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Autore: KikiShadow93    29/01/2014    7 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
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Prima di cominciare: Grazie per le magnifiche recensioni -giuro, le ho adorate!- di Lucyvanplet93, Yellow Canadair, ankoku, Okami D Anima, Monkey_D_Alyce e iaele santin.
Grazie anche a: ankoku, Dark_witch3, D_ann, evelinstar31, giada1999, Incantatrice_Violeta, Jollyna, Monkey_D_Alyce, Okami D Anima, Portuguese D Ice, SmyleCathy e Yellow Canadair per averla messa tra le preferite; Azzu___, Balalaika_, Chaki Tanimura, girosolomina, Ikki, Kyuubi10, LallaOrlando, Mistery_Lawliet, Portuguese D Ice, Portuguese D Rogue, Puffetta96, SmyleCathy, Vivi y, Yellow Canadair, Zefiria BlackIce, _ K a r i n 
 e  _Takkun_ per averla messa tra le seguite; Portuguese D Ice per averla messa tra le ricordate.
Davvero gente: GRAZIE MILLE DI CUORE!

 

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«Capo, lasciaci riprovare!» ripete per l'ennesima volta Geri, sbracciando e sgranando gli occhi all'inverosimile.
Il fratello, come sempre al suo fianco, si tiene pronto a frapporsi tra lui e il loro Signore nel caso questi scatti per picchiarlo un'altra volta, più che disposto a prenderne al posto suo.
Ma non fa niente. Rimane immobile di fronte alla finestra, la leggera nebbia che è calata insieme alla notte immerge quell'enorme maniero in cui ormai passa buona parte del suo tempo. Guarda fuori dalla finestra con aria dura e pensierosa, incurante delle urla del suo sottoposto alle sue spalle.
Quando sono tornati a mani vuote, la delusione è stata così accecante da impedirgli di imbrigliare la sua furia e “costringerlo” a picchiarli come mai aveva fatto in tanto tempo, riducendo il giovane Geri in fin di vita.
I due però non demordono, come mai hanno fatto prima, e l'idea di essere stati declassati, che l'altro sia stato mandato al posto loro, semplicemente li manda fuori di testa.
Da un lato, immobile come una statua, con quell'arrogante sorrisetto ad increspargli le labbra sottili, Wulfric guarda la scena con un'incredibile gioia che lo invade dalla testa ai piedi. Non ha mai visto di buon occhio quella coppia di buoni a nulla, e vederli soffrire così per le mancate attenzioni del loro sovrano lo manda semplicemente in estati.
Ma questo suo momento di puro godimento viene infranto quando il grande portone principale si apre e appare lei, la Regina, colei che tutti lì in mezzo temono e rispettano oltre ogni limite.
È stanca, il respiro è affannato e gli occhi sono cerchiati da profonde occhiaie violacee. La pelle generalmente di un colorito abbronzato è di un pallore malsano, i capelli lasciati liberi e spettinati. Le preziose vesti sono sostituite da una lunga tunica bianca, semplice e larga.
«Dov'è?» ansima a corto di fiato, reggendosi a stento allo stipite della porta.
Wulfric le va incontro, afferrandola per le spalle e sorreggendola.
«Torna nelle tue stanze.» mormora con tono insolitamente gentile, cercando di farla uscire senza farle male. Viste le sue precarie condizioni basterebbe una sola mossa falsa per spezzarla definitivamente.
Lui si volta, guardandola con il solo occhio che gli rimane, scrutandola nel profondo, senza scomporsi minimamente «Ho mandato qualcuno a prenderla.» la informa con voce tuonante ed estremamente seria, dandole di nuovo le spalle per osservare i suoi corvi innalzarsi nell'oscurità della notte. Un lieve ringhio gli risale per la gola, facendo indietreggiare automaticamente i due fratelli.
«Non falliremo questa volta.»
Wulfric accompagna la donna fuori dalla sala, scortandola fino alla sua camera, mentre un pensiero per lui sin troppo divertente gli ronza in testa.
'Questo fallimento sarà ancora più pesante, Imperatore.'


Se la prima volta pensavo che tutta questa oscurità fosse terrificante, adesso non riesco a far altro che pensare che sia il posto più bello del mondo. Non c'è niente qui che può farmi male, nessuno che prova ad uccidermi e nessuno che muore sotto ai miei occhi.
L'unica pecca sta nel fatto che l'uomo dei sogni è sempre qui.
Anche adesso è qui, fermo con lo sguardo rivolto verso l'alto, e come sempre mi da le spalle.
Ho provato a capire chi sia, ma ogni volta se ne esce fuori con qualcosa di completamente senza senso. Ho imparato quindi a limitarmi a guardarlo, aspettando che sia lui ad iniziare un qualsiasi tipo di conversazione. Almeno non devo provare paura.
Seguo il suo sguardo verso l'alto, adesso, cercando quel qualcosa di inesistente che attira tanto la sua attenzione. Che gli piaccia così tanto il nero?
«Ti danno la caccia, sai?»
Abbasso lo sguardo su di lui, non trovandolo più.
Mi volto di scatto, cercandolo freneticamente, senza però riuscire più a vederlo.
«Perderai ogni cosa...» sento la sua voce, sono sicura che sia ancora qui, ma non lo vedo più da nessuna parte «...uccideranno chiunque si frapporrà tra te e loro.»
Vedo i suoi occhi, nitidi come dei gioielli preziosi che splendono nell'oscurità.
Vedo il male, la rabbia, la follia.
Non c'è amore in loro, neanche l'ombra.
«Ti strapperanno la libertà!» la sua voce diventa più roca, più rabbiosa «Ti strapperanno le ali e ti costringeranno in una gabbia!»
Indietreggio automaticamente, cercando di fuggire a questi occhi maledetti, con il cuore che batte più forte.
Ma poi un velo di tristezza li copre, e non mi guardano più. Svaniscono lentamente nel buio, lasciandomi sola.
«Non puoi niente contro di lui...»


Un forte gracchiare la sveglia, i deboli raggi lunari illuminano i suoi occhi stanchi.
Il corvo è lì, appollaiato sul suo oblò, che la osserva con attenzione. Non è la prima che lo rivede da quando, tre giorni prima, li ha condotti inspiegabilmente verso la misteriosa isola.
Lo osserva a sua volta, sbuffando sonoramente e rigirandosi dall'altra parte, decidendo giustamente di ignorarlo.
L'animale, disturbato da quel gesto sgarbato, vola via, sparendo nell'oscurità così come era arrivato, lasciandola momentaneamente in pace.
Si gira a pancia in su, Akemi, ormai completamente sveglia, e sovrappensiero si rigira i capelli incredibilmente cresciuti tra le dita affusolate, sentendoli sfibrati e deboli.
Sbuffa di nuovo, infastidita da quei suoi cambiamenti fisici sin troppo frequenti. Per sua fortuna quanto meno la crescita si è rallentata, facendola cambiare di pochissimo ogni giorno. In particolar modo le crescono capelli e unghie, che ormai maschera mettendoci della vernice bianca in cima, facendole sembrare completamente volute e finte.
Alza le gambe per aria, osservando i muscoli lievemente sviluppati e le orribili unghie dei piedi, anch'esse nere e leggermente a punta, fortunatamente non lunghe come quelle delle mani.
'Ma qualcosa di normale in me no, eh?'
Si alza a sedere di scatto, acciuffandosi i capelli in una coda disordinata, alzandosi poi in piedi e girottolando per la cabina, cercando con gli occhi una qualsiasi cosa che possa tenerla occupata e, magari, ridarle il sonno.
Ormai ha imparato che quando si trova in quell'oblio nero si sveglierà nel momento esatto in cui l'uomo dei sogni decide di andarsene.
Per un attimo si trova a ripensare a lui, domandandosi chi sia e perché parli in modo così criptato, assumendo spesso atteggiamenti eccentrici, come quando lo ha trovato intento a fare un solitario con delle carte spuntate da Dio solo sa dove. Si ritrova a sorridere a quel pensiero, ricordandosi di come si arrabbiò e distrusse le carte quando il gioco non gli riusciva.
Dentro non sa se lo preferisce così, con i suoi discorsi insensati e le sue movenze assurde, o quando è dentro ai suoi peggiori incubi e muore trafitto al cuore, con quella tormentante espressione piena d'angoscia.
Scuote con vigore la testa, decidendo di uscire sul ponte per andare a prendere una boccata d'aria fresca ma, non appena si ritrova nel corridoio, quella salutare e più che sensata idea viene sostituita da un'altra ben più folle e leggermente suicida.
Cammina in punta di piedi, stando attenta a non disturbare nessuno, giungendo davanti alla cabina del primo comandante.
Rimane completamente immobile, pensando e ripensando se l'idea di provare ad incrementare la loro amicizia proprio nel cuore della notte sia vagamente buona e fattibile, ma alla fine decide di seguire il suo istinto e di agire semplicemente, infischiandosene delle conseguenze.
Entra piano nella stanza avvolta nella penombra, camminando in punta di piedi e sorridendo appena nel sentirlo mugolare qualcosa di incomprensibile nel sonno. Le sembra assurdo che parli quasi di più mentre dorme che da sveglio!
«Marco...?» pigola piano, rimanendo in piedi al bordo del letto, ricevendo in risposta un grugnito.
Sbuffa piano, passandosi una mano sul volto, decidendo di inginocchiarsi sul letto, proprio al suo fianco, scuotendolo un poco per una spalla.
«Marco?» lo richiama di nuovo, vedendolo passarsi una mano sul volto con aria stanca e scocciata «Sei sveglio?»
«Adesso si...» ringhia in risposta, guardandola di traverso nella penombra della stanza «Che vuoi?»
«Non riesco a dormire.» ammette imbarazzata, consapevole di non avere una scusa decente per essere andata da lui nel cuore della notte. Non può dirgli che voleva solo passare del tempo con lui, ne va della sua dignità.
«Non hai nessun altro da andare a importunare? Babbo? Ace? Un Ammiraglio, magari!» sbotta scocciato, notando pure al buio la sua espressione cambiare. Da imbarazzata ad offesa in una frazione di secondo, e, stranamente, una sensazione sgradevole lo pervade dalla testa ai piedi.
Akemi si rigira, pronta ad andarsene, pentita di aver anche solo pensato di poter migliorare un po' il loro rapporto, ma viene prontamente bloccata per un braccio e trascinata di peso sul letto, ritrovandosi così con la schiena sul morbido materasso e con il corpo del comandante sdraiato in parte sul suo.
«Ho esagerato.» ammette sorridendole Marco, ormai del tutto sveglio, notando però che è ancora offesa «Andiamo, te la sei cercata! Lo sai che non voglio essere disturbato quando dormo.»
«Infatti me ne stavo andando.» prova a scansarlo, venendo però trattenuta per i polsi, con il volto dell'uomo sempre più vicino al suo.
«Ormai mi hai svegliato.» mormora con voce bassa, facendola vacillare.
'Dio... cos'è questa sensazione?'
Sente il cuore battergli più velocemente, Akemi, tanto che ha quasi paura che pure lui se ne possa accorgere. Cosa che, purtroppo per lei, avviene per colpa del contatto tra di loro.
«Ti batte forte il cuore, ragazzina.» la schernisce prontamente, alzandosi lievemente per farla respirare meglio.
«Ne parlerò con le infermiere domani.» per la prima volta ringrazia il cielo di avere tanti problemi di salute, mantenendo un'aria indifferente ed rilassata.
Marco annuisce appena, lasciandole i polsi e sdraiandosi sul suo addome, tenendosi la testa con una mano «Dai, perché sei venuta qui? Un altro incubo?»
Akemi si lascia scappare un lievissimo risolino sconsolato, passandosi una mano sugli occhi «Più o meno...»
«Vedrai che è solo una fase...» risponde sovrappensiero, grattandosi distrattamente il mento «Comunque spero vivamente per te che siano incubi davvero orrendi, perché hai interrotto un sogno interessante.»
Akemi è sempre più sconvolta: non solo la sta toccando in un frangente che non riguarda allenamenti o simili, ma sta pure scherzando con lei!
«Che sognavi?» gli domanda con voce bassa, sorridendogli divertita e sistemandosi i cuscini dietro la testa in modo da stare più comoda, cercando di non pensare al profumo dolce di muschio bianco e salmastro che sente sulla sua pelle. Un odore dolce e maschile al tempo stesso, che la sta facendo impazzire lentamente.
«Come dirtelo in maniera delicata?» pensa Marco, guardandola con aria beffarda «Mettiamola così: era quel tipo di sogno che qualsiasi uomo definirebbe, quanto meno, coinvolgente.»
Akemi lo guarda per un istante con aria persa, riflettendo con attenzione sulle sue parole, arrivando finalmente alla ovvia conclusione, imbarazzandosi immediatamente «Un sogno erotico!»
«Urla più forte Akemi, penso che Roger, dall'aldilà, non ti abbia sentito bene.» la sfotte immediatamente, trattenendo a stento le risate di fronte alla sua espressione assai imbarazzata.
Dentro, in realtà, quello imbarazzato a morte è proprio lui, ma non glielo può far capire. Anche perché se capisse comincerebbe a fare domande, e di conseguenza gli estorcerebbe la scomoda verità che stava sognando di fare una doccia con lei, in atteggiamenti assolutamente poco fraterni.
Se ci ripensa, non riesce a fare a meno di domandarsi come il suo subconscio abbia tirato fuori una perversione del genere. Perché si, oggettivamente sa che è una ragazza carina, ma è ancora una mocciosa, completamente lontana dai suoi canoni di bellezza. Poi è cresciuta in mezzo a loro, l'ha letteralmente vista in fasce!
Scuote un poco la testa, incrociando di nuovo i suoi occhi chiari e leggendovi dentro un enorme imbarazzo, ma allo stesso tempo una forte curiosità.
«Chi sognavi?» butta lì, mordendosi il labbro inferiore.
Marco sgrana gli occhi, conscio del fatto che sente, per una ragione inspiegabile, quando qualcuno le sta mentendo, pensando velocemente ad una via di fuga «Ma che domande sono?!»
«Oh, andiamo!» insiste, tirandogli una pacca sulla spalla «La conosco?»
«Perché t'interessa?» ci gira in torno, Marco, in crisi profonda. Non vuole assolutamente fargli sapere che era lei la ragazza in ginocchio di fronte a lui nella doccia che lo stava mandando in paradiso!
«Sai che sono curiosa.» inclina un poco la testa di lato, Akemi, sorridendogli furbetta «Dimmelo, forza! La conosco?»
«Probabilmente...» prima che Akemi possa aggiungere una qualsiasi altra cosa, le mette senza tanti complimenti una mano sulla bocca, zittendola «Questo è tutto quello che saprai, mocciosa. Un'altra domanda su questo argomento e di mando in orbita a calci nel culo, intesi?»
Akemi scoppia a ridere, mettendosi subito le mani sulla bocca per evitare di svegliare tutti quanti, guardandolo con aria incredibilmente divertita, mentre una strana sensazione fastidiosa le aleggia nel cuore, a cui però non vuole dare peso.
«Non pensavo che avrei mai avuto l'onore di vedere il grande comandante Marco la Fenice esternare tante emozioni e parlare così tanto.» scherza, tornando un poco seria, facendo però accigliare il diretto interessato
«Cosa intendi?»
«Sei sempre serio, è già un miracolo che tu pronunci frasi complete anziché esprimerti a monosillabi.» risponde guardandolo con aria calma «Poi con me sei sempre acido e... si, stronzo.»
«Ma senti questa piccola mocciosa impertinente!» sbotta, senza però nascondere un sorriso.
Fa leva su un braccio per alzarsi, sovrastando il suo esile corpo, puntandole poi le mani al lati della testa e montando a cavalcioni sopra di lei, pietrificandola «Ripetilo un po' adesso!»
Akemi lo guarda con un vago timore per un attimo, ma basta poco perché in lei scatti il lato giocoso e competitivo, tanto da farle accettare quella sciocca sfida «Sei uno stronzo musone.»
Marco le afferra velocemente entrambi i polsi tenendoli stretti in una mano, mentre con l'altra prova a farle il solletico, notando però che non riesce ad ottenere alcun risultato.
Passa allora ad un nuovo attacco, scaldando la punta delle dita al punto da renderle assai fastidiose al tatto, passandole sui suoi fianchi, facendola così dimenare sotto di lui.
«Chiedi scusa!»
«Mai!» si dimena con forza, Akemi, trattenendo le risate e provando in ogni modo a liberarsi, riuscendoci solo con un incredibilmente forte colpo di reni.
Si trova così sdraiata sul corpo di Marco, libera dalle sue malefiche torture, con il viso sin troppo vicino al suo e la sua mano calda poggiata sul suo fianco freddo.
L'imbarazzo in lei è così forte che quasi non riesce a respirare, mentre Marco non trasuda più alcuna emozione. Dentro, in realtà, è imbarazzato quanto lei. In altre circostanze, sicuramente, non gli avrebbe fatto né caldo né freddo, mentre dopo quel sogno maledetto sente un certo senso di imbarazzo e fastidio ad averla spalmata addosso.
La scansa in maniera brusca, rimettendosi a sedere e passandosi una mano tra i capelli.
«Sono stanco, Akemi...» mormora, rimettendosi sdraiato sul fianco destro e sistemandosi il cuscino sotto la testa, cercando così di ignorare la ragazza che gli si sta accoccolando contro la schiena. Tentativo che però fallisce miseramente nel momento esatto in cui gli cinge la vita con un braccio, facendolo sussultare.
«Non mi sembra di aver mai detto che potevi dormire qui.»
«Dai, non fare lo scorbutico.» brontola la minore, stringendosi ulteriormente e provando a prendere velocemente sonno, sperando con tutta sé stessa che la vicinanza di qualcuno possa scacciare i suoi incubi e, soprattutto, quel rompipalle oltremodo insopportabile.
«No, dico sul serio, Akemi: fuori di qui.»
Akemi si mette di scatto in ginocchio, puntando gli occhi sulla sagoma immobile del comandante. Lo guarda con un certo astio, decisa a rimanere in quel letto «Stronzo.»
«Chiamami un'altra volta stronzo e ti ustiono, sei avvertita.»
Stupidamente Marco non si è ancora reso conto che anche se piccola ed insignificante, per Akemi quella è una sfida bella e buona. E Akemi odia perdere le sfide.
Lo afferra con decisione per una spalla, rigirandolo a pancia in su e mettendosi velocemente a cavalcioni sul suo bacino. Lo guarda con aria di sfida dritto negli occhi, le braccia incrociate al petto «Primo: sei uno stronzo. Non si parla così ad una ragazza. Secondo, poi: io voglio dormire qui.»
«E io non ti ci voglio!» si alza facendo leva sulle braccia, provando a raggiungere il più possibile il suo volto, cercando così di intimidirla o comunque di farla allontanare, senza però riuscirci.
Rimane infatti immobile, impassibile, lo sguardo duro e determinato.
«Si può sapere perché diavolo ti è venuto in mente di dormire con me?! Non puoi andare dagli altri? Stai sempre attaccata a sei persone sulla nave, e anche alle infermiere... possibile che devi stare proprio qui?!»
«Le infermiere preferisco evitarle, dal momento che non passo esattamente bei momenti in loro compagnia. Ace e Vista russano come locomotive, e il babbo è anche peggio. Satch scalcia, Izo parla.» risponde prontamente, sperando di essere stata abbastanza esauriente.
«E Halta?»
«Halta tende a stritolare nel sonno, e mi da molto fastidio.»
«Ma se mi stavi abbracciando fino a pochi istanti fa!» le strilla contro, esasperato.
«Perché sei calduccio.» mente spudoratamente Akemi, senza però scomporsi di un millimetro.
«Non mi piace avere qualcuno che mi dorme accanto.»
Akemi assottiglia lo sguardo, mentre un sorriso beffardo le increspa le labbra. Punta un dito sul petto della Fenice, all'altezza del cuore, facendolo accigliare «Puoi anche provare a convincere te stesso, Marco, ma il tuo cuore parla per te.»
Sgrana un poco gli occhi, sorpreso. Non si era neanche reso conto di averle mentito. 'Il mio subconscio è terribilmente schizzato questa sera...'
Nota poi lo sguardo di Akemi farsi più triste, i suoi occhi velarsi di un forte dispiacere «Evidentemente non vuoi me accanto.» si alza velocemente, dirigendosi con passo calmo verso la porta «Penso che andrò a fare compagnia a chi è di vedetta.»
«Akemi...» la richiama Marco, mortificato. Non voleva ferirla, è l'ultima cosa che vorrebbe. In fondo sono compagni, fratelli.
«Buona notte, comandante.» lo liquida così, con voce neutra, chiudendosi la porta alle spalle, lasciandolo solo nell'oscurità della sua stanza.
Cammina con passo svelto fin sulla cima della polena, sedendosi con aria afflitta e fissando l'orizzonte, domandandosi per l'ennesima volta se loro la stanno cercando. Perché malgrado ce l'abbia con loro per averla condannata ad una vita diversa, malgrado l'abbiano lasciata da sola, vorrebbe veramente incontrarli. Anche per pochi secondi, giusto per sapere chi sono e per potersi portare per sempre dietro il ricordo dei loro volti.
«Come mai ancora in piedi, mocciosa?»
Si volta con aria infastidita verso Teach, abbozzando un sorriso giusto per non essere maleducata. Barbabianca si è infatti raccomandato che non si comporti in maniera sgarbata, quindi di tanto in tanto ci prova.
«Ho qualche problema a dormire...» borbotta passandosi le mani sul viso con aria stanca e sconsolata, tornando poi a guardarlo «Posso farti una domanda, Teach?»
L'uomo le sorride allegro, mettendosi seduto al suo fianco e annuendo con la testa, contento di poter finalmente conversare con lei senza che questa sia inspiegabilmente adirata.
«Cosa vuol dire quando senti qualcosa che si muove dentro la pancia davanti a qualcuno? Aspetta, mi spiego un po' meglio: è come se ci fossero dei serpenti che si muovono nelle tue viscere, che si intrecciano tra loro e ti fanno annodare lo stomaco.»
Teach non riesce a trattenere una forte risata dopo quell'insolita domanda, ma si affretta a ricomporsi di fronte al suo sguardo scocciato «Io sapevo che c'erano le farfalle, non le serpi.»
«Oddio, ho delle farfalle nella pancia?!» sgrana gli occhi per lo sgomento, Akemi, facendolo ridere ancora più forte.
«Ma no! Ti sembra forse una cosa possibile?» le passa una mano sulla testa, ridacchiando appena «Vuol dire che quella determinata persona ti piace, tutto qui. Ma dimmi un po': di chi si tratta, stavolta
«Questo non ti riguarda minimamente, Teach.» ringhia a denti stretti, fulminandolo con lo sguardo.
Sentirlo ridere di nuovo, sentirsi presa in giro, le fa provare un forte senso di rabbia, tanto intenso che per un breve istante l'idea di saltargli addosso e di farlo a brandelli diventa decisamente troppo allettante.
Scuote con forza la testa, provando a scacciare quell'idea pericolosa, e senza pensarci due volte s'incammina di nuovo sottocoperta, con l'unico intento di rimpiattarsi nel proprio letto per poter maledire sé stessa, Teach e l'arrogante fenice che le ha fatto venire quell'orrenda malattia.

Come ormai succede ogni tre giorni, Akemi è stesa nel lettino dell'infermeria intenta a farsi una trasfusione, annoiata a morte e piuttosto infastidita per tutto il baccano che sente arrivare da fuori. Neanche il giornale che le è stato portato gentilmente da Fossa riesce a tirarla su di morale. Anzi, ad essere onesti, anche quello la sta infastidendo: manca una pagina! E lei odia le cose incomplete.
Negli ultimi tempi, in effetti, Akemi ha sviluppato un forte senso di intolleranza verso un sacco di cose: le cose incomplete, il disordine, gli ordini, Marshall D. Teach, giusto per citarne qualcuna.
Ogni volta che una di queste si presenta, diventa insopportabilmente irascibile, tanto che la maggior parte dei suoi compagni hanno adottato la tattica “Sei nervosa? Mi dileguo!”, giusto per evitare di vederla esplodere in un attacco isterico per una cavolata a caso.
Butta il giornale a terra, sbuffando e mettendosi a fissare con insistenza l'orologio appeso sopra la porta.
'Ancora sette maledettissimi minuti...'
Sbuffa di nuovo, tamburellando con le unghie lunghe il mobiletto al suo fianco, cercando di capire per quale assurda ragione i suoi compagni stiano ridendo e urlando in modo così forte ed insopportabilmente allegro.
'Possibile che facciano festa solo quando io sono qui dentro?'
«Ran?» la richiama a gran voce, vedendola spuntare da una piccola stanza in cui tengono un sacco di scartoffie, che di tanto in tanto si diverte a sbirciare. È così che ha scoperto della malattia del padre, e adesso si è infatti prefissata di trovare una cura.
«Tutto bene, cara?» le domanda sorridendo gentilmente, avvicinandosi con passo calmo e sicuro, sedendosi poi al suo fianco.
«Sai mica cosa sta succedendo sul ponte?»
«Mi dispiace cara, non so cosa dirti. Sono sempre stata qui.»
Annuisce piano, Akemi, quando l'infermiera controlla l'orologio al polso e le sorride di nuovo «Per oggi hai finito Akemi!» la informa con gioia, togliendole gli aghi dalle braccia e aiutandola ad alzarsi «Forse sarebbe stato meglio se dormivi, sai?»
«Sicuramente, Ran. Tanto sogno sempre brillanti arcobaleni e unicorni alati che mi portano nel mondo dello zucchero filato!»
Ran le tira un lieve colpo sulla nuca, guardandola con un sorriso divertito «Fai meno la sarcastica con me, signorinella!»
«Si, come vuoi. Ora vado a vedere che sta succedendo, ci vediamo più tardi.»
Akemi si affretta ad uscire, mentre dietro di lei Ran le urla di non far bere troppo il capitano.
'Pfh, come se fosse possibile.'
Cammina per i lunghi corridoi della nave, non trovando anima viva, così, sempre più attirata da quel frastuono, aumenta il passo e arriva sul ponte, dove subito la sua attenzione viene catturata da una donna che sta di fronte all'imperatore.
Ha dei lunghi capelli blu-indaco e un'espressione fiduciosa in volto. Indossa un vestito corto a righe, con le maniche larghe e sul capo una bandana a pallini con sopra un cappello bianco e viola da cui spunta una collana, con al centro il suo Jolly Roger.
La guarda con un certo interesse, non riuscendo a capire né chi sia né tanto meno cosa voglia.
Si avvicina quindi ad Halta, seduta sul parapetto ad osservare la scena, più che intenzionata a sapere cosa sta succedendo e ad avere informazioni sugli estranei.
«Ehi, chi è quella?» le sussurra all'orecchio, distogliendo finalmente lo sguardo e concentrandosi sull'amica.
Halta la guarda a sua volta, sorridendole allegra «È Whitey Bay, un'alleata del babbo.»
Akemi aggrotta le sopracciglia, non riuscendo a capire comunque il perché della sua presenza.
Alza per un breve istante gli occhi su di lei, vedendola scherzare allegramente con Ace e Satch, trovando la cosa vagamente fastidiosa. 'Cosa vuole dai miei fratelli?'
«Che è venuta a fare?» la voce è più roca, cosa che non sfugge alla maggiore.
Ormai passa con lei molto tempo, sono diventate veramente sorelle, ed è l'unica in grado di capirla con un solo, misero sguardo. Guardandola ora, infatti, comprende benissimo che la presenza della ciurma estranea, in particolar modo del loro capitano, la sta innervosendo parecchio.
«Ah, non ne ho la più che pallida idea. Di tanto in tanto incontriamo i nostri alleati lungo la rotta, e questi si fermano a far baldoria con noi. Probabilmente è per questo.» la informa, tenendo un tono vago e facendo vagare lo sguardo altrove, pregando che non si sia resa conto di niente e che lasci cadere la cosa. Spera pure che provi a farsela amica, ma sa bene che è una possibilità piuttosto remota.
«Perché ho come la sensazione che non mi stai dicendo tutto?»
Halta volta la testa verso di lei, guardandola con aria colpevole, ma non riesce a fare in tempo a rispondere che Akemi scoppia in una cristallina risata di fronte alla sua espressione, voltandosi verso il capitano per assicurarsi che non stia bevendo in maniera eccessiva.
La piratessa tira un sospiro di sollievo, pensando di essersela scampata, ma quando segue il suo sguardo sente il sangue gelarsi nelle vene. Bay, infatti, è andata ad abbracciare Marco, allacciandogli le braccia al collo e sussurrandogli Dio chissà cosa all'orecchio, facendolo sorridere. Le mani del comandante, nel frattempo, non si sono staccate neanche per un secondo dai fianchi dell'avvenente piratessa.
Si volta quindi verso l'amica, vedendo la sua espressione diventare come vuota.
'C'avevo visto giusto...'
«Akemi...» la richiama a bassa voce, sfiorandole la spalla con la punta delle dita.
«Stanno insieme?» la domanda esce spontanea, con un tono di voce amareggiato, mentre i ricordi della notte appena trascorsa si rifanno vivi nella sua mente.
'Ora capisco...'
«Più o meno... diciamo che quando si vedono scopano come due ricci, ma da quel che ho sentito dire a Marco non importa granché...» ammette dopo qualche istante di silenzio Halta, guardandola con dispiacere «Tutto bene?»
«Certo.» Halta sa benissimo che non va tutto bene, e ne ha la chiara conferma nel momento esatto in cui Akemi scende di scatto dalla balaustra su cui era placidamente seduta e se ne va, correndo incredibilmente veloce fin sulla cima dell'albero maestro, suo luogo preferito quando qualcosa la turba e vuole nascondersi dal mondo.
'Cos'è questa sensazione?' porta le ginocchia al petto, Akemi, stringendo i denti e impedendo alle lacrime di uscire, ricacciandole indietro mentre la rabbia la pervade.
Abbassa per un istante lo sguardo sulla donna, trovandosi a desiderare intensamente che una delle maledette ombre che tanto la spaventano la trafigga dritto al cuore.
È una rabbia nuova per lei, intensa al punto da farle fisicamente male.
Si stringe le braccia attorno al corpo tremante, provando improvvisamente il profondo desiderio di sparire.
'Lei è...'
Aumenta la presa attorno al suo corpo, immergendo la testa tra le ginocchia e rivedendo nella sua mente le forme sinuose della donna, e non riesce a non paragonarsi a lei.
I capelli di quel colore vivace, lunghi e mossi, sono incredibilmente più belli ai suoi occhi rispetto ai propri, di un nero quasi accecante e lisci come l'olio.
Le sue curve sviluppate, messe in risalto dai vestiti attillati, le ricordano dolorosamente quanto il suo corpo sia ancora acerbo.
Tutto di lei le fa capire di non essere all'altezza neanche sotto a quel punto di vista, di non essere desiderabile da un punto di vista fisico, e la cosa le fa incredibilmente male.
L'aria fresca alle sue spalle le scompiglia i capelli, portando con sé un odore nuovo.
Un odore dolce, caldo. Un odore che le è stranamente noto, che riesce a scaldarle il cuore.
Abbassa lo sguardo, completamente catturata da quel profumo dolce e allo stesso tempo virile, accorgendosi di un ragazzo di circa vent'anni che monta sull'imponente nave con sguardo meravigliato, un sorriso allegro ad increspargli le labbra.
Ha dei bizzarri capelli castani, leggermente lunghi che gli ricadono in parte sugli occhi, rasati sulla nuca e con una piccola treccina che gli scende sul collo, un orecchino d'oro all'orecchio sinistro, due brillanti ed espressivi occhi blu, la pelle abbronzata e un fisico allenato e allo stesso tempo snello, nascosto sotto a dei vestiti larghi.
Lo guarda come ipnotizzata, tutta la sua angoscia svanisce come per magia e un'improvvisa voglia di saltare giù la pervade, ma desiste. Prima vuole vedere come reagirà il padre, e solo dopo agirà. Non vuole farlo arrabbiare di nuovo per una sciocchezza dettata dal suo folle istinto.
«E questo moccioso, Bay?» tuona Barbabianca, osservando il ragazzino che monta tranquillo sulla sua nave.
Bay volta la testa verso il suo nuovo acquisto, sorridendo fiera «L'ho incontrato su un'isola, ed è entrato nella ciurma. Ad occhio forse non sembra, ma è molto forte e conosce incredibilmente bene questi mari.» lo informa, senza però avvicinarlo. In effetti, pur essendo con lei da ormai due settimane o poco più, non l'ha mai avvicinato davvero. Giusto qualche parola di tanto in tanto, ma niente di eccezionale. In realtà, nessuno sulla sua nave si è minimamente avvicinato a lui, e neanche ci ha provato.
«Il suo nome è Killian.» afferma dopo qualche istante, senza però riuscire ad attirare l'attenzione del diretto interessato, ora appoggiato al parapetto della nave, concentrato ad intagliare un pezzo di legno con un coltellino «Non è tipo da tante parole, perdonatelo.»
Akemi, dall'alto della sua postazione, nota che il padre non ha fatto una piega, ma che anzi è completamente tranquillo alla presenza del nuovo arrivato, e senza più esitazioni salta giù, atterrando perfettamente in piedi.
Cammina con passo calmo e felpato in direzione del ragazzo che tanto ha attirato la sua attenzione, ma viene bloccata dalla fastidiosa voce della piratessa «E questa signorina?»
«Lei è Akemi, mia figlia.» la informa Barbabianca con tono fiero, guardando la ragazzina con occhi pieni di amore.
«Piacere di conoscerti, Akemi.» le sorride Bay, rimanendo sempre al fianco di Marco, cosa che urta all'inverosimile la giovane, che la incenerisce con lo sguardo.
«Parla per te.» sibila a denti stretti, incamminandosi verso il parapetto, mettendosi però a debita distanza da Killian. Ignora deliberatamente il vociare dei suoi fratelli, che non riescono a spiegarsi il perché di tutto quell'improvviso astio. Sente giusto un commento di Halta rivolto direttamente a lei «Dopo mi sa che dobbiamo parlare, sorellina.»
Ridacchia appena, abbassando un poco la testa e lasciando che i capelli le coprano gli occhi, giusto per non farsi vedere.
Si mette a cavalcioni del parapetto, con le gambe penzoloni e, fingendo di osservare il mare, continua a guardare di sottecchi il nuovo arrivato, convintissima di non essere assolutamente notata.
«Vuoi una foto, ragazzina?» domanda in tono tagliente il diretto interessato, alzando un poco gli occhi su di lei, facendola sobbalzare.
La guarda con sguardo duro, impenetrabile, finché non si lascia andare ad un sorriso divertito «Dai, scherzavo...» con un colpo di reni, poi, si spinge in avanti, andandole incontro e porgendole la mano «Mi chiamo Killian.»
«Akemi...» mormora in risposta, imbarazzata come forse non era mai stata in vita sua, stringendo lievemente la mano del giovane.
Tutti, chi più o meno discretamente, lanciano delle occhiate verso i due giovani che conversano allegri, sorridendosi e guardandosi con occhi sin troppo brillanti per i loro gusti.
In particolare Marco lo guarda, sentendo una strana voglia di andare lì e buttarlo a calci nel culo giù dalla nave. Al contrario dei suoi fratelli, però, non è una questione di gelosia fraterna, ma bensì un forte campanello d'allarme che gli risuona nella testa al solo guardarlo. Ha qualcosa che non lo convince, qualcosa che gli urla che è pericoloso e che non è entrato nella ciurma di Bay per caso.
Ma i suoi pensieri vengono fermati dalla voce allegra della piratessa che ancora gli cinge il fianco con un braccio, riportandolo alla realtà.
«Beh, sono venuta qui per festeggiare il nostro incontro, no?»
I vari pirati portano i vari barili pieni di sakè e di birra sul ponte della nave, cominciando a versare i liquidi in grossi boccali, intonando canzoni allegre, suonando strumenti e ridendo sguainatamene.
Bay si avvicina piano a Marco, attenta a non farsi sentire dagli altri, e con voce seducente gli mormora all'orecchio «Dopo festeggiamo insieme?»
Questa frase, seppur sussurrata, arriva nitidamente alle orecchie di Akemi, che di scatto volta la testa per guardarli. Vederla baciarlo piano, vedere Marco che non la scansa, vederlo così a suo agio tra le sue braccia, le fa incredibilmente male.
'Teach si sbagliava. Non ho le farfalle nella pancia, ma dei veri e propri serpenti velenosi, che lentamente mi stanno avvelenando il sangue, corrodendomi dall'interno.'
Abbassa repentinamente lo sguardo, rigirandosi sul parapetto dando le spalle a tutti e senza pensarci comincia a farsi una treccia laterale per evitare che il vento le scompigli ulteriormente i capelli, cosa che però attira subito lo sguardo del giovane pirata della ciurma della Strega del Ghiaccio.
«Carina la runa, ragazzina.» borbotta sorridendo appena, continuando ad incidere la sua statuina di legno con concentrazione, tentando di creare un volto per lui decente. In realtà non è mai stato bravo in quel genere di cose, però gli piace, quindi non ha intenzione di smettere.
«Come, scusa?» domanda perplessa Akemi, voltandosi verso di lui e toccandosi involontariamente il disegno sotto l'orecchio.
«Quella che hai dietro al collo. È una runa.» afferma tranquillo, alzando solo dopo qualche istante gli occhi su di lei, folgorandola «La trovo molto bella, ti dona. Anche quella sotto l'orecchio.»
«Cos'è una runa?» domanda realmente incuriosita, avvicinandosi nuovamente a lui. Forse anche troppo.
«Fai sul serio? Te ne sei tatuata una e non sai che cos'è?» ridacchia in risposta Killian, poggiando il pezzo di legno ormai rovinato sul parapetto e riponendo il coltellino nella tasca dei pantaloni.
«Beh... in realtà mi è apparsa sulla pelle.» lo informa con vergogna, abbassando lo sguardo e torturandosi le dita.
«Ah si?»
«Già...» alza di nuovo lo sguardo su di lui, perdendosi per un attimo nei suoi vivaci occhi azzurri, cercando velocemente di ricomporsi «A dire la verità, ne ho più di una sul corpo.»
«Capisco.» si passa una mano dietro al collo, Killian, sospirando pensieroso, per poi allungarla fino a sfiorare la piccola 'M' dietro al collo della ragazza con la punta delle dita «Beh, allora vuol dire che ti sono state fatte con un incantesimo. Comunque questa runa si chiama Ehwaz, ha il significato del progresso, nel senso anche di cambiamento. Quando ti è venuta?»
«Ti dispiace abbassare la voce? Non voglio preoccupare i miei fratelli.» gli afferra di scatto la mano e l'abbassa, senza però rendersi conto di non averla lasciata come avrebbe dovuto. Lo fa solo quando lui abbassa gli occhi sulle loro mani ancora unite, scansandola come se si fosse ustionata.
«Certo, come vuoi.» mormora divertito, guardandola con curiosità e una punta di divertimento.
Akemi sostiene il suo sguardo, e una malsana idea le balena in mente. Infatti senza esitazioni lo afferra per un braccio, trascinandolo verso il sottocoperta.
«Vieni!»
«Cosa?» Killian fa un poco di resistenza, senza però riuscire a trattenere una lieve risata.
«Forza, vieni!» si volta sorridente verso di lui, rimanendo ammaliata da quel sorriso sincero, privo di imbarazzo e incredibilmente brillante.
I due corrono sottocoperta, sotto lo sguardo sconcertato dei presenti. Sicuramente il Governo Mondiale si farebbe delle grassissime risate nel vedere l'espressione dell'imperatore, il cui mento tocca praticamente terra e gli occhi sono ancora dentro le orbite semplicemente per una questione di fortuna.
I pirati più legati a lei hanno più o meno la stessa espressione, eccetto tre: Marco si mostra indifferente alla cosa, anche se dentro è tentato di mandare uno dei suoi sottoposti a controllare che il ragazzo non sia pericoloso come pensa, mentre Satch ed Ace hanno un'espressione oltremodo furiosa dipinta in volto.
«Oh, andiamo ragazzi! Cosa sono quelle facce?» domanda sorridendo la piratessa, dando una lieve spallata alla Fenice, che si limita a scuotere semplicemente la testa e bere un lungo sorso di birra fresca.
«Te lo sgozzo il novellino, Bay.» ringhia a denti stretti Ace, prima di addentare un pezzo di carne.
Halta non riesce a trattenere le risate di fronte alle facce così adirate dei fratelli, notando in loro qualcosa che però non le torna molto.
«È una ragazza molto carina, cosa vi aspettavate?» cinguetta allegra Bay, incrociando le braccia al petto, rendendosi però conto di aver semplicemente peggiorato la cosa. Tenta così di fargli pensare a qualcosa che non siano le mani del suo sottoposto sul corpo snello della loro sorellina «Ha già una taglia?»
Vista annuisce vigorosamente, estraendo dalla tasca la pagina di giornale che aveva tolto prima che Fossa lo consegnasse alla ragazza e gliela passa.

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«Perché Angelo Demoniaco?» domanda incuriosita la donna, alzando gli occhi sui vari uomini di fronte a sé.
«Supponiamo Angelo per il suo aspetto, mentre per il Demoniaco... beh, un marine le sparò dritto al cuore, ma dopo una ventina di minuti al massimo si è rialzata e la ferita era completamente rimarginata.» risponde Halta, fiera della sorella.
«E poi ha fatto un vero e proprio massacro a mani nude.» aggiunge Marco, indifferente.
Satch ed Ace, nel frattempo, non hanno cambiato minimamente le loro espressioni, continuando a puntare con insistenza la porta che separa il ponte dal sottocoperta, pronti a scattare al primo grido. Non importa che genere di grido, ovviamente.
«Ragazzi, fatevene una ragione: è abbastanza intelligente da sapere che cosa sta facendo.» li riprende Izo, contento che la sua cara sorellina abbia trovato una persona che non la trovi né strana né altro, ma che bensì la veda esattamente come la vedono loro: una ragazza carina.
«Ma come fatevene una ragione? Quello lì chissà che diavolo sta combinando adesso!» sbraita Satch, nero in volto, facendoli scoppiare inevitabilmente a ridere «Si, si. Quando poi ce la ritroveremo con il cuore spezzato perché quel cane si è solo voluto divertire ne riparliamo!»
Halta guarda i due comandanti con attenzione, scorgendo qualcosa che la fa insospettire. C'è una chiarissima gelosia nei loro sguardi, ma solo negli occhi di uno dei due è fraterna.

Nel frattempo i due sono in silenzio nella cabina della ragazza.
Killian rimane fermo ad osservarla mentre gli da le spalle, divertito dal fatto che lo abbia letteralmente buttato dentro la sua stanza e dal fatto che adesso sia in completa crisi. Infatti Akemi è rimasta di spalle, rimuginando sul fatto che ha realmente trascinato un ragazzo sconosciuto nella sua cabina sotto lo sguardo di tutti i suoi fratelli e, soprattutto, del padre. Si porta d'istinto una mano sul viso, immaginandosi già il terzo grado che le faranno non appena ne avranno la possibilità.
Trae poi un profondo respiro, rigirandosi verso Killian e trovandolo intento ad osservare con vero interesse le montagne di libri sparse un po' per tutta la stanza.
«Adesso spiegami.» ordina cercando di mostrarsi autoritaria e assolutamente non in imbarazzo per quella situazione, non riuscendo però ad attirare del tutto l'attenzione del ragazzo.
«Wow, quanti libri...» mormora infatti quello, leggendo i vari titoli e annotandosi nella mente i titoli di quelli che non ha ancora letto. Sarà anche facile per lui ricordarli, dal momento che sono forse cinque, tutti volontariamente non letti perché considerati noiosi e, alcuni, pure inutili.
«Killian?» lo richiama divertita, incrociando le braccia al petto e guardandolo con aria beffarda non appena si gira verso di lei.
«Mh? Ah, si. Scusa, mi ero distratto. Dicevo? Ah, si: Ehwaz, simboleggia il progresso.» ripete, mettendosi seduto sul suo letto e toccandosi sotto l'orecchio «Quella, invece, simboleggia la forza e, ad essere del tutto onesti, l'aumenta. Non ricordo il nome però.» ammette sorridendole, per poi ricomporsi velocemente e guardarla con crescente curiosità «Ne hai altre?»
Akemi sposta velocemente i vari braccialetti, mettendo così in mostra i due simboli.
«Questa... oddio, non ricordo davvero più i nomi! Dopo semmai controlla su uno dei tuoi libri, vedrai che qualcosa salta fuori.» le sfiora con la punta delle dita la runa del polso sinistro «Ricordo le funzioni, ma i nomi proprio no. Questa ti da precisione...» sfiora allo stesso modo l'altro polso, quasi con la paura di poterle far male «...questa resistenza...»
Abbassando ulteriormente gli occhi, incapace in quel momento di sostenere il suo sguardo, nota quella sul piede destro «Quella, invece, agilità.»
Solo a quel punto alza gli occhi, incrociando quelli brillanti e glaciali di Akemi, rimanendo per un istante imbambolato come mai prima di allora gli era successo.
Si ricompone alla svelta, tossendo un poco e passandosi una mano tra i capelli, fingendo indifferenza per quel contatto sin troppo intimo per lui «Finite?»
Akemi, sorprendendosi di sé stessa e della sua improvvisa assenza di pudore, si alza la maglietta fino al bordo del reggiseno nero, voltando la testa da una parte e aspettando pazientemente una spiegazione.
Killian, dal canto suo, si sente andare a fuoco dall'interno, tanto che deve ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non compiere qualche sciocchezza dettata dal suo folle ed imprevedibile istinto.
Lancia solo una fugace occhiata alla runa sbiadita, per poi tornare a concentrarsi sui libri.
«Quella... diciamo che ti da i ricordi di chi te l'ha fatta.» ammette nascondendo molto bene il forte imbarazzo che sta provando, incrociando di nuovo i suoi occhi.
'Non posso, dannazione!' trattiene per un attimo il respiro, quasi incapace di riuscire a trattenersi 'L'ordine era chiaro...'
«Io non ho ricordi non miei, però.» ammette Akemi, mostrandosi stranamente a suo agio di fronte a lui.
«È ancora troppo chiara, non si è spezzato l'incantesimo principale, ovvero quello che blocca le capacità di ognuna di queste.» per uno strano miracolo divino, Killian sembra aver ritrovato tutta la sua freddezza e la capacità di imbrigliare le emozioni, riuscendo di nuovo a spiegarle le cose con chiarezza e semplicità «Comunque non ti da semplicemente i ricordi del tipo “ricordo il giorno in cui sono andata a fare un picnic” o stronzate del genere, ma la sua conoscenza.»
Ma quando la sente ridacchiare, quando vede i suoi occhi illuminarsi di una luce allegra, tutta quella sicurezza svanisce di nuovo, facendo emergere contro il suo volere il lato che da sempre prova a tenere imbrigliato dentro di sé, quello ribelle e folle, che manda completamente all'aria tutti i suoi buoni propositi.
«Però, ne sai molto di questa roba.» afferma allegra Akemi, tirandosi giù la maglietta e sorridendogli, notando però una strana luce nei suoi occhi. Una luce pericolosa, che però non riesce a metterla in allarme, ma bensì le provoca una strana sensazione in tutto il corpo.
«Più di quanto tu possa immaginare...» si alza dal letto, Killian, con un movimento lento e fluido, e lentamente avanza verso di lei, fissandola dritto negli occhi, non riuscendo a nascondere le sue intenzioni come è stato addestrato a fare.
Le posa con decisione le mani sui fianchi esili, attirandola verso di sé, senza interrompere neanche per un istante il contatto visivo.
«Ehi, che fai?» domanda Akemi, posandogli le mani sul petto e provando ad allontanarlo, inutilmente.
Continua a fissarla, con insistenza, rafforzando la presa e costringendola ad appoggiarsi a lui, mentre lentamente indietreggia.
«Toglimi le mani di dosso!»
Killian sorride divertito nel vederla scaldarsi tanto, tenendo un orecchio teso per essere sicuro di non essere interrotto.
Continua ad indietreggiare, fino a farla trovare con le spalle al muro, bloccata dalla sua presa ferrea.
Poi lo sente, nitido e incantevole: il battito del suo cuore. Un sorriso gli increspa le labbra quando si accorge che non c'è la minima traccia di paura, ma bensì solo un forte imbarazzo.
Guarda con attenzione il suo viso, imprimendosi nella mente ogni dettaglio, lasciando scivolare una mano sul suo pallido e delicato collo, facendo una lieve pressione.
«Non me lo perdoneranno facilmente...» mormora tra sé e sé, continuando ad osservarla rapito, con l'eccitazione che aumenta sempre di più, spiazzandolo «...ma non resisto...»
Si muove veloce, tanto che Akemi non ha il tempo di sottrarsi.
Le sue labbra sono premute con decisione sulle sue, calde e morbide, in un bacio che non lascia scampo.
Sente qualcosa di caldo e morbido scivolarle tra le labbra, e per qualche secondo rimane esterrefatta, incapace di muoversi, tentando a fatica di elaborare quanto sta accadendo: Killian, il ragazzo silenzioso della ciurma di Whitey Bay, lo stesso per cui si è sentita incredibilmente calamitata da quando l'ha visto neanche un ora prima, la sta baciando, ha infilato la lingua nella sua bocca e le sta accarezzando delicatamente un fianco. E lei lo sta lasciando fare.
Di colpo poi si rende conto che non solo lo sta lasciando fare, ma anche che la sua lingua si è animata al tocco di quella calda del ragazzo e sta partecipando attivamente a quella danza a lei sconosciuta.
Lo spinge via con violenza, respirando a fatica e guardandolo con occhi sgranati.
«Ma che diavolo ti è saltato in mente?!» strilla, cercando di mostrarsi molto più furiosa di quanto in realtà è.
Killian la guarda con aria persa. In vita sua ne ha combinate tante, decisamente troppe, ma mai una volta aveva disobbedito in modo così aperto e sfrontato nei confronti del suo Signore. La cosa peggiore, poi, è che non riesce a provare il minimo rimorso.
Akemi continua a fissarlo, mentre una battaglia interiore le confonde terribilmente le idee. Se una parte di lei, quella coscienziosa e prudente, le urla a gran voce di scappare dal padre e lì rimanere finché il ragazzo non sarà buttato fuori dalla nave, l'altra, quella folle ed irrazionale, le impone di avvicinarsi di nuovo a lui e di riprendere quel contatto per lei nuovo.
È una battaglia sanguinaria, che dura svariati minuti, finché l'irrazionalità non prevale con prepotenza sulla prudenza, e in un battito di ciglia si ritrova tra le braccia forti di Killian, a baciarlo con trasporto, lasciando che le sue mani esperte vaghino sul suo corpo.

«Io vado a vedere cosa stanno combinando!» sbotta per l'ennesima volta Satch, venendo nuovamente afferrato le un braccio da Vista.
In quella mezz'ora il quarto comandante è letteralmente impazzito, corroso da quel malato senso di protezione nei confronti della sorellina, dalla gelosia che prova nel sapere che è da sola nella stanza con un ragazzo. Un ragazzo che, a detta di Halta e con l'appoggio di Bay, non è niente male.
«Satch, sul serio: basta!» lo riprende per l'ennesima volta Izo, sbattendosi una mano sul viso con aria frustrata. Gli vuole bene, moltissimo, ma in quel momento lo trova indecentemente insopportabile.
«Sono lì dentro da più di trenta minuti!»
«Se a te ne bastano meno di dieci non vuol dire che questo valga per tutti.» lo sfotte con aria pacata Marco, scatenando le risate generali.
In realtà dentro è ansioso pure lui, mentre l'idea che quel perfetto estraneo possa averle fatto veramente male diventa sempre più nitida nella sua mente. In fondo, l'ultima volta che si è trovata da sola non è andata bene.
«Cosa cazzo dici?!» ringhia Satch, furioso come non lo era mai stato, illuminandosi poi quando vede riemergere i due ragazzi, sorridenti e allegri che scherzano come se si conoscessero da sempre.
Li vede andare in disparte, troppo vicini per i suoi gusti, e ancora di più per quelli di Barbabianca, che fino a quel momento ha provato con tutto sé stesso a concentrarsi sui propri figli.
Vederla lì, con quello sbarbatello, seduti sul parapetto a guardare l'orizzonte, tutti sorridenti, semplicemente lo manda in bestia. E la situazione peggiora quando vede il cane bastardo -come ormai è stato battezzato dal quarto comandante- metterle un braccio intorno alla vita e sussurrarle qualcosa all'orecchio.
'Lo odio. Lo odio profondamente. Lo odio come potrei odiare un Ammiraglio!'
Stringe con forza i pugni, rimuginando con attenzione a quale punizione assegnare questa volta alla figlia e, soprattutto, a quale scusa usare.
«Penso che vogliano uccidermi.» borbotta Killian, trattenendo a stento le risate, facendo ridere di gusto Akemi.
«Non lo escluderei, in effetti.» volta la testa per poterlo guardare negli occhi, ritrovandosi a sorridere imbarazzata «Sono piuttosto protettivi con me.»
«Lo capisco bene.» ammette con disinvoltura, passandosi una mano tra i capelli scompigliati dal vento «Se vedessi andare mia sorella o, ancor peggio, mia figlia in camera da letto con un ragazzo, lo farei a pezzi ancor prima che riesca a metterci piede... poi probabilmente sbatterei come un tappeto anche lei, giusto per farle capire bene la lezione.»
«Beh, allora vuol dire che ho commesso un grave errore.» volta la testa di lato, fingendosi offesa, e incrociando le braccia al petto per dare enfasi alla cosa.
Killian le sorride teneramente, mettendosi velocemente con le gambe penzoloni dal parapetto e tirandosela contro, sentendo il suo corpo irrigidirsi per un breve istante «Spero che tu sbagli ancora con me...»

Come tutte le cose, anche quel pomeriggio è giunto al termine, così come la rimpatriata e i vari pirati sono risaliti sulla nave, tranne due.
Bay continua a salutare e ad abbracciare i vari amici, soffermandosi qualche secondo di più su Marco, per poi allontanarsi insoddisfatta. Non si sarebbe mai aspettata che la ignorasse come ha fatto quel giorno. C'è stata giusto qualche effusione lontana da occhi indiscreti, ma niente di più.
Killian invece è in disparte con Akemi stretta tra le sue braccia, mentre l'idea di obbedire tutto in un colpo agli ordini del sovrano si fa strada nella sua mente. L'accantona velocemente però, deciso a non piegarla al volere di qualcun altro. 'Non voglio che mi odi per questo. Cederà da sola, comunque.'
«Ci rivedremo...» le sussurra all'orecchio, allentando finalmente la presa. Lancia una fugace occhiata all'imbarcazione e ai vari uomini che la popolano, pensando per un breve istante che in effetti gli era mancato andare per mare. 'Chissà, magari un giorno riprenderò quest'attività...'
«È una promessa?» domanda ingenuamente Akemi, sorridendo gioiosa.
Killian la guarda con attenzione, lasciandosi andare a quello che per lui sarà l'ultimo sorriso per molto tempo.
«Certo.» 'Purtroppo per te...'
Le ruba un ultimo bacio, il primo che si sono scambiati da quando sono tornati in mezzo agli altri, dirigendosi poi con passo lento e strascicato fin sull'imbarcazione della piratessa, ignorando deliberatamente gli sguardi scocciati della ciurma.
Si volta giusto un'ultima volta, perdendosi negli occhi chiarissimi di Akemi.
'Ha i suoi stessi colori...' pensa sorridendo amaramente, indossando di nuovo la maschera dura che da sempre si porta dietro.
La nave si allontana velocemente, riprendendo così la propria rotta, diventando in non molto tempo un punto sull'orizzonte.
Sulla Moby Dick tutti hanno ripreso le proprie mansioni, sistemando il caos che hanno creato.
Akemi invece resta ferma a fissare la nave, un senso di freddezza le attanaglia il cuore, come se avesse perso una parte fondamentale di sé. Non vuole pensarci però. 'Dovrò accontentarmi del ricordo...'
Trae un respiro profondo e finalmente si volta, trovando i comandanti e il capitano che la fissano con una certa insistenza. Alcuni di loro hanno un'espressione divertita in volto, mentre gli altri trasudano un certo fastidio, se non proprio rabbia.
Fa saettare lo sguardo su di loro, uno per uno, fino a soffermarsi sul padre, a cui sorride con aria sfrontata.
«Vediamo un po' se indovino...» cammina in avanti con una finta aria pensierosa, tenendosi il mento tra le dita sottili e fissando il cielo, fingendo poi di avere una specie di illuminazione «Sono in punizione!»
Barbabianca le sorride con aria divertita, annuendo con il capo.
«Ma quanto sono intelligente?»
Izo non riesce a trattenere una lieve risata, imitato poi da Jaws e Vista.
«Indovini anche cosa devi fare?» le domanda beffardo Barbabianca, guardandola con curiosità. Era convintissimo che sarebbe andata su tutte le furie, invece la prende incredibilmente a ridere.
«Mh... il ponte l'ho già tirato a lucido ieri per quel piccolo ed innocente scherzo a Fossa...» a cui, senza tante cerimonie, ha fatto lo sgambetto, facendogli sbattere forte la testa «...la cambusa ieri l'altro è stata ripulita fin sul soffitto per la faccenda della forchetta...» che ha piantato con incredibile violenza e cattiveria nella mano di un uomo che aveva pensato di mangiare la sua fetta di torta al cioccolato «Se mi dici di mettere in ordine la mia stanza sei scontato, eh...»
Alcuni pirati, che non hanno potuto fare a meno di ascoltare la conversazione, se la ridono sotto ai baffi, non riuscendo ancora a capacitarsi di tutta quella sfrontatezza nei confronti del loro capitano. In fondo stiamo parlando di Barbabianca, mica del primo scemo che capita!
«Infatti andrai a lucidare e mettere in perfetto ordine l'armeria, poi passerai a pulire la stiva.» ammette quello con noncuranza, fingendosi incredibilmente indifferente alla cosa.
«Ma finirò domani mattina così!» protesta prontamente la ragazza, sbattendo un piede a terra come una bambina.
«Allora ti conviene cominciare subito, mh?»
Akemi sbuffa sonoramente, incamminandosi con aria seccata, venendo però bloccata da Marco.
Lo fulmina con lo sguardo, ancora in collera con lui, ma presto quella collera sparisce, lasciando spazio ad un forte stupore quando il comandante le mette sotto agli occhi il suo avviso di taglia.
Strilla piena di gioia, afferrandolo con entrambe le mani e cominciando a saltellare sul posto, stritolando in un abbraccio vigoroso il primo malcapitato che le capita sotto tiro, tornando poi a fissarla con occhi sognanti.
'Se non fosse per quei capelli ridicoli, sarebbe perfetta!'
Si volta verso il padre, che le sorride bonario e fiero, trotterellando subito dopo verso l'armeria, senza neanche una punta di nervosismo.
'Grazie a Dio la prossima volta che mi vedranno la dovranno cambiare perché non assomiglierò più a questa foto!'
Sul ponte anche i comandanti cominciano a disperdersi e a dare ordini ai propri sottoposti, bloccandosi di nuovo quando la vedono spuntare di nuovo sul ponte, con un sorriso ad incresparle le labbra che non preannuncia niente di buono.
«Per vostra informazione, sottospecie di babbuini, non abbiamo fatto sesso.»
Quelli che fino a pochi istanti prima si stavano mangiando le mani per la gelosia lasciano perdere l'insulto e tirano semplicemente un sospiro di sollievo.
Sollievo che però muore in pochi secondi.
«Giusto qualche palpatina sotto la maglietta.»
Satch sgrana gli occhi, guardandola con il mento che tocca per terra mentre se ne va in tutta serenità.
Lo stesso vale per Ace, furioso oltre ogni limite. In fondo, hanno toccato la sua sorellina.
Barbabianca pensa ad una nuova punizione da darle, anche per una cosa a caso, giusto per farle passare completamente la voglia di avere un qualsiasi tipo di contatto con un uomo che non faccia parte della ciurma e che non abbia la sua più completa approvazione, trovandosi a sorridere per le idee a dir poco geniali che sta partorendo la sua mente.
Halta si tiene le mani davanti alla bocca per evitare di scoppiare a ridere a pieni polmoni, incrociando lo sguardo del primo comandante, che va dal sorpreso al divertito.
«Ehi Satch!» urla questi, attirando l'attenzione del fratello «Sta su col morale. Pensa che quello sta messo peggio di te: trenta minuti solo per toccare un paio di tette pressoché inesistenti!»



Angolo dell'autrice:
Ohhh, finalmente sono riuscita a scrivere un capitolo allegro! Ci voleva, no?
Ed ecco un personaggio che, per qualche assurda ragione, sto arrivando ad adorare.
Lui non scordatevelo, mi raccomando, perché conterà abbastanza in futuro. Come conteranno altri personaggi... ma non posso dirvi altro, purtroppo! :P
E ora lasciamo un piccolissimo spazietto a lui, L'Uomo dei Sogni! Che ne pensate? Perché ha un certo peso pure lui, mi dispiacerebbe sapere che non sopportate le parti in cui appare xD
Ammetto che pure con lui mi sto sbizzarrendo... forse è il caso che mi freni un pochino? XD
Adesso, dal momento che sono i protagonisti, spendiamo due righe per loro: Akemi, in piena adolescenza, sta diventando una piccola bastardella pestifera, con la testa concentrata solo ed esclusivamente su quello che vuole (capire chi è e UOMINI!), scontrosa e di tanto in tanto pure acida. Marco? Beh, lui è un tonno, altro che fenice! Non si è accorto di niente, malgrado fosse abbastanza evidente che il suo estremo malumore fosse dovuto alla presenza della sua trombamica (TI ODIO!... ehm ^^”). Poi l'ha pure sognata (ebbene si, qui Marco avrà qualche particella da maniaco, giusto perché ci sta sempre bene)... cioè, Marcolino: SVEGLIAAA!

Ah, tanto per essere completamente lucidi, ecco a voi il nostro Killian, interpretato dal bel Jim Hawkins! Nella mia mente è leggermente più alto e vagamente più muscoloso, ma questi son dettagli.

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Allora? Se prima potevate provare per lui un certo fastidio, ora che sapete com'è lo avete comunque in antipatia? XP
Ho le immagini per tutti i personaggi che arriveranno anche in seguito (ho anche Freki e Geri xD già trovati e presi!), ma le metterò quando appariranno più in là. Lui l'ho messo perché mi piace troppo!
Ok, ok. Adesso basta sul serio! :P
Alla prossima gente, un bacione!
Kiki

PS: ecco le rune: 
http://tinypic.com/r/5p2xhl/8 
Una appartiene a quelle norrene, le rune di Odino, mentre le altre (visto che quella era l'unica a piacermi e con il significato adatto) sono state prese dal libro/film Shadowhunters.

  
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