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Autore: calypso29    29/01/2014    6 recensioni
Konoha High School.
Un gruppo di ragazzi curiosi.
Una chiesa.
Un mistero che si cela nel tempo.
Mistero, tempo, amore, tempo, incomprensioni, tempo, avventura, tempo.
Tempo che non c'è ...
PS: non contate tutte le volte che ho scritto la parola "tempo".
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sai/Ino, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO 5

Sakura fissava Sasuke, a pochi centimetri dal suo viso, con gli occhi spalancati. Cosa diavolo stava dicendo? Lei e Itachi? Ma cosa si era fumato? Esisteva la marjuana nell’ottocento? Non negava di volere molto bene a Itachi, ma lei lo considerava più che altro come un fratello maggiore. Nulla a che vedere con quello che prova … provava per Sasuke.

“Ti sei fatto una canna?”

Il moro la guardava con astio, continuando a tenerla schiacciata tra lui e il muro. Se fosse entrato qualcuno avrebbe sicuramente pensato cose strane. Cominciava ad avere un po’ di paura, non lo aveva mai visto in quello stato.

“Come puoi dire una cosa del genere? Io non ti ho mai tradito con Itachi, ma per chi mi hai preso?”

“Si, ora ti metti a negare l’evidenza. Ma non sono stupido, io ho visto tutto con questi occhi. Tutto.” Sakura giurò di aver visto un lampo rosso, nelle pozze nere di Sasuke. Il moro si staccò da lei, mantenendo comunque il contatto visivo e stringendole forte i polsi, come a impedirle di scappare. Come se l’avesse fatto! Dovevano chiarire le cose, e subito.

“Senti, ora non cercare di dare la colpa a me. Sei tu che mi hai tradita per primo. Tu che ti sei fatto trovare a letto con quella lì. Tu che mi hai lasciata. Tu che hai cominciato a trattarmi in questo modo. Hai fatto tutto tu, è innegabile!” aveva detto tutto in un crescendo, gridando l’ultima frase.

“Certo certo.”

“Smettila! Parliamo piuttosto. Se mi hai lasciata perché non mi amavi più, allora dillo! Ti capirò, ma almeno non inventarti tutte queste cavolate!”

“Non c’è niente da dire. Anzi no, una cosa c’è …”

Avvicinò di nuovo il viso al suo, inclinandolo, per arrivare con la bocca vicino al suo orecchio.

“Sei solo una puttana.”

Sakura avvertì qualcosa spezzarsi dentro di lei. Non era mai arrivato a dirle una cosa del genere. Il petto le si fece pesante, come se il suo cuore fosse diventato di pietra, e le mozzava il fiato ad ogni respiro. Strizzò gli occhi.

Tra le pareti della biblioteca rimbombò un suono acuto, secco, ripetuto all’infinito dall’eco.

Sasuke aveva il viso piegato verso destra, la pelle nivea arrossata sulla guancia. I suoi occhi scattarono di nuovo verso la rosa. Non c’era stupore nel suo sguardo, come se avesse pianificato tutto. Sakura aveva ancora la mano alzata.

“Sai una cosa? Rimpiango ogni singola lacrima che ho versato per te.”

E detto questo lo scansò bruscamente, si avviò verso il tavolo e raccolse alcuni libri, per poi avviarsi verso l’uscita. Sasuke non si era mosso, aveva continuato a darle le spalle fino a quando non aveva sentito i battenti chiudersi. Allora si voltò, fissando la porta di legno. Un’espressione indecifrabile sul viso.

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Eccola lì, la cosiddetta Villa Katrina. Le veniva in mente solo un aggettivo: enorme. Il nome villa era inappropriato, quella era una reggia in miniatura. Circondata da un immenso giardino d’erba curatissima, pieno di cespugli ordinati e alberi maestosi. C’era pure un gazebo grazioso, bianco, decorato con rose di vetro aggrovigliate ai pali. Una stradina di ciottoli portava direttamente all’entrata, circondata da vasi di rose rosse e bianche. La casa era ancora più spettacolare: a due piani, così bianca che sembrava brillare di luce propria (i domestici avevano sicuramente il loro bel da fare), grandi finestre ad arco comparivano a intervalli regolari; si riuscivano a notare anche da fuori le tende di velluto rosso, alcune colonne corinzie stavano agli angoli dell’edificio, come per sostenere il tetto. E non era tutto, tra le fronde degli alberi, dietro alla casa, si riuscivano a intravedere altre strutture.

“E io che pensavo che casa mia fosse grande.” la bionda strabuzzò gli occhi, mentre ammirava una fontanella al di fuori dei cancelli della villa. Infatti era circondata da un muro di pietra, chiuso da un elaborato cancello di metallo sovrastato da un arco di glicine. Era aperto, sarebbe stato facile entrare, se non fosse stato per le due guardie ai lati. E avevano l’aria di essere piuttosto scoccate, se avessero tentato di entrare probabilmente avrebbero scaricato il loro malumore su di loro. E sicuramente non attraverso dolci carezze.

“Allora capo, che si fa?” Ino spostò lo sguardo su Sai, sperando che sapesse cosa fare.

“L’unica cosa che mi è venuta in mente, oltre al classico “Ehi, guardate lì! Un asino che vola!” è di fare il giro della villa, magari proviamo a scavalcare il muro.”

“Ricevuto capo!” i due si avviarono mano nella mano, passando davanti alle guardie e cercando di non avere un’aria sospetta. Camminarono finché non furono sicuri di non essere visti, poi si avvicinarono al muro.

“E’ bello altino.” mormorò la Yamanaka, sentendosi piccola piccola “E qui non c’è nulla che possiamo usare per arrampicarci.”

“Um … facciamo così. Io ti sollevo e tu provi ad arrivare su. Poi, se ci riesci, provi a sollevare anche me, altrimenti cercherò un altro modo.”

“Ma sei sicuro di farcela?”

“Certo, sei leggera come una piuma.”

Ino ridacchiò, ammetteva che quel ragazzo le piaceva proprio. Era diverso dagli altri con cui era stata. Sai la prese in braccio, per poi sollevarla fino a mettersela sulle spalle. La ragazza cercò di mettersi in piedi, aiutandosi col muro che le stava di fronte.

“Stai attenta.”

La bionda traballò un po’, non era facile stare in equilibrio sulle spalle di qualcuno. Appoggiò le mani al muro per trovare un po’ di stabilità e poi alzò le braccia per arrivare al bordo. Cercò di alzarsi il più possibile, ma la fine del muro distava almeno altri trenta centimetri. Provò a fare un saltello (fregandosene del fatto che le spalle di Sai ne avrebbero risentito) e per poco non perse l’equilibrio. Con un certo fastidio, sentì il moro ridacchiare.

“Non ci trovo proprio nulla da ridere.” arricciò il naso indignata.

“Forse per te no, ma per me si.” ghignò l’altro. Solo allora la bionda si ricordò di avere la gonna e di trovarsi esattamente sopra al ragazzo.

“Pervertito!” la Yamanaka avrebbe tanto voluto cadergli in testa, ma decretò che fosse troppo pericoloso. E poi non voleva che qualche altro passante facesse la stessa cosa di Sai. Per cui si limitò a scrollare le spalle e farsi accogliere dalle braccia del moro che la riportarono a terra. Il ragazzo, tuttavia, non accennava a lasciarla andare.

“Allora? Ti è forse venuto il colpo della strega e ora sei bloccato così?”

“Quanto siamo permalose, ho dato solo un’occhiatina. Guarda che sono più gentiluomo di quanto pensi.”

“Seh seh …”

“Giuro! Non pensi che sennò avrei potuto farlo già quando avevi l’uniforme scolastica?”

Okay, questo era vero, quella gonna era davvero corta.

“Tanto è impossibile discutere con te.” Ino finalmente lo degnò di un sorriso, che tuttavia non durò a lungo. Si sentì gelare, notando l’espressione preoccupata sul viso di Sai. Allontanò il viso da quello del compagno, per guardare alle sue spalle. Una delle guardie, l’espressione gelida, gli puntava una spada sulla schiena.

“Cosa diavolo pensavate di fare?”

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Al peggio non c’era mai fine. Non le bastava aver scoperto che Naruto amava Sakura. Nooo. Ora si trovava a puntare i piedi, cercando di resistere alla stretta di uno sconosciuto che voleva trascinarla chissà dove per farle chissà cosa. Le lacrime avevano smesso di rigarle il viso, sostituite da un cupo terrore che la faceva tremare da capo a piedi. Non riusciva neanche più a piangere. L’uomo le teneva il braccio così forte da farle male, mentre la tirava verso un angolo oscuro del vicolo. E adesso? Cosa poteva fare? Non era mai stata brava nell’attività fisica, quindi non sarebbe mai riuscita a correre via abbastanza veloce. Sempre se fosse riuscita a liberarsi, cosa alquanto improbabile. L’unica cosa che le restava da fare era gridare. Riempì i polmoni d’aria, ma non riuscì a emettere che un gemito strozzato. L’uomo le diede uno strattone particolarmente violento, perse l’equilibrio e finì a terra. Non riusciva ad alzarsi, mentre lo sconosciuto la trascinava di peso. Chiuse forte gli occhi, sperando che tutto finisse il più in fretta possibile. L’uomo si era fermato, ecco, il peggio stava per arrivare.

Forse.

Perché non faceva nulla?

Titubante aprì gli occhi e fu sommersa da una marea di emozioni. Stupore. Sollievo. Gratitudine. Inquietudine. Ansia. Paura.

Un ragazzo stava di fronte all’uomo e lo guardava con odio. Quel ragazzo aveva i capelli del colore del grano e gli occhi cerulei. Quel ragazzo lo conosceva bene. Quel ragazzo era Naruto. Il sollievo si trasformò presto in paura: il biondo arrivava solo alle spalle di quell’ individuo, che tra l’altro aveva muscoli da vendere. A confronto, Naruto sembrava un pulcino.

“N-Naruto! Non fare sciocchezze, vattene!” non sapeva neanche lei da dove erano uscite quelle parole, che sicuramente a mente lucida non avrebbe mai detto. Ma il ragazzo come al solito la stupì, regalandole uno dei suoi rassicuranti sorrisi.

“Non preoccuparti, Hinata.” detto ciò, rivolse la sua attenzione all’energumeno che aveva davanti. Lo squadrò con astio, tanto che i suoi lineamenti acquisirono un ché di felino.

“Bambino, l’ho vista prima io. Tu mettiti in fila, se non v …” un pugno del biondo interruppe a metà la frase dell’uomo, il quale lasciò andare Hinata, portandosi le braccia allo stomaco e sputando del sangue. Naruto cominciò ad apostrofarlo con parole poco carine, mentre l’uomo riacquisiva un po’ di contegno. E rabbia. Tanta, tanta rabbia. Si scagliò sul biondo, tentando di colpirlo, ma la sua forza bruta non poteva competere con l’agilità del ragazzo. Hinata lo guardava stupita, mentre il biondo rispondeva al mancato ceffone dell’uomo con un calcio proprio … lì. Il tipo lanciò un grido, per poi accasciarsi al suolo. Naruto sorrise.

“Mpf … tutto muscoli e niente cervello.” si avviò verso la corvina, ancora tremante a terra.

“Tutto bene?” le tese la mano, con un sorriso che la riempì di calore e sicurezza.

“Abbastanza …” la ragazza tirò su col naso. Solo allora si rese realmente conto di quello che le sarebbe successo, se il giovane non fosse intervenuto. Le sue guance, ancora umide, tornarono a bagnarsi mentre si alzava da terra. Lasciò che le braccia del ragazzo la circondassero, mentre appoggiava la testa sul suo petto. Non voleva che la vedesse così, ma non ci poteva fare nulla. Passarono minuti interminabili, mentre Naruto le accarezzava dolcemente la testa. Quel contatto la faceva rabbrividire: le mani calde del biondo le facevano andare il cuore a mille, mandandola in un’altra dimensione. Quando il biondo le sfiorò la fronte con le labbra, temette che le gambe non l’avrebbero sorretta. Sicuramente non si sarebbe mai scordata il contatto con quelle labbra, così tiepide e morbide. Quando il peggio fu passato, si avviarono verso l’entrata del locale, sempre abbracciati. Il cuoco chiese spiegazioni, alle quali rispose Naruto. Poi tornarono a sedersi allo stesso tavolo di prima, su cui ora si trovavano due piatti stracolmi di ogni ben di Dio. Presero posto e per un po’ nessuno parlò. Avevano deciso, con un accordo silenzioso, di non nominare cosa era successo alcuni istanti prima, non volendo rivivere ancora quegli orribili momenti.

Dopo una buona mezzora, Naruto si decise a parlare.

“Hinata, il cuoco mi ha detto che sembrava non ti sentissi bene quando sei uscita.”

“Avevo solo un po’ di nausea, tutto qui.” mentì la corvina. Ripensando al vero motivo, una grande malinconia si impossessò di lei.

“Ora che ci penso, anche alla festa di compleanno del preside, prima che io arrivassi, non eri stata molto bene. E per un po’ hai avuto una faccia strana, quando stavamo camminando.” poi il suo volto si illuminò, come se avesse capito tutto, e la guardo ad occhi sgranati.

“Hinata, dimmi la verità …”

La corvina arrossì di botto e cominciò a sudare freddo. Oddio, aveva scoperto i suoi sentimenti!

“… tu …”

Le guance della ragazza avvamparono. Che cosa doveva fare? Negare i suoi sentimenti? No, era una cosa stupida ormai. Ma a Naruto piaceva Sakura, cosa avrebbe pensato? Hinata pendeva dalle labbra del biondo.

“… sei incinta!”

Cri cri cri.

Silenzio.

Hinata sembrava sotto shock, con bocca e occhi spalancati. Naruto la fissava, serissimo in volto. La corvina chiuse di scatto la bocca e diventç, se possibile, ancora più rossa. C-Cosa aveva detto? Lei … Lei …

L’aria si riempì della risata cristallina della Hyuuga. Risate di sollievo miste a divertimento. Era in assoluto la cosa più assurda che avesse mai sentito. Poco dopo Naruto si unì a lei. La sua risata sguaiata non era adorabile quanto quella di Hinata, ma comunque contagiosa. Era felice di essere riuscito ad alleggerire l’atmosfera. Anche se ammetteva che per un po’ aveva davvero temuto che le sue parole fossero vere.

“Devo prenderlo come un no?” la corvina annuì.

“A proposito, riguardo a quello che hai detto prima …” ecco, aveva deciso. Amava Naruto, questo non l’avrebbe mai negato. Ma aveva deciso di farsi da parte, per farlo felice. Lo amava, e la sua felicità contava di più di ogni cosa. E se la felicità aveva il nome di Sakura, pazienza. Lo avrebbe aiutato, anche a costo di soffrire. “… io ti posso aiutare. Posso aiutarti ad organizzare un appuntamento tra te e Sakura.”

“Eh?” Naruto cadde dalle nuvole.

“L’appuntamento.”

“Si si. Ma mica è per me e Sakura. Io vorrei organizzarne uno tra Sakura e Sasuke.”

Come? Non era per lui? Sasuke e Sakura?

Si sentì improvvisamente più leggera. Dunque aveva frainteso tutto. Forse Naruto non l’amava, ma almeno il suo cuore era libero. E forse aveva una possibilità. Forse una e chissà quanto piccola, ma c’era.

“Sasuke e Sakura?”

“Si. Vedi, per qualche oscuro motivo Sakura ha tradito il Teme con Itachi e …”

“Come? No. E’ stato Sasuke a tradire Sakura con Karin e lasciarla.” entrambi erano perplessi.

“Sei sicura di quello che dici?”

“Si, me lo ha detto lei.”

“Quindi uno dei due mente.”

“Magari c’è stato solo un errore. I nostri amici sono entrambi onesti e non credo si sarebbero inventati una storia del genere.”

“Potrebbe darsi.” Naruto si mise a mordicchiare la forchetta, pensieroso “Proprio per questo dobbiamo farli chiarire. Da quando si sono lasciati Sasuke non è più lo stesso.”

“Anche Sakura è cambiata, a volte la notte la sento piangere nel sonno.”

“Non è necessario un appuntamento vero e proprio. Basta anche trovare un modo per costringerli a stare a stretto contatto.”

Per qualche minuto piombò il silenzio. I due si arrovellavano così tanto che tra un po’ il cervello avrebbe cominciato a fumare.

“Stare a stretto contatto …” Hinata sapeva che a Sakura non avrebbe fatto piacere, ma era per il suo bene. Si mise a cercare una soluzione, ma l’impresa sembrava impossibile. I due non erano stupidi e difficilmente ci sarebbero cascati. E loro non sarebbero mai riusciti a costringerli. Costringerli … Un sorrisetto spuntò sul viso della Hyuuga.

“Naruto, forse ho trovato una soluzione …”

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Salve a tutti efpiani!

Vi sono mancata? (nooooo!!ndtutti)

Allora, le cose si fanno complicate. A momenti non capisco molto neanche io (preoccupanteeeee)

A quanto pare il discorso tra Sasuke e Sakura si è concluso nel peggiore dei modi (maledetta!ndSasuke e Sakura)e Ino e Sai sono alle prese con un tipetto poco simpatico. E Hinata sembra aver trovato un modo per far stare i due “piccioncini” a stretto contatto. Che sarà mai? Lo scoprirete tra qualche capitolo!

Come al solito ringrazio chi ha recensito, messo tra le preferite e le seguite.

Baci bacissimi!

 

 

 

 

 

 

 

  
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