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Autore: Kim_HyunA    30/01/2014    3 recensioni
Con un indice si sistemò meglio gli occhiali da sole sul naso, dandosi una rapida occhiata allo specchietto retrovisore. Si passò la lingua sulle labbra, lasciandovela per qualche secondo di più mentre si ammirava con attenzione.
Perfetto.
Era assolutamente perfetto.
Genere: Erotico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Dio, non ti fermare” lo implorò Kibum, rafforzando la presa delle dita sui suoi capelli.
 
Non avrebbe saputo spiegare come era finito dall’essere tranquillamente seduto a cenare all’essere premuto con la schiena al muro e la testa all’indietro con Jonghyun inginocchiato ai suoi piedi.
 
Il moro gli aveva promesso che si sarebbe fatto perdonare per il danno che gli aveva causato alla macchina, e ci stava riuscendo senza ombra di dubbio.
 
Si erano rifugiati nel bagno di un ristorante appena avevano finito di cenare e, senza che fosse stato necessario dire una parola, Jonghyun lo aveva spinto in un cubicolo, chiudendo la porta a chiave dietro di loro.
 
Si erano avventati l’uno sulla bocca dell’altro, senza sprecare nemmeno un secondo.
 
“Sei così aggressivo” aveva commentato il moro senza fiato, il suo labbro appena morsicato dall’altro.
 
Era il suo modo di fargliela pagare. Di manifestare la rabbia che ancora non gli era passata. Era il suo modo di esprimere la sua frustrazione verso un eccitante ragazzo che aveva appena incontrato ma che al tempo stesso gli aveva rovinato la macchina.
 
Chiuse ancora una volta i denti sulla sua pelle, tirandola, e fu molto compiaciuto nel sentire un lieve lamento di dolore lasciare la sua bocca.
 
“Sbaglio, o avevi detto che ti saresti fatto perdonare?”, un sorriso storto sul suo volto che gli metteva ancor più in risalto i suoi alti zigomi. “Sto ancora aspettando”.
 
Amava avere il comando. Amava avere il controllo della situazione. E non gli interessava se quello sconosciuto di cui sapeva solo il nome fosse più grande di lui — come aveva avuto modo di imparare durante la cena —, se gli aveva causato un danno, doveva ripagare.
 
Jonghyun si inginocchiò davanti a lui, facendogli scorrere le mani lungo i fianchi. Senza esitazione, aveva iniziato a massaggiarlo da sopra i pantaloni, già dolorosamente stretti da tempo ormai — un piede di Jonghyun lo aveva sfacciatamente stuzzicato per tutta la serata sotto il tavolo.
 
Lo guardò mentre gli abbassava la cerniera senza alcuna ritrosia, come se fosse perfettamente naturale. Come se gli capitasse tutti i giorni di trovarsi in ginocchio sul pavimento di un bagno con una persona che aveva incontrato solo qualche ora prima. Chissà, magari gli capitava davvero tutti i giorni, Kibum non poteva saperlo.
 
Sentì la sua mano chiudersi intorno alla sua eccitazione, le dita calde che gli solleticavano la pelle gli avevano fatto scorrere brividi lungo tutto il corpo.
 
Emise un gemito roco a quella sensazione e non poté fare altro che prolungarlo quando si sentì avvolgere dalla bocca di Jonghyun. Era umida. Era calda. Era appagante. E il modo in cui stava muovendo la lingua era strepitoso.
 
Aveva notato la leggera fissazione orale che aveva l’altro ragazzo — come poteva essergli sfuggita quella sua abitudine di passarsi continuamente la lingua sulle labbra? — ma non poteva certo immaginarsi la sua abilità.
 
Non trascurava nemmeno un centimetro della sua pelle, facendo in modo che nessun punto fosse dimenticato.
 
Gli teneva la base con una mano mentre la sua bocca si dedicava all’altra estremità, prendendola tra le labbra e succhiando con avidità, al punto da incavare le guance.
 
Kibum era in estasi.
 
Quella lingua lo stava mandando fuori di testa.
 
Ma quella sensazione era ancora niente se paragonata a quello che provò qualche istante dopo, quando Jonghyun prese tutta la sua eccitazione in bocca e Kibum arrivò a toccargli la gola.
 
Si chiese come riuscisse a non soffocare in quel modo, ma non gli interessava davvero. Gli importava solo che ci riuscisse.
 
Non l’aveva mai provato. Non aveva mai provato a spingersi così tanto in profondità, e ora che sapeva quale piacere gli procurava, non aveva nessuna intenzione di rinunciarvi troppo presto.
 
Con gli occhi serrati e il collo che quasi gli faceva male per quanto fosse reclinato all’indietro, abbassò una mano, posandola sulla testa dell’altro ed intrecciando le dita con i suoi capelli.
 
Aveva tutte le intenzioni di trattenerlo lì, di non farlo spostare, perché ne aveva bisogno, un disperato bisogno.
 
Si sentiva le gambe formicolare e avrebbe dovuto cambiare posizione, ma non ce la faceva. Non poteva interrompere quel contatto nemmeno per un secondo.
 
Alle sue orecchie arrivavano i gemiti appagati di Jonghyun, come se anche lui stesse godendo insieme a lui. Forse aveva davvero una fissazione orale, forse avere qualcosa in bocca lo soddisfaceva come se fosse stato lui stesso a ricevere piacere.
 
“Dio, non ti fermare” lo implorò Kibum, rafforzando la presa delle dita sui suoi capelli, tirandoli. “Non osare fermarti” gli ripeté, sentendosi ad un passo dal paradiso.
 
Era troppo.
 
Non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto resistere.
 
Allentò la presa della sua mano sui suoi capelli, ormai incapace di controllare il suo corpo mentre sentiva il suo orgasmo avvicinarsi sempre più.
 
Jonghyun approfittò di quel momento per allontanarsi per un breve istante per riprendere fiato, ma lo riprese subito in bocca, come se fosse incapace di rimanervi lontano, anche se solo per pochi secondi.
 
I suoni umidi che lasciavano la sua bocca furono il colpo di grazia per Kibum, che abbassò lo sguardo verso l’altro e si maledisse per non averlo fatto prima.
 
Le sue labbra rosse ricoperte di saliva e avvolte intorno al suo membro, i suoi occhi concentrati rivolti verso l’alto, le dita poggiate sul suo bacino, tutto di lui riuscì ad aumentare ancora di più il suo piacere.
 
Non aveva senso continuare a resistere. Non aveva senso e non ne sarebbe stato capace.
 
Venne senza nemmeno avvisare Jonghyun, aveva come l’impressione che avrebbe amato quella sensazione, che non avrebbe voluto tirarsi indietro ma ingoiare tutto.
 
E non si sbagliava.
 
Aveva cercato con tutte le sue forze di tenere gli occhi aperti mentre i suoi muscoli si contraevano in preda all’orgasmo, e il suo stomaco si era contorto ancora di più nel vedere come Jonghyun aveva chiuso gli occhi mentre deglutiva, attento a non lasciarsi sfuggire nemmeno una goccia.
 
Era ancora senza fiato quando l’altro si alzò e si leccò le dita davanti ai suoi occhi, ed era talmente eccitante vedere la sua lingua passare tra le dita, che gemette rocamente, non avendone ancora abbastanza.
 
Senza preoccuparsi di tirarsi su i pantaloni e riallacciarli, lo tirò per la maglietta, attirandolo verso il suo corpo e facendo scontrare con forza le loro labbra. Poteva sentire il suo sapore dentro la sua bocca, e non poté non far scorrere le immagini dell’altro inginocchiato davanti a lui nella sua mente.
 
Lo spinse contro il muro, ghignando quando, sbattendogli con energia la schiena contro il muro, un’espressione di sofferenza comparve sul volto dell’altro.
 
Si sentiva insaziabile.
 
Si accanì contro il suo collo, ricoprendolo di morsi e lasciando una serie di segni rossi su cui si divertiva a ripassare con la lingua.
 
Gli infilò le mani sotto la maglietta, rimanendo piacevolmente sorpreso nel sentire il suo fisico tonico, e fece scorrere le dita sulle linee ben definite dei suoi muscoli, mentre gli prendeva un labbro tra i denti, tirandolo.
 
“Dio, Kibum” lo sentì dire mentre si dedicava con particolare attenzione ad un suo orecchio, mordicchiandogli il lobo.
 
“Allora, sono riuscito a farmi perdonare?” chiese con un mezzo sorriso e il respiro rotto, avvolgendogli le braccia intorno alla schiena ed attirandolo a sé per far incontrare ancora una volta i loro corpi.
 
“Non c’è male” iniziò, non volendogli dare la soddisfazione che in realtà era stato fantastico e che doveva ancora riprendersi; dopotutto lo odiava ancora per quello che aveva fatto solo qualche ora prima. “Ma direi che c’è un altro modo per farti davvero perdonare”.
 
Lo guardò complice, sorridendo, sapendo che l’altro non avrebbe avuto problemi a capire a cosa si stesse riferendo.
 
“Andiamo”.
 
Jonghyun lo prese per un polso, trascinandolo fuori dal locale e arrivando alla strada dove le loro macchine erano parcheggiate.
 
Farlo in una macchina non era certo il massimo della comodità, ma l’eccitazione di trovarsi in un luogo pubblico in cui potenzialmente tutti avrebbero potuto sorprenderli era innegabile.
 
Non c’era dubbio per Kibum che non l’avrebbero fatto nella sua auto. Era nuova e non aveva alcuna intenzione di rovinarla — e inaugurarla — così presto.
 
Vide Jonghyun che stava già aprendo la propria quando Kibum si ricordò che razza di catorcio avesse e di come mai sarebbe riuscito a farsi convincere a salirci. Aveva degli standard, lui. Aveva una dignità. E quella macchina vecchia e rovinata non era decisamente alla sua altezza.
 
Incrociò le braccia sul petto con risolutezza.
 
“Io non ci salgo lì”.
 
 
 --
A/N: devo trovarmi qualcuno che mi scriva i finali .-.
 
so che avevo promesso di pubblicare questa seconda parte settimana scorsa solo che visto che ho fatto un esame martedì, non ho avuto molto tempo per finire di scrivere. sorry TT
 
non è niente di speciale, anzi, ora che la rileggo mi fa abbastanza schifo, ma spero vi sia piaciuta lo stesso!
 
a presto :)
  
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