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Autore: Drunk on Love    30/01/2014    1 recensioni
Il cane corse via, in direzione dell'ospedale. Solo allora, si accorse che la piccola piangeva. Kakashi andò di fronte al tavolo, osservando con il suo occhio attento la bambina. Aveva la carnagione molto scura, i capelli ricci e degli occhi verdi che contrastavano con la sua pelle. Notò un piccolo graffio sulla guancia. Si decise a prenderla in braccio.
Questa ff parla di Kakashi, che da un giorno all'altro si ritrova padre di una bambina di cui sa solo il nome. Spero che vi piaccia ;)
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Team 7, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Naruto… sveglia dormiglione!» bisbigliò Sasuke nell’orecchio del biondo.
«Sono già sveglio!» brontolò di rimando. La voce veniva dalle spalle del moro: quella addormentata era una copia.
E questo idiota usa una tecnica per rubare un libro? Sasuke sospirò rassegnato.
«Hai già uno dei libri?» chiese infine.
«Sì, gliel’ho preso prima» rispose.
«Bene. Adesso aiutaci a cercare gli altri.»
«Dov’è Sakura?» chiese Naruto.
Sasuke indicò il giaciglio del loro maestro: Sakura era accovacciata accanto a lui, frugando nelle tasche e nello zaino dell’albino.
«Trovato niente?» le chiese Naruto sottovoce. La ragazza scosse la testa.
«Sembra che non ci siano» convenne delusa.
«Impossibile! È più geloso di quei libri che di casa sua!» forse Naruto alzò un po’ troppo la voce, perché Kakashi grugnì e cominciò a muoversi.
Come fulminati, i ragazzi corsero ai loro giacigli e si sistemarono alla meglio sotto le coperte.
Passò qualche minuto di eterna attesa, prima che Sasuke si decidesse a far sbucare la testa da sotto il mantello per controllare la situazione.
Naruto e Sakura erano ancora ben nascosti, mentre Kakashi sembrava dormire beato.
Tirò un sospiro di sollievo, poi lanciò dei sassolini in direzione dei sui compagni. Prese in testa entrambi.
«Ahi!» protestare in coro, ma sempre a bassa voce.
«Il maestro dorme. Diamoci una mossa» li esortò il moro.
«Ma dove può averli nascosti?» domandò Sakura, snervata.
Sasuke arrivò addirittura a pensare che li avesse sigillati in qualche pergamena.
Non può essere così paranoico. Scacciò immediatamente quell’ipotesi. Per quanto pervertito potesse essere, non arrivava a quei livelli.
«Naruto! Ma che diavolo stai facendo?» Sakura aveva notato che il biondo stava mettendo le mani nello zaino delle provviste.
«Tentar non nuoce. E poi ho fame» si giustificò.
Quasi non riuscì a terminare la frase, che le sue dita incontrarono una superficie ruvida. Non poteva essere il fondo della sacca: il braccio era dentro solo a metà!
Passò i polpastrelli sul solido, fino a trovarne il bordo, poi lo afferrò.
«Eccolo!» esclamò trionfante con sguardo fiero ai suoi amici.
Sentì un tonfo: erano Sasuke e Sakura che cadevano a gambe all’aria.
«Quello che hai in mano è un libro, ma non uno del maestro Kakashi» lo avvertì Sasuke, già pregustando la reazione della compagna.
«Quello è il mio libro di ricette, imbecille!» tuonò Sakura, come il moro aveva previsto, rossa in viso e senza curarsi di tenere il tono basso.
Kakashi, che era sveglio da parecchio, li osservava di sottecchi, sorridendo di tanto in tanto.
Bisogna ammettere però che quando si cimentano con gli scherzi fanno un bel gioco di squadra. Dovrebbero solo riuscire a portarne uno a termine. Rifletté l’albino, guardandoli frugare ovunque e fare a turno per tenere d’occhio Kakashi e allo stesso tempo fare la guardia: dopotutto, erano pur sempre in missione.
 
«Ci rinuncio. Ormai è l’alba e non li abbiamo ancora trovati. È evidente che non li ha con sé!» sbuffò ad un tratto Sakura, alzando le mani in segno di resa.
«Già. Sakura ha ragione, Naruto. Lascia perdere» concordò Sasuke, con delle occhiaie che se la battevano alla pari con i segni di Itachi.
«Uffa!» sbottò il biondo.
Il sole era ormai sorto e, per fortuna, non aveva piovuto.
Faceva freddo, ma non era fastidioso.
«Allora, ragazzi, visto che siete stati svegli tutta la notte, oggi perlustreremo la zona da terra, invece che dagli alberi. Tutti d’accordo?» la voce del maestro Kakashi li fece trasalire.
Quando si era svegliato? E come faceva a sapere che erano stati svegli tutta la notte?
«Maestro, lei mi fa paura» mormorò Naruto, facendo spuntare un sorriso soddisfatto sul viso di Kakashi.
«Mi tolga una curiosità» Sasuke si rivolse con aria furba al suo maestro.
«Dimmi» disse quest’ultimo.
«Lei sapeva già che saremmo rimasti in piedi?» chiese quasi lanciando una sfida che Kakashi, dall’alto del suo orgoglio, accolse volentieri.
«L’avevo intuito. Già nel pomeriggio, quando frugavate nel mio zaino, ho capito che ne stavate combinando un’altra delle vostre» assunse un’espressione strana: aveva lo sguardo severo, ma al contempo sorrideva da dietro la maschera. Sembrava un padre che rimproverava i figli per aver commesso una burla.
«E poi non ho trovato il libro» riprese, fulminando Naruto con lo sguardo.
Sakura sorrideva imbarazzata, Sasuke ghignava come al solito e Naruto sbuffava e faceva roteare gli occhi, consegnando al suo maestro la sua tanto bramata conquista della notte precedente.
Certo, sarebbe stato meno patetico se questa “conquista” fosse stata qualcosa di concreto (una donna, ad esempio), invece che un libro vietato ai minori. Ma è di Naruto Uzumaki che stiamo parlando.
«Non ho finito» stavolta era esplicitamente diretto al biondo.
Sasuke diede una gomitata al braccio del suo compagno per punzecchiarlo un po’.
«Devo ammettere che sei stato bravo a prendermi il libro, ma devi ingraziare solo Sakura e Sasuke, che sono riusciti a distrarmi. Non credo che da sola, la tua copia che russava, ti sarebbe servita a molto» lo incalzò l’albino.
Sasuke non riuscì  a trattenere una risatina e lo stesso valeva per la rosa.
«E comunque, avreste potuto cercare fino al tramonto; non avreste trovato niente» confessò poi Kakashi, un po’ in imbarazzo, grattandosi la testa argentea.
«Che significa?» chiese curioso il biondo.
Il maestro rise a mezza voce, chiudendo l’occhio in un gesto abituale, solito del suo sorriso.
«Tsunade me li ha categoricamente vietati e sequestrati» ammise.
Naruto e Sasuke scoppiarono a ridere, mentre Sakura li guardò severi.
«Che avete da ridere? La signorina Tsunade ha fatto bene!» tuonò.
I tre ragazzi la guardarono interrogativi, ma lei non era certo il tipo di farsi scrupoli.
«Ora ha una bambina da crescere. Passare giornate intere a leggere i libri di quel pervertito di Jiraiya non è certo l’ideale per lei» continuò, senza peli sulla lingua.
L’argomento “genitori” era un po’ delicato per tutti e quattro, ma Kakashi cercò di sdrammatizzare.
«Tranquilla. Quando saremo al Villaggio, restituirò anche questo. Contenta?» le chiese avvicinandosi e rivolgendole un sorriso benevolo.
La ragazza fece una smorfia.
«Tanto non lo farà» borbottò, incrociando le braccia.
 
 
 
Erano passati due giorni, ma dei banditi non c’era traccia.
«Finiamo di perlustrare questa zona e poi torniamo indietro.» ordinò Kakashi. Gli allievi annuirono e cominciarono a saltare sui rami degli alberi.
Ed era proprio mentre imboccavano la via del ritorno, che si sentì un urlo.
Non era di spavento, né di dolore. Era un urlo divertito, un grido di battaglia.
Il team 7 fece immediatamente dietrofront e, con cautela, cercarono la fonte del suono.
«Eccoli» bisbigliò Naruto al suo maestro, indicando un punto in fondo al bosco.
Sasuke e Sakura li raggiunsero subito dopo.
Kakashi aguzzò la vista: due individui si avvicinavano.
Stava per dare ordini ai suoi allievi, ma fu preceduto dai due avversari, che gli si erano parati a pochi metri di distanza.
«Ma guarda un po’. Il grande Zanna Bianca della Foglia! Dovevano essere davvero preoccupati, giù al Villaggio» esordì uno, beccandosi una gomitata nello stomaco dal suo compagno.
«Ma quanto puoi essere idiota? Non vedi che è suo figlio? Il vecchio Sakumo è morto da un pezzo!» lo corresse, mentre l’altro si massaggiava la pancia con una mano, farfugliando qualcosa che l’albino non si curò di comprendere.
Era arrabbiato. Sentiva crescere dentro di sé una furia cieca, ma sapeva di dover restare lucido. Dopotutto non era la prima volta che lo scambiavano per suo padre e non sarebbe certo stata l’ultima, ma sentire il suo nome buttato lì, con noncuranza, lo infastidiva davvero tanto.
Il vecchio Sakumo…tsk.
Ignorò le loro parole, concentrandosi per studiare i suoi avversari, cosa che, evidentemente, fecero anche i suoi allievi.
Convennero tutti –e subito- che erano due idioti, ma non conoscevano le loro capacità, per cui stettero all’erta.
«Chi siete?» chiese Kakashi con un tono duro e scontroso.
Naruto aveva sentito parecchie volte il suo maestro parlare così, in missione, ma ogni volta gli gelava il sangue nelle vene.
Non aveva paura di lui, in fondo era una delle poche persone che l’avevano sempre trattato come un essere umano, ma quel tono proprio non gli piaceva. Non era il Kakashi Hatake che conosceva.
«Cosa ti importa? Tanto non ci vedrete più!» detto questo, uno dei due sghignazzò sguaiatamente.
«Hai ragione. Fra meno di cinque minuti non sarete che briciole!»
Se c’era qualcosa che Naruto odiava di più della voce fredda di Kakashi, era quella arrogante di Sasuke.
D’altra parte, però, anche lui alla fine era così. Quando si trattava di combattere, Naruto non guardava in faccia a nessuno.
«Già. Preparatevi ad essere sconfitti!» canzonò il biondo con aria superiore.
Sakura restò in silenzio. Era la più razionale fra i suoi compagni ed era abbastanza sveglia da capire che non c’era bisogno di fare gli spacconi in una situazione già imbarazzante di suo, dato che ormai era chiaro che il loro avversari non erano al loro livello. Sarebbero bastati un paio di pugni ben assestati e tanti saluti.
Kakashi sembrò leggerla nel pensiero, perché si eresse in piedi, abbandonando la posizione d’attacco che aveva mantenuto fino a quel punto.
«Li lascio a voi. Vediamo come ve la cavate.» disse scostandosi di lato, per lasciare campo libero ai suoi allievi.
Sasuke ghignò, Naruto gonfiò il petto pieno d’orgoglio come un pavone e Sakura.. bé, Sakura li aveva già sistemati.
«Ma non vale! Potevi almeno lasciarcene uno!» si lamentò il biondo, indicando i due banditi già belli che fritti.
Sasuke rimase a bocca aperta, un po’ deluso e un po’ colpito dalla velocità della ragazza.
«Ben fatto, Sakura. Appena torniamo al Villaggio, ricordami di offrirti un pranzo.» si congratulò Kakashi, battendo le mani in un lieve applauso.
Una qualsiasi altra ragazza o donna –o signora, è il caso di dirlo- sarebbe arrossita fino alla punta dei capelli, rischiando anche di svenire, se l’albino le avesse offerto il pranzo. Ma lei non era una qualsiasi ragazza o donna –o signora-. Lei era Sakura Haruno, e stavolta fu lei a pavoneggiarsi con i suoi compagni.
«Uffa..» continuò a brontolare Naruto.
«Forza ragazzi. Torniamo a casa. La missione è conclusa.» annunciò Kakashi.
Il gruppo si rimise gli zaini in spalla e riprese la marcia verso Konoha.
  
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