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Autore: karter    29/01/2014    3 recensioni
"Questa storia partecipa al contest Missione: Babysitter indetto da Paprika.chan"
-Itachi?- chiamò, infatti, la bambina sedendosi a tavola mentre la rosa le versava un bicchiere di latte.
L’Uchiha sentendosi chiamare in causa distolse lo sguardo dal giornale che stava leggendo e posò i suoi occhi sulla bimba che ora stava mangiucchiando un biscotto al cioccolato.
-Dimmi piccola!- rispose il corvino curioso.
-Perché Sakura si è fatta rossa quando gli hai detto di coprirsi?- chiese dopo aver ingoiato il boccone.
A quella domanda la rosa che stava bevendo un sorso di the per poco non si strozzò, mentre il corvino se la rideva sotto i baffi.
-Perché me lo chiedi?- rispose quello curioso.
-Perché la mia mamma si faceva sempre vedere in biancheria da papà e lui era sempre contento. Perciò perché Sakura doveva coprirsi davanti a te? Tu non sei contento di vederla in biancheria?- chiese ingenuamente la piccola.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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chiedo scusa per il ritardo con cui pubblico questo ultimo capitol ma ho avuto alcuni problemi con la connessione.
spero comunque possa piacere a qualcuno.
rigranzio infinitamente chi ha inserito questa fic tra le seguite/preferite/ricordate, ma soprattutto chi ha recensito.
grazie infinitamente a tutti! xD
ora vi lascio alla storia, buona lettura!

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LA FINE? NO, UN NUOVO INIZIO!
(Parte II)
 
Niko osservava il cielo che lentamente si tingeva di rosso man mano che il sole scompariva lasciando spazio al nuovo splendore della luna, che assieme alle stelle avrebbe rischiarato l’oscurità della notte che presto sarebbe scesa.
Era passato un anno dal giorno in cui i suoi genitori erano andati via, eppure le sembrava passata un’eternità da quel maledetto giorno in cui, salutandola dolcemente avevano varcato la soglia dell’ufficio dell’Hokage scomparendo alla sua vista.
Era passato un anno in cui non avevano dato notizie. Sembravano scomparsi nel nulla, spariti nell’oscurità della notte che la sua mamma tanto amava.
 
Da quel maledetto giorno Niko aveva iniziato a osservare il profilo del villaggio ogni giorno, in qualsiasi luogo si trovasse al tramonto si metteva ad osservare il cielo, ripensando ai bei giorni in cui loro erano al suo fianco e puntualmente i suoi occhi si riempivano di lacrime ricordando il dolce sorriso della sua mamma o il caldo abbraccio del suo papà, le belle giornate passate a giocare al parco, o le notti di temporale in cui era solita intrufolarsi nel loro lettone per riuscire a dormire tranquillizzata dalla loro presenza.
 
Kakashi la guardava da lontano, senza riuscire a consolarla.
Niko aveva bisogno del suo papà e della sua mamma, ma per colpa sua, ora, i suoi genitori erano partiti per una missione e non erano ancora tornati.
Non avrebbe mai immaginato avrebbero impiegato tanto tempo, eppure era già passato un anno da quando erano andati via promettendo che sarebbero tornati sani e salvi, e di loro nemmeno l’ombra, una notizia, una voce di corridoio, niente. Erano spariti nel nulla.
Chiuse gli occhi Kakashi appoggiandosi alla porta chiusa del suo ufficio. Era da molto tempo che non chiudeva più occhio, non riusciva a riposare tranquillo. Ogni volta che ci provava la mente gli riproponeva gli occhi smeraldini della sua allieva, il ghigno di Itachi e l’espressione triste della sua adorata nipotina. Si sentiva un mostro per aver distrutto quella bellissima famiglia nata così, dal nulla e consolidatasi con tanto amore.
Quante volte aveva desiderato poter partire lui stesso per andare a cercarli, ma non poteva abbandonare il suo ruolo, non ora che rimanevano solo pochi mesi prima di cedere il suo posto a Naruto, e poi anche potendo, dove andava a cercarli, erano spariti da un anno.
 
Sospirò stancamente osservando la bambina che ormai aveva le lacrime agli occhi. Lentamente le si avvicinò posandole una mano ad accarezzare la sua lunga chioma color caramello.
Niko a quel contatto non si scompose. Ormai aveva imparato a riconoscere quella calda carezza che ogni giorno cercava di consolarla.
-Quando torneranno secondo te, zio?- chiese la bambina continuando ad osservare il cielo con sguardo malinconico.
A quelle parole l’argenteo sospirò. Quanto avrebbe voluto conoscere la risposta a quella domanda.
-Non lo so angelo!- rispose l’uomo sospirando.
Non rispose Niko, troppo scossa da quella bellissima parola che fin da quando era arrivata al villaggio la rappresentava. Era così che la chiamavano i suoi genitori e lei amava quel soprannome quando usciva dalle loro labbra, la faceva sentire amata, protetta.
-Mi mancano…- sussurrò mentre nuove lacrime le rigarono il volto.
Kakashi stava male a vederla ridotta in quello stato, si sentiva così egoista nel tenerle nascosta la verità. Ormai da vari mesi era tormentato, forse la cosa giusta da fare era dirle tutto, o forse no, neanche lui sapeva più cosa fare, come comportarsi.
-Andiamo a casa…- si limitò a dire per spezzare quel silenzio che aveva iniziato ad opprimere la stanza, ottenendo solo un segno d’assenso da parte della bambina che assieme a lui si incamminò per le strade del loro villaggio.
 
***
 
Era passato un anno da quando quella missione aveva avuto inizio, ma nonostante ciò non erano ancora riusciti a trovare il loro obbiettivo. Sembrava invisibile, ogni volta che trovavano una traccia, lui spariva nel nulla, portandoli a riniziare di nuovo le ricerche.
Ormai erano stanchi, spossati da quelle continue notti in bianco in cerca di indizi infruttuosi.
Il loro unico desiderio era tornare a casa per poter riabbracciare la loro piccolina, ma non potevano, non finché quel mostro era ancora in circolazione.
 
Le loro giornate erano diventate monotone, il giorno vagavano per le cinque terre, guidati dai corvi di Itachi, la sera elaboravano le notizie raccolte per avere un buon piano d’azione il giorno dopo. Pochi erano i momenti che dedicavano a loro stessi o alla loro relazione, la loro unica priorità era quella di portare avanti la missione, erano già stati troppo tempo lontani da casa, dalla loro famiglia.
 
-Sai…- iniziò una sera la rosa mentre davanti al fuoco cercavano di riscaldarsi –Forse finalmente ho capito perché il sensei ha scelto noi per questa missione- continuò portandosi le ginocchia al petto per riscaldarsi più in fretta.
Il corvino, che osservava silenziosamente il cielo, la guardò sorpreso. Era da molto tempo che non toccavano più l’argomento, anzi era da molto tempo che non parlavano di nulla che non riguardasse la missione, e la prova ne era quella scatolina che da un anno si portava a spasso nella speranza di poter tornare a casa il prima possibile.
-Non siamo stati scelti solo per il fatto che aveva un’immensa fiducia in noi- aggiunse notando che l’Uchiha la stava guardando, segno che aveva attirato la sua attenzione –Ha scelto noi perché ci completiamo a vicenda, e non intendo solo in campo sentimentale- aggiunse mentre le sue gote si tingevano di un bellissimo color ciliegia –Ma anche come ninja-
Il corvino sorrise a quelle parole. Era bello sentire certe parole pronunciate dalla sua Sakura.
-Hai ragione- ammise poi riflettendo sul discorso in generale –Le nostre abilità si completano e con un avversario del genere era necessaria una squadra come la nostra-
L’Haruno si ritrovò ad annuire a quelle parole tornando ad osservare quel cielo stellato che tanto amava.
L’Uchiha la guardò. Era così bella illuminata dalla luce della luna, mentre il calore del fuoco le arrossava leggermente le gote donandole un colorito più roseo. Vedendola lì, accanto a sé, così bella e indifesa il corvino sentì il proprio cuore battere forte, l’amava da morire. Titubante infilò una mano nella tasca dei pantaloni estraendone quella scatoletta che da un anno teneva con se. Avrebbe voluto dargliela a missione conclusa, eppure qualcosa dentro di lui gli consigliava di non attendere oltre, che quello era il momento giusto, anche se non era esattamente il momento che aveva immaginato.
Silenziosamente si alzò in piedi e si recò al suo fianco.
La rosa percependo la presenza del ragazzo al suo fianco sorrise, era così bello averlo accanto a se, le dava un senso di protezione che mai aveva provato con nessun altro.
-Sakura…- la chiamò d’un tratto l’Uchiha facendola voltare nella sua direzione –Ricordi quella sorpresa di cui parlava Niko prima che partissimo?- le chiese cercando di nascondere un certo imbarazzo.
La rosa lo guardò sorpresa. Era tanto immersa nel dover compire il suo compito di ninja che aveva dimenticato quel dettaglio che nei primi mesi le martellava costantemente la mente.
-So che aveva detto di dartela al ritorno dalla missione, solo che non riuscivo più ad aspettare- ammise incuriosendo sempre di più la ragazza al suo fianco –Questa non è sicuramente la scena che avevo immaginato come sfondo, ma non importa, l’importante è che ci siamo…io e te- aggiunse sorridendole mentre le sue gote si tingevano di rosso –Sakura io ti amo…- iniziò estraendo quella scatoletta dai suoi pantaloni ed aprendola davanti agli occhi della ragazza –Vuoi diventare mia moglie?-
 
L’Haruno rimase a bocca aperta. Non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito. Il cuore le batteva talmente forte che sembrava volesse perforale la gabbia toracica, mentre le sue gote si imporporavano e i suoi occhi si inumidirono. Era così felice da non sapere cosa dire.
L’Uchiha nel frattempo la guardava in ansia. Non era stata una delle dichiarazioni più romantiche del mondo, ma lui ci aveva messo l’anima e il cuore e sperava ardentemente lei accettasse.
La rosa sorrise tra le lacrime. Non riusciva a parlare, era come se le corde vocali le si fossero immobilizzate. Avrebbe voluto urlargli che si, il suo più grande desiderio era di sposarlo, ma non ci riusciva, così decise di dimostrare a gesti ciò che con le parole non riusciva a dire. Con un enorme sorriso si lanciò tra le sue braccia regalandogli un dolcissimo bacio che racchiudeva tutte le parole non dette durante quell’anno, tutte le carezze mancate e tutto il loro amore.
Fu un baco bellissimo, un incontro di lingue che si cercavano e si scontravano ballando insieme una danza stupenda sulle note del loro amore. Si baciarono a lungo, fino a sentire i polmoni bruciare per mancanza d’aria.
-Lo prendo per un si?- le chiese poi Itachi una volta separatisi per riprendere fiato.
La rosa annuì felice a quelle parole, mentre l’Uchiha le infilava quel bellissimo anello in oro bianco con un piccolo smeraldo al centro al dito, prima di riniziare a baciarla mettendo per una sera la missione da parte. Perché quella sera era solo loro…
 
 
La mattina arrivò in fretta e i due futuri sposi furono costretti ad alzarsi presto per riprendere le loro ricerche. Il giorno precedente avevano raccolto degli indizi molto interessanti, ed avevano intenzione di sfruttarli, non potevano permettere che quel criminale gli scappasse di nuovo.
 
Con un sorriso più sereno ad illuminare il volto degli altri seguirono i corvi dell’Uchiha fino al luogo in cui avevano individuato la presenza di Kabuto, cercando di fare meno rumore possibile.
Davanti a loro stava un casolare abbandonato nel quale avevano registrato la presenza del loro nemico. Senza far rumore si avvicinarono, cercando di capire il numero di nemici da abbattere prima di arrivare al loro obbiettivo. Erano tanti, troppi, più del previsto.
A quella constatazione i due si guardarono preoccupati. Loro erano molto forti assieme ma il nemico aveva un gran vantaggio numerico.
Rimasero qualche attimo a studiare la situazione. Non potevano lanciarsi alla ceca e provare a sconfiggerli con le loro sole forze, erano troppi e anche in caso ci fossero riusciti non avrebbero avuto abbastanza chakra per poter battere Kabuto.
Avevano una sola soluzione, fare rapporto e sperar che qualcuno arrivasse.
Senza far rumore Itachi evocò il suo fedele corvo, Yuki, chiedendogli di fare rapporto all’Hokage e di far mandare una squadra di rinforzo. Il corvo annuì agli ordini del suo evocatore e volò via il più velocemente possibile.
Nel frattempo i due tornarono ad osservare la scena che si presentava davanti ai loro occhi, ma qualcosa non li convinceva.
Per riuscire a scovarli avevano dovuto faticare un anno e ora erano così in bella mostra, qualcosa non quadrava. Contemporaneamente i due tentarono di indietreggiare, percepivano l’odore del pericolo, ma qualcosa non andò come previsto. Un grosso omone comparve alle loro spalle e prima che potessero fare qualsiasi cosa erano già a terra privi di sensi.
 
***
 
Un corvo nero volava nel cielo sopra Konoha, era stremato, ma non poteva fermarsi, aveva una missione e doveva portarla a termine il prima possibile.
Esausto volò sui tetti dei palazzi fino ad arrivare all’edificio che gli interessava. Con tutta la forza che gli era rimasta batté più forte le ali per accelerare il suo percorso.
 
***
 
All’interno dell’edificio l’Hokage firmava i documenti che gli venivano passati da Niko che ormai era diventata la sua segretaria, ma la sua mente era altrove, aveva uno strano presentimento e non riusciva a spiegarsene il motivo. D’un tratto un corvo planò nel suo ufficio finendo dritto davanti al suo occhio. Era molto stanco a giudicare dal modo in cui era ridotto il suo piumaggio.
 
-Hokage-sama…- iniziò quello mentre le forze lo abbandonavano –Itachi-sama e Sakura-sama hanno localizzato il nascondiglio del nemico e chiedono rinforzi, urgentemente- continuò prima di perdere i sensi per la fatica.
L’argenteo rimase a bocca aperta. Quello era un corvo ninja, ma non uno qualsiasi, quello era uno dei corvi ninja di Itachi.
A quella notizia l’argenteo rimase a bocca aperta. Se da una parte era felice di sapere che i due fossero ancora interi, dall’altro si domandava perché avessero chiesto l’intervento di rinforzi solo in quel momento.
 
Niko al contrario osservava quell’animaletto. Aveva già visto atri animali parlanti, ma questi si erano limitati ai cani di Kakashi, i rospi di Naruto e qualche volta i serpenti di Sasuke. Non credeva esistessero tante specie di animali ninja. Curiosa lo prese tra le braccia, notando che era ridotto davvero male, aveva bisogno di riposo e tanto. Decise così di occuparsene, anche perché aveva tante domande da fargli, ma prima di porle all’animaletto, le avrebbe rivolte allo zio, che, dal momento in cui era giunto l’uccello, era estremamente agitato e sembrava si fosse completamente dimenticato di lei.
 
***
 
-Che vuol dire ciò che ha detto il corvo?- chiese Niko tornando nell’ufficio dell’Hokage dopo aver messo l’animaletto a riposare tranquillamente.
L’argenteo, che fino a quel momento si era dimenticato della presenza della bambina, impallidì all’istante non sapendo cosa rispondere.
-Che vuol dire che mamma e papà hanno trovato il covo del nemico?- insistette la bambina avvicinandosi all’uomo con uno sguardo che non prometteva niente di buono. Anche se non era sangue del loro sangue Niko aveva ripreso gli stessi atteggiamenti dei genitori quando perdevano la pazienza.
-Ecco…piccola…- iniziò l’uomo cercando di trovare le parole adatte per spiegarle la situazione, quando improvvisamente la porta si aprì rivelando la presenza di quattro figure a lui ben note.
 
-Ci ha fatti chiamare Hokage?- chiese un uomo dai capelli castani con la divisa da jonin, accompagnato da tre ragazzi più giovani.
-Tenzo, ragazzi!- disse sollevato l’argenteo vedendo arrivare i componenti del vecchio e nuovo team sette.
-Spero sia urgente perché stavo per battere questa testa quadra!- disse l’Uchiha entrando nell’ufficio visibilmente annoiato. Detestava essere interrotto.
-Ma cosa vai blaterando!- si difese l’Uzumaki.
-Su ragazzi basta litigare…- provò a farli ragionare Sai, ricevendo un’occhiataccia da entrambi.
Niko vedendoli sorrise tra se, erano davvero buffi i suoi zii quando si comportavano a quella maniera, erano peggio dei bambini. Sorrise tra se a quel pensiero, ma subito le tornarono in mente le parole del corvo, lei doveva sapere!
 
-Che significano le parole di quel corvo?- insistette, infatti, catturando l’attenzione di tutti i presenti su di se.
Kakashi sospirò a quelle parole. Ormai non aveva più scelta, doveva raccontare loro la verità sulla scomparsa dei due ninja…
 
-Ed è per questo che vi ho chiamati qui, ho scelto voi tre- disse indicando i tre ragazzi davanti a se –Come squadra di supporto, mentre tu, Tenzo, dovrai sostituirmi qui al villaggio perché ho intenzione di partire con loro-
A quelle parole tutti rimasero a bocca aperta. Non potevano credere che il loro maestro avesse mandato nelle fauci del nemico la sua allieva e il suo ragazzo, senza dire niente a nessuno.
-Come ha potuto fare una cosa del genere?- chiese Naruto stringendo i pugni lungo i fianchi –Come ha potuto mandarli al macello così?- continuò infuriato mentre nessun altro parlava nella stanza, troppo scosso per dire qualsiasi cosa.
-Ho dovuto…- rispose l’argenteo chinando il capo colpevole. Non aveva bisogno del suo allievo per capire di aver sbagliato a prendere quella decisione, eppure in quel momento era parsa la scelta migliore, invece…
Dopo quelle parole la stanza cadde nel più totale silenzio, interrotto solo da piccoli singhiozzi, infatti, Niko, con il capo chino, non riusciva a far cessare le lacrime. Scoprire così la verità le aveva fatto male, tanto, ma sapere che i suoi genitori stavano bene e non l’avevano abbandonata le dava un senso di pace che ormai non riusciva più a trovare.
Vedendola in quello stato l’argenteo si sentì un mostro. Era colpa sua tutto il dolore che aveva patito. Lentamente le si avvicinò e la prese in braccio, mentre gli altri quattro guardavano apprensivi la scena, nonostante tutto, ora nella loro mente c’era solo quella bambina che aveva sofferto fin troppo.
-Perdonami per averti mentito…- le sussurrò l’argenteo asciugandole una lacrima. La bambina, però, non gli rispose, ma gli lanciò le braccia al collo. Non avrebbe mai potuto odiare quell’uomo che si era preso cura di lei con tanto amore e dedizione non facendole mai mancare niente.
-È stata la cosa giusta…- rispose, lasciando tutti a bocca aperta. Era una bambina fin troppo matura per la sua età –Però voglio venire con voi…- continuò stringendosi di più a quello che era diventato più di uno zio per lei –Voglio venire anch’io a cercare mamma e papà-
A quelle parole tutti rimasero a bocca aperta, ma decisero di non intervenire. Si sentivano già fuori luogo ad osservare una scena così intima, figurarsi a intervenire.
-Non è il caso…- cercò di replicare il ninja copia.
-Ti prego…- lo interruppe però la piccola sfoderando la sua espressione da cerbiatto alla quale sapeva nessuno sarebbe riuscito a resistere.
Kakashi sospirò. La bambina era identica alla madre, se voleva una cosa trovava il modo di ottenerla, sempre.
-Va bene…- acconsentì infine l’argenteo –Ma dovrai restare sempre al mio fianco!-
Niko sorrise a quelle parole, annuendo contenta. Finalmente avrebbe riabbracciato i suoi genitori. Ne era sicura.
 
Vedendola così di buon umore un sorriso si dipinse sulle labbra di tutti prima che il ninja copia riprendesse a parlare.
-Come vi ho spiegato Yuki è troppo stremato ora per accompagnarci, quindi tornate a casa e preparatevi, partiremo tra un’ora e mezza- disse salutandoli con un cenno del capo –Dimenticavo, non sono ammessi ritardi!-
 
***
 
Era tutto scuro intorno a lei. Nemmeno una luce la circondava. Non riconosceva quel luogo, eppure le trasmetteva una sensazione di serenità che da tempo non albergava più nel suo cuore. Si sentiva sicura e protetta avvolta dalle tenebre. Aveva sempre avuto paura del buio da bambina, temeva che dall’oscurità potessero giungere dei mostri pronti a divorarla. Con il passare del tempo, invece, l’oscurità era diventata il suo mondo, il suo punto di riferimento costante nella vita. L’oscurità erano i loro occhi, gli occhi di Sasuke prima, e di Itachi dopo. Non riusciva più ad immaginare la sua vita senza le tenebre ad avvolgerla.
In quel luogo di pace stava facendo affogare se stessa, senza poter tornare indietro, senza voler tornare indietro.
-Sakura…- una voce a lei conosciuta la richiamava, ma lei non voleva ascoltarla.
-Sakura svegliati…- continuò quella voce, ma lei non voleva ascoltarla, stava così bene in quel luogo.
-Ti prego…- continuò a chiamarla.
Improvvisamente una luce calda l’avvolse, si sentiva bene in quel bagliore, meglio che nelle tenebre. D’un tratto le apparvero davanti agli occhi tanti frammenti della sua vita. L’amicizia con Ino, la formazione del team sette e le prime missioni, gli allenamenti con il quinto Hokage, la promessa di Naruto, l’arrivo di Itachi al villaggio, il ritorno di Sasuke, la fine della guerra, l’incontro con Nico, la sua famiglia…
Calde lacrime le rigarono il volto a quella vista. Lei doveva svegliarsi, non poteva rimanere lì.
-Sakura…- la chiamò nuovamente quella voce che ora riconosceva. Doveva seguirla se voleva uscire da quel luogo, ne era certa…
 
-Itachi…- sussurrò la rosa mostrando finalmente al corvino i suoi bellissimi occhi smeraldini.
-Per fortuna stai bene!- le disse Itachi stringendola forte a se, felice di vederla ancora sveglia al suo fianco.
-Cos’è successo?- chiese la rosa mettendosi a sedere.
-Siamo stati scoperti e dopo averci tramortito ci hanno buttati qua dentro- le spiegò l’Uchiha tornando ai momenti prima di perdere i sensi.
-Era una trappola e noi ci siamo cascati come dei dilettanti…- sussurrò sconsolata l’Haruno. Si sentiva così stupida per non aver capito subito il pericolo a cui andavano incontro. L’Uchiha sorrise a quelle parole stringendola maggiormente a se per consolarla. Erano stati ingenui a credere che fossero stati loro a trovarlo e non che si fosse lasciato trovare per catturarli, ma ormai era tardi per i rimpianti, anche perché a breve sarebbero arrivati i rinforzi, o almeno era quello che sperava.
 
I due rimasero a lungo abbracciati cercando di farsi forza a vicenda, finché non sentirono la porta di quella prigione aprirsi e videro comparire davanti ai loro occhi una figura fin troppo nota.
-Vedo che vi ssiete ssvegliati…- iniziò l’ex allievo di Orochimaru sibilando.
-Cosa vuoi da noi?- gli chiese l'Uchiha cercando di nascondere con il suo corpo la figura della sua amata.
-Mi cercavate da un po’, cossì ho decisso di farmi trovare- rispose tranquillamente –E poi, ho una propossta da farvi…- continuò guardandoli attentamente.
-Non scenderemo mai a compromessi con te, serpe!- rispose battagliera l’Haruno.
-Vedo che non ssei cambiata ragazzina- controbatté ridendo il ninja traditore –Ma io vi conssiglio di sstare ad asscoltarmi sse non volete rimetterci la pelle…-
A quella minaccia i due non si scomposero anzi scoppiarono a ridere.
-Noi non ti temiamo!- rispose sicuro di se il corvino.
-Ssiete cossì prevedibili…- commentò Kabuto alzando le spalle –Vi faccio una propossta però, ci ssfideremo, sse vincerò io vi unirete a me, altrimenti mi conssegnerò a Konoha-
I due lo guardarono a bocca aperta, c’era puzza di fregatura ovunque.
-Perché dovremmo crederti?- chiese l’Haruno ridendo beffarda.
-Altrimenti disstruggerò il vosstro amato villaggio-
A quelle parole il sangue nelle vene dei due si gelò, non potevano permettere una cosa del genere, loro dovevano difendere il villaggio, dovevano garantire a Niko un futuro migliore.
Si guardarono per un solo istante leggendo ognuno negli occhi dell’altro gli stessi sentimenti di preoccupazione e amore e bastò quello a far fare entrambi la stessa scelta.
-Accettiamo!-
 
***
 
Il gruppo capitanato da Kakashi si muoveva rapido tra i boschi sotto la guida del corvo che Niko stringeva tra le braccia perché ancora spossato dallo sforzo per avvisarli.
-Il casolare è alla fine di questo bosco- annunciò Yuki riconoscendo il luogo in cui aveva lasciato i due amici.
-Bene, dobbiamo evitare di farci notare dal ne…- iniziò Kakashi, ma non poté terminare la frase che un’esplosione attirò l’attenzione di tutti, principalmente del corvo, che cominciò ad agitarsi violentemente tra le braccia della bambina.
-Sta fermo Yuki!- lo rimproverò lei, senza ottenere risultati. L’animale aveva un brutto presentimento.
-Proviene dal luogo in cui sono stato evocato da Itachi!- disse con un’ombra di terrore nella voce. Aveva paura, una maledetta paura di non essere arrivato in tempo, di non riuscire a salvarli.
A quelle parole il volto dei cinque si fece improvvisamente più serio.
Senza che nessuno fiatasse Sai evocò due uccelli per recarsi in volo sul luogo dell’esplosione. Sul primo salirono lui e Naruto, sull’altro Sasuke, Kakashi e Niko.
 
La bambina era agitata. Non le piacevano le parole di Yuki e aveva tanta paura di non poter riabbracciare i suoi genitori. Sasuke percependo la sua preoccupazione, fece una cosa che nessuno immaginava potesse fare, si chinò alla sua altezza e dopo averle lasciato un buffetto sulla fronte le sussurrò con il tono più dolce che mai gli sentirono usare:
-Non temere Niko, li troveremo. È una promessa!-
A quelle parole la bambina si rasserenò. Aveva fiducia in quei quattro ninja forti e coraggiosi e se uno di loro faceva una promessa, era certa che l’avrebbe mantenuta.
Con più fiducia iniziò anche lei a perlustrare la zona sperando di riconoscere una sola traccia del loro passaggio, quando le urla di Naruto attirarono la loro attenzione.
-Eccoli!- disse indicando un punto preciso sotto di se e lanciandosi dall’illustrazione di Sai.
 
-Perché siamo qui?- chiese la bambina osservando l’immensa distesa verde sulla quale si ergevano tutte le tombe dei ninja coraggiosi che avevano salvato il villaggio sacrificando la loro vita.
-È tempo che tu conosca i tuoi nonni…- rispose semplicemente la madre mentre un sorriso malinconico le ornava il volto candido, incamminandosi per quei corridoi che ormai aveva imparato a conoscere, fino a giungere davanti a due lapidi che portavano incisi due nomi che negli ultimi due giorni aveva imparato a conoscere.
“Sakura Haruno” sulla prima e “Itachi Uchiha” sulla seconda.
La piccola Sakura guardò interrogativa la mamma curiosa di sapere di più, ma quella non rispose, limitandosi a continuare il suo racconto…
 
 
Lo scontro era iniziato, più violento di ogni loro aspettativa.
Kabuto combatteva con maestria anticipando ogni loro mossa. Come se non bastasse anche i suoi sottomessi non erano malaccio.
Sakura e Itachi erano stremati, ma non avevano intenzione di fermarsi, non avrebbero mai potuto gettare la spugna. Dovevano resistere fino all’arrivo dei rinforzi, solo allora si sarebbero potuti rilassare un attimo.
 
D’un tratto un’esplosione li travolse, nonostante la sua abilità oculare neanche l’Uchiha era riuscito a prevederla e a salvarsi.
Erano rimasti feriti gravemente entrambi. Sakura aveva una gamba fuori uso e non riusciva a rimettersi in piedi, mentre Itachi aveva una spalla lussata e una ferita al fianco. Sembravano spacciati, quando un urlo squarciò il silenzio creatosi.
-Eccoli!- e subito dopo una figura ignota precipitò da cielo davanti ai due.
La rosa sbarrò gli occhi riconoscendo quei capelli color grano e la tuta arancio che da sempre caratterizzava il suo migliore amico.
-Naruto…- disse mentre calde lacrime di gioia le rigarono il volto. Era così felice di averlo al suo fianco in quel momento.
-Ciao Sakura-chan- gli rispose lui mostrando il suo bellissimo sorriso.
-Sei sempre la solita testa quadra!- lo rimproverò una voce alle loro spalle giungendo accanto al compagno di team.
-Felice di rivederti fratellino!- scherzò Itachi riconoscendo la voce del fratello.
-Sakura! Itachi!- li chiamarono contemporaneamente altre due voci arrivando al loro fianco.
-Sai! Sesto Hokage!- esclamarono sorpresi i due vedendo corrergli incontro i due ninja.
-Che ci fa qui maestro?- chiese la rosa sorpresa. Si aspettava chiunque ma non il nuovo Hokage.
-Che domanda stupida!- rispose lui ridendo sotto la maschera –Non potevo certo abbandonare la mia unica allieva e il suo fidanzato nelle mani di questi tre scansafatiche-
A quelle parole la rosa scoppiò a ridere. Tutta l’ansia accumulata durante quell’anno lontano da casa sembrava scomparsa.
-Itachi-sama!- urlò poi una voce gracchia volando incontro al suo padrone.
-Ciao Yuki!- rispose quello facendolo atterrare sul suo braccio sano.
-Sono così felice di vedere che state bene!- disse finalmente rasserenato. Aveva avuto tanta paura per lui.
Il gruppetto stava ancora ridendo quando davanti a loro apparve Kabuto, ma non era solo…
-Che sscenetta commovente…- iniziò la serpe avvicinandosi –Devo ammetter che voi due non ssmetterete mai di sstupirmi- continuò osservando i due ninja feriti che lo guardavano con disprezzo –Prima sscopro la vosstra relazione e poi mi date ssu un vassssoio d’argento vosstra figlia, non è una cossa molto ssaggia-
Ai due interpellati si gelò il sangue nelle vene quando scorsero nella stretta di Kabuto dei bellissimi capelli color caramello e un paio di occhioni color cioccolato che li guardavano con le lacrime agli occhi.
-Niko!- urlarono in contemporanea non riuscendo a spiegarsi la presenza della loro bambina lì, in quel luogo di morte. In quel momento avevano paura, una dannata paura di perderla per sempre e questo non potevano permetterlo. Si erano ripromessi che l’avrebbero protetta a costo della vita e ora lei era lì, nelle mani del nemico senza che potessero far nulla.
Il resto del gruppo vedendola impallidì, era sempre stata al loro fianco fino a quando non erano arrivati dai due feriti, solo allora l’avevano persa di vista. Era bastato un minuto di distrazione per permettere a quel mostro di catturarla?
-Mamma! Papà!- urlò invece la bambina in preda alle lacrime riconoscendo i suoi genitori, le persone che amava più al mondo. Era così felice di vederli sani e salvi, un po’ ammaccati, ma vivi.
A quell’urlo straziato il cuore dei due genitori si straziò. Dovevano intervenire.
Con tutta la forza che avevano nel corpo si misero in piedi. Traballavano, le ferite facevano male ma non si sarebbero mai fermati.
-Lasciala!- disse semplicemente l’Uchiha avanzando lentamente e tenendosi con il braccio sano la ferita sul fianco.
-Faremo tutto ciò che vuoi ma lasciala andare!- aggiunse l’Haruno trascinandosi accanto all’uomo che amava.
Scoppiò a ridere invece Kabuto davanti a quella scena. Erano così patetici. Come pensavano di fargli paura se non si reggevano nemmeno in piedi?
-Perché dovrei?- rispose continuando a ridere.
-Tu vuoi noi, non lei!- continuò la rosa con tono neutro. Nessuna espressione le si leggeva sul volto.
La serpe finse di pensarci un attimo prima di rispondere:
-Sspiacente ho cambiato idea, lei ssarà un ssacrificio migliore!-
Dopo quella frase calò un silenzio di tomba.
Tutti gli sguardi erano puntati su quei due ninja che, nonostante tutto, rimanevano in piedi guardando il nemico con sguardo glaciale.
Nessuno riusciva a credere ai propri occhi. I quattro ninja si sentivano in colpa, se non fosse stato per loro ora la bambina sarebbe sana e salva al villaggio.
 
I due fidanzati non fiatarono. Si scambiarono uno sguardo d’intesa e, mettendo da parte il dolore, continuarono ad avvicinarsi al nemico. Non avrebbero permesso a quel mostro di torcere un solo capello alla loro bambina.
Con un enorme sforzo Itachi attivò il potere del suo sharingan hipnothico per distrarre il nemico e Sakura, fatto affluire tutto il chakra nei piedi, corse a più non posso fino a tramortire il nemico per qualche secondo e lanciare Niko tra le braccia dei suoi compagni.
Una lacrima rigò il volto della rosa e del corvino, mentre le fiamme nere usate per far abbassare la guardia al nemico li divorava e una dolce frase fu portata dal vento alle loro orecchie.
-Sii felice angelo…la tua mamma e il tuo papà ti hanno sempre amato…-
 
Niko osservò la scena agitandosi tra le braccia di Naruto che, dal momento in cui Sakura l’aveva salvata, non aveva mai smesso di piangere invocando invano il nome dei suoi genitori.
Naruto, con il volto chino, tratteneva la bambina mentre anche i suoi occhi non ne volevano sapere di smettere di lacrimare. Era arrivato per cercare di salvarli, e invece assisteva impotente al loro sacrificio.
Sasuke rimase immobile davanti a quella scena. Il suo volto era una maschera neutra, mentre il suo cuore aveva ricevuto una fitta che lo stava straziando. Non poteva credere di star dicendo per la seconda volta addio a suo fratello e alla sua migliore amica, non riusciva a credere che ormai non ci fossero più.
Sai guardava la scena con volto cupo. Era stato addestrato a non mostrare le sue emozioni, a reprimerle e soffocarle. Poi un giorno era entrato nel team sette e lì aveva trovati i suoi primi amici, quelli che lo avevano aiutato a vedere il mondo in maniera diversa e a sorridere, mentre ora che toccava a lui aiutare Sakura, non ne era stato in grado, aveva assistito come spettatore alla sua fine.
Kakashi invece era martoriato dal dolore, dai sensi di colpa e dalla paura. Si aveva paura. Nonostante la minaccia fosse stata sventata dal sacrificio di quei due fortissimi ninja lui aveva paura per Niko. Aveva assistito in prima persona alla morte delle persone più importanti della sua vita e sapeva che era un dolore che ci si portava dietro costantemente, che se non ci si imparava a convivere, l’avrebbe portata alla pazzia, e lui non poteva permetterlo. Se non era riuscito a salvare i suoi genitori avrebbe impedito che Niko si riducesse come lui, che diventasse il fantasma di se stessa.
 
Con questo pensiero il ninja copia si avvicinò al suo ex allievo che stringeva tra le braccia un corpicino che non dava più segni di vita se non fosse stato per l’alzarsi e abbassarsi del suo respiro. Aveva smesso di agitarsi Niko, aveva finito le lacrime. Era caduta in uno stato di perdita di se stessa, era come un automa, senza sentimenti.
Una fitta raggiunse il cuore del ninja a quella visione. Non avrebbe permesso che una cosa del genere accadesse.
Teneramente le accarezzò i capelli osservando quel fumo nero che ancora avvolgeva il luogo in cui i suoi due amici avevano perso la vita prima di alzare gli occhi al cielo e fare una promessa a loro che ormai li osservavano da quell’immensa distesa azzurra.
-Mi prenderò cura i lei!- e così dicendo la prese in braccio e seguito dai suoi ormai ex allievi si incamminò verso casa, verso una nuova vita per lui e per tutti loro…
 
 
Sakura era rimasta ad ascoltare il finale della storia con le lacrime agli occhi.
Non avrebbe mai immaginato che la sua mamma da bambina avesse vissuto un’esperienza così traumatica come quella di assistere al sacrificio dei suoi genitori.
Ora capiva perché spesso gli occhi della sua mamma erano coperti da un’ombra di tristezza. Si sentiva così sciocca per averle chiesto di raccontarle quella storia che, ne era sicura, aveva riaperto nel cuore della sua mamma ferite che non si erano ancora rimarginate del tutto.
Senza pensarci due volte l’abbracciò, cercando di trattenere le lacrime che ormai scendevano copiose dai suoi occhi.
 
Niko osservava il cielo mentre finiva di parlare. Raccontare gli eventi di quel giorno le aveva sempre procurato una fitta al cuore. Nonostante tutti gli anni passati quella ferita nel suo cuore non si era mai rimarginata, era troppo profonda per potersi cicatrizzare così facilmente.
 
-Non è stata colpa tua!- le disse la sua bambina mentre l’abbracciava piangendo.
La donna sbarrò gli occhi a quelle parole. Possibile che la sua piccolina avesse capito così bene il dolore che si portava dentro?
Sorrise tra se accarezzandole teneramente i capelli, mentre una lacrima le rigava il volto osservando quelle due lapidi di pietra davanti a se e una nuova consapevolezza si faceva strada in lei.
Sarebbe dovuta essere forte. Avrebbe dovuto mettere da parte le sue cicatrici per donare un sorriso a lei, la sua bambina. Doveva smettere di pensare solo a se stessa, e doveva farlo per Sakura e per i suoi genitori che avevano sacrificato la loro vita per donarle un futuro felice.
Una leggera brezza le scompigliò i capelli e Niko poté giurare di aver sentito la voce cristallina della sua mamma e quella dolce del suo papà che le dicevano di essere felice.
Sorrise a quel pensiero, mentre prendendo in braccio sua figlia alzava gli occhi al cielo con un solo pensiero in mente:
-Vi voglio bene, mamma e papà…-
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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