Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |       
Autore: terrastoria    10/06/2008    8 recensioni
L’orologio battè le dieci.
L’osservò stancamente, sospirando. Sasuke non era ancora tornato a casa dal lavoro, come ogni sera, d’altronde. Posizionò meglio le posate sopra i candidi tovaglioli e cambiò daccapo la sistemazione della bottiglia di champagne.
Il suo stomaco brontolò dalla fame: unico spiacevole suono in un appartamento dal silenzio assordante.
“Quando arrivi?”

[Sakura- Sasuke]
Fan fic a due capitoli alla quale tengo molto... Buona Lettura
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La macchina procedeva veloce lungo la strada di montagna, sotto il diluvio universale

Salve gente, vi propongo la prima parte di una fan fic a due capitoli incentrata totalmente su Sakura, e sulla coppia Sasu/Saku nel nostro mondo…(che, soggettivamente, può essere quello desiderato o no. Per voi?)

Piuttosto amara e drammatica, come storia con un significato di base ed un messaggio molto forte.

Buona Lettura.

Ci ho messo l’anima…

 

 

 

            SIMPLE LIFE…NOT FOR HER

 

[…ed è come quello che non c’è
che io rimpiangerei

quando penso che non è cosi il mondo che vorrei

non si può fare quello che si vuole
non si può spingere solo l’acceleratore
guarda un po’ ci si deve accontentare
qui si può solo perdere
e alla fine non si perde neanche più…

Il mondo che vorrei *]

 

 

La macchina procedeva veloce lungo la strada di montagna, sotto il diluvio universale.

I tergicristalli spazzavano l’acqua ai bordi, donando, a momenti, la visuale del mondo infernale.

Tirava un forte vento, controllare la vettura non era facile.

Quella sera alla radio davano soltanto nostalgiche ballate rock, interminabili, estenuanti.

Se ne stava aggrappata al volante, protesa in avanti cercava di scrutare la semi oscurità davanti a lei; aveva il piede sinistro ostinatamente premuto sull’acceleratore.

Di usare il freno nemmeno parlarne.

Non girava anima viva, di fuori.

Nè cani né macchine ostacolavano il suo folle viaggio senza meta.

Soltanto un clima impazzito.

Era sola, sola come mai lo era stata.

Lanciò una triste occhiata alla sua sinistra nel posto dove, solitamente, se ne stava seduto il suo migliore amico Naruto, oppure lei stessa, assillante e sorridente, quando guidava quell’altro, dal nome così doloroso.

Una fitta le attanagliò il cuore e gli occhi, una volta così verdi, si appannarono.

Non ci sarebbe stato più lui al suo fianco.

Tornò a guardare davanti a sè e represse le lacrime, rabbiosamente, gridando silenziosamente dal dolore.

Strinse più forte le mani al volante di quella vecchia utilitaria rossa.

Anche lui l’aveva lasciata..

Ed era finita nel peggiore dei modi.

Si morse il labbro inferiore tanto da farlo sanguinare.

 

Due ore prima…

L’orologio battè le dieci.

L’osservò stancamente, sospirando.

Sasuke non era ancora tornato a casa dal lavoro, come ogni sera, d’altronde.

Posizionò meglio le posate sopra i candidi tovaglioli e cambiò daccapo la sistemazione della bottiglia di champagne.

Il suo stomaco brontolò dalla fame: unico spiacevole suono in un appartamento dal silenzio assordante.

“Quando arrivi?”

Il suo speranzoso sguardo cadde sulla fotografia appoggiata sulla piccola mensola a muro, raffigurante lei dai lunghi capelli rosa che le ricadevano morbidamente sulle minute spalle e un sorriso felice che l’illuminava tutta, abbracciata ad un ragazzo nero di capelli e di occhi che fissava il vuoto davanti a sé con severità, le guance leggermente arrossate. Sullo sfondo si vedeva un ragazzo biondo e vivace, che li salutava energicamente.

Era stata scattata tre anni prima, uno dei primi giorni del loro rapporto.

Ricordava bene quel tempo, era inizio primavera e lei, finalmente, era riuscita a prendersi il ragazzo che amava da una vita, il desiderato Sasuke Uchiha.

Ebbe un lieve sussulto al rivedersi così serena e piena di vita, e soprattutto, al notare la possessione con cui il ragazzo la cingeva sé, leggermente imbarazzato.

Il periodo felice era durato un anno.

Poi…

 “Che fine hai fatto?”

…la morte di Naruto.

Improvvisamente tutto era cambiato.

Naruto, loro amico d’infanzia, era morto in un incidente d’auto.

A guidare la vettura era proprio lei.

Un dannato bastardo aveva frenato tutto d’un tratto, davanti a loro, non era riuscita a fare in tempo ad accorgersene e a frenare pur avendo tentato con tutte le sue forze.

Aveva sentito la voce di Naruto che la diceva di non preoccuparsi, lontana, surreale.

Poi più nulla.

Quando aveva riaperto le comunicazioni con il mondo…Naruto non esisteva più.

Lei si era salvata per miracolo, dovendo soltanto portare il collare per un paio di mesi.

L’atteggiamento di Sasuke nei suoi confronti cambiò; non drasticamente perché il loro rapporto non era mai stato fatto da moine affettuose e dolcezze varie, ma si modificò, avvolto da un gelido insopportabile.

Le dava la colpa.

Avrebbe voluto…sprofondare.

Gli ci erano voluti mesi per togliersi una parte di sensi di colpa, almeno la notte; ma lui, in ogni modo, glieli faceva tornare, insofferente.

La trattava come una serva, un robot senza cuore, come uno sfogo silenzioso e mansueto del suo remoto dolore.

Aveva visto, provato di cosa era capace Sasuke…aveva cominciato ad odiarla, allo stesso modo con cui odiava Itachi, se non di più.

Itachi era il fratello di Sasuke.

Itachi non aveva chiamato subito aiuto quando aveva i suoi genitori si erano sentiti male.

I Signori Uchiha erano morti per avvelenamento; all’epoca i due fratelli avevano rispettivamente dieci e sette anni.

Questa storia se la fece raccontare proprio da Itachi, una mattinata uggiosa di parecchi anni prima, in corriera per raggiungere la scuola.

Le era bastato guardarlo negli occhi per afferrarne il dolore di aver perso tutto, anche un fratello minore per un destino crudele.

Destino che non l’aveva risparmiata.

Era diventata la colpevole.

Per lei solo maltrattamenti psichici, malumori, ordini, snervanti attese.

Non possedeva un uomo, ma un padrone.

“Quand’è che torni, Sas’ke?”

Strinse una parte della stoffa del suo lungo vestito da sera, rosa: l’aveva comprato appositamente per quella sera, concedendosi un regalo costoso, nel nome dell’orgoglio.

Era bella, Sakura, appassita ma ancora molto bella.

Click…Sdang.

La porta di casa sbatté, facendola sobbalzare e sgranare gli occhioni, come una bambina. Si diede una sistematina ai profumati capelli rosa, portandosi un ciuffo di frangetta ribelle dietro alle orecchie, velocemente. Curvò le labbra in un sorriso, tristemente sincero, ed avanzò di qualche passo tremante verso l’entrata della cucina.

“Ciao…”mormorò, cercando di tenere ferma la voce e alzò il capo alla ricerca di un volto amaramente familiare.

“Hai preparato? Ho già cenato, grazie”esordì Sasuke, e si tolse la cravatta, gettandola sulla prima sedia a portata di tiro.

La squadrò dall’alto in basso, con fare gelido ed espressione indecifrabile, mentre si sbottonava la camicia bianca, lasciando così in vista il torso allenato.

In lui regnava una rigida bellezza.

Bellezza tanto adorata-desiderata da Sakura, che, anche in quel momento, non potè non gettare un’occhiata fugace al meraviglioso fisico dell’uomo che la odiava.

Arrossì, seppur abituata a tale visione, e gli accarezzò una guancia, con delicata e timorosa amorevolezza, dandogli a modo suo il “Bentornato”

Lui non si mosse.

“Odio le moine, dovresti saperlo”

Lei ritrasse, umiliata, le mani.

“Scusa…”

“…”

“Non ti siedi neanche un minuto? Te ne prego…”

“Un minuto”

Le ubbidì, stranamente, e il suo cuore velocizzò il battito.

“Non vuoi assaggiare il ramen? Hai mangiato abbastanza?”

“Cosa hai detto?”

Avrebbe volto strapparsi i capelli: non doveva parlare a sproposito…non doveva dire..

Trattenne il fiato, angosciata dal teso silenzio creatosi, non osando guardarlo negli occhi, impaurita da ciò che avrebbe potuto vedere.

“Come, scusa? Ramen a me?”

“Io…oggi…”

Scosse la testa, lui, e battè un pugno sul tavolo, facendo tremare pericolosamente i bicchieri in cristallo e la bottiglia di champagne, regalo prezioso di Naruto offertole nel giorno del fidanzamento ufficiale con Sasuke, tre mesi prima che morisse.

“Sei una stupida”

Si fece piccola, e prese a torturarsi nervosamente le dita sudate.

Dov’era finito il ragazzo serio, leggermente timido, ma orgogliosamente adorabile che solo lei riusciva a sciogliere?

“Pensavi che avrei accettato il Ramen?”

“Ma oggi è…!”

“Non hai capito nulla di me, allora” disse atono, un ghigno folle gli imbruttì il volto.

Si alzò.

Avvicinò il viso candido a quello di lei, altrettanto candido ma più dolce di lineamenti.

La costrinse a guardarlo, afferrandole il mento fra l’indice ed il pollice, con insistenza.

“Cos’era una cena di compleanno per un morto? Una commemorazione gioiosa a due campata per aria?”

“Lui…”

Occhi profondamente neri ed indagatori la scrutavano, ferendole l’animo, inculcandole paura, facendole venire decine di dubbi relativi a quel dannato giorno.

Un vorticare di ricordi:

L’incidente…

Naruto il cui sorriso rappresentava un dono di Dio…

Il risveglio…

Il primo bacio…

Le tempie pulsavano a ritmo del suo cuore, cuore che pompava energicamente sangue nelle vene.

TU TUM TU TUM

In un istante lo ebbe vicinissimo. La fissava maliziosamente; lo vide passarsi la lingua sulle labbra, e poi ammiccare al suo corpo.

“Sasuke…”

 

Sakura si portò le mani al viso, nascondendo le prime lacrime, scrutandolo impaurita attraverso le fessure fra le dita.

“Lo sai cosa tocca ad un’assassina come te, vero?”

Si spezzò il fiato.

Aveva intuito ogni cosa; sbarrò gli occhi dal terrore quando lui la spinse contro la parete gelida, imprigionandola.

“No, Sasuke, no!”

 

Aveva cominciato a baciarla lungo il collo, sempre più sù, fino a mordicchiarle l’orecchio destro, con voga.

“No!”

Lo bloccò portando avanti le braccia, schermendosi con esse, orripilata da ciò che avrebbe potuto succedere di lì a poco se non fosse riuscita a resistere.

Dov’era finito l’uomo che non l’avrebbe toccata se non per amore?

“Non fare la sciocca”

“Sei un…”

Non ebbe il tempo di concludere la frase: lui aveva appoggiato le labbra alle sue, chiedendole ostinatamente di ricambiare al freddo bacio.

“Mmh…”

Un oggetto, un gioco, rappresentava per Sasuke.

Il mondo prese a girare pericolosamente; la testa pareva voler scoppiarle da un momento all’altro.

Brividi incontrollati.

Paura.

Confusione.

“Non la devi passare liscia”

Le lacrime sgorgarono incontenibili dagli occhi verdi, e andarono a bagnare le labbra del bel diavolo.

“Ti…amavo”

Lo disse forte, cercando di controllare la voce.

“Tsè, balle”

“Ma ora…”

Si divincolò dalla stretta feroce dell’uomo, non permettendogli di spingersi oltre, coprendosi nuovamente del vestito concessosi.

“Ora, Sakura?”

“Ora…”

Lo riguardò negli occhi bramosi, sentendo il cuore stringersi all’incontrare tanta follia.

 

Quello non era più l’amico di Naruto, colui che avrebbe dato la vita in nome della loro amicizia.

Non era più il ragazzino che l’aveva ipnotizzata con il suo essere meravigliosamente misterioso, diverso da tutto e tutti.

Non era più l’uomo che, una volta sciolto, tirava fuori un’affettuosa possessività, spiazzandola.

Non era più il compagno di vita paziente e fedele, che ogni mattina si svegliava con il suo fare buffamente imbronciato (perché era stato buttato fuori dal letto a suon di urla)e che ogni sera lasciava da parte il nervosismo dato dalla fatica e sopportava le sue lamentele.

Non era più il conforto né la gioia di vivere.

Non era più il principe azzurro desiderato da bambina né l’amore voluto nell’adolescenza.

 

Era divenuto un pazzo imprevedibile.

E sì che l’aveva creduto un angelo particolare caduto dal cielo…

Il suo.

Chiuse la visuale.

Non c’era più niente da fare.

Naruto se ne era andato.

La vera essenza di Sasuke se ne era andata…

E lei…

…pure lei si era ridotta a non essere più lei.

 

[…ed è come quello che non c’è che io rimpiangerei]

 

Un paradosso.

Aveva già subito una modifica, il suo carattere, nel passaggio all’adolescenza, quando si era fatta più coraggiosa, più intraprendente, più grintosa.

E ora si ritrovava a fare la schiava, la pedina nelle mani di un pazzo.

Era tornata ad essere la bambina indifesa, spaurita, inetta.

Come aveva potuto lasciare che accadesse?

Strinse i pugni, fino al dolore fisico.

Dov’era finito l’amor proprio?

“Ora è tutto finito”

“Non parlare a vuoto”

Riaprì gli occhi color del bosco, d’un tratto; alzò la mano destra davanti al perfetto volto di Sasuke e, con tutta la sua rabbia, colpì.

“E’ la fine, la fine”

Uno schiaffo in pieno volto.

Un rumore sordo.

L’unico in una casa terribilmente sempre silenziosa.

Tremava, respirava affannosamente, Sakura, ma non si lasciò andare al desiderio di un’altra chance.

Quante gliene aveva date da mesi e mesi a quella parte?

Vide gli occhi di lui offuscarsi, farsi spenti e le sue labbra muoversi quasi impercettibilmente nel tentativo di formulare parole, ma non uscì nulla da quella bocca perfetta.

Lo vide toccarsi la guancia scalfita, più volte, a voler constatare la realtà.

Lo vide abbassare il capo, ciuffi di capelli neri oscurarono quel volto che mai più avrebbe avuto il piacere e il timore di scorgere.

Lo vide sprofondare, cadere di botto in ginocchio davanti a lei.

“Non c’è futuro, Sas’ke”

 

[…quando penso che non è cosi il mondo che vorrei]

 

Vide delle stille salate macchiare invisibili il pavimento, sotto il peso della gravità.

Fece un passo in avanti, affiancò l’uomo ma non lo guardò, mantenendo il capo alto, tenendosi ferma e tirata per non cadere nella tentazione di abbracciarlo, di ricominciare, di…perdonarlo.

No.

Doveva andare avanti.

Doveva…svanire.

 

 […quando penso che non è così il mondo che vorrei]

 

[- Naruto…senti, ho deciso questo.

- Spara, dai!

- Ti va di farmi da testimone di nozze?

- Oh, Saku, proprio io?! Ma è fantastico! Sarò il miglior testimone del mondo! Puoi contarci.]

 

Due passi, tre, quattro, cinque passi.

Due passi, tre, quattro, cinque lacrime.

Due passi, tre, quattro, cinque ricordi.

 

[ - Sakura, ho una cosa da dirti.

- Cosa c’è, Sas’ke?

- Avvicinati.

Le parlò con la bocca all’orecchio.

- Io e te ci sposeremo.

Non una domanda né una proposta.

Una possessiva affermazione.

Lui era così]

 

 

Afferrò il cappotto rosa scuro dall’appendi abiti all’entrata, aprì la porta e uscì, sbattendola alle sue spalle.

Scese le scale a tre gradini alla volta, tuffandosi all’esterno; in furia salì sulla sua utilitaria, la accese e partì a tutta velocità, mentre il mondo cominciava a scatenarsi.

 

 - Fine prima parte –

 

 

 

 

 

 

* le frasi sono prese dalla canzone di Vasco Rossi “Il mondo che vorrei”

 

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: terrastoria