Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Summer_199    29/01/2014    0 recensioni
Tiffany è alla ricerca di se stessa, del senso della vita, di ciò che la fa sentire viva...però deve mettere da parte le insicurezze che una madre alcolizzata e l'abbandono del padre e del fratello hanno generato in lei. Con una scuola diversa, degli amici nuovi, due amori in contrasto e la musica...la sua vita ha una scossa che la fa migliorare, sbagliare, crescere.
-Alla fine quello che conta è dare un senso alla propria esistenza, trovare se stessi...essere felici- dice lei.
-Già, alla fine ti ho trovato- le dice lui.
-Allora è l'inizio-.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
WHO I AM...
Sballottata di qua e di là dalla marea di studenti che si riversava senza fretta dentro la scuola dovevo sicuramente avere un'aria perduta. Del resto era normale…insomma, non conoscevo nessuno e aspettavo che qualcuno mi dicesse quello che dovevo fare, perché non ne avevo la minima idea. Così diedi ancora un’occhiata alla bacheca di fianco alla porta della segreteria come per sfidare a trovare una risposta diversa da quella che avevo già guardato decine di volte ormai.
Quella mattina non volevo lasciare mia madre, dopo l’estate era molto migliorata e beveva solo di tanto in tanto. Temevo che se non fossi più stata così presente come nei mesi precedenti si sarebbe potuta lasciare andare di nuovo. Io ero tutto quello che le rimaneva, dopo che mio padre e mio fratello se n’erano andati.
 Mi distolsi dai miei pensieri improvvisamente, cascando dalle nuvole. C’era un ragazzo che mi stava parlando, cercando di attirare la mia attenzione, che poco prima era apparentemente rivolta ai corsi delle varie classi
. -Ciao- disse –sei nuova?-
-Sì- dissi sorridendo -...si vede così tanto?- domandai esitante.
-Un po’- disse serio, poi le sue labbra si distesero in un gran bel sorriso -Tranquilla, in ogni caso è normale “sta cominciando un nuova fase della nostra vita”- disse citando quello che ci ripetevano sempre gli adulti, cioè...mia madre no.
-Eh sì, così dicono- dissi impacciata –Tu cosa studi?- chiesi per tentare di tenere viva la conversazione con quel ragazzo che pareva simpatico e gentile, ma anche perché mi interessava davvero la risposta. A giudicare dalla corporatura muscolosa e perfetta sicuramente era un ballerino. Aveva capelli ricci e marrone scuro, non troppo corti ma neanche troppo lunghi, espressivi occhi nocciola, lineamenti decisi e regolari e, forse, tutto ciò era il motivo di occhiatine civettuole da parte delle ragazze nel corridoio.
-Suono il pianoforte e recito – ah, allora a cosa era dovuto quel fisico statuario? -E tu?- chiese poi gentilmente.
-Canto e suono il pianoforte e il violino ma non sono così brava- dissi, ancora incerta riguardo la scelta di quella scuola.
-Mi piacerebbe un sacco sentirti, secondo me hai una voce splendida! Si sente quando parli- Arrossita un po’ dall’ imbarazzo farfugliai qualcosa sul fatto che non era vero. Ecco un lato di me molto esasperante con cui convivo da quasi sempre e che mi ha frenato in un sacco di occasioni: essere modesta, insicura e sempre pronta a screditarmi. “Ok”, mi dissi decisa, “piantala con il tuo solito pudore del cavolo e sii spontanea!”. Bene. A quel punto mi stavo facendo anche dei monologhi interiori, come i protagonisti delle serie tv … qual era quello su mtv?
-Non mi hai detto il tuo nome!- feci notare -Io sono Tiffany.
-E io sono Justin- si presentò porgendomi la mano e stringendo la mia. Nel frattempo i corridoi si erano svuotati e una buona parte degli studenti si era dileguata nelle varie aule e sale così entrambi ci risvegliammo dalla bolla insonorizzata che quella conversazione aveva costruito intorno a noi e imboccammo un corridoio. Io feci per andare a destra e lui disse:
-Ti va se ci vediamo a pranzo? Sei la mia prima conoscenza.- propose.
-Certo!- dissi contenta a.
-A dopo, allora…-
-A dopo.-
...
Tutti i cantanti e i musicisti erano stati riuniti in un grande ed elegante salone che riusciva a contenerci tutti. Il soffitto era alto e affrescato, lisce colonne di marmo bianco erano poste agli angoli delle pareti, le finestre grandi e luminose. Gli altri studenti chiacchieravano tra loro nervosi ed eccitati e…sentii qualcuno finirmi addosso. Mi voltai e vidi una ragazza riccia con le lentiggini e grandi occhi verdi che mi guardava un po’ sbigottita e imbarazzata.
-Oddio, scusami! Ero distratta, tutto ok?- esclamò dispiaciuta.
-Si si, non preoccuparti. Succede, anche a me. Troppe volte però!-
-Be' allora adesso hai incontrato una persona che potrebbe essere peggio di te!- disse allegra, con i suoi capelli mossi rosso ramato e un paio di occhi sinceri. Ci sorridemmo finché io non mi presentai e lei disse:
-Piacere, mi chiamo Kimberly- disse amichevole mentre raccoglieva un quaderno che le era caduto di mano. Chiacchierammo e scoprii che aveva una sorella e tre fratelli, tutti più grandi e mi raccontò della sua numerosa, rumorosa e buffa famiglia. Quando venne il mio turno dissi semplicemente:
-Siamo solo io e mia madre-. Suonava l'arpa ed il flauto traverso. Aveva una passione sfrenata per i manga e voleva andare a visitare il Giappone. Quella ragazza metteva di buon umore, mi stava contagiando fin da subito con la sua spensieratezza, mi piaceva. Dopo avere richiamato l'attenzione di tutti, lessero ad alta voce i nomi dei vari studenti che dovevano andare nelle classi e io e Kimberly eravamo insieme! O perlomeno in quella lezione. Entusiaste, seguimmo un professore che ci condusse in classe insieme agli altri compagni. Una stanza piccola e bianca, con una lavagna digitale ed un computer moderno sulla cattedra, ci dissero che era l'aula per le lezioni teoriche. Ci fecero fare il giro della scuola e per le lezioni pratiche c'erano sale da ballo con pavimenti di legno nuovi, sbarre e specchi che rivestivano interamente le pareti. In alcune c'erano già degli studenti che si stavano riscaldando, mettendosi una gamba sopra la testa o tirando in alto la gamba all'altezza dell'orecchio, il tutto apparentemente senza il minimo sforzo. Avevo sempre ammirato chi si muoveva con quella grazia che emanava maestosità e perfezione, come una creatura surreale. C'erano palcoscenici enormi, provvisti di lunghi sipari rossi di velluto spesso, con un'acustica perfetta, lo spazio tra la platea e il palco per i musicisti. C'erano le aule di canto: una aveva le pareti di legno, arrotondate verso l'interno ai lati, con un soffitto altissimo, effetto che donava un'acustica meravigliosa. Questo fece dell'aula la mia preferita fra tutte. Nelle ore successive Kimberly seguì i miei stessi corsi come primo giorno di scuola e, conoscemmo Brooke. Era una ragazza sveglia, aperta e risoluta, sembrava che sapesse il fatto suo, suonava il la chitarra e la batteria e si vestiva in modo strano...ma tutti erano stupendamente strani li' che ognuno poteva essere se stesso senza essere giudicato troppo male!

 A pranzo cercai con lo sguardo di individuare Justin e lo trovai seduto ad un tavolo vicino alle finestre. Brooke era andata con alcuni suoi amici e ci aveva salutate mentre Kimberly era con me e stavamo chiacchierando. Mi trovavo molto bene con lei ed era bello poterlo dire di una persona solo qualche ora dopo averla incontrata! Così le dissi:
-Kim, possiamo sederci a quel tavolo, ho detto al ragazzo seduto, Justin, che avrei pranzato con lui, per te va bene?-
-Sicuro!-. Ci dirigemmo verso il tavolo e quando Justin mi vide fece un largo sorriso nella nostra direzione, che e io ricambiai.
-Ehi ciao!-
-Ciao, ti presento Kimberly, frequenta con me il corso di musica e ballo, quello per principianti!- dissi e all’ultima affermazione ci scambiammo uno sguardo d’intesa e trattenemmo una risatina. Era un corso per principianti mica senza un motivo. Avevamo scherzato e riso tutta l’ora della goffaggine nostra e dei nostri compagni, tra i quali, c’era chi non lo aveva gradito.
-Dubito che le altre lezioni saranno così spensierate- sospirò Kimberly.
-Già,saranno dure. A te invece come è andata, Justin?-
-Abbastanza bene però c’è un professore davvero cattivo specialmente con un paio ragazzi! E' bravissimo, su questo non ci piove ma è fatto a modo suo.- rifletté –Si chiama Mr. Crawford e ha un gigantesco neo di fianco al naso, con qualche disgustoso pelo lungo che gli cresce sopra- aggiunse con una nota divertita. Kim e io scoppiammo a ridere davanti a quella sua uscita dalla facciata di bravo ragazzo.
-Purtroppo credo di averlo incrociato in corridoio mentre andavo in bagno! E stava brontolando-disse Kim.
-Dalla descrizione si addice- e ancora risatine.
-Be’, non avete mai visto il mio professore di arte del liceo…-intervenni io. Prendere in giro i professori è una routine per gli studenti, alleggerisce la serietà dei primi e strappa sorrisi ai secondi.  Tolta quella routine era il corso pomeridiano che mi aveva riservato delle sorprese.

I corsi pomeridiani non erano obbligatori,guadagnavi dei crediti e duravano un'ora. C'erano solo nei pomeriggi dove non si tenevano le lezioni normali, cioè di martedì, venerdì e sabato. Io seguivo quello di canto. Lezioni di canto per i duetti, approfondendo. Lo trovavo utile per imparare ad usare la mia voce in vari modi. C'erano altre cose come la creazione di coreografie, o recitazione muta eccetera eccetera. La classe era quella con le pareti di legno arrotondate, “la mia preferita!”, pensai contenta. Speravo di conoscere almeno qualcuno, ma invece non vidi nessuno di vagamente familiare. C'erano molti studenti più grandi e questo bastava a rendermi più intimorita di quanto già fossi. Tutti sembravano già avere un posto, un ruolo in quella classe. E mi sentivo persa per la seconda volta nella giornata.
Infine mi sedetti ad un banco ne' troppo avanti, ne' troppo dietro. Quello di fianco era vuoto ma un ragazzo lo stava velocemente occupando, fissandomi. Insistentemente. Dio no, odiavo la gente che mi fissa, mi metteva sempre in soggezione, a disagio e in imbarazzo. "Speriamo che smetta presto"... Il ragazzo continuava a fissarmi, pareva divertito dalle mie emozioni. Sembrava stesse facendo apposta, come un gioco. "Oh, ma non la smette!". Esasperata punto gli occhi nei suoi e gli dico:
-Ti serve qualcosa?- per fortuna la nota infastidita della mia voce si confondeva bene, non appariva troppo. La sua espressione non cambiò, anzi, era più intensa. Con le carnose labbra rosate tratteneva un sorriso mentre gli occhi erano birichini e maliziosi...e non potei fare a meno di notare il loro colore verde smeraldo, risaltato dai capelli corvini e ribelli.
-Sono Nick- disse ammiccando. 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Summer_199