente con le ragioni del cuore. La domanda la sprofondò in una gioia estatica priva di ogni ragionevolezza. Lui era gentile, dopotutto. Le sue maniere da galletto esaltato dovevano essere solo una maschera che aveva costruito per la difficile situazione familiare e le terribili prove superate, ma al di sotto di essa si celava un animo sensibile e delicato. Sospirò estasiata, annuendo tra sé con fermezza: sì, lei lo avrebbe cambiato, ci sarebbe riuscita; avrebbe riportato in superficie la dolcezza di quel giovane tenebroso e la sua capacità di amare, lo avrebbe reso migliore. Del resto chi, se non la ragazza più intelligente del mondo, poteva portare a termine quel difficile obiettivo?

Sirius e Remus notarono contemporaneamente la luce fanatica che le aveva illuminato il viso, riflettendosi tutt’intorno con la solita, accecante brillantezza ©Mary Sue, e si scambiarono con intesa due occhiate dubbiose. Sorrisero complici, l’uno riportando gli occhi sulla scacchiera, l’altro riparandosi dietro il libro.

“Penso che dovresti portare il cavallo avanti, James, se vuoi sperare di batterlo e incastrare la sua regina tra il tuo alfiere e la pedina,” suggerì in quel momento Katiusha, considerando che una lezione di modestia nel perdere la partita poteva giovare alla maturità del suo amato.

“Ma porcaccia scopa…” ringhiò Sirius stizzito, guardandola in cagnesco.

Lei sorrise di nuovo con invasamento e il ragazzo seppe che quella era, definitivamente, la giornata delle malate di mente.












Sophonisba
: grazie mille, mi fa piacere che ti abbia fatto ridere. Ecco a te l’inizio delle sfortune di messer Padfoot, anche se il peggio deve ancora decisamente arrivare. Quanto alla fantasia, non c’è il caso di fare complimenti a me, poiché mi…ispiro alle idee altrui. Sìsì.

Moony Potter: non sono proprio sicura che ci volesse davvero una fic così – potevamo tutti tranquillamente sopravvivere senza, immagino – ma sono contenta che ti piaccia. Grazie, quindi, alla prossima.

   
 
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