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Autore: nefastia    29/01/2014    12 recensioni
Harry aveva capito tutto fin dalla prima volta che Hermione aveva chiamato per nome Draco Malfoy, per loro Malfoy o Malferret, per tacere delle centinaia di appellativi e nomignoli poco cortesi. Mai, assolutamente mai, Draco.
Quindi quando a Hermione, in un attimo di distrazione usci dalle labbra quel nome, Harry capì al volo.
«Herm, scusa se mi intrometto, c’è qualcosa tra te e Malfoy?»
«Non … non direi che ci sia qualcosa … non proprio.»
«Vorrei … mi piacerebbe – le parole non sono mai state la specialità di Harry – Insomma, non voglio impicciarmi in cose che non mi riguardano, ma … Malfoy non è pericoloso, non più come prima, almeno. Sappiamo che la sua famiglia ha seguito la corrente, come al solito e tra qualche mese giureranno di non aver mai conosciuto Voldemort. Non può torturarti e ucciderti, forse, ma penso che sia lo stesso pericoloso per te. In un altro modo.»
«Che vuoi dire?»
«Hermione, lui è un egoista. Tu la persona più generosa e altruista che conosca. Non c’è molto da dire, basta fare due più due. Si approfitterà di te in modo vergognoso.»
«È probabile, in effetti. Sai, Harry, sapere di dover morire non è un buon motivo per suicidarsi. Lui adesso mi fa felice»
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Harry Potter, Lucius Malfoy, Molly Weasley, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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4-      Un lungo, fatale inseguimento d’amore

 

Arriva davanti alla casa di Harry Potter alle cinque di mattina e incomincia a bussare.

Quando lui apre, con i capelli sconvolti e gli occhiali di traverso lo guarda come se fosse una delle creature inesistenti di Lovegod.

«Malfoy? Che ci fai qui, a quest’ora?»

«Hermione è qui?»

«Ah, ho capito. Non voglio saperne delle vostre beghe, quindi vattene e non farti più vedere!»

«Falla finita, stronzo! È qui o no?»

«No, sono parecchi giorni che non la vedo. Non è a casa?»

«Se lo fosse l’avrei trovata, ti pare?» non è mai stato sveglio, Potter.

«Perché la cerchi?»

«Come… che domanda è? Non è a casa sua, voglio vederla e non la trovo. Che cazzo di domanda è “perché la cerchi”

«Sbaglio o tra una settimana ti sposi? Che ti importa dove va Hermione?»

«E allora? Farsi gli affari propri non va più di moda?»

«Guarda che sei tu che mi hai cercato. Buona notte.» Gli gira le spalle e rientra in casa.

«Dove vai?»

«A farmi gli affari miei.»

«Potter…» quasi si strozza con la parola che sta per dire. «scusami. Ho passato la peggiore notte della mia vita. Non riesco a trovarla, solo tu mi puoi aiutare.»

«Te lo domando di nuovo.» Parla lentamente, come si fa con un bambino o con uno stupido. «Tu ti sposi, che vuoi da lei, invitarla alla cerimonia?»

«Che c’entra con Hermione, il fatto che mi sposo? È solo un matrimonio combinato, non posso evitarlo, se potessi lo farei! La mia donna è lei, ed è la madre di mia figlia. Ti pare che possa rinunciare anche a mia figlia? Dimmi dov’è, Potter, per favore!»

«Non lo so. E se lo sapessi non te lo direi. Se ha deciso di non farsi trovare da te avrà i suoi motivi, ti pare? Io mi fido di lei.»

«Qualunque motivo abbia non ha alcun diritto di privarmi della mia bambina! Hai figli, Potter?»

«Uno in arrivo.»

«Bene, non ne sai niente, ancora. Ne riparleremo quando l’avrai avuto tra le mani, quando l’avrai visto crescere, quando ti avrà sorriso, quando avrai avuto paura per lui e quando avrai passato le notti insonni a vegliarlo perché sta male. Allora torna da me e dimmi che se la tua donna te lo portasse via senza più permetterti di vederlo avrebbe le sue buone ragioni!»

«Malfoy, tu ti stai facendo un’altra famiglia. Possibile che non ci arrivi? Non è come un divorzio babbano, due non vogliono più stare insieme e si lasciano, stanno con altre persone, ma non si rinnega il passato, meno che mai i figli! Tu non l’hai mai accettata davvero questa figlia, non le hai dato il tuo nome, nessuno sa che esiste, ti sei sempre comportato come se ti vergognassi di lei e adesso avrai una legittima sposa e dei figli legittimi, che avrebbe dovuto fare Hermione? Essere la tua sgualdrina? Far sapere a quella bambina innocente che tu osi chiamare figlia che non è abbastanza buona per suo padre e che lui si vergogna di lei?»

«Non è mai stata la mia sgualdrina e mai lo sarà. Lei deve solo… Deve stare con me, essere la mia pace, la mia serenità. E di mia figlia non ti impicciare. Io non posso e non voglio vivere senza di loro.»

«Non riesco nemmeno a credere che tu sia un tale bambino! Ti preoccupi solo di te stesso! Non ti chiedi quanto Hermione ha pagato finora e quanto ancora pagherebbe per l’onore di essere “la tua pace”?»

«Lei è felice! Che ne sai di noi? Non giudicare quello che non conosci.»

Potter se ne esce in un ghigno derisorio, come se Malfoy fosse uno scemo.

«Magari ne so qualcosa, o tu non saresti venuto a cercarla qui.»

«Dimmi dov’è.» La voce di Malfoy si fa supplichevole.

«Non lo so. Ma so che non tornerà indietro. Questo lo so per certo, rassegnati.»

«Rassegnarmi? Mai! Con chi credi di parlare?» Tira fuori la bacchetta con un gesto repentino. «Legilimens!»

Il pugno di Harry lo stende a terra.

«Non provarci mai più! Tornatene tra i purosangue come te e non farti più vedere.» Ha sputato quella parola come un insulto. «Non la troverai mai. E ti odio, ti odio con tutto il cuore per averla costretta ad andare via. Tu non l’hai voluta e io per colpa tua ho perso la mia migliore amica.

Non mi fai nessuna pena, sei tu che hai scelto la tua strada, lei ha solo dovuto subire ed essere costretta a…» si blocca appena in tempo. Draco ha capito che sa, ma non parlerà mai. «Davvero credevi di poter avere sempre tutto senza dover mai dare niente in cambio? Non farti più vedere da me, idiota! Ah, auguri per il tuo splendido matrimonio!»

Sbatte la porta lasciandolo a terra.

 

*****

 

Al Manor l’attende un Lucius furibondo e una fidanzata in lacrime.

«Si può sapere cosa ti passa per la testa, pezzo di idiota? Dove sei stato tutta la notte?» lo aggredisce Lucius.

«Sei andato di nuovo da quella sgualdrina, vero? Non ti libererai di lei, vero?» piagnucola Astoria.

«Impossibile! Non puoi aver fatto una tale stupidaggine!» riprende Lucius.

«Ne sono sicura! È stato da lei! Lo vedo, ha la faccia da sesso!»

«No, cara, che dici? Lui non si sporcherà più con quella feccia, adesso ha te!» Draco passa davanti ai due e si avvia verso le scale. «Dove vai? Ci devi delle spiegazioni!»

«Continuate pure tra voi, state andando bene. Io vado a dormire.» Astoria si avvia per seguirlo, lui si volta e le punta in faccia la bacchetta. «Non ti azzardare! Stammi lontana, non è giornata.»

«DRACO!» la voce di Lucius lo insegue inutilmente per le scale.

 

*****

 

Draco ha tentato di rimandare il matrimonio adducendo affari improrogabili che lo terranno all’estero per settimane, l’impossibilità di prendersi il tempo per la luna di miele, e tutto quello che gli è venuto in mente sul momento.

La verità è che è impegnato a cercare Hermione e la bambina.

Ha ottenuto solo un paio di settimane, alla fine, minacciando di rompere il contratto definitivamente. Sa che non saranno sufficienti.

Ormai è piuttosto chiaro che Hermione si è allontanata da Londra. La serratura di casa sua è stata cambiata. Ha avuto tutto il tempo di fare con calma grazie a quella stronza della sua fidanzata e a suo padre, che l’hanno praticamente sequestrato per giorni e giorni.

Ha dovuto piantonare la casa di Hermione fino a quando non sono arrivate delle persone con le chiavi. Un agente immobiliare e una coppia in cerca di una casa in affitto.

Draco si è avvicinato, fingendosi interessato anch’egli e ha chiesto tutte le informazioni possibili sulla proprietaria.

«Scusi, come fa a sapere che la casa appartiene a una donna?»

Draco resta spiazzato per qualche minuto.

«I vicini… Ho visto la casa, mi piace,» (non è vero, è solo una casa babbana) «e così ho chiesto ai vicini. Loro mi hanno detto che la padrona…»

«Oh, capisco! In effetti appartiene a una giovane donna che si è trasferita di recente. Non posso dirle molto di lei, a parte le notizie anagrafiche e i documenti di proprietà non so altro. Per il pagamento delle mensilità ha lasciato delle coordinate bancarie. Mi scusi, ora, dovrei far vedere la casa. Naturalmente venga anche lei.» Con lo sguardo ammiccante e un gesto di invito, l’agente tira fuori le chiavi e apre il portone di ingresso.

«La casa mi piace davvero. Sono disposto a pagare una provvigione più alta.» Draco continua ad attirare l’attenzione dell’agente che, a malapena. È riuscito a salutare la coppia per cui era venuto lì.

«Mi scusi, ma noi eravamo qui prima di lei», protesta debolmente la signorina.

«Non credo, sono molti giorni che tengo d’occhio la casa per poter parlare con qualcuno.»

«C’era il cartello.»

«Senza nessun numero di telefono!» Draco non molla. «In ogni caso non credo che il nostro signor…»

«Oh, Norby, Samuel Norby!»

Draco stringe la mano tesa di Samuel Norby, babbano untuoso e troppo profumato prendendo appunti mentalmente di lavarsi le mani appena possibile.

«Signor Norby, piacere. Dicevo, credo che il compito del signor Norby sia quello di fare gli interessi della padrona della casa e della propria agenzia. Le dico chiaramente che le offro un terzo in più di qualunque cifra che siano disposti ad offrire i signori. Senza rancore. Come avrete capito ci tengo molto!»

Malfoy è abituato a ottenere sempre quello che vuole. La coppia si scambia un’occhiata desolata e se ne va senza salutare nessuno.

Draco, con il carnet degli assegni babbani e la penna in mano, guarda l’agente in attesa.

«Mi scusi signor… mi perdoni, non mi ha detto il suo nome.»

“Non ti riguarda” sta per rispondere Draco, ormai non è più necessario essere gentile, poi però pensa che forse è necessario dare il proprio nome per il contratto.

«Draco Malfoy. Mi dica cosa devo scrivere.»

«Non funziona così, signor Malfoy. Dobbiamo stendere un contratto e in base alla cifra mensile stabilita per la locazione sarà definita la caparra e la percentuale dell’agenzia, che è pari al dieci per cento della cifra mensile per un anno.»

«Non ho tempo adesso. Non potremmo accordarci verbalmente? Io le verso la caparra e ci diamo un appuntamento per regolarizzare tutto.»

«Naturalmente, se per lei è meglio così.»

«Ha detto che l’affitto sarà decurtato per un anno?»

«Certo, è così che funziona.»

Draco si scurisce in volto. Lei vivrà di quello? Dove sarà?

Intanto farà in modo di farle avere un po’ più di denaro. Non vuole certo che sua figlia faccia la fame. Quando la troverà chiariranno tutto.

«Allora, mi dica quale cifra mensile è prevista per l’affitto di questa casa.»

«La signora si è affidata alla nostra esperienza, non aveva idea di quanto valesse la locazione. La casa è indipendente, ha un giardino, rifiniture eleganti ed è ben tenuta ma la sua posizione non è ideale. Le abbiamo suggerito di chiedere non più di seicento sterline al mese.»

«Solo seicento sterline?»

«Le sembra poco?»

Draco riflette. Non sono niente, seicento sterline. Non ha idea di quanto le arrivi dalla Casa dei Melograni, almeno tremila sterline, spera. Inoltre sa che ha una piccola rendita personale. Basteranno? Lei è frugale, non ha bisogno di molto, ma se dovesse avere qualche difficoltà? Se si ammalasse? Deve concludere gli studi e se studierà e lavorerà avrà bisogno di una baby-sitter.

Maledizione a quella testona!

«Facciamo novecento sterline al mese. Oltre alla caparra le verserò anticipatamente la percentuale dovuta alla sua agenzia.»

«Ma… novecento?» il signor Norby ride. «Non mi è mai capitato un cliente che cerca di alzare il costo!»

«Dei miei soldi faccio quello che voglio! Mi dia la chiave e le coordinate bancarie. Per il contratto va bene domani alle nove e trenta? Mi dia un suo biglietto con indirizzo e numero di telefono.» Norby esegue sbigottito. «Allora, l’orario va bene?»

«Naturalmente, signore, certo!»

«Buona giornata», dice secco Malfoy porgendo l’assegno compilato.

«Mi scusi ma, sa la politica dell’agenzia…»

«Signor Norby, questa è una casa vuota. Lei mi dia le chiavi e incassi subito l’assegno. Avrà le prove della mia solvibilità molto prima di domattina. Se ha paura che faccia saltare in aria la casa può telefonare immediatamente alla mia banca e chiedere informazioni. Non ho con me questa cifra in contanti, quindi prenda l’assegno.»

Norby prende il foglietto che Draco gli porge e si volta senza aggiungere altro.

Non ha capito cosa sia successo. Quel tipo è il più strano che abbia mai conosciuto.

 

*****

 

Draco si reca presso la banca, babbana, ovviamente, presso cui sarà versato l'affitto, e tenta di avere informazioni sull’intestatario del conto.

«Mi dispiace, signore. Non siamo autorizzati a diffondere informazioni sui nostri clienti. Conoscerà, ovviamente la normativa sulla privacy.»

«Oh, capisco, mi faccia parlare con il direttore.»

La trattativa è breve, la mazzetta consistente.

Peccato che l’unica cosa che riesce a scoprire è che il denaro degli affitti, decurtati delle “spese” della banca, sono girati su un secondo conto, presso una banca svizzera.

A Zurigo, usando lo stesso espediente, scopre che il denaro raggiunge le isole Cayman. Da lì, Malfoy non riesce a proseguire: il conto è gestito on-line, tramite codici e solo a seguito di una comunicazione si scopre dove i soldi dovranno essere inviati.

Torna a Londra, al matrimonio mancano pochi giorni.

«Pezzo di imbecille, si potrebbe sapere dove sei stato e con chi? E non mi rifilare la storiella degli affari e delle filiali all’estero, nessuno sa niente di questa storia!»

«Lasciami in pace, ti conviene!»

«Allora facciamo così: o tu fai il tuo dovere o io farò in modo che tu non abbia più distrazioni!»

Draco ride.

«E come faresti, sentiamo.»

«Credi che perché adesso faccio il buono e sono su una sedia a rotelle non abbia più i contatti giusti per ottenere quello di cui ho bisogno, qualunque cosa sia?»

«E di che, esattamente, avresti bisogno?»

«Ho bisogno che tu la smetta di fare il coglione e faccia il tuo dovere. Se la Mezzosangue è un ostacolo farò in modo che venga rimosso!»

«E in che modo, intenderesti rimuovere l’ostacolo, uccidendo Hermione?»

«Se non mi dai altra scelta lo farò.»

«E, tra i tuoi scagnozzi, ce n’è uno con abbastanza pelo sullo stomaco da uccidere anche una bambina di due anni e mezzo?»

«Vedremo che si può fare.»

«Ma falla finita! Non dubito che tu sia il criminale che sei sempre stato e che sia capace di tutto», il tono di Draco è schifato. «Però, se mi consenti, potrebbe essere il modo sbagliato, se lo scopo è ottenere la mia obbedienza. Intanto dovresti trovarla, prima. Auguri!»

«Non credo che tu possa averla nascosta così bene!»

«Imbecille. Non l’ho nascosta io, magari fosse così. È sparita. E si è portata via mia figlia.»

«È perfetto! Brava, mezzosangue! Adesso possiamo sposarci e mettere incinta come si deve la sposa che ti ho procurato?»

«Nemmeno morto! Non se non riesco a ritrovare la Granger. Come pensi che potrei sopportare quella piaga senza nemmeno il conforto di qualche serata con la mia donna?»

«Vorrà dire che ti conforterai altrove! Non sarà certo l’unica passera disponibile!»

«IO – VOGLIO – LEI! È tanto difficile da capire?»

«Non è difficile da capire, è sbagliato! Una cosa è un po’ di sesso per divertimento, un’altra è mantenere un’altra famiglia. Il sesso va bene, lo fanno tutti, ma una donna fissa… non si fa, è scorretto, ed è offensivo nei confronti di tua moglie. Levatelo dalla testa.»

«E allora tu levati dalla testa che io mi porti a letto per tutta la vita quella piaga.»

Lucius riflette per qualche minuto. Ormai ha capito che la tranquillità di suo figlio passa per quella Sanguesporco. Fin quando l’ha frequentata è stato anche più manovrabile, adesso sembra un pazzo, tratta malissimo la sua fidanzata e non si cura degli ordini di suo padre. Se questo è il minore dei mali…

«Posso darti ancora qualche settimana. Faccio finta di stare male, mi faccio ricoverare. Ricordati però, la prima volta che ho sentore di un accenno di scandalo, o se tua moglie si lamentasse troppo, lei è morta, e la bastarda con lei! Non farmi pentire di quello che sto facendo per te!»

«Io mi sono pentito di quasi tutto quello che ho fatto per te. E di questo matrimonio sono pentito prima ancora di farlo.»

Lucius chiama, screanzatamente, al suo solito, l’elfo che lo aiuta nei movimenti, più che altro materializzandolo dove è necessario, a Draco, al solito, si stringe il cuore. Per colpa sua, sua madre è morta e Lucius è vivo a metà. La metà peggiore, probabilmente.

 

*****

 

La pista dei soldi si è fermata alle isole Cayman.

Si informa al Ministero su tutte le passaporte autorizzate e, presso la sezione auror, sulle possibilità di utilizzo di quelle non autorizzate.

Esclude che abbia utilizzato una passaporta.

Restano i mezzi babbani. È praticamente certo, ormai, che non sia più nel Regno Unito, e probabilmente nemmeno in Europa.

Si reca personalmente, in tutti gli aeroporti, per giorni e giorni, a quello internazionale di Heathrow. Ottiene, mentendo spudoratamente, confondendo gli impiegati, quando le menzogne non bastano, di poter consultare le liste-passeggeri dei voli internazionali nelle ultime settimane. 

Nel frattempo scrive una lettera e invia un gufo con un incantesimo di tracciabilità, l’indicazione è “A Hermione Granger, dovunque si trovi”.

Aspetta per dieci giorni, ma il gufo non torna.

Manda un uccello molto più robusto, una civetta delle nevi forte e in buona salute ma, le sue speranze di rivederla non sono molte. Dove sarà andata?

La troverà.

Si sente sicuro.

Non sa che è solo l’inizio. L’inizio di un lungo, fatale, inseguimento d’amore.

 

*****

 

Hermione si è rifugiata a casa di Harry, poi alla Tana. Ha organizzato nei dettagli la sua fuga: affidato a un’agenzia l’affitto delle due case, pensato e realizzato il complicato percorso del denaro, avendo cura che alle isole Cayman si interrompa, solo attraverso Internet, utilizzando dei codici, darà, di volta in volta indicazioni su dove inviare il denaro.

Lei stessa non ha idea di dove si stabilirà e di quante volte dovrà cambiare il proprio domicilio. Partirà per New York. Poi si vedrà.

Non ha voluto nessuno all’aeroporto. Niente addii strazianti. Ha salutato tutti i suoi amici la sera prima. Si è presa un momento sola con Ginny, le ha accarezzato la pancia. Avrebbe dovuto essere la madrina di suo figlio.

«Herm, non posso credere che non sarai tu la madrina di James. A chi altri lo potrei chiedere? Non c’è nessuno di cui mi fidi come di te.»

«Che dici, Ginny, puoi chiedere ad Angelina, o a Luna. Chiunque sarebbe felice di essere il padrino o la madrina di tuo figlio.»

«Ma non potresti farlo lo stesso? Tanto in caso di necessità basta una passaporta, arriveresti subito.»

«Non mi pare il caso, Ginny. Io non potrò tornare a vivere qui in ogni caso. Non so ancora dove né come sarà la mia vita. Come vuoi che mi assuma una tale responsabilità? Mi dispiace tanto. Sapessi quanto…» le  lacrime le pungono gli occhi. «Scusa, sto diventando una stupida piagnucolona.»

«Io al tuo posto non avrei smesso di piangere nemmeno per un minuto, non so come fai ad essere tanto forte. Se dovessi separarmi da Harry e-e lasciare tutto… e tutti… come vivrei?» Ginny piange a dirotto, nascondendo il viso nella spalla dell’amica.

«Ginny, non piangere, ti prego. Andrà bene, vedrai. Ne abbiamo passate di peggiori.»

 

*****

 

È in coda al check-in quando, di lato, coglie un lampo dorato, familiare. Si sposta in modo che il grosso signore in coda dietro di lei la copra meglio e si volta a guardare.

Draco Malfoy è all’aeroporto, discute insistentemente con un addetto della compagnia di bandiera inglese. Eltanin, per fortuna, sonnecchia sul passeggino, riesumato per l’occasione.

Non può farsi fermare adesso.

Mette la mano in tasca e tocca la bacchetta, trasfigurata in uno stick per le labbra. I suoi lineamenti e quelli della bambina mutano lentissimamente, in modo che i babbani non se ne avvedano, gli abiti scuriscono, virano di colore. Draco conosce quel soprabito.

Ha fatto in modo da non cambiare così tanto da non somigliare più alla foto del passaporto. Quando finalmente imbocca il corridoio che le porterà all’imbarco, tira un sospiro di sollievo.

E sente il suo cuore spezzarsi.

Draco non ha trovato nulla nelle liste delle settimane precedenti. Sta per lasciare l’ufficio.

«Questo è davvero tutto? Non ci sono state… che ne so? Persone che ne hanno sostituite altre all’ultimo momento o roba del genere?»

«No, signore, è tutto. Mancano solo quelli di oggi.»

«E perché mancano quelli di oggi?»

«Perché non sono state ancora consegnate. Saranno salvate nell’archivio solo dopo la partenza del volo, quando saranno accertate le presenze, le eventuali sostituzioni o aggiunte last-minute.»

«E non c’è modo di poter consultare queste liste?»

«Non da questo terminal. Provi a chiedere al check-in.»

«E lei non potrebbe…»

Il funzionario sospira irritato.

«Venga, l’accompagno.»

«Vorrei sdebitarmi per il disturbo che le ho arrecato e per il tempo perso. Spero di non fare nulla di sbagliato.» Malfoy, con queste parole tende una busta al funzionario.

Questi la prende e le getta un’occhiata appena. Sgrana gli occhi.

«No, signore, non è sbagliato. La ringrazio. Deve tenerci davvero molto a sua figlia.»

«È così.»

La trova al primo colpo. Volo per New York delle dodici e zero quattro.

Si guarda attorno cercando un orologio: le dodici e zero nove. Forse è in tempo. Corre come un pazzo verso l’imbarco, dopo averne domandato il numero con un tono che ha spaventato la povera impiegata.

Ne incontra un’altra che lo ferma.

«Non si può andare da questa parte, torni indietro!»

«Il volo… il volo per New York… mi dica che non è partito ancora!»

«Sta decollando in questo momento.»

«NOOO! Lo fermi, lo faccia tornare indietro!»

«Signore, la prego, è impossibile!»

Lui la scansa bruscamente e riesce a raggiungere la porta che dà sulla pista. Accanto al muro della costruzione, a fianco della porta, il vecchio passeggino di Eltanin.

L’aereo sta rollando sulla pista.

Malfoy, torna dentro e fa il diavolo a quattro per tentare, inutilmente, di fermare l’aereo, rischia l’arresto e il ricovero in un manicomio. Alla fine domanda un biglietto per il prossimo aereo per New York. Riesce a comprarlo per una cifra folle da una coppia di sposini in luna di miele. Partiranno due giorni più tardi ma potranno comprarsi una casa senza dover chiedere prestiti.

Si rende conto di non avere con sé il passaporto, si dirige verso un parcheggio e si smaterializza tra le macchine, ragionevolmente sicuro di non essere visto.

Al Manor  Lucius lo affronta.

«Dove credi di andare, imbecille! Il matrimonio è fra una settimana, questa sera i tuoi amici hanno organizzato l’addio al celibato!»

«Vacci tu!»

Afferra la sua borsa sempre pronta con il necessario per un paio di giorni, il passaporto, la bacchetta, una manciata di soldi babbani e sparisce sotto gli occhi di suo padre.

«Ma dov’è andato?» piagnucola Astoria.

«Mi piacerebbe saperlo!» bofonchia Lucius.

 

 

 

 

 

Un lungo, fatale inseguimento d’amore: è il romanzo da adulti, e meno conosciuto, di Louise May Alcott, la famosissima autrice di “Piccole donne” e tutti gli altri della serie.

 

   
 
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