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Autore: ki_ra    30/01/2014    4 recensioni
Dal I capitolo :
Non aveva mai amato, particolarmente il cioccolato, mai fino a quando non l’ aveva visto fondersi nei suoi occhi puri e profondi, sinceri come la sua anima.
Ogni volta che ne addentava un pezzo, gli pareva di baciarla. Non che l’ avesse mai baciata prima, ma si figurava così il sapore dei suoi baci: intenso e forte.
Così tratteneva il pezzo di cioccolato in bocca, lasciava che il calore del palato e della lingua lo sciogliesse lentamente, permetteva all’aroma di diffondersi, scendendo, attraverso la gola, fino in fondo allo stomaco, esattamente al centro del corpo, e manteneva quel retrogusto intenso e impercettibilmente amaro, per alcuni minuti, fino a che si dissolveva, costringendolo ad addentarne un altro.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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XIV


Erano passati solo un giorno ed una notte da quando aveva accompagnato Renesmee al piccolo cottage dei suoi genitori.
Eppure a Jacob, sembravano una esistenza intera trascorsa a dominare una solitudine ed una mancanza che lo ferivano con punte piccolissime e aguzze di un vetro rotto.
Quando, quattro anni prima, Renesmee aveva lasciato Forks, Jacob aveva sentito un male sottile come la pelle che si lacera per mezzo di una ferita. Ma quel nuovo distacco, seppure breve, era, inconcepibilmente più doloroso e Jacob sapeva perché.
L’aveva toccata, fatto scorrere le mani sul suo corpo, l’aveva assaggiata con tutti i suoi sensi; ne aveva fatto la sua fonte di acqua sorgiva. Renesmee, così era diventata il suo nutrimento, l’aria, il sonno; il desiderio e l’appagamento insieme, la quiete e l’affanno, l’una a rincorrere l’altro in un cerchio che non poteva avere fine.
Per questo non poteva accettare più la sua assenza: non si può fare ameno di ciò che ci nutre, non si vive senza aria ad alimentare i polmoni.
Avevano deciso che sarebbe stata la mezza vampira a parlare con Edward e Bella: Renesmee avrebbe spiegato loro dell’amore incontenibile che nutrivano l’uno per l’altra, del desiderio e della necessità di stare insieme, respirare della stessa aria, di sfamarsi dei loro sentimenti per la vita.
Jacob non ci sapeva fare con le parole.
Sapeva dire con gli occhi scuri, con i sorrisi intensi, le mani dolci, non con le parole. E ancora meno avrebbe saputo usare quelle giuste con il vampiro che di parole sembrava essere assoluto padrone e dispensatore esperto.
Eppure nell’istante in cui l’aveva baciata per salutarla, un brivido si era preso, ad uno ad uno, gli anelli della colonna vertebrale, lasciandolo stranito e freddo, quasi impaurito.
Si era consolato, con la speranza che fosse solo il distacco forzato, il taglio di quel filo doppio, robusto delle loro anime intrecciate, ma passati i due giorni necessari a chiarire le loro decisioni, Jacob non aveva potuto fare altro che andare a riprendersi la propria vita, perfettamente custodita nel corpo della sua donna.
- Vengo in pace! – scherzò, con la sua solita faccia da schiaffi, alzando le mani per enfatizzare le sue scuse, quando, arrivato in prossimità del cottage, vi trovò con sorpresa la sua amica vampira.
Bella lo guardò, soffermandosi sul sorriso furbo e felice, di chi si sente vicino a ciò che desidera. Intrecciò le mani dietro la schiena, cercò il coraggio di parlargli schiettamente, imponendosi di essere ferma, risoluta, autoritaria più come una madre che come una amica.
- Lo so, Bells, sono stato … Beh, non credo esista la parola esatta nel vocabolario pulito dei Cullen, giusto? – ammiccò, scusandosi nel suo strano modo. – Non volevo provocare Edward, è pur sempre il padre della mia ragazza … - continuò, rimarcando il nuovo legame con Renesmee. – Aspettavo appunto lei! Non che mi dispiaccia vederti … ma non riesco a starle lontano! -  sorrise, sperando di contagiare col suo buonumore anche la sua amica.
- Non verrà … - fu la risposta lapidaria della vampira.
Jacob la guardò stranito, assottigliando lo sguardo, portò le mani nelle tasche dei pantaloncini, lasciando inaridire il sorriso che lo aveva fino a quel momento animato.
- Io ed Edward crediamo … Abbiamo deciso che non verrà! -  terminò con gli occhi bassi. – E’ per il suo bene e per quello di tutti noi. –
- Oh andiamo, Bella! Non mi starai dicendo che per non fare arrabbiare quei damerini italiani, impedirete a me e Nessie di stare insieme? – chiese, mentre i muscoli si irrigidivano ed il respiro cominciava a spezzarsi di fremiti irregolari. 
– Bella? – insistette avvicinandosi. – Rispondi! – le intimò, ad un palmo dal viso di lei.
- Non possiamo sottovalutare la loro ferocia e la sete di vendetta e, comunque … Renesmee avrà più opportunità di una vita serena e sicura lontano da te! – lo condannò.
Sentì di affondare crudelmente una lama nella schiena di un uomo indifeso. Capì che gli stava toccando il cuore con le mani nude e si dolse per aver peccato, peccato contro l’amore e la vita, contro la promessa di felicità che aveva avvertito sulla sua stessa pelle, guardandoli mano nella mano.
- Ah … adesso capisco! Non sono i Volturi che vi preoccupano, vero, Bella? – chiese, scuotendo la testa. – Il problema è Jacob Black! Il problema sono io, giusto? – la sfidò. – Non sono all’altezza di una Cullen …
Come ho fatto a non pensarci: tutte quelle storie sull’età di Renesmee, sui pericoli che una nostra unione avrebbe potuto portare … la sua incolumità, quella di tutti noi… Bugie, tutte bugie … fumo negli occhi …
Il problema sono io …
Io sono solo un maleducato, rozzo, mezzo animale con le mani sporche di olio … - sorrise amaro, strofinando sul palmo della mano le dita scure, corrose dal grasso dei motori, - Una bestia ignorante che conosce solo la geografia della sua terra e la storia della sua gente bistrattata e rinchiusa … - constatò arrabbiato e deluso.
- Jake, sai che non è quello che pensiamo. Ti prego … -
- No, io ti prego, Cullen … - la interruppe tremando, con una voglia dentro di piangere, così pungente da causargli male agli occhi. – Sai cosa penso? – continuò, stringendo i pugni per concentrare il dolore più lontano possibile dal petto. – Penso che il veleno dei succhiasangue … - spiegò, usando quella parola che aveva dimenticato alla nascita della sua bambina, - … ti abbia portato via non solo la vita ed il colore degli occhi. Penso che ti abbia tolto il calore di un cuore che conosceva le cose importanti, quelle vere: l’amore, l’amicizia, il rispetto per gli altri!
Per quelle cose che hai buttato irrimediabilmente, ti ho amato, Bella … e ti ho difesa. Ho messo in pericolo la vita mia e dei miei fratelli, prima per te poi per quell’essere speciale che miracolosamente ti è cresciuto dentro.
Non me ne pento, non mi pento di ciò che ho messo in gioco allora: sono nato per proteggere gli esseri umani … sono nato per proteggere Renesmee …
La mia vita, però, la nostra amicizia, valevano solo perché le immolassi per un fine più alto: la vostra sopravvivenza …
Ti detesto, con tutto me stesso; ti odio per avermi fatto credere di contare qualcosa per voi, per te … e di più, mille volte di più, ti odio perché fai leva sul mio amore per lei; perché ti servi del mio bisogno di renderla felice, di proteggerla come la mia stessa carne … - le urlò.
- Jake … - sussurrò, come fosse una richiesta di perdono.
- Sei morta, Bella … adesso, per me sei morta davvero! – la lapidò, guardandola dritta negli occhi d’ambra, come fosse l’ultima volta.
Gli  occhi di Jacob si rabbuiarono, come un cielo senza luce, denso di nubi.
Essi le mostrarono la carne morire, l’anima in delirio ed il sangue rapprendersi dal dolore.
Un istante dopo, fatto di un’eternità dolorosa, quegli stessi occhi si nascosero dentro quelli dell’animale, così come la pelle bruna si ricoprì della pelliccia rossiccia, come i capelli di sua figlia.
Jacob sparì  ed il lupo, ringhiando, fuggì nella boscaglia scura e Bella in quell’istante sentì di essere morta davvero!

  
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