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Autore: Goldenslumber14    28/01/2014    6 recensioni
"-Ma questo è un fottutissimo triangolo, e da entrambi i lati!-
-In che senso?-
-Nel senso dell'eterosessuale e dell'omosessuale!-"
Si sono conosciuti ad Amburgo, erano ancora dei ragazzi e nessuno di loro avrebbe immaginato che, quella città sporca e violenta avrebbe cambiato per sempre la loro vita. Un semplice incontro in uno strip club si rivela essere più significativo di quanto avessero pensato e l'unico ricordo di quell'incredibile storia, è una bambina: Marilyn. Non le hanno mai detto nulla su sua madre, volendo come cancellare ogni ricordo di quel periodo, ma Marilyn vuole sapere, e forse sarà proprio ricordando che John e Paul capiranno che non possono continuare a fingere.
Dal testo (Cap VIII):
"-Paul, non ho più nessuno, se adesso te ne vai anche te- Paul lo zittì. Disse che avrebbe sicuramente trovato un'altra donna e sarebbe stato felice -Si, e poi magari viviamo per sempre felici e contenti? Paul non è come una fiaba, io non sono come te! Hai trovato la donna della tua vita, la mia se n'è andata. So che in passato ho sbagliato, ma non lo rifarei, perché adesso so cosa significhi per me"
•momentaneamente sospesa•
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Memories Never Die

 

-Il ricordo di una vita -

 

***

 

 

 

Capitolo I:

 

-Scozia- 15:10-

 

-È la terza volta in questo mese che veniamo convocati, non si può certo continuare così- disse irritato l'uomo dai capelli corvini. Non gli piaceva quando lo interrompevano nel suo lavoro, ma per sua figlia questo andava fatto.

-Lo so Paul, ma lo sai com'è l'adolescenza, si diventa tutti più ribelli- John come al solito cercava di difenderla, visto che avevano lo stesso carattere cocciuto e provocante.

-Magari per te John, ma per quanto mi riguarda ho avuto un'adolescenza serena-

-Si, tra concerti e le troie d'Amburgo, bell'adolescenza tranquilla Paul!-

-Io per adolescenza intendo dagli 11 e i 14 anni, e mi sembra che quando mi sono unito ai Quarry Man, ne avevo 15- sottolineò Paul, guardando duramente l'amico, che però alzò le sopracciglia -15 anni, compiuti da un mese, possiamo dire che ne avevi ancora 14-.

Paul imprecò contro di lui, continuando a camminare con decisione verso l'ufficio del preside. Si fermarono entrambi davanti alla porta dell'ufficio -Ricordati che a regola in questo mese lei dovrebbe essere da te, ma visto il tuo stato non credo che saresti in grado di badarle- .

John lo spintonò irritato per poi aprire la porta. Videro il preside e Marilyn, seduta su una sedia che volse loro uno sguardo di scusa.

Si sedettero anche loro nelle altre due libere, aspettando che il preside prendesse parola. Il vecchio omone barbuto si schiarì la voce con un colpo di tosse -Mi dispiace di avervi disturbato, ma era necessario- congiunse le mani sulla scrivania guardando i due uomini -Signorina McCartney, se non le dispiace- fece un cenno a Marilyn, che se ne andò via dalla porta.

-Sono veramente rammaricato da questa situazione, ma è necessario sospenderla-.

Gli occhi di Paul a quelle parole si spalancarono più che mai -Ma perché?- chiese allibito. Mai prima di allora sua figlia era stata sospesa e anche John ne era sorpreso.

-Vostra figlia è stata sorpresa a picchiarsi con un suo compagno, e come sapete abbiamo già chiuso un occhio al terzo rapporto, doveva già essere sospesa all'epoca. Adesso non possiamo fare altrimenti-.

Paul picchiettava le dita nervoso sul bracciolo della sedia; era arrabbiato, anzi furioso con Marilyn, non poteva continuare così. -E per quanto?-

-Abbiamo deciso ieri per una settimana- disse tranquillamente il preside, come se fosse una cosa da poco.

John a quelle parole scattò -Una settimana!? Ma non le sembra esagerato per un semplice litigio tra studenti?-. Come al solito tendeva sottovalutare la situazione e a scusare il comportamento della figlia, ma ci pensò il preside a guardarlo con rimprovero -Signor Lennon, non si è trattato di un semplice litigio, ma di una rissa. Se non volete che il padre del ragazzo la denunci per poi andarci di mezzo voi, vi consiglierei di non commentare le nostre decisioni-.

John si risedette composto sulla sedia, lanciando uno sguardo d'intesa a Paul -Va bene, la terremo a casa per una settimana e porremo rimedio a tutto questo- si alzarono entrambi, percependo il professore che sospirava, come se fosse l'ennesima volta che glielo dicevano.

Trovarono Marilyn che li aspettava seduta sulla panca fuori dall'ufficio. Lo sguardo severo di Paul la trafisse come una lama.

-Andiamo- disse solamente. La ragazza li seguì con lo sguardo basso. John però non riusciva a vederla in quel modo -Su dai, non fare così- le mise una mano sulla spalla, mentre vedeva il volto di sua figlia risplendere come sempre -Mi perdonate? Prometto che non farò più una cosa del genere.-

-Non ci bastano più le promesse, vogliamo i fatti- disse Paul, cercando di essere severo, anche se ormai tutto era passato.

Continuava a pensare a quella settimana. Non poteva tenerla per tutto quel tempo con sè, aveva l'altra famiglia dopo tutto, ma non voleva nemmeno lasciarla a John, che in quel periodo era tutto fuorché affidabile.

Paul accompagnò la figlia fino alla macchina, dicendole di aspettarli un momento. Doveva parlare con John e subito.

Marilyn guardò i due camminare intorno alla scuola. Conosceva i metodi di suo padre, faceva sempre così quando doveva parlare di cose importanti con John, così si sistemò comodamente sul sedile della stramba Rolss Royce di John.

-John, non posso tenere Marilyn per questa settimana- incominciò Paul, guardando l'amico.

-Ma Paul...sai benissimo che non è il periodo giusto- John abbassò lo sguardo, provando non poca difficoltà nell’ammettere ciò che tentava di nascondere anche a sé stesso.

-Soprattutto in questi giorni- aggiunse ricordando che doveva tornare da May, a Los Angeles. Paul lo fermò prendendolo per le spalle, gli occhi fissi nei suoi -Lo so John, ma per favore, lo sai che Linda e Marilyn non vanno d'accordo, quindi fai uno sforzo- .

John abbassò gli occhi, non voleva farsi vedere sempre ubriaco da sua figlia, ma con May non aveva saputo far altro.

-Paul, avevamo deciso che finché non mi davo una calmata Mary sarebbe stata con te- ricordò duramente.

-Devi capire che lei non deve aspettare te. So che la separazione da Yoko è stata dura e lo è ancora, ma devi capire che l'amore per i figli va oltre tutte queste cose, va oltre la depressione, oltre l'alcol e ogni fottuta cosa. John, devi mettere da parte tutto per lei-.

-Tu non capisci- sussurrò John mettendosi le mani in tasca e distogliendo lo sguardo, quasi scocciato.

-Ah, non capisco? Sai, in questi ultimi anni nemmeno io sono stato uno splendore, ed è solo grazie a Marilyn se adesso sono così. Prima facevo uso regolare di droga, ma poi Linda mi ha detto che non potevo sempre ridurmi in quello stato ogni volta, sia per lei che per la famiglia. Per cui so come ti senti-

Si guardarono. Dopo tutto quel tempo si guardavano veramente.

Chissà come mai era sempre Marilyn a far risvegliare in loro certi sentimenti. John si sentì abbracciare da Paul. Non se lo aspettava, era un'azione ormai inconsueta da parte sua, ma non perse tempo a ricambiare. -Va bene Paul, tanto dovevo anche vedere Julian, sai lo porto a DisneyLand-.

Paul appoggiò la testa sulla spalla di John -Vedrai che si divertiranno- gli sussurrò all'orecchio.

Quando ritornarono alla macchina, Marilyn li aspettava fuori, appoggiata sul cofano -Ci avete messo tanto, cosa succede?-.

John le mise una mano sui capelli -Vieni da me, tesoro!- Marilyn sorrise raggiante alla notizia e lo abbracciò; le era molto mancato in quel periodo. -Dimmi che c'è anche Julian!- lo guardò con occhi preganti.

-Si, c'è anche Jules-

Lei alzò le braccia in segno di apprezzamento e si infilò di filata in macchina, voleva solo arrivare a casa per fare le valige e partire alla volta della calda Los Angeles.

 

*

 

Linda si mise le mani nei capelli ed andò da Paul -Puoi dire a Mary di fare meno confusione con il suo “secondo” padre!? Sto cercando di far dormire Stella- .

Paul l'abbracciò facendola calmare. Marilyn e Linda non andavano per niente d'accordo, anche se la prima aveva dei buonissimi rapporti con le altre bambine, soprattutto con Heather, che aveva solo due anni in meno di lei.

-Mary, hai finito la valigia?- chiese Paul dal piano terra. Sentì i passi affrettati della ragazza, che insieme a John scendeva le scale, emozionatissima di andare a Los Angeles -Sono pronta!- disse mettendosi un cappellino parasole.

Linda andò da lei sistemandola, visto che nonostante tutto il suo spirito materno prevaleva sempre.

-Linda, non devo andare dalla Regina... come ha fatto qualcuno- disse la ragazza rivolgendo un’occhiata ironica al padre. Paul rise, John era riuscito a convincerla che tutta quella storia dell'MBE fosse “un’incredibile puttanata”, e Mary non faceva altro che rimarcarlo.

-Vieni principessa- disse invece lui, aprendo le braccia. Lei lo abbracciò forte, in fondo un po' le sarebbe mancata quella famiglia, che alla fine stava diventando anche la sua, da quando non c'erano più i Beatles.

Dopo aver salutato Paul, si avviò con John, che la teneva per mano, verso l'uscita della casa. Appena la porta si chiuse Linda si girò verso il marito, che aveva uno sguardo preoccupato.

-Non ti fidi vero?- lo baciò sul collo, circondandolo con le braccia nel tentativo di tranquillizzarlo.

-Non so Linda, ma se ci sarà qualche problema, lei mi chiamerà, ne sono sicuro-.

*

 

3 giorni dopo...

-Los Angeles- 15:45

 

-Marilyn, andiamo a prendere Julian!-

Sentendo quel nome, la ragazza si riscosse. Stava guardando uno dei tanti talk show dove John era l’ospite principale e si divertiva ascoltando le risposte provocatorie che dava il padre.

-Ok- disse contenta di vedere l'amico, che era più un fratello per lei.

Anche quel giorno il sole batteva caldo sopra le loro teste, riempiendo di afa la caotica città; era tutto ben diverso dalla silenziosa e fredda Scozia.

Marilyn adorava quell'aria calda e il sole sempre presente, qualsiasi altra città che aveva visitato in Inghilterra pareva niente in confronto.

Per John invece quei tre giorni erano stati difficili, aveva disdetto tre serate con Harry Nilsson, per non tornare a casa ubriaco.

-Papà! Li vedo, eccoli!- Marilyn corse verso le due figure, che conosceva da molto tempo. Julian fu costretto a mollare le valigie, per non essere travolto da Marilyn, che lo strinse con irruenza, non avendolo visto per molto tempo. -Julian! Quanto mi sei mancato!- lui cercava in tutti i modi di scrollarsela di dosso, non riuscendo più a respirare a causa della stretta.

-Sì anche a me, ma così mi uccidi- finalmente lo mollò. Cynthia, che era proprio dietro a suo figlio, la abbracciò baciandola sulla guancia -Come sei cresciuta- commentò sorpresa guardando come pian piano stesse diventando una donna.

-I miei 14 anni si vedono eh?- chiese Marilyn volteggiando nel suo vestitino estivo. Cynthia invece, agli occhi della ragazza, non sembrava tanto cambiata. Aveva sempre i capelli biondi, raccolti in uno chignon per il caldo, e la osservava con i suoi occhi gentili. Ogni cosa in lei sembrava ispirare bontà, ma quella volta aveva lo sguardo stanco e provato.

John la salutò con freddezza; la loro separazione era stata difficile e complicata, a parere di Marilyn, e per questo l'aria tesa fra i due era palpabile. Ma per fortuna l'affetto per Julian non era venuto a mancare. Infatti John lo prese in braccio, un po’ a fatica trovandolo cresciuto -Cavolo Julian, si dice tanto delle ragazze, ma anche i ragazzi non ci scherzano con la crescita-

Lo appoggiò per terra, guardando suo figlio che finalmente rideva, felice di rivedere finalmente suo padre.

May invece era molto contenta di conoscere Cynthia, con cui si dimostrò subito aperta e gentile -È un piacere conoscerti e...vorrei farti una domanda se non sono indiscreta... Marilyn è tua figlia?-.

Cynthia rise, non era la prima a farle quella domanda, tutti avrebbero pensato che fosse sua figlia, dopotutto era l’ipotesi più logica da fare. -No, purtroppo questa peste non mi appartiene- rispose scompigliando scherzosamente i capelli di Marilyn.

May arrossì un pochino -Perché sai, la vedevo molto affezionata a Julian per cui pensavo...- la donna bionda la zittì -Non ti preoccupare, non sei la prima a pensarlo-.

Il ghiaccio iniziale si era finalmente rotto, e il viaggio in macchina fu pieno di chiacchiere e risate. John si era offerto di accompagnare Cynthia e Julian fino all'hotel, dimostrandosi più disponibile del previsto. Per la bionda non sembrava vero; che quella May avesse fatto qualcosa a John, che sembrava improvvisamente così diverso?

-Beh Cyn, tu ti fermi qui, domani vengo a prendere Julian- John la salutò normalmente. Marilyn volle riabbracciare suo fratello prima di rientrare in macchina -Domani guerra aperta con l'autoscontro, Lennon- gli sussurrò lei. Julian sorrise sarcastico -Vedremo chi vincerà, McCartney-

Marilyn mentre si allontanava gridò -Questa è una sfida Lennon/McCartney!- Julian rise salutandola.

 

*

 

La ragazza guardò incuriosita suo padre, che da quando erano tornati a casa, parlava ininterrottamente al telefono con un tipo misterioso. Lo vedeva ridere e scherzare, per cui pensò fosse un amico.

-Va bene, allora a stasera- disse John rimettendo la cornetta sul telefono. Si sfregò le mani soddisfatto -Stasera si cena fuori May!- avvertì la compagna con fare entusiasta, per poi buttarsi sul divano.

Marilyn lo guardò interrogativa -Con chi?- chiese sistemandosi i capelli castani. -Con Harry- disse John ridendo mentre pensava alla buffa faccia dell'amico -Vengo anche io immagino- dichiarò felicemente Marilyn. Purtroppo John dovette contraddirla: non aveva intenzione di portarla con loro, aveva paura dei possibili esiti di quella serata e non voleva che sua figlia diventasse una triste spettatrice di tutto ciò. Ma d’altra parte non poteva resistere.

-Ma papà! Perché non posso venire?- chiese nuovamente lei cercando di intenerirlo con le facce più dolci che riusciva a fare.

-Io ed Harry parliamo solamente di lavoro- provò a scusarsi.

La figlia lo guardò sospettosa, avendo capito che non era quello il problema -Papà, sono stata dieci anni della mia vita a guardarvi suonare nello studio e ormai penso di saperne almeno quanto te in fatto di musica, quindi anche se non me lo vuoi dire, so che non è questo il problema-

John rimase in silenzio. Certe volte si sorprendeva di quanto riuscisse a cogliere ogni suo pensiero anche quando cercava di mentirle. Lo conosceva troppo bene.

Alla fine riuscì a convincerla noleggiandole un film in cassetta, che voleva da tempo vedere. Mandò May a prendere la pizza, che arrivò quasi subito, in modo che Marilyn potesse avere tutto ciò di cui aveva bisogno.

-Allora noi andiamo- disse John mettendosi il cappello. Mary alzò il pollice in segno affermativo, mentre addentava la pizza con gusto.

*

 

Erano passate da poco le quattro, quando Marilyn sentì la porta aprirsi. Era nella sua camera da letto ma, aguzzando l'udito, capì che quella voce distorta e impacciata apparteneva a John. Sospirò arrabbiata, odiava quando suo padre si ubriacava, diventava più lunatico di quanto non fosse già, e non lo sopportava.

Si alzò dal letto, non sarebbe riuscita a dormire comunque.

Nell'atrio vide John, che barcollava ridendo istericamente senza un vero motivo. -Ah, ciao Marilyn, era bello il film?-

La figlia scosse la testa con rassegnazione ed andò ad aiutare il proprio padre. -Si era molto bello, ma adesso devi andare a dormire- lo prese sotto braccio mentre rideva ancora -Cos'è questo scambio di ruoli? I bambini come te non possono stare svegli a quest’ora-

-Con il casino che fai mi stupirei se riuscissi anche a chiudere occhio- rispose sussurrando, più che certa che non la sentisse.

Lo trascinò in camera, dove May stava già dormendo. Lo appoggiò piano sul letto, attenta a non fare troppo rumore. -Ora ti metti qui e dormi intesi?- guardò suo padre, che seduto sul letto la osservava con gli occhi socchiusi -Sei il mio angelo custode- le sussurrò dolcemente infine, facendole una delicata carezza sulla guancia.

Marilyn sorrise dandogli una leggera botta sul capo -Dai John, vai a dormire, domani si va a DisneyLand- lui annuì e si infilò sotto le coperte, abbracciando May. La ragazza sorrise e se ne ritornò in camera, dove finalmente riuscì a dormire.





Angolo Autrice:
Allora, sono molto emozionata, perchè questa è la prima long fic slash che pubblico. Premetto che la storia non sarà per niente come l'ultima che ho scritto (scontata e lunghissima), ma già dall'avvertimento triangolo si capisce che è un pochino diversa.
Spero di avervi incuriosito anche un minimo. Mi piacerebbe sentire dei vostri pareri al riguardo, sono accettate anche le critiche (costruttive please).
Quindi vi saluto
xxx

L'autrice che forse cambierà nome.

  
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