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Autore: hermioner    29/01/2014    1 recensioni
“Secondo la mitologia greca, gli umani originariamente furono creati con quattro braccia, quattro gambe e una testa con due facce. Temendo il loro potere, Zeus li divise in due parti separate, condannandoli a trascorrere le loro vite a cercare l’altra loro metà.''
E se Scarlett fosse la metà di Draco?
E se Draco fosse la metà di Scarlett?
Quanto può essere più forte l'odio dell'amore?
Se si ama sul serio, nemmeno la metà.
Buona Lettura;
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Più contesti
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The Orfin Gaunt's rings

 
 
La sala comune non era mai stata così bella.
Saputo del rientro di Scarlett i suoi amici Grifondoro avevano organizzato una piccola festa a sorpresa che l'aveva spiazzata.
Non si aspettava un simile gesto e sorrise per tutta le sera, ringraziando e festeggiando il suo rientro alla casa.
George e Fred erano riusciti ad andare giù nele cucine e a prendere così tante torte, dolcetti e succo di zucca che avrebbero potuto sfamare l'intera popolazione magica.
Naturalmente era durata poco per via delle pancie senza fondo dei suoi compagni ma poco le importava, aveva mangiato abbastanza schifezze durante l'ultima settimana.
Verso mezza notte, tutta via, i ragazzi e le ragazze iniziarono ad andare nei loro dormitori e lei e le sue sorelle aspettarono che la stanza fosse completamente vuota per mettersi i mantelli da viaggio e dirigersi all'entrata principale.
Ad aspettarle, dinnanzi all'enorme portone in legno, c'erno Silente e due professori.
Una volta più vicine Scarlett capì che si trattava della professoressa McGrannit e del professor Piton.
«Forza ragazze, non dovete farvi vedere. Mi raccomando, entrerete nella casa, prenderete l'anello e tornerete indietro, niente di più, chiaro?»
la voce autoritaria ma allo stesso tempo dolce del preside le fece annuire e tirarsi su i cappucci dei mantelli.
«Buona Fortuna» disse poi, osservando le ragazze che, una volta avvicinatesi si erano prese per mano e Katherine le aveva smaterializzata.
La sensazione di un gancio che le prendeva l'ombellico e che la portava via le arrivò subito e, una volta arrivate alla loro destinazione, perse l'equilibri atterrando col sedere sulla fredda pietra della sala.
Le pesanti tende di velluto bianche , un tempo sempre aperte e pulite, ora erano tirate e logore.
I mobili erano rovesciati e il divano strappato, l'imbottitura che tappezzava il pavimento, sporco e polveroso.
Erano passati tre mesi dalla morte dei suoi genitori e non aveva ancora messo piede dentro il suo vecchio Mannor.
I suoi genitori non erano però morti lì e ciò rallegrò leggermente la ragazza sapendo di non star camminando sul tappeto che un tempo ospitava i corpi inermi di sua madre e suo padre.
Una voglia di girare per la casa, di andare in camera sua per vedere se avessero preso qualcos'altro oltra a carillon la prese ma cercò di fermare l'impulso anche perchè, il posto dove si trovava ora, non era più casa sua.
Quel luogo non poteva essere definito una casa ma più l'inferno salito dalla terra.
Era tutto completamente distrutto, rivoltato.
I libri erano a terra, le pagine strappate e accartocciate.
I sovrammobili che un tempo riempivano la sala ora erano infranti in mille pezzi colorati.
Su quello che un tempo era il tavolo della sala da pranzo ora vi erano tagli e intacchi, schegge per terra.
Le sedie erano rovesciate, alcune senza qualche gamba o senza lo schienale.
Andarono in cucina e anche quella non poteva certo essere definita qualcosa se non 'Disatro'
Le pentole, i piatti, le posate e i bicchieri erano sul pavimento liscio in granito, abbandonate al loro destino.
Un sospiro fuoriuscì dalle labbra rosee di Scarlett.
«Devono essere venuti a cercarlo» esclamò Nicole guardandosi intorno.
«Muoviamoci» Katherine con voce secca e autoritaria esclamò questa breve parola per poi spingere le sorelle nel giardino.
La porta era stata strappata fuori dai cardini e ora giacieva su di un roseto che per anni la loro madre aveva curato scrupolosamente, imponendo a tutti di non toccarlo.
Un lieve sorriso apparve sulla faccia di Scarlett pensando a come sua madre avrebbe dato di matto vedendo la sua opera così mal ridotta.
Le rose erano appassite e ora, sulla pianta, rimaneva solo qualche ramo spezzato.
Si diressero in fretta verso la fontana e, con un'attenzione quasi maniacale, la ragazza prese la bachetta dal mantello.
Si mise a scrutare attentamente il marmo con cui quella struttura, un tempo sempre accesa e sprizzante, era rivestita.
Ogni crepa le sembrava familiare e le ci volle un po' per trovare un piccolo rialzo della pietra sulla fiancata destra della piccola colonna che vi era all'interno.
«L'ho trovato» esultò silenziosamente.
Con la bacchetta rimosse il pezzo che copriva il foro per poi estrarre il panno.
«Andiamocene» disse infilandolo in tasca.
Subito le sorelle le affiancarono e si materializzarono nel giardino della scuola.
«Se Hermione venisse a scoprire che noi siamo riuscite a smaterializzarci dentro Hogwarts darebbe di matto» esclamò la più piccola delle tre sorridendo fra se e se «Venite» disse poi incominciando a dirigersi verso la porta principale.
Solo dopo qualche metro si rese conto che le sue sorelle non la stavano seguendo e si fermò, stranita.
«Perchè non venite?» chiese girandosi e guardandole.
«Credo sia ora per noi di tornare a casa. Tu stai bene, non abbiamo motivo ne possiamo restare» Nicole le si avvicinò stringendola a se in un abbraccio soffocante.
«Sta attenta capito fiametta?» le disse con voce dolce riferendosi ai suoi capelli.
Scarlett sorrise facendoli diventare blu.
«Ora non sono più fiametta» disse alzando le spalle.
Nicole rise per poi essere affiancata da Kate.
«Abbi cura di te Scar e di a Silente che lo ringraziamo per l'ospitalità. Sta attenta a quella Umbridge, non mi piace per niente e porta alto il nome della nostra famiglia, chiaro?» le parole uscirono veloci dalle labbra della sorella maggiore e Scarlett si ritrovò ad annuire.
«Mi mancherete» ammise poi, abbracciandole.
Si staccarono e dopo un semplice ciao l'unica parte della sua famiglia che ancora rimaneva in vita se ne andò da quel parco, lasciandola sola.
Scosse la testa per poi tornare sui suoi passi e raggiungere l'entrata della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Entrò silennziosamente cercando di non farsi vedere.
Il coprifuoco era scattato dato che erano più o meno le due di notte e Gazza, sicuramente, stava pattugliando i corridoi assieme alle squadre di inquisizione.
Affrettò il passo usando qualche passaggio segreto, arrivando velocemente davanti al Gargoil che si trovava all'entrata dell'ufficio di Silente.
Esclamò la parola magica e con velocità saltò sui gradini che salivano verso l'alto.
Capì di essere arrivata quando il sorriso e gli occhi che da dietro un paio di occhiali a mezza luna la osservavano entrò nel suo campo visivo.
«L'avete trovato?» chiese non appena le fu davanti.
La ragazza annuì per poi prendere l'involucro da sotto il mantello e porgerlo al vecchio.
Lui l'aprì con cautela mostrando ciò che la rossa aveva detto di aver visto.
Un anello.
 
 
 
 
 
 
Si guardò intorno e inizò a camminare, lentamente, cercando di non emettere alcun respiro.
Non aveva sonno, nonostante la pesante giornata.
Ripensò a cosa era successo poco prima.
E così suo padre aveva trovato l'Anello che un Tempo era appartenuto allo zio del Signore Oscuro.
Per quanto potesse pensarci lei non credeva che Voldemort volesse indietro quell'anello per un valore affettivo, ma per qualcosa di più forte.
Scosse le spalle.
Aveva voglia di camminare e così fece, adentrandosi nel buio dei corridoi della scuola, tendendo l'orecchio per captare qualsiasi rumore sospetto.
Passeggiò per dieci minuti, forse venti, quando una voce la fece sobbalzare.
«Lightwood, lo sai che non dovresti aggirarti per la scuola a quest'ora?» una voce roca, sensuale, le arrivò alle orecchie facendola girare di scatto.
Davanti a lei, illuminato solo dalla luce bianca della luna, che entrava da una delle tante finsetre.
I capelli sembravano quasi bianchi e la pelle sul viso era macchiata dai giochi di luce e ombra che quella posizione creava.
La cosa che più la colpì furono gli occhi, color ghiaccio che esibivano un espressione palesemente divertita.
Se fosse stata brava a disegnare avrebbe preso di sicuro carta e penna e avrebbe impresso quell'immagine mozzafiato sul foglio.
Ma per ora si doveva accontentare della sua testa.
«Dovrei cheidere la stessa cosa a te, Malfoy»
«Mmh, sono un prefetto, posso girare io per la scuola» alzò le spalle avvicinandosi leggermente ma tenendosi comunque ad una certa distanza.
«Ammettilo, la usi solo come scusa questa storia» la ragazza incrociò le braccia al petto e sorise leggermente, divertita.
«Può darsi» fece cadere il discorso e rimase li a guardarla negli occhi.
Si scrutavano a vicenda l'anima, divorandosi.
Azzurro e verde che non si staccavano, che annegavano l'uno nell'altro, che si fondevano.
Il ragazzo fece un passo avanti, poi un altro, fino a trovarsi a pochi centimetri dalla faccia di lei.
«Sai che dovrei portarti dal preside o, meglio ancora, dalla Umbridge?» sussurrò lui con voce cadenzata.
Ci sono appena stata, dal preside. Pensò lei ma si morse il labbro prima di poter parlare.
Quel gesto, però, fece perdere un battito al ragazzo che per poco non sgranò gli occhi per la sua reazione.
Da quando avevano passato quel famose pomeriggio sulla Torre aveva cercato di evitare il più possibile la ragazza, incapace di capire perchè aveva reagito così a quel bacio e a tutto ciòc he ne era venuto dopo.
Non aveva detto nulla a Blaise e Theo, sapendo cosa avrebbero detto o pensato.
Ora che si trovava, però, a così pochi centimetri dalle perfette labbra di lei, una voglia incontrollata di baciarle lo aveva preso.
Smettila! Se solo ti vedesse suo padre.
Una voce cattiva, crudele, trafisse la sua testa con questa frase.
Una voce che veniva dalla sua parte razionale.
Suo padre... già, chi sa cosa avrebbe detto se lo avesse visto filtrare con una babbanofile traditrice del suo sangue.
Con la figlia di due Auror.
Con Scarlett Lightwood.
Oh, non saerebbe stato per niente d'accordo così, punto da una malsana voglia di risfiorarla e da una ancora più forte voglia di fare un torto al padre, afferrò la faccia della ragazza con delicatezza e passione allo stesso tempo, per poi far combaciare le loro labbra.
Quando si staccarono la ragazza era sorpresa per il gesto del biondo e aveva sgranato gli occhi.
«Che cazz..?» sussurrò in cerca di qualche spiegazione che avesse potuto portare un senzo a ciò che un senzo non ce l'ha.
«Avevo voglia» disse semplicemente lui girandosi e iniziando a camminare nella direzione opposta alla sua.
Un moto di rabbia incontrollata le strise il fegato.
Con due grandi falcate arrivò davanti al biondo, bloccandogli la strada.
«E anche alla Torre? Eh!? Anche lì ne avevi voglia?» la ragazza non urlò ma sibillò con così tanto veleno quelle parole tanto che per l'incazzatura i suoi capelli stavano diventando lentamente sempre più scuri.
«Non dirmi che credevi che io l'avessi fatto perchè tu mi piacevi, Lightwood» esclamò lui con un sorrisetto di sfida, mentendo.
«No, fidati, non mi era passato nemmeno nell'anticamera del cervello che Draco Malfoy potesse provare delle emozioni, ma se permetti non sono una sgualdrina a cui piace essere usata perchè tu ne avevi voglia» lo scimmiotta alla fine ripetendo le parole che lui stesso aveva pronunciato qualche minuto prima per poi andarsene.
«Funziona così, Lightwood e nessuna ha mai protestato. Smettila di fare la prima donna» rispose lui.
Era appena arrivata alla fine del corridoio che si girò un attimo e incontrò gli occhi del biondo che la guardavano in modo glaciale.
«Vai a farti fottere, Malfoy e stammi a minimo 30 kilometri di distanza, idiota.» esclamò prima di ricominciare a camminare a andarsene da lì.
 

 



 

----------------------------Spazio Muah.-----------------------------



Allllllllora, mi dispiace tanto per questa cacata ma non ho saputo tirar fuori nulla di meglio.
Mi dispiace anche avervi fatto aspettare così tanto dato che sono passati 10 giorni t.t' 
Non l'ho fatto di proposito, lo giuro!
Stupida scuola, mah! E' tutta colpa sua.
Comunque, tornando a noi, ringrazio tutti coloro che seguono la mia storia, che la recensiscono o che semplicemente la leggano, sono felice.
Non so onestamente quanto tirarla per le lungue sta storia, siamo già al 10 capito, vero? o mio dio.
Quasi non mi sembra vero!
E' la ff più lunga che io abbia mai scritto ahahaha
Detto questo vi saluto e spero di sentirvi lol
Baci
Erica xx 

   
 
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