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Autore: Love_in_London_night    29/01/2014    7 recensioni
E se Emma per un periodo non fosse più l'assistente di Jared? E se al suo posto ci fosse una ragazza che il cantante ha assunto con una certa leggerezza?
Dal primo capitolo: «Si potrà togliere lo stucco che le hanno messo in faccia o no? La mia assistente deve almeno far credere di essere seria»
«Tomo, tienimi se no è la volta buona che lo ammazzo. Giuro che lo faccio senza pentimento»
Mofo la prese per i gomiti giusto in tempo, stava per partire alla carica. Gli faceva paura quando si arrabbiava, perdeva ogni controllo, poteva essere davvero letale. Se lui fosse stato in Jared non l’avrebbe mai provocata in modo così pesante.
«Quanto vorrei che lo shatush non ti avesse corroso gli ultimi neuroni rimasti!»
«Sei solo invidiosa» le rispose stizzito Jared. Nessuno poteva criticare il suo shatush, era la postilla aggiunta alla regola di non commentare la sua collezione di smalti.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost in the city of Angels'
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«Questa domanda è per te Jared. Anne, una nostra ascoltatrice, chiede cosa fai nel tempo libero, quali sono i tuoi hobby…»
Nonostante a Los Angeles fossero le tre di notte, Logan era incollata allo schermo del computer per seguire lo streaming di quell’intervista radiofonica.
Stava seguendo il programma per guardare Jared. Era da un sacco che non lo vedeva e le mancava. Lo trovò dimagrito, ma aveva provato lo stesso a entrare nello schermo per poterlo accarezzare, baciare o alzargli la maglietta e percorrere gli addominali con l’indice per poi arrivare al bottone dei pantaloni…
No, doveva fermarsi. Era una donna sola, di notte, preda dei propri ormoni.
Maledetto ciclo.
E maledetto Leto junior che stava sorridendo malizioso a quella latteria ambulante che era la deejay. Ma cazzarola, non era dicembre anche in Germania? Non doveva fare freddo? Perché quella valchiria era mezza nuda?
Avrebbe voluto chiamare l’emittente radiofonica e chiedere loro se prima di assumere la biondona tinta in questione aveva lavorato di notte sulla provinciale vicino a Berlino, o se invece era stata una squillo di alto bordo.
«Questa è facile». Era serio, come se stesse parlando davvero di ciò che amava fare nel tempo libero. «Sesso estremo».
Ah, Jared. Se te l’avessero chiesto qualche mese prima avresti dovuto rispondere in modo diverso, ovvero che adoravi complicare la vita alla tua assistente. Ne era passata di acqua sotto i ponti, vero?
Logan si torturò le unghie, cosa che non era solita fare. Quello era il risultato di poterlo vedere ormai solo da uno schermo. Era una donna frustrata, peggio di Bridget Jones. Però lei non portava biancheria contenitiva.
«Tipo?» Gudrun, così si chiamava quella sottospecie di cameriera da Oktoberfest, si protese in avanti, di colpo interessata all’argomento. Inoltre, per palesare questo suo coinvolgimento, scostò i capelli da davanti per liberare le boe alla vista di Jared.
Ok, vista la volgarità della ragazza dovevano averla raccolta per strada. Per forza.
«Tipo farlo ovunque e in ogni occasione» disse lui pensandoci su. «Sul proprio sedile in aereo, sul cofano dell’auto con Los Angeles a fare da panorama, in una lavanderia automatica, ogni superficie della propria casa. Oh sì, il bagno delle signore durante i Golden Globes».
Pavone di un cantante. Era stata lei a portarlo nella lavanderia, lui nemmeno ci voleva andare, gran merito invece per quella piccola pausa dalla cerimonia dei Golden Globes. Ma, ehi, e quella storia del sedile dell’aereo? Perché lei non la conosceva? Assottigliò gli occhi, sempre più inviperita.
«Sai» continuò Jared. «Sono quelle cose che tengono viva l’attenzione»
«E l’eccitazione» concluse sornione Shannon.
«In una radio non ti è mai capitato di farlo?» era molto divertita.
Logan aveva cercato il numero dell’emittente, era pronta a usarlo. Un dito sulla tastiera numerica del cellulare e una denuncia per molestie sessuali sulla lingua. Ti andava ancora di giocare Gudrun?
«No, mi manca» rispose cortese e allegro.
Chissà perché quando si parlava di sesso l’espressione imbronciata spariva sempre.
«Beh, puoi sempre recuperare. Sei nel posto giusto e di cose ne possono ancora succedere». Gli fece l’occhiolino, sottolineando quanto fosse disponibile a dargli una mano per spuntare quella voce dalla lista.
Logan era indecisa: far partire la chiamata e poi dar retta all’infarto del miocardio che aveva in atto, oppure andare a cercare una qualche bambola e iniziare a riempirla di spilli? Sarebbe partita dal seno, poco ma sicuro.
Nello studio si diffusero le risate generali, interrotte solo da Tomo, Santo protettore proveniente da Sarajevo.
«Spero solo che queste frasi non le abbia sentite l’uomo delle pulizie… Ho visto come lo guardava prima!»
E le risate dei presenti si acuirono, più sincere rispetto a prima.
Logan lo ringraziò e si fece scappare una lacrima prima di chiudere il laptop e interrompere così la visione dell’intervista.
Quei tempi le mancavano troppo.
 
Jared sorrise, era dicembre e atterrare a Los Angeles lo metteva sempre di buonumore, sembrava un bambino pronto per Disneyland, nemmeno pensare che di lì a venti giorni avrebbe compiuto quarantaquattro anni riuscì a rovinargli il sorriso.
Circondò con il braccio le spalle della propria assistente e le diede un tenero bacio sulla guancia.
«A cosa lo devo?» chiese Emma sorridente e sorpresa.
«Al fatto che sei tu. E che siamo qui» disse lui indicando LAX con la mano libera, per poi soffermarsi a guardare le gambe di una ragazza che, come loro, stava attendendo i bagagli davanti al nastro trasportatore. «Al fatto che questa giornata non è una merda totale e a Dio che ci ha dato gli occhi per guardare»
«E le mani per toccare» aggiunse Shannon nel guardare la stessa ragazza che aveva fissato prima il fratello. Apprezzava i pantaloncini corti e la canotta così scollata. Era contento di vivere a Los Angeles per quello: di giorno era sempre estate e, di conseguenza, le ragazze si conciavano come se fosse sempre luglio.
«E la lingua per…»
«Si ok, ho capito. Ora piantatela, siamo circondati da famiglie e non voglio che vi becchiate una denuncia per non so cosa. Concedete il linguaggio porno a chi sa apprezzarlo». Lo interruppe Emma risoluta.  C’erano genitori che li guardavano con occhi sgranati, anche se non era sicura che le madri di quei bambini addormentati guardassero Jared e Shannon con ammonimento, aveva intercettato la lussuria in un paio di occhi. E laggiù c’era anche la violenza fisica. E la mamma con i capelli rossi in fondo dimostrava quanto stesse apprezzando il loro essere così espliciti.
A quanto pareva gradivano il sesso che entrambi i fratelli trasudavano. Un po’ meno d’accordo erano però i mariti. Chissà perché.
«Grazie Emma, se non ci fossi tu saremmo già in carcere» le disse Tomo battendole più volte la mano sulla spalla. «Un po’ mi scoccerebbe, lo ammetto. Chi si prenderebbe cura di Vicki?»
Era così premuroso nei confronti della moglie che se l’avessero saputo le madri lì intorno l’avrebbero spogliato con gli occhi come avevano fatto con i fratelli Leto. Per fortuna lui era più discreto, in tutti i sensi.
«Mofo, sei l’equilibrio che serve a quei due. Sono stati fortunati a trovarti»
«Lo so» concluse lui ammiccando e facendo un verso gutturale talmente ridicolo da farla ridere. Emma non poteva evitarlo data l’espressione buffa che aveva mostrato.
Forse non era così equilibrato come gli aveva appena detto, ma per far parte di quel gruppo qualche deficit doveva averlo per forza, si era amalgamato troppo bene con gli altri due.
«Emma, ora fammi un favore» le disse Tomo dopo averla presa per le spalle. «Corri a casa da tua figlia prima che Jared si inventi qualche commissione improbabile per te. L’hai abituato troppo bene!»
Non aveva tutti i torti, l’assistente prese al volo i bagagli dal nastro e, dopo aver dato un bacio sulla guancia ai tre e aver detto loro che era a disposizione ma solo per cose di una certa importanza, corse dalla propria figlia e dal compagno, non vedeva l’ora di riabbracciarli.
Quindi aveva lasciato i Leto da soli, davanti a una conversazione di vitale importanza.
«Su cosa ti sei focalizzato?» Jared osservava il fratello e, nonostante le lenti scure degli occhiali da sole, avrebbe giurato che i suoi occhi fossero puntati…
«Su quel culo che sembra parlare». Non che disdegnasse il davanzale che la ragazza aveva mostrato poco prima per chinarsi sul bagaglio a mano, ma quelle chiappette catturavano ogni sguardo.
La proprietaria del culo parlante, e la magia potteriana non c’entrava nulla, si era abbassata per prendere una macchina fotografica professionale e chiedere loro una foto, dato che li aveva riconosciuti.
I fratelli e Tomo risposero gentili e felici. Inutile dire che Shannon fece di tutto per dimostrarsi premuroso e finire accanto a lei nella foto, spiaccicato contro il suo seno a lato e con le braccia al limitare del sedere. Strano ma vero era diventato loquace, cosa che nelle interviste non gli capitava mai, nemmeno per sbaglio.
La stordì così tanto di parole che alla fine fu un gioco da ragazzi strapparle il numero. Megan si allontanò confusa e con passo incerto, ancora incapace di credere che Shannon Leto volesse uscire con lei. Il batterista, invece, sorrise soddisfatto: era sempre un gioco da ragazzi per lui riuscire nell’intento. Due moine e la ragazza si sarebbe ritrovata stesa sulla spiaggia a vedere le stelle causate dallo stesso Shannon. A cosa serviva il cielo di notte quando si poteva ricorrere alla Shanaconda?
«Ora vado» gli disse Jared dopo aver aspettato che finisse di lavorarsi quel bocconcino. «Ho voglia di andare a casa». Il sorriso di chi la sapeva lunga.
Non aspettò la risposta del fratello per avviarsi con Jamie verso l’uscita.
«Ehi bro, non fare cazzate» urlò Shannon di rimando. «Domani per le undici ti telefono, se non rispondi chiamo la polizia. Non voglio essere io a scoprire eventuali cadaveri… Gudrun ci è andata giù pesante, non oso immaginarne le conseguenze!»
Jared scosse la testa, si girò appena verso il fratello per vedere la reazione di quest’ultimo davanti al suo dito medio, poi gli mandò un bacio. D’altronde era l’uomo della sua vita.
 
Logan si svegliò di soprassalto con la gola secca. Aveva sognato una spiaggia bianca e un mare cristallino che le donava soddisfazione. Sbuffò appena, in quei posti c’era stata davvero una volta, e ora si ritrovava a Los Angeles. Non che facesse schifo, solo che non era proprio i Caraibi che la sua mente aveva appena proiettato.
Schiacciò il pulsante della sveglia sul comodino e fissò con un solo occhio il display che segnava le quattro e quarantadue di mattina. Possibile a quell’ora aver voglia di acqua frizzante? Sì, stabilì.
Indecisa se continuare a dormire, tanto che si coprì la faccia con le coperte, o se assecondare la propria voglia, allungò una mano alla propria destra. Il letto era vuoto e il posto freddo, normale amministrazione.
Sbuffò di nuovo e scostò il piumone con un calcio, l’acqua frizzante sarebbe stata la soluzione a ogni male. Tanto ormai era sveglia, allungare la strada fino alla cucina non costituiva più un problema. Il dilemma più grande era convincere le palpebre di questo.
Percorse le scale con una certa lentezza, voleva essere sicura di non morire a causa della propria distrazione, dato che per raggiungere la rampa aveva inciampato nei piedi di due mobili diversi, trattenendo qualche parolaccia in onore delle dita dei propri piedi perite nel percorso buio.
Fu solo dopo essere scesa dagli ultimi scalini che tese l’orecchio, un timido sorriso sulle labbra; tutto quello le era mancato davvero.
Seguì il rumore ovattato di quelle poche note, fino ad arrivare alla piccola stanzetta illuminata d’azzurro dalla luna che entrava dalle grandi vetrate.
Logan si appoggiò alla porta senza fare rumore, l’atmosfera tranquilla e quasi solenne di quella stanza l’aveva contagiata.
Sentì qualche nota strimpellata dalla chitarra, poi lo vide distendere la mano sinistra che, tesa nello sforzo di muoversi sulle corde, tremava e di sicuro doleva.
Si avvicinò di soppiatto, nella più brutta imitazione di un ladro che le fosse mai uscita e lo abbracciò da dietro, circondandogli le spalle con timore e delicatezza, infine gli lasciò un bacio sui capelli lasciati sciolti, che ricadevano davanti agli occhi senza che nemmeno lui se ne curasse.
«Ehi, da quanto sei in piedi?» gli sussurrò, non voleva rovinare quel momento così intimo.
Jared sorrise. Gli piaceva pensare che si fosse svegliata nel percepire la propria assenza nel letto. «Non da molto».
Logan gli prese la mano sinistra che vibrava e che, se rilassata, tornava a formare un artiglio.
«Ok, da un po’». Ammise lui ridacchiando sulla guancia di lei.
Dio, quanto le piaceva, amava quei piccoli gesti.
«Non hai fatto nemmeno in tempo a finire l’ultimo concerto del duemilaquindici che sei già a suonare in studio». Un rimprovero che in realtà nascondeva tutta la premura e la preoccupazione di Logan.
Era contenta che per quell’anno avessero concluso il tour per godersi le vacanze di natale, ed era ancora più felice che l’ultima data fosse coincisa con Los Angeles, poteva averlo tutto per sé per più tempo.
«Il concerto di ieri sera mi ha dato una certa carica». Anche se a ispirare quella melodia era stata proprio Logan.
«Speravo di essere stata io» soffiò maliziosa.
«Tu ne hai solo usufruito» rispose Jared con la voce roca prima di morsicarle con delicatezza un tratto della mascella, a fare da sottofondo le dita che correvano sulle corde della chitarra acustica.
«Comunque mi deludi, sai?» Logan sorrise delle proprie parole, invece Jared interruppe il suo suonare, non si aspettava una simile affermazione.
«E perché, di grazia?» cercò di sfoderare lo sguardo duro con quella punta di perversione che non l’abbandonava mai. Se non fosse riuscito a convincerla avrebbe sicuramente trovato un modo per zittirla, di questo ne era sicuro.
«Perché ci si aspetta che dopo il concerto tu ti porti a casa una ragazza con cui fare sesso tutta la notte». Lo prese in giro lei.
Jared alzò un angolo della bocca, ora più disteso e divertito. «Per fortuna mi hai tolto quest’incombenza aspettandomi a casa» le disse. «Non ho dovuto nemmeno fare la fatica di provarci con te per tutta la sera»
«Ti ho già fatto dannare abbastanza» replicò lei con le labbra vicino al suo orecchio, i denti a mordicchiare un lobo.
Il cantante trovò solo la forza per annuire.
«Peccato che tu non stia tenendo fede alle aspettative dei tuoi fan» aggiunse Logan che, intanto, con la mano destra era scivolata sotto la stoffa della blusa abbottonata del pigiama azzurro a quadri di Jared. Da quando gli aveva confidato che la eccitava lo indossava ancor più volentieri, gli piaceva stuzzicarla.
«Perché?» dove voleva andare a parare?
«Perché non è vero che hai fatto sesso tutta la notte». La ragazza scese con le dita lungo il petto, fino ad arrivare a quella specie di cicatrice fresca appena sopra le costole, perché Jared aveva deciso di scriverlo lì, vicino al cuore.
Non era mai stato affrettato, non era da lui. Difatti ci aveva pensato bene prima di proporle una simile follia. Sapeva bene quanto entrambi non credessero nel matrimonio, a fatica nell’amore eterno – anche se da un anno a quella parte le cose erano cambiate parecchio – e non volevano essere vincolati da legami che a loro non avrebbero cambiato nulla.
Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia.
Le promesse matrimoniali in latino. Gli echelon, che avevano visto il nuovo tatuaggio durante quell’ultimo concerto, erano convinti che fosse la personale dichiarazione d’amore di Jared verso di loro, in realtà era l’impegno eterno che aveva preso verso Logan, e viceversa. Perché anche lei aveva lo stesso tatuaggio nello stesso posto.
Gli unici voti che si erano voluti scambiare, le promesse che mettevano in pratica ogni giorno, anche a migliaia di chilometri di distanza.
Le dita sottili di lei sulla cicatrice lo fecero svegliare del tutto. Quel tatuaggio era stato un regalo di natale in anticipo e la pelle sensibile, a quel tocco, l’aveva acceso.
Posò la chitarra di fianco alla sedia su cui era e con impazienza prese la ragazza per farla sedere sulle proprie gambe. Indossava una canotta bianca semplicissima che lasciava intravedere il reggiseno blu, e Jared gradiva quella visuale.
«Si può sempre rimediare» le disse prima di baciarla con foga, mentre con le dita correva dal fianco verso il seno.
Logan sorrise contenta, la verità era che adorava il suo lato perverso e ne sentiva la mancanza ogni volta che Jared era lontano. Una volta sperimentato un Leto non si poteva più vivere senza.
Figurarsi lei che li aveva provati entrambi.
Lui si fermò solo dopo averle tolto la canotta, come aveva fatto qualche ora prima al suo ritorno a casa. Logan lo guardò confusa.
«Devo chiederti una cosa» le disse l’uomo con il fiato spezzato dall’eccitazione.
Era tutto calcolato. Logan, in preda alla frenesia del momento, avrebbe fatto di tutto per zittirlo il prima possibile e tornare quindi a occuparsi di loro due. Se lui gliel’avesse chiesto in un altro momento avrebbe rischiato la vita. O Baoby. E non era certo sua intenzione alzare così tanto la posta in gioco.
«Va bene, ma sii veloce perché non mi piace essere interrotta». Si morse il labbro prima di baciarlo di nuovo e togliergli la blusa del pigiama. Con quella addosso stava bene, ma senza era meglio.
Logan sorrise, Baobab era più sveglio che mai, ma ancora al sicuro nei pantaloni morbidi.
«Accompagnami» continuò Jared non senza difficoltà, era diventata brava a distrarlo, sapeva quali armi usare. «Alla cerimonia degli Oscar».
L’unica cosa che lei fu in grado di fare fu di sgranare gli occhi.
«Stai scherzando?» era da quasi un anno che si erano buttati in quella strana relazione, e il fatto che fosse rimasta privata, tranne agli occhi delle persone a loro vicine, era la parte migliore per entrambi.
«Affatto. Ti voglio con me»
«E io ti voglio dentro di me». Cercò di sdrammatizzare Logan. Le mancava l’aria. Da quando la stanza aveva cominciato a restringersi attorno a loro?
«Non scherzare». La ammonì Jared, in difficoltà.
Gli accarezzò la guancia coperta da un velo di barba, non sapeva cosa dire. Vederlo restare senza parole le aveva fatto capire che non voleva affatto prenderla in giro. «Non vuoi che la nostra storia rimanga… Beh, tale? Lo sai cosa vorrebbe dire, no?»
Lo baciò con delicatezza.
«Lo so, ma non mi interessa Lo. Ho quasi quarantaquattro anni, sono stufo di nascondermi. Ho accanto una donna che amo, voglio poterlo dimostrare a tutti. Posso?»
Giovane donna morta per colpo apoplettico pre sesso e post dichiarazione. “Se n’è andata felice ma insoddisfatta” dichiara il fratello del presunto vedovo “Avrebbe voluto ricevere quello per cui era scesa al piano di sotto. E non era un bicchiere d’acqua”.
Avrebbe voluto dire al mondo intero che amava e faceva sesso con Jared Leto; avrebbe voluto urlarlo a tutti quanto la soddisfaceva e quanto lo amava, anche se pensava che ai vicini fosse abbastanza chiaro dato che le grida non venivano risparmiate da tempo. Poi pensò anche a tutto ciò che ne conseguiva. Le fan indignate, che non l’avrebbero mai accettata e che magari per strada l’avrebbero insultata o le avrebbero strappato i capelli. Come avrebbe potuto convincere Jared a stare ancora con lei senza il suo biondo naturale? Sapeva quanto fosse un deterrente.
E se l’avessero vista a un concerto? Sarebbero insorte per rincorrerla dietro il backstage perché aveva dal loro idolo ciò che sognavano loro?
Non era sicura di voler rischiare la morte in quel modo atroce, forse avrebbe preferito fare il bagno con degli squali bianchi lasciati a digiuno.
La mano di Jared che percorreva la sua schiena appena sopra il sedere la fece rinsavire.
«Puoi, sì. Però facciamo così» provò a persuaderlo, gli spostò i lunghi capelli dietro le orecchie e prese ad accarezzargli la guancia. «Io ti accompagno, ma salto il red carpet ed entro dalla porta secondaria».
Jared sorrise furbo. «Ok, ci sto»
«Bene, ora cosa ne dici, andiamo a dormire?» gli chiese Logan dopo essersi alzata dalle sue gambe, la mano tesa in un innocuo invito.
«Scherzi?» la prese e la trascinò con vigore sul pavimento. «Baobab vuole essere soddisfatto. Inoltre non posso deludere le aspettative dei miei fans, non ti lamentare però se domani avrai una menzione indiretta in un mio tweet».
Sorrise eccitato e astuto mentre si sistemava su di lei e riprendeva a baciarla.
Logan si era dimenticata di essere mezza svestita, ma aveva amato il fatto che gliel’avesse puntualmente ricordato.
«Jared». Ansimò la ragazza sentendo il pizzico ispido della barba che dai seni scendeva verso parti che gli interessavano di più. «Dovresti essere considerato illegale»
«Vuoi che mi fermi?» domandò perfido.
«Se lo fai non solo non ti accompagno, ma non ti rivolgerò mai più la parola e – soprattutto – non farò mai più sesso con te» rispose lei prima di morsicarsi un labbro.
«Ecco perché mi sono innamorato di te, sei perversa quanto me».
 
Perché si era lasciata convincere da Jared? Perché non aveva potere davanti a quegli occhi che solo per come la guardavano la rendevano felice?
Era diventata una donna debole, succube dell’uomo che amava.
Dio, quel vestito non la faceva respirare. Come ci era finita in un Armani? O meglio: come aveva fatto a entrarci?
Stregonerie che nemmeno Logan riusciva a comprendere. O forse era il bello di avere un vestito su misura e non il classico preconfezionato di H&M.
Si rimirava nello specchio emozionata. Se le avessero chiesto un aggettivo per descrivere il proprio riflesso, avrebbe scelto luminoso. Indossava un vestito avorio con delle lavorazioni metalliche argentate che scendevano lungo l’ampia scollatura e formavano la cintura che le strizzava la vita.
Se si fosse piegata sarebbe scoppiata probabilmente, ma con addosso quel vestito l’avrebbe fatto con classe.
Ora fissava i capelli: quello chignon laterale era semplice ma elegante, come il trucco marcato sugli occhi e la bocca lasciata naturale.
Sembrava veramente raffinata, e Jared l’avrebbe presa per il culo a vita, se lo sentiva nelle vene.
Dopo aver ringraziato il parrucchiere e il truccatore infilò le scarpe chiare e prese la clutch di strass per percorrere le scale, era giunta l’ora di scendere e… No, non voleva pensare a dove sarebbe andata di lì a poco, o sarebbe fuggita in qualche posto più al suo livello, come il luna park lungo il molo di Santa Monica, per esempio.
Prima di percorrere la rampa si appoggiò con i gomiti alla balaustra lì accanto, divertita dalla scena che di sotto si era formata.
«Ti ho detto di andare via!» Jared era arrabbiato, voleva costringere Shannon a uscire di casa.
«Ma sei scemo? Sei tu che mi hai invitato. Io vestito così senza venire alla premiazione non ci esco, sembro un pinguino!» e Shannon si indicò.
Indossava un semplice smoking nero, ma solo dopo che lo disse Logan se ne accorse. Stava molto bene, però faceva ridere: si vedeva che non era a proprio agio, era un po’ impacciato.
Jared gli sistemò il papillon con gesti nervosi. Nonostante tutto ci teneva, e dimostrava che quelle erano intemperanze dettate dall’occasione particolare.
D’altronde non capitava tutti i giorni di essere candidato come attore protagonista agli Academy Awards.
Lui era impeccabile, bello da togliere il fiato nella sua semplicità: uno smoking classico, più elegante però rispetto a quello del fratello. Doveva rientrare tra i patrimoni dell’Unesco o tra le meraviglie del mondo.
Logan ridacchiò tra sé: Jared si era guadagnato la nomination interpretando un pedofilo omosessuale che soffriva di disturbi della personalità. Tutto nella norma, insomma, anche se in passato se le era scelte maggiorenni e donne. Minimo sforzo e massima resa.
«Tu non la guarderai, chiaro? Non provare nemmeno a immaginartela nuda, o di spogliarla mentalmente, o…» tentava di coprire gli occhi di Shannon con le proprie mani, non voleva che vedesse Logan con un abito elegante, sapeva cosa succedeva in quelle occasioni: le donne dei red carpet scatenavano pensieri impuri. Lui ne sapeva qualcosa.
Constance era in un angolo che li guardava senza speranza, non era una novità vederli bisticciare a quel modo, nonostante non avessero più cinque anni.
«Smettila di fare il bambino!» lo apostrofò Shannon cercando di togliersi le mani del fratello dalla faccia, tentò inoltre di prenderlo a sberle così, per ripicca. Si sarebbe divertito a vederlo pieno di segni rossi durante i ringraziamenti sul palco, o dopo, nelle interviste.
«A proposito di bambini». Intervenne Logan mentre scendeva le scale con lentezza, con quelle palafitte ai piedi avrebbe potuto uccidersi per colpa di un’unghia del mignolo fuori posto.
Nel dire la frase si passò una mano sulla pancia, ottenendo l’effetto desiderato.
Un silenzio carico di tensione aleggiò nell’aria. Nessuno aveva badato a come fosse vestita  o pettinata: la famiglia Leto la fissava senza vederla davvero, come se fosse Casper.
Era riuscita nel proprio intento: zittire i due fratelli e far dimenticare loro le proprie scaramucce.
«Diventerò nonna?» Constance aveva già gli occhi lucidi. Si vedeva che era giù intenta a pensare al corredo.
«Lo, devi dirmi qualcosa?» se in quell’istante la gente avesse cercato su internet il significato di panico, ci avrebbero trovato la faccia di Jared. Gli occhi già grandi spalancati per il terrore, il volto bianco da far invidia al compianto Michael Jackson. Molto probabile che avesse pure smesso di respirare.
E se fosse stato di Shannon? No, era passato troppo tempo e Logan era umana, non poteva avere in atto una gestazione da elefante.
«Sarò zio?» lo sguardo sognante. Già si immaginava di spingere la carrozzina e di mietere ancora più vittime che in precedenza.
Logan alzò un angolo della bocca in modo ammiccante e sadico. «No. Era solo un modo per mettere fine ai vostri bisticci infantili» e sorrise perfida. «Mi dispiace Constance»
«Non giustificarti tesoro, stai con Jared. Questo vuol dire prendersi cura di un bambino di quarantaquattro anni. Comprendo la decisione di non avere figli» disse comprensiva la donna.
«Vorrei ammazzarti… Ma chiazzerei questo vestito» ammise Jared sollevato per la gioia di non diventare padre e pronto a esplodere per quello scherzo così crudele, troppo anche per lui.
Solo dopo aver parlato del vestito la guardò con attenzione «Dio mio, sei splendida. Lasci senza parole». Nel dirlo le allungò la mano per aiutarla a fare gli ultimi gradini.
«E tu non guardarla! Vedo già i tuoi occhi colmi di lascivia». Ammonì il fratello.
«Troppo tardi bro, è troppo bella per non osservarla. Però giuro che non c’è lussuria, ormai è una cognata per me». Le sorrise affettuoso. «E poi dopo questo scherzo non ho dubbi: è la tua perfetta metà. Una persona così sadica e perversa non può che stare con uno come te»
«Grazie ragazzi, sono felice di piacervi». Arrossì sincera. In quel momento si sentiva in grado di sfidare pure Angelina Jolie.
«Comunque Jared, credimi, l’ho fatto per te. Dopo un simile shock se dovessi vincere la statuetta non avrai paura né di salire sul palco né di fare il discorso di una vita. In confronto ti sembrerà un’inezia». Gli strizzò l’occhio, divertita.
Jared la prese per mano per guidarla verso l’auto, facendo muovere anche sua madre, Shannon ed Emma. «Tu sì che sei premurosa».
Le diede un braccio a fior di labbra. Se solo avesse calcato il red carpet con lui avrebbero potuto far invidia a chiunque. Chi erano i Brangelina in confronto a loro?
«Sei bellissimo e stenderai tutti». Gli sussurrò premurosa. «Non dico nulla sul premio, sappi solo che io ti sosterrò comunque andrà la serata»
«Il bastone della mia vecchiaia!» la schernì per cercare di non dar peso alla tensione che sentiva nel petto.
«Scemo». E dopo essere salita in auto gli prese la mano accarezzando con lentezza il dorso con il proprio pollice, lo calmava sempre. «E poi tu sei già vecchio».
«Grazie per essere qui». E sfoderò il sorriso diabolico, quello di cui Logan sapeva di dover avere paura.
Perché Jared lo sapeva bene, la vendetta era un piatto che andava servito freddo, e Logan avrebbe pagato a sue spese quello scherzo che, probabilmente, gli aveva fatto crescere il suo primo maledettissimo capello bianco.
 
Logan stava traendo grandi respiri per calmarsi. Cercava di convincersi che fosse normale vederla agli Academy Awards, dato che era una giovane sceneggiatrice, che se l’avessero vista con Jared era soltanto perché un tempo era stata la sua assistente. La realtà era che sapeva che la scusa non reggeva nemmeno per convincere se stessa, figurarsi gli altri.
«Di’ la verità bro, so che con questo abito bianco ti ha fatto pensare al matrimonio». Shannon lo fissava dal posto più esterno del minivan con cui stavano raggiungendo il teatro, beccandosi uno sguardo assassino da Jared e facendo diventare rossa per l’imbarazzo Logan.
«Ti prego, ricordami perché sei qui e trovami un motivo valido per cui non debba ucciderti all’istante». Furente e diva come solo lui sapeva essere.
Non aveva pensato al matrimonio, lui non ci credeva. Si poteva dire soltanto che, per un attimo, aveva collegato Logan all’immagine di una fidanzata che – lungo una navata – andava incontro al proprio partner per scambiarsi dei voti durante una celebrazione sacra, nulla più.
Suo fratello era il solito esagerato.
«Perché sono tuo fratello?!» Shannon rispose retorico.
«Non basta». E la mano di Logan continuava ad accarezzare quella di Jared.
«Perché mi vuoi bene?!»
«Ma per favore» alzò gli occhi al cielo, come se non fosse vero.
«Perché ti sopporto da quarantaquattro anni» terminò Shannon mugugnando.
«Già più plausibile. Di sicuro questa motivazione ti salva dall’omicidio. Sei fortunato».
Sia il maggiore che Logan alzarono gli occhi al cielo senza però aggiungere nulla, non volevano guastare il labile umore di Jared, per lui era un momento delicato e per la prima volta in vita sua poteva essere giustificato nel tenere un atteggiamento simile.
Constance accarezzò una spalla del batterista, come a consolarlo e a dargli forza, ed Emma intavolò con Logan una discussione neutra, atta più a riempire il silenzio teso del Van.
Arrivarono davanti al Kodak Theatre e il gruppo scese tranne Logan. Jared la fissò come se fosse stato in procinto di partire per il fronte, o peggio, gli Hunger Games. Lei gli sorrise e gli sussurrò qualche frase di incoraggiamento, ricordandogli che si sarebbero rivisti dentro poco dopo.
La verità era che su quel red carpet si sarebbe sentito incompleto. Non era più questione di fan o meno, lui era stufo di nascondere al mondo la donna che amava, anche se comprendeva le sue titubanze.
Una volta davanti ai flash e dopo aver dato inizio alla kermesse, senza nemmeno accorgersi del tempo che passava, la cerimonia era cominciata e giunta al punto cruciale.
Jared era seduto, teso, accanto a una Logan che sembrava accomodata su una poltroncina di spilli. Aveva visto la curiosità con cui la gente la fissava e, nonostante i mille viaggi mentali dei mesi precedenti, non aveva calcolato che sedersi di fianco a Jay l’avrebbe portata sotto l’occhio del ciclone. Quindi evitare il red carpet era stato del tutto inutile, e Jared lo sapeva benissimo.
«E l’oscar per il migliore attore va a…»
Ma perché a consegnare il premio doveva essere proprio quella stronza di Scarlett Johansson? Gli organizzatori si divertivano a mettere in crisi donne comuni con questi paragoni impietosi?
Minimo erano degli uomini calvi e grassi che mai e poi mai avrebbero voluto essere anche solo avvicinati da Jared Leto, Brad Pitt o Leonardo di Caprio. Dunque perche facevano così deliberatamente gli stronzi?
Tanto valeva metterci Cameron Diaz sul palco e decretare così la fine della sua storia.
Logan tornò a concentrarsi sull’uomo accanto a sé, trattenendo il respiro quanto Jared che ormai stringeva la sua mano tanto da far sbiancare le nocche. Gli occhi, già grandi al naturale, erano spalancati e fissi sul presentatore.
Il tempo pareva essersi fermato.
«Jared Leto!»
La mano di Logan strinse un attimo quella di lui prima che gli scrosci di applausi invadessero la sala e le luci li illuminassero.
Jared le sorrise adorante, e se fosse stata a casa gli sarebbe saltata al collo mentre avrebbe continuato a saltellare come una forsennata per la gioia, gli avrebbe riempito le guance di baci e come prima cosa gli avrebbe detto che lo amava. Ma erano in mondovisione e decise di darsi un contegno.
Ricambiò lo sguardo traboccante di gioia di lui e applaudì al grande merito del magnifico attore che aveva imparato a conoscere e amare.
Fu Jared che, prima di andare a ritirare l’Academy, si chinò su di lei con un sorriso malizioso e sfrontato e poi la baciò a favore delle telecamere che in quel momento lo stavano riprendendo.
Lo lasciò fare, perché era troppo orgogliosa di lui in quel momento e non riusciva a immaginarsi come poteva sentirsi Constance, ma subito dopo si rese conto che – in diretta mondiale – aveva rivelato al mondo di essere la compagna di Jared.
«Me la pagherai» gli sussurrò Logan sulle labbra così vicine dato che Jared si era fermato per osservare la felicità sul suo volto. «E giù le mani da Scarlett se no ti pianto in diretta mondiale»
«Scarlett chi? E comunque se per farmi perdonare servirà tanto sesso, sono pronto». Le accarezzò una guancia con l’esterno dell’indice.
«Stendili tutti tigre, sono fiera di te». Gli strizzò l’occhio mentre si dirigeva sul palco per ritirare il premio.
Lo scambio era durato una manciata di secondi, ma a lei il cuore si era fermato come se fossero passati interi minuti.
Fu solo dopo la conclusione della cerimonia che scattò il putiferio, una cosa che sorprese Logan, dato che era abituata a vedere gli echelon scatenati ai concerti: i giornalisti e i paparazzi più sfortunati si accavallavano tra loro per poter porre una domanda ai vincitori, mentre fan di ogni sorta, fuori dal teatro, facevano scattare i flash e partire le urla a ogni persona di passaggio, che fosse famosa o meno. Era isterismo, ed era quello di cui Logan era preoccupata.
Era convinta di non volere più aprire un proprio profilo su un qualsiasi social network, aveva paura di scoprire quante richieste di amicizia potesse avere su facebook o quanti nuovi follower su instagram e twitter, tralasciando le minacce di morte che sarebbero arrivate in privato o in modo indiretto.
Eppure, in quell’istante, anche quel terrore veniva meno. Era fiera e orgogliosa di Jared e, probabilmente, non gliel’avrebbe fatta pagare.
Lo sguardo che le stava rivolgendo dal piccolo palco allestito per la veloce conferenza stampa le scaldava il cuore.
Dopo tutto l’aveva capito: era un uomo, ancora prima di essere un cantante e un attore. Era stufo di dover nascondere una cosa così bella come l’amore, d’altronde non stava facendo nulla di male. Non voleva condividere Logan con il resto del mondo, non c’era stata nessuna mania di divismo nel suo comportamento, solo il voler essere libero di mostrare chi amava e quanto era grande il suo sentimento e, magari, cercare di introdurla e farla piacere a coloro che più per lui erano una famiglia, i suoi fan.
Aveva soltanto voluto condividere con lei quel momento, il resto del mondo veniva meno, per quanto i suoi occhi fossero stati puntati su di loro.
E lei non era nessuno. Né per rovinargli il momento, né per rinfacciargli l’amore che provava, dato che per lei era lo stesso se non anche di più.
Aveva sempre creduto nelle capacità di Jared, ma piano aveva imparato ad amare ogni sfaccettatura del suo carattere, ad apprezzare i difetti tanto quanto i pregi, se non di più. Adorava come un suo sguardo le facesse dimenticare il mondo, e soprattutto come lui si fosse fidato di lei, affidato alle sue cure facendola infine sentire completa. C’era alchimia, complicità, fiducia e passione. Jay era riuscito a farle scoprire una nuova donna, e lei l’aveva aiutato a migliorare l’uomo che era.
Jared si congedò dai giornalisti con la solita grazia, poi raggiunse il gruppo di persone a cui teneva di più: la sua famiglia, la sua assistente e la sua ragazza.
Dopo aver abbracciato Emma, parlato con Shannon e aver asciugato le lacrime di commozione di Constance cinse Logan per la vita, poi le baciò una guancia prima di parlarle.
«Scusa, ti ho tratta qui con l’inganno. E quando ti ho vista con questo vestito ho pensato che non potessi passare inosservata, il mondo si sarebbe accorto di una simile meraviglia, tanto valeva rendere il momento memorabile»
«Non devi lusingarmi» sorrise con le guance rosse. «E comunque ti perdono. Ma solo perché è il tuo giorno».
Jared sorrise sincero.
«E perché ti amo e sono orgogliosa di te»
«Quindi mi stai dando il permesso di immortalare il momento e diffonderlo su ogni social network esistente sulla faccia della terra?» sorrise come un bambino di cinque anni a cui avevano promesso un giocattolo nuovo.
«Se può farti felice non mi opporrò di certo». Ci voleva pazienza con Jared, ma la felicità che le restituiva in cambio ripagava ogni sacrificio.
Estrasse il suo smartphone, Logan gli baciò una guancia mentre con una mano reggeva la statuetta d’oro, Jared con il braccio destro continuava a cingerle la vita e con l’arto libero scattò la foto.
«Ti piace?» le chiese premuroso, quasi fosse pronto a farne un’altra in caso di risposta negativa.
«Certo che mi piace, siamo noi due».
Baciò le sue labbra in modo leggero morsicandole appena, senza dare troppo nell’occhio.
Caricò la foto su instagram e twitter con poche parole come commento: “Me. My awards. Love+lust+faith+dreams. Thank you all”.
«Pronta per uscire da qui come la ragazza di Jared Leto?» le chiese mentre intrecciava le dita con le proprie.
«No, ma voglio che il mondo sappia che sto con un uomo incredibile, quindi facciamolo. Basta che tu sia con me». Sorrise tesa, sarebbe stata la prima volta in cui i flash l’avrebbero immortalata con la consapevolezza di volerla nelle foto e sapere tutto di lei.
«Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia» le sussurrò all’orecchio facendole venire un brivido.
L’ultima cosa che sentì prima dello scattare compulsivo dei flash.
 
«Ha una forma fallica» convenne Shannon nel Van mentre facevano ritorno verso casa di Jared. Stava ammirando l’Oscar da vicino. «Anche se la statuetta dei Golden Globes non la batte nessuno. Sapete, se visto da una certa prospettiva, il globo, essendo più grande, tondo e rigonfio, messo lì sopra all’asta lo fa sembrare… Beh, avete capito no?!»
Jared e Logan alzarono gli occhi al cielo, anche se il fratello minore in effetti aveva fatto gli stessi pensieri.
«Una fedele riproduzione a grandezza naturale, tra l’altro, per quanto mi riguarda» aggiunse Shannon annuendo tra sé.
«Esagerato! Ti piace spararle grosse, eh?!» lo prese in giro Jared, Logan annuiva in silenzio dato che sapeva di cosa si parlava. Non voleva metterci bocca dato che non voleva urtare Jay, sull’argomento si mostrava sempre sensibile.
Poi si rese conto che stavano parlando di attributi maschili e forse, pensare di non metterci bocca, era la frase sbagliata da usare. Si morsicò l’interno delle labbra per non scoppiare a ridere, sarebbe stata dura spiegare a quei due l’intero percorso fatto dalla sua mente.
«Cambiando discorso…» riprese dopo essersi calmata. «Oggi è il tuo giorno fortunato Shan»
«E perché?» a lui non sembrava: era vestito come un figurino e se ne stava tornando a casa esattamente come ne era uscito, ovvero con suo fratello, la ragazza di quest’ultimo, l’assistente del gruppo e loro madre. Nessuna ragazza da spupazzarsi dopo. Che senso aveva vestirsi di tutto punto se poi nessuno, oltre che apprezzare lo sforzo, levava i suddetti abiti?
«Tra qualche giorno Chloe verrà a Los Angeles. L’ho convinta a tentare la fortuna qui dato che è stata licenziata da poco»
«Aspetta». Shannon si levò gli occhiali da sole che indossava nonostante fosse notte. «Stiamo parlando della tua migliore amica Chloe, quella con il bel viso e due occhi da infarto?»
Lo vide sgranare gli occhi, sorpreso e interessato.
Logan annuì soltanto, intanto Emma arrivò a casa sua, seguita poco da Constance.
«Sbaglio o ha parlato di parti del corpo non correlate agli organi sessuali o comunque legate al sesso in sé?» sussurrò Jared alla donna di fianco a sé, stupito.
Logan sorrise. «No Jay, hai sentito benissimo». Poi tornò al fratello maggiore. «Vedo che facciamo progressi, non ci sono stati riferimenti espliciti. Comunque, sappi che se non sarai capace di rivolgerti a lei senza provarci dopo i soliti convenevoli, giuro che la terrò sottochiave e non te la farò mai vedere».
Shannon sbuffò. «Quindi non posso parlare della forma ambigua della statuetta dei golden globe o dirle che è una copia in scala uno a uno che prende spunto da me?!»
«Esatto» convenne Logan.
«Nemmeno che è placcato d’oro?» e agitò l’Oscar.
«Nemmeno» rispose serafica.
Lui incrociò le braccia al petto, imbronciato.
« Ok, ho capito. Starò al mio posto»
«Bro, ti fingerai un gentiluomo? Vuoi vedere che è quella giusta e ti sistemi anche tu? Quanto avrei voluto che mamma fosse qui!» Jared era divertito.
«Non provare a mettermi in bocca parole che non ho detto». Shannon era a disagio.
«Su, lascialo stare» gli disse Logan prima di baciargli una guancia.
La verità era che aveva notato come, tempo addietro, durante la seconda parte del tour europeo –  quello gestito da lei – Shannon avesse messo gli occhi su Chloe e viceversa. Era rimasto atterrito davanti alla sua amica, era la prima volta che lo aveva visto un po’ insicuro e quasi tenero.
Le dispiaceva vederlo da solo, era convinta che anche lui avrebbe potuto essere felice se avesse incontrato la donna giusta, e aveva il sospetto che Chloe facesse al caso suo.
Shannon aveva fatto da cupido per lei e Jared, si sentiva quasi in dovere di dargli una mano ora che ne aveva la possibilità.
L’autista li lasciò fuori dalla casa di Jared dopo averlo ringraziato a dovere.
«Io vado a dormire» li salutò Shannon. «Questa serata mi ha distrutto».
«Ciao peste» disse abbracciando Logan. «Trattamelo bene, ora è un pezzo grosso».
«Con i guanti di velluto» rispose la ragazza vicina al suo orecchio.
«Meglio quelli di lattice…»
«Shannon!» alzò gli occhi al cielo, non sarebbe cambiato mai.
«Sì?» sorrise lui.
«Buonanotte». Scosse la testa rassegnata.
Il maggiore poi si diresse dal fratello. «’Notte bro, sono fiero di te. Te lo meriti»
«Grazie». Lo fissò riconoscente. Aveva gli occhi immensi e più lucidi del solito, si percepiva quanto grande fosse la sua felicità in quell’istante. «E stai attento nel tornare a casa».
Shannon annuì e salì a bordo del suo fuoristrada e partì lasciando la casa del fratello.
Entrarono in casa in silenzio, Jared liberandosi della cravatta e Logan scalciando i tacchi che le stavano distruggendo i piedi. Sospirò di sollievo quando questi entrarono a contatto con il pavimento freddo.
Posò la borsa e bevve poi un sorso d’acqua mentre Jared si diresse in salotto.
«Dove sei?» domandò Logan non vedendolo in giro. Era convinta che volesse sistemare la statuetta vicino a qualche mobile strano, ma probabilmente l’avrebbe usata come porta rotolo della carta igienica. Sì, in bagno non sarebbe stata affatto male, avrebbe donato quel tono di eccentricità che in casa non guastava mai.
Jared alzò un braccio da dietro il divano. Logan, attratta dal gesto, andò a sbirciare il proprio uomo da sopra lo schienale del sofà. Sorrise intenerita a quella vista: era sdraiato su un fianco, con la faccia verso la spalliera, la camicia slacciata sul collo e sfilata dai pantaloni eleganti. Era scalzo e con gli occhi mezzi chiusi, un sorriso beato a fare capolino sul volto. Senza tralasciare i capelli sparpagliati sul cuscino.
Quando si buttava così sul divano era stanco morto, di lì a poco sarebbe crollato. Lo capiva benissimo, tra le emozioni e l’ora tarda non poteva essere altrimenti.
Gli accarezzò la testa con fare materno.
«Cosa c’è?» le chiese Jared nell’aprire gli occhi, grato di quel contatto così affettuoso.
«Sono orgogliosa di te, mio piccolo grande guerriero stanco» gli disse sdraiandosi dietro di lui.
Con dolcezza iniziò ad carezzare i capelli per poi raccoglierli in una coda bassa e morbida, posò poi il proprio viso nell’incavo del suo collo. Sapeva di buono, di avventura, di casa e di bagnoschiuma.
Erano profumi a lei ormai famigliari a cui non avrebbe più rinunciato.
«Sono contento di averti al mio fianco». Posò la mano su quella di lei che si era stretta attorno alla vita.
«Stavo pensando» riprese Jared dopo aver sbadigliato. «Cosa ne dici di rimanere qui?»
Logan ridacchiò. «Scusa Jay, sono le tre e quaranta di mattina, non ho intenzione di andare altrove. Mi sembrava fossimo rimasti d’accordo che mi sarei fermata qui a dormire».
Jared si girò per guardarla negli occhi, per fortuna il divano era abbastanza grande da ospitarli entrambi.
Lei intrecciò le gambe con le sue senza malizia, aveva soltanto voglia di mischiarsi a lui, di far sì che non si potesse più capire dove iniziava il corpo di uno  e finisse quello dell’altra.
«Intendevo» e le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, una scusa per continuare poi ad accarezzarla. La dolcezza del gesto a contagiare gli occhi già luminosi di felicità. «Di prolungare la tua permanenza in questa casa»
«Del tipo?» la stanchezza svanì quando il cuore accelerò i battiti.
«Del tipo che potresti stare qui più spesso. Per esempio potresti fermarti ogni volta che torno a Los Angeles, così non perderemmo tempo in auto, lontani l’uno dall’altra». Jared ridacchiò davanti all’espressione di stupore di lei. «E, perché no, potresti fermarti anche quando riparto per qualche tour. Voglio dire, questa casa è grande, c’è spazio per entrambi, al contrario del tuo appartamento»
«Mi stai chiedendo di convivere?!» la voce spezzata dall’emozione, le mani di lei che scorrevano lente sul petto di lui. Solo in quel momento si era resa conto del cuore di Jared che scoppiava sotto il suo palmo destro.
«Avrei detto più “ottimizzare gli spazi domestici”, ma anche “convivere” non suona male, già». Sorrise felice davanti alla beatitudine del volto di lei. Quando sapeva di essere il motivo di tanta felicità si sentiva completo.
Gli gettò le braccia attorno al collo per avvicinarlo con calma a sé.
«Sei sicuro?» soffiò sulle labbra sottili di lui che attendevano quel bacio come se fosse ossigeno.
Jared annuì soltanto, la fronte che sfiorava quella di lei.
«Dunque, cosa ne pensi?» era intimorito da quella risposta.
«Penso che dovrai farmi un po’ di posto nell’armadio. E anche in bagno». Sorrise prima di baciarlo delicata e quasi impaurita. Poteva essere stata così fortunata e non stare sognando tutto?
«Alla faccia di tutte quelle che ti prenderanno a male parole per stare con me». La prese in giro Jared.
«Oh, puoi giurare che non mi farò intimorire tanto facilmente»
«Lo speravo» disse fiero lui.
«Basta che non ti innamori poi di un’altra bionda». Scherzò Logan.
«Giammai, una basta e avanza» replicò facendola accoccolare contro il proprio petto, il sonno iniziava a essere prepotente in entrambi.
Logan prese la coperta che Jared appoggiava sempre a cavallo dello schienale e avvolse i propri corpi, nessuno dei due aveva la voglia e la forza per arrivare fino in camera da letto.
«Lo sai che questo vorrà dire invecchiare con me?» le fece notare l’uomo con la voce bassa e insonnolita.
Sorrise divertita, gli occhi ormai chiusi. «Ti amo anche io, se volevi dirmi questo». Avvicinò la guancia al petto di lui, godendo del calore del suo corpo. «Sai che litigheremo un sacco e ancora più volte faremo la pace?»
«Ti amo, Lo. E non smetterò di farlo nemmeno quando sarò incazzato nero, figurarsi quando ci riappacificheremo».
Si addormentarono entrambi, travolti dalle emozioni di quella notte.
Quella casa avrebbe visto pace, e avrebbe visto ancora più volte litigi, ma di sicuro quella convivenza era la migliore idea che potessero aver avuto, perché l’amore li aveva uniti, e avevano capito che loro non erano nessuno per dividerlo.

 



Buonasera a tutti!
Dunque eccoci qui con questa storia finita.
Spero tanto che vi sia piaciuta, nonostante ve la foste immaginata diversa. O così suppongo.
Cliccando qui trovate il vestito di Logan per la serata. Vi prego VIVAMENTE di tralasciare il soggetto che lo indossa.
Iniziamo dunque da alcune precisazioni:
  1. Il titolo. Canzone dei Panic! At the disco, non so se li conoscete. Come al solito, se cliccate sul titolo vi si apre in una nuova finestra nel caso voleste ascoltarla. La scelta è ricaduta su questa canzone (la mia prima scelta) dopo averne prese in considerazione altre ventordici, perché mi piaceva l’idea di rimarcare il concetto che non è una tragedia. Quindi, volendo è quasi riferito a me. Inoltre i peccati del titolo li riconduco ai dispetti che trovate nel capitolo tra Logan e Jared.
  2. Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia. È davvero la formula nuziale latina. Vuol dire: “Dove tu, Gaio (o Caio) sei, lì io, Gaia (Caia), sarò". Noi la possiamo rendere con "Dovunque tu sia, lì io sarò".
  3. I premi. Sperando di portagli fortuna per l’Oscar, l’ho inserito pure qua. Anche se, come avete notato, qui l’Academy gli viene conferito per il ruolo di protagonista. Perché no? Spero che i millemila riconoscimenti per Rayon e Dallas Buyers Club gli aprano un sacco di porte da quel punto di vista.
  4. Scarlett Johansson. Per chi non lo sapesse è stata – sembra – una fiamma di Jared. Se li googlate ci sono foto di limoni in strada che lasciano ben poco all’immaginazione. Ecco perché è stata inserita.
    Stesso discorso per Cameron Diaz che, a quanto pare, è stata l’ultima storia importante di Jared, quella che sembra avergli spezzato il cuore e tolto fiducia in ogni relazione amorosa, circa. È la storia a cui fa riferimento nel capitolo 5, davanti allo specchio.
  5. Il comportamento di Jared. So che forse è stato troppo tenero, dolce e tutto quello che volete, ma mi piace pensare che nel suo privato, con quelle poche persone a cui vuole bene davvero, sia così. Mi dispiace, ma non penso si comporti sempre da stronza acida, specialmente con loro. Figurarsi, dunque, con la donna che ama. Appena lo scoprirò, comunque, vi scriverò per darvi ogni certezza in merito.
  6. Chloe e Shannon. Giuro che non era pensato per un sequel. Anzi, uno spin off. Era un inserimento innocuo per dare una speranza al povero Shan.
 
Ma, siccome sono circondata da persone meschine (Paola e Federica), che mi mandano foto a tradimento su Whatsapp di Shannon, che mi mandano messaggi minatori e/o coccolosi per confondermi e farmi cedere – ok, non solo su Whatsapp, ma anche in fb – ho ceduto. Chloe ha un volto e una personalità e, tra un esercizio di spagnolo e l’altro le scene spuntavano come funghi. E quindi, spin off sia. Questa Chloe x Shannon s’ha da fare.
Ma con le giuste premesse. Quali?
Siccome ho un’originale da portare avanti e finire, ma i Mars solleticano molto la mia fantasia, le cose si svolgeranno in un modo particolare.
Ho deciso di fare con Shannon lo stesso percorso affrontato con Jared. Quindi prima scriverò una OS un po’ più seria, angst,triste non so bene come descriverla, come ho fatto con Jared, poi posterò lo spin off su Shannon, infilando tra la scrittura della tesi e quest’altra mini long il capitolo della romantica. [AHAHAHAHAHAHAH]
C’è da dire che sono avvantaggiata, perché si scrivono con facilità, lo dimostra il fatto che con la One Shot sono a buon punto, mi manca solo la fine che conto di aggiungere stasera.
Come potete aver notato mi piace sovvertire alcuni stereotipi. Di solito le protagoniste hanno alle spalle storie difficili legate alla famiglia. Invece Logan ne ha una normale e tranquilla. Due genitori, entrambi vivi, che le vogliono bene. Stessa cosa cercherò di fare con Shannon. Userò una “cosa” – non so come definirla – che nelle ff ho trovato sempre e solo con Jared, per cui ho deciso di divertirmi un po’ nello scrivere di Shan in questa… situazione.
Quindi, facendo due calcoli e anche per rispettare le “tradizioni”, come quella di Jared è arrivata con le feste di Natale, la storia su Shannon arriverà con le feste di Pasqua, perché è quasi impossibile che io riesca a far coincidere il tutto con il suo compleanno. Ma mai dire mai.
 
Bene, penso di avere finito, spero solo che le notizie riportate qui sopra possano piacervi o esservi almeno di qualche conforto.
Ringrazio le 57 persone che hanno scelto di aggiungere la storia, quelle che sono passate per un pensiero e hanno anche solo scritto un messaggio privato per dirmi cose carinissime.
Vi ringrazio di cuore e spero di non avervi deluso con questo epilogo. Se voleste farmi sapere cosa ne pensate, non solo riguardo quest'ultimo capitolo ma riguardo l'intera storia... Beh, ne sarei felice.
Se non sapete come riempire il tempo da qui a Pasqua mi trovate nel gruppo fb: Love Doses.
EDIT 3 FEBBRAIO: Postata la One Shot su Shannon. Se cliccate sul titolo vi si apre in una nuova pagina: The secret is out.
EDIT 9 MARZO: Postata la mini long su Shannon, lo spin off di questa storia. Link cliccabile qui: Beautiful disaster.
Ci si legge al più presto, marshugs, Cris.
   
 
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