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Autore: _Reset_    28/01/2014    0 recensioni
Lydia è diversa dagli altri: vede il mondo in modo differente. Tutti vedono ciò come un difetto, ma se fosse un pregio? E se quello fosse solo un brutto incubo?
Genere: Introspettivo, Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Lydia! Lydia, svegliati!- sussurrò dolcemente Timothy arruffandole i capelli. La bambina lentamente aprì gli occhi e sorrise al suo piccolo aristotopo.

Dalla finestra a forma di cuore entrava la chiara luce mattutina che illuminava tutta la sua cameretta circolare. Dalla porticina a forma di nuvola entrò la madre proprio mentre Lydia e Timothy si stavano abbracciando. - Tesoro, metti il peluche sulla sedia nell'angolo della stanza e preparati: devi andare a scuola!- sussurrò dolcemente facendo ridere la bambina che subito rispose:- Ma mamma, non ci sono angoli nella stanza! E poi Timothy non è un peluche, è vivo!-. La donna sbuffò ed uscì dalla cameretta cercando di non mostrarsi scocciata. La bambina ed il topolino aristocratico iniziarono a ridere insieme, poi l'aristotopo borbottò:- È meglio se ti prepari, Lydia. Dobbiamo andare a scuola e la strada è lunga...-.

Fecero insieme la colazione, si lavarono insieme i denti ed il topino aiutò la bambina a scegliere i vestitini.

-Non correre sulle scale, tesoro!- le gridò la madre facendo ridere nuovamente i due amici mentre si affrettavano lungo la rampa a spirale che li portava all'arco sotto cui c'era la pesante porta che si apriva su quel paese che a Lydia e Timothy piaceva tanto.

Si fermarono alcuni istanti per osservare le bellissime case a forma di alberi, fiori, cuori e altre stravaganti immagini. Poi, tenendosi per mano, iniziarono a salterellare lungo il sentiero di mattonelle irregolari. Incontrarono alcuni compagni della bambina che apparentemente avevano molta fretta: camminavano seri guardandosi la punta delle scarpe ed alzavano lo sguardo solo quando incrociavano qualcuno con il loro stesso atteggiamento. Lydia e Timothy salutavano tutti con un sorriso; salutavano anche le comari, il panettiere e il poliziotto che li aiutava ad attraversare la strada davanti a scuola. L'unica risposta che ricevevano erano sguardi scocciati o derisioni, ma loro ormai si erano abituati a quella reazione.

Ridevano insieme passeggiando sul sentiero curvo contornato da aiuole floreali molto colorate ed alcune volte si fermavano per godere del loro profumo. Gli altri invece calpestavano l'erba e ignoravano il percorso del sentiero seguendone uno proprio immaginario rettilineo, probabilmente perché avevano fretta, pensava Lydia.

Eppure era un peccato!

Per fretta, noia o una qualsiasi altra causa tutti gli abitanti del paese vedevano tutto in modo regolare e neutro: le camere quadrate, le porte e finestre rettangolari, i sentieri dritti, le case a parallelepipedo, … nessuna curva, irregolarità, bellezza, nessun colore o profumo.

Anche Michael, l'amico di Lydia, era così, ma per lo meno la salutava e le parlava, cercando di convincerla che ciò che lei vedeva era solo un'illusione, un suo desiderio nascosto, un sogno.

Camminavano insieme verso scuola: Timothy e lei lungo il loro sentiero intricato, ma divertente, mentre Michael seguiva il percorso dritto e noioso calpestando l'erba e i fiori delle aiuole.

Da un certo punto di vista però era comodo essere diversa, pensava Lydia. Infatti a scuola Timothy poteva aiutarla senza che la maestra li riprendesse e poteva suggerirle delle risposte per quei bambini cattivi che la prendevano in giro. In questo modo lei non si sentiva mai sola né triste.

A volte andavano a giocare a casa di Michael. L'abitazione era sferica, mente la camera aveva la stessa forma delle picche delle carte da scala. Lì giocavano insieme lei, Timothy, Michael e tutti i peluches del bambino, tra cui l'orsetto Pippo. Si divertivano molto insieme. Ridevano e giocavano ignorando le loro differenze; lui accettando la stravaganza della bambina e lei essendo comprensiva per le monotonie di lui. In quei momenti il tempo si fermava e tutto scompariva, tutto tranne loro. Non c'era nessuno a giudicarli o a criticarli; c'erano solo loro.

Purtroppo Lydia non andava tutti i giorni a giocare a casa di Michael, anche se le sarebbe piaciuto, quindi ogni volta che andava, portava cinque biscottini al burro per Pippo, perché sapeva che gli piacevano tanto, ma che Michael non gliene dava, ritenendo che fosse inanimato.

Tornando a casa Lydia e Timothy si fermavano sempre lungo il sentiero per raccogliere dei fiori per la madre che sempre si fingeva molto felice e sorpresa del regalo, ma che poi buttava il giorno dopo. La bambina lo sapeva, ma non se la prendeva; sapeva che la mamma le voleva tanto bene, però purtroppo anche lei era come tutti gli altri e non riusciva ad apprezzare completamente la pura bellezza.

Il pomeriggio Lydia faceva i compiti con l'aiuto dell'aristotopo soprattutto per studiare storia e geografia.

La sera poi cenavano insieme ai genitori. Lydia raccontava loro la sua giornata, i vari giochi fatti, le lezioni, le nuove forme di nuvole scoperte nel cielo e molte altre cose che voleva assolutamente condividere con loro. Dopo averla ascoltata seriamente però i genitori iniziavano a parlare di lavoro, tasse ed altre cose serie che annoiavano la bambina che quindi cominciava a chiacchierare con Timothy.

Prima di andare a letto i due amici si sedevano vicino al davanzale della finestra e fissavano quel bellissimo cielo pieno di stelle che tanto li intrigava. Giocavano a lungo a cercare delle figure formate dalle stelle collegate fra loro ed ogni sera ne trovavano di nuove, sempre più bizzarre e divertenti. Prima di andare a letto poi Lydia ripensava alla giornata trascorsa: agli atteggiamenti della mamma, delle comari, del panettiere, del poliziotto, dei suoi compagni, di Michael...

- Timothy, perché nessuno vede il mondo come lo vedo io? Ho qualcosa che non va?- chiedeva sempre la bambina, ma il topino la confortava sussurrandole dolcemente:- No, cara, tu sei perfetta come sei!-.

Mentre Timothy si accoccolava già nel lettino, la bambina alzò lo sguardo un'ultima volta verso il cielo e, rivolta verso quella che l'aristotopo le aveva detto essere la sua stella, sussurrò:- Per favore, fa che domani tutti vedano ciò che vedo io, fa che siano tutti come me, fa che il mio sogno diventi realtà!-.

Entrò nel letto e strinse forte a sé il suo caro amico.

- Buona notte!- sussurrò mentre lentamente le si chiudevano le palpebre.

- Lydia, tesoro, svegliati!- esclamò la voce della mamma preoccupata.

- Lydia, svegliati, cara!- mormorò la voce di Timothy.

La bambina aprì gli occhi sbadigliando vistosamente, poi borbottò:- Cosa c'è, mamma? Sono tardi?-.

La madre le arruffò dolcemente i capelli, poi sussurrò:- No, tesoro, ma stavi avendo un incubo e Timothy ed io eravamo preoccupati!-.

La bambina sorrise e si alzò dal letto per guardare fuori dalla sua finestra a forma di cuore, poi si voltò di scatto ed esclamò:- Tu e Timothy? Quindi lo senti anche tu ora?-.

La madre scoppiò in una dolce risata insieme all'aristotopo, poi disse:- Certo, tesoro! Se l'ho sempre sentito, perché non dovrei sentirlo anche oggi?-.

Lydia li guardò perplessi: ma come era possibile?

Decise allora di raccontare quello che aveva vissuto chiedendone spiegazione.

- Era solo un incubo, cara!- mormorò Timothy confortandola.

Lydia però non poteva crederci: le era sembrato tutto così reale! Non poteva essere solo un incubo!

- Tesoro, mentre ti vesti io e Timothy prepariamo la colazione, ok?- esclamò la madre uscendo dalla stanzetta circolare.

L'aristotopo raggiunse la porta appena dopo la donna, ma si fermò e si voltò a guardare la bambina.

- Ci sono due possibilità, cara: o quello era un incubo, oppure questo è un bellissimo sogno!- le sussurrò facendole l'occhiolino, poi scomparve dietro la porta.

  
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