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Autore: Vanoystein    30/01/2014    1 recensioni
Jill tornò a guardare la strada qualche secondo dopo, non ebbè nemmeno il tempo di gridare che si trovò subito ferma, immobile, con la cintura che le stringeva sul petto. La macchina si era letteralmente capottata, i vetri si erano rotti in mille pezzi, vedeva sangue ovunque, lei sanguinava, sua madre aveva perso i sensi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi aperti, lucidi, le pupille allargate di Jill. Il sangue che divorava la maglietta di Julian, il pavimento e la lama della lancia.
Le lacrime cominciarono a inondare gli occhi della ragazza, il cuore si strinse nel petto, palpitando ad una velocità impressionante, ma non pianse.
– Jill. – La voce di Alec la riportò alla realtà. – Dobbiamo andare. – Le ricordò, senza scomporsi.
– Andare? – Replicò lei girando lo sguardo verso di lui. – Non lo lascio qui così. – Aggiunse per poi guardare nuovamente il corpo di Julian.
Prima ancora che Alec potesse rispondere, Jill avvertì un fruscio acuto alle sue spalle. Subito dopo un paio di mani si strinsero tra i suoi capelli mori. L
a donna era di nuovo lì, questa volta dietro di lei. Alec scattò in avanti, impugnando il coltello, ma non riuscì ad impedire a quella tizia di sbattere violentemente il capo di Jill contro al duro pavimento di legno che si accasciò a terra iniziando a perdere i sensi.
La donna girò poi lo sguardo verso Alec che si scagliò su di lei riuscendo a ferirla all’addome.
La spinse a terra colpendola ancora, alla spalla e al collo, le grida che lanciava la donna risuonavano in tutta la casa che era rimasta divorata dal silenzio fino a poco prima.
Lei però, come tutta risposta artigliò le unghie contro al viso del moro, procurandogli dei graffi profondi sulle guancie.
Alec indietreggiò ringhiando, quando la donna si rialzò velocemente da terra, riuscendo a strappargli dalle mani il coltello buttandolo a terra, facendolo scivolare lontano da loro.
Questa volta fu lei a scagliarsi su di lui, le unghie delle sue mani erano diventati veri e propri artigli con la quale lo colpì ancora e ancora procurandogli tagli sanguinanti e pulsanti sul petto spezzando il tessuto della maglia, sulle spalle e sulle braccia scoperte.
– Considerati morto, angelo. – Ringhiò la donna, trasformandosi nuovamente nella bestia pelosa e terrificante che aveva attaccato Jill poco prima. Buttò con una zampata Alec contro alla vetrata di un mobile dove la famiglia Baker teneva tutte le stoviglie ‘’per occasioni speciali’’.
Il vetro si spaccò in mille pezzi ricadendo sul viso e sul corpo di Alec che scivolò a terra ansimante.
La creatura avanzò velocemente verso di lui vedendo che stava cercando invano di rialzarsi da terra, ma si fermò ringhiando, appena la lama d’orata di un pugnale la colpì su un fianco.
Avvertì l’arma conficcarsi sempre più nella profondità della sua carne, così, assunse nuovamente la forma umana. Gli occhi rossi, quasi persi nel vuoto, girarono lo sguardo verso Jill, in piedi in parte a lei.
La botta alla testa ancora le pulsava, il sangue secco le aveva impiastrato tutti i capelli alla nuca che le faceva un male tremendo, però, era riuscita ad alzarsi, anche se a fatica.
La ragazza non esitò a tir fuori dallo stivale un altro pugnale d’oro, questa volta leggermente più grande del primo e a spingere con forza la donna contro al muro.
La tenne inchiodata ad esso puntandole il pugnale contro alla guancia.
Jill osservò gli occhi rossi rubino di lei prima di trapassarle violentemente il cuore con la lama.
La pelle della donna si riempì improvvisamente si rughe nere che le percorrevano tutto il viso e tutto il corpo. Jill la lasciò cadere a terra ormai priva di vita.
Si abbassò anche lei, sedendosi in parte al cadavere rimuovendo l’arma.
La mora la guardò sprezzante quando decise di colpirla ancora, al petto, ripetutamente. Avvertiva la rabbia incresparle la mente, il cuore in gola pulsava ad un ritmo esagerato e il respiro si faceva sempre più affannato.
– Jill! – La voce di Alec dietro di lei la richiamò. – Basta. E’ morta. - A quelle parole la ragazza si fermò, lasciando però il pugnale nel petto insanguinato della donna.
Girò di nuovo lo sguardo verso Julian, poco lontano da lei, immerso in una pozza di sangue.
Subito dopo sentì alle sue spalle alcuni cocci di vetro cadere a terra mentre il rumore dei passi di Alec si avvicinava a lei.
Jill avvertì subito la solita piccola scossa quando la mano di Alec si strinse attorno al suo polso. – Dai, tirati su. – Disse lui per poi aiutarla ad alzarsi lentamente. Appena la giovane fu in piedi si avvicinò ancora ad Alec stringendolo in un abbraccio, prendendolo alla sprovvista.
Jill non disse nulla poiché sentì nuovamente le lacrime inondarle gli occhi azzurri e poi scivolare sulle sue guance.
Singhiozzò poggiando la testa nell’incavo del collo di lui che sussultò appena la mora fece scivolare la mano sulla sua spalla piena di graffi brucianti.
Jill fece un passo indietro passandosi le mani sulle guance bagnate e posando lo sguardo su tutti i graffi sulla pelle di Alec. –…Non me ne ero accorta. - Bisbigliò con voce tremante. – Sei pieno di tagli e graffi. -
- Beh, non è importante. Passerà. – Rispose lui scrollando lo spalle.
– Ho…ho del disinfettante. – Balbetto lei.
– Non ce n’è bisogno. –
Ma Jill scosse la testa dirigendosi velocemente verso l’enorme bagno di fianco al salone.
Il sole stava ormai calando, stava iniziando a farsi buio e prima di tornare avrebbero anche dovuto liberarsi del corpo di Julian indisturbati.
La ragazza tornò subito da Alec tenendo tra le mani delle garze e una bottiglietta azzurra di plastica, con l’etichetta giallastra che evidenziava la scritta in bianco ‘’Disinfettante’’.
– Siediti. – Gli ordinò lei, cercando di non posare lo sguardo sul corpo di Julian.
– Forse sarebbe meglio andare in cucina o in bagno. – Disse lui, avvertendo il disagio della ragazza. Jill annuì sfrecciando subito in cucina seguita da Alec.
Il moro prese una sedia di legno vicino all’enorme tavolo sedendosi e osservando Jill che trafficava nervosamente con le garze in parte al lavandino.
– Ammettilo. Disinfettare i graffi è solo una scusa per vedermi senza maglietta. – Scherzò lui, sperando di poterle almeno strappare un sorriso da quel viso impestato di preoccupazione, tristezza e rabbia.
– E’ il mio sogno. – C'era solamente cupa ironia nella voce di Jill. Si voltò verso di lui, impugnando due garze piene di disinfettante. – Muoviti. – Gli disse avvicinandosi.
Alec alzò gli occhi al cielo per poi sfilarsi subito la maglia nera poggiandola sul tavolo di vetro.
Jill abbassò lo sguardo sui pettorali scolpiti del ragazzo ancora una volta non poteva non notare quanto fosse perfetto Alec, quanto fosse perfetto il suo fisico e i suoi muscoli che si contraevano sotto la garza. Jill passò bruscamente la garza sulla ferita, facendo sussultare il ragazzo.
– Piano! – Ringhiò Alec. – Hai presente che il disinfettante brucia?! -
- …Scusa. – Sbuffò lei tamponando delicatamente tutti i graffi che gli segnavano il petto.
La stanza calò nel silenzio. Passavano i minuti, nessuno dei due parlava.
Nella testa della ragazza continuava solo a riaffiorare la scena in cui la lama impugnata dalla donna oltrepassava il corpo Julian.
Anche lui era morto. Prima la sua migliore amica, poi il suo ragazzo…ed era solo l’inizio.
  
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