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Autore: Foglia 21    28/01/2014    0 recensioni
Cosa succederebbe se un avvenimento sconvolgente avesse devastato il mondo sovrannaturale? E se una parte dei vampiri fosse stata reindirizzata verso una nuova vita? Un essere immortale può davvero dimenticare il proprio amore di secoli per lasciarlo vivere una nuova esistenza?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Aro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Tornare finalmente a casa, dopo quella giornata assurda, fu un sollievo. Mi sentivo malissimo e l’unica cosa che volevo fare era stendermi a letto e non pensare più a niente. Non appena aprii la porta di casa fui contento di scoprire che non c’era nessuno ad attendermi. Mi chiusi in camera e mi rannicchiai sul letto, nascondendo il viso nel cuscino. La testa mi stava facendo impazzire, ma l’azione di alzarmi per prendere un’aspirina mi sembrava troppo faticosa persino da pensare.

Probabilmente mi addormentai, perché mi svegliai di soprassalto quando mio padre bussò alla porta. “Will? Ci sei?”

Mi guardai attorno confuso, l’orologio segnava le sette e dalla finestra non proveniva nessuna luce se non quella del lampione serale.

“Hey, tutto bene?”. L’uomo era entrato nella stanza e mi osservava preoccupato.

Non appena accese la luce dovetti chiudere gli occhi e voltare la testa bruscamente. Mi sentivo ancora peggio di quando ero tornato e le immagini della visione cominciavano a riaffiorare. Sentii una mano poggiarmisi sul viso e poi un sospiro. Per qualche minuto non sentii più nulla, poi mio padre tornò e l’ultima cosa che sentii fu il bip del termometro.

 

Essere ammalati porta sempre una serie di vantaggi. Mezzo stordito per la febbre avevo passato tre giorni di assoluto riposo in compagnia della televisione. Inutile dire che Sulpicia non si era fatta vedere, procurandomi un sentimento di ansia mista a rabbia; un’assoluta novità insomma.

La prima volta che uscii fu alle sei di pomeriggio del giovedì, per andare a comprare qualche stupidaggine al supermercato. Visto che mio padre mi aveva nutrito a brodini e verdurine per tutto il tempo, sentivo l’assoluto bisogno di qualcosa di dolce e insano. Naturalmente nell’ultimo periodo non potevo neppure andare a fare la spesa senza che mi succedesse qualcosa di terribilmente catastrofico. Stavo attraversando il parco deserto quando sentii dei rumori dietro di me. Mi voltai di scatto, pensando di vivere una delle solite scene da film in cui lo sfigato di turno si gira e non c’è nessuno. Ma non fu così, purtroppo, perché vidi un uomo a pochi passi da me. I suoi occhi rossi non erano certo rassicuranti e in un lampo raggiunsi la consapevolezza di essere in pericolo. Per la seconda volta nel giro di una settimana mi ritrovavo nella stessa spiacevole situazione.

Era buio ma potevo chiaramente vedere la pelle diafana e la anormale bellezza di quel ragazzo immortale. Indossava dei jeans e una giacca di pelle simile alla mia. Disordinati riccioli biondi gli incorniciavano il viso.

“Chi sei?”. Formulai la prima domanda che mi saltò in mente, indietreggiando il più possibile nel frattempo.

“Dov’è lei?”. Senza che me ne rendessi conto mi ritrovai nella sua morsa, con le sue braccia che bloccavano le mie dietro la schiena. Lo sconosciuto mi annusò il collo, sospirando esasperato. Cosa voleva quel vampiro da Sulpicia?

“Non so di cosa stai parlando…”. Mentire era l’unica cosa che non avrei dovuto fare. Mi resi conto di stare volando solo quando sbattei con violenza contro il tronco duro di un albero. Crollai a terra gemendo e portandomi una mano alla schiena, che bruciava in modo insopportabile. Davanti al mio raggio visivo offuscato apparve di nuovo il nemico, che mi prese per il bavero della giacca e mi sollevò. “Sai bene cosa posso farti!” disse furibondo, con gli occhi che parevano ardere. “Non ti conviene giocare con me! La vita che ti è stata donata per me non vale niente! E ci vorrebbe un niente anche per togliertela!”

Aveva ragione, ma se anche avessi saputo qualcosa non avrei tradito la donna che amavo. “Non so di cosa parli!” esclamai con una convinzione che non credevo di possedere.

La sua mano sul mio collo mi tolse il respiro in pochi secondi. Chiusi gli occhi aspettando la mia miserabile fine.

L’aria che mi solleticava i polmoni fu del tutto inaspettata, come l’urlo che mi giunse alle orecchie e la sensazione del mio corpo appoggiato di nuovo al tronco dell’albero. Trovai il coraggio di guardare e ciò che riuscii a distinguere furono due offuscate figure immerse in una lotta selvaggia. Ma tutto era troppo veloce e avvertivo la sensazione di qualcosa di liquido che mi impregnava la maglietta. Ero ferito e quando mi passai di nuovo una mano sulla schiena la ritirai coperta di sangue. Crollai a terra e rimasi cosciente fino a che le urla non si tramutarono in silenzio.

Poi mi sentii sollevare e distinsi il volto di Tiziano che mi sovrastava. Va proprio di male in peggio, pensai prima di perdere i sensi.

  
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