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Autore: Allyn    31/01/2014    19 recensioni
Allyn torna con una storia a capitoletti un po' particolare!
Una serata al pub per festeggiare fu l'inizio di tutto.
Un Sasuke ancora vergine e confuso che nega l'evidenza.
Regole a cui il nostro eroe viene immancabilmente meno, con conseguenze disastrose per la sua reputazione e sanità mentale.
Tra risate, ricatti, gelosie, scatti di demenza, riusciranno i nostri eroi a mettersi insieme?
NaruSasuNaru un po' folle e comica, a tratti romantica, a tratti calda, per giocare con i nostri due eroi preferiti, per prendere un po' in giro quella papera di Sasuke, per dire ancora una volta, anche in una AU, che quei due SI AMANO
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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AllynChannel trasmette strano, trasmette ROSSO, NC 17, Lemon in certi dovuti punti della narrazione e tanti cuoricini...ma? Questa volta i personaggi non saranno solo Sasuke e Naruto, li avremo un po’ tutti, come avevo promesso nel capitolo 20 questo capitolo 21 sarà una raccolta di tanti spin off, tutti rossi, tutti con coppiette che avete voluto e sperato e chiesto...perchè? Perché mi avete fatta felice, ve lo meritavate, per la pazienza, per le recensioni, per tutto <3 Grazie, questo è il mio “stupido” grazie!

E ora: che la trasmissione abbia inzio, buon divertimento (si spera di non annoiarvi) e mi raccomando VOGLIO SAPERE COSA NE PENSATE! PERCIò VI ASPETTO! <3

Allyn

Ps: attenzione, argomenti non adatti ai troppo giovani, qualche parolaccia, sesso presente, rosso rosso rossissimo!!

 

VENTUNESIMA REGOLA: La notte porta consiglio, a volte a qualcuno porta solo incubi, ad altri sani intrattenimenti...se ti chiami Sasuke Uchiha è probabile che tu cada in paranoia.

Sasuke non riusciva a dormire, Suigetsu ormai russava da qualche ora, steso a pancia in su sul letto, con la bocca aperta, la maglietta alzata sulla pancia.

“Idiota” Sbottò contro il cuscino, ricordando che lo aveva asciugato manco fosse stato un bambino.

Prese il cellulare tra le mani e riguardò l’ultimo numero tra le chiamate perse: Naruto Idiota Uzumaki.

Tum Tum Tum

 

Il suo cuore, insistente, non aveva mai smesso di battergli troppo forte nel petto.

“Guarda come mi sono ridotto” Pensò. Si faceva pena, poi ribrezzo, poi una certa tenerezza, poi schifo, poi ancora pena, poi pensava a sé come al degrado dell’umanità.

Aveva quasi scopato con Suigetsu, per provare a scordarsi Naruto.

Poi aveva scopato con Naruto, anzi non era stato scopare...era stato...no, non doveva, si era imposto che...proprio no, certe parole non dovevano essere accostate ai loro nomi.

Poi Naruto l’aveva praticamente mollato lì, con il culo a pezzi, e il cuore a fargli compagnia. Perché sì, un cuore ce l’aveva anche l’Uchiha, ormai era inutile negarlo.

Poi Naruto era quasi sparito dalla sua vita, quasi, perché ogni tanto, la notte gli era tornato a mente, ed era stato doloroso, troppo.

Ma Orochimaru gli aveva mostrato una nuova via. Lavoro, impegno, lavoro, studio, lavoro, progetti, lavoro...

Aveva fatto un pompino al suo capo, poi si era fatto quasi scopare, come una degna prostituta, dal suo capo, per cosa? Per superare Itachi? Per cancellare Naruto, di nuovo? O per farsi schifo, per degradarsi ancora di più, per punirs?

Sasuke Uchiha stava realmente impazzendo, e la cosa peggiore era che se ne era accorto.

Quella chiamata lo aveva salvato, anzi, aveva deciso di farsi salvare, perché avrebbe potuto ignorarla e tornare dalla lunga lingua di Orochimaru, dalle sue mani.

Gli vennero i brividi.

Cosa fare? Poteva spedire un messaggio all’idiota.

“Ciao, come stai? Perché mi hai chiamato con tale urgenza dopo avermi scopato e abbandonato?”

No, non gli sembrava il giusto messaggio.

“Ciao, ti am..”

Col cavolo!

Naruto, sparisci, brutto stro...”

No, non andava bene.

“Mi ha fatto male il culo per una settimana, stro...”

Neppure.

Non andava bene niente, componeva sulla tastiera touch del cellulare e cancellava subito dopo.

“Ti odio”

Inviò il messaggio.

Ecco, quelle due parole racchiudevano tutto, ogni sfumatura dei suoi sentimenti, delle sue emozioni, poteva essere riassunta in un estremo, enorme, immenso ti odio.

Sorrise soddisfatto, poi si pentì.

La risposta gli arrivò pochissimi minuti dopo. Ma quell’idiota non dormiva? Stava sveglio per lui? Ancora il battito, troppo accelerato, l’avrebbero ricoverato, imbottito di betabloccanti.

Da: Naruto Idiota Uzumaki

...

Tre miseri puntini? Realmente? Sasuke si alzò dal letto, passeggiò per la stanza un paio di volte, poi spense il cellulare e si ributtò sulle lenzuola, stava sudando.

Di quel passo la strada verso la riappacificazione era davvero lunga, troppo...

 

[Naruto]

Stringeva forte il cellulare, il suo numero, la vibrazione...quel ti odio, tipico di Sasuke.

“Ti amo” Scrisse, poi cancellò.

“Mi dispiace tanto, troppo, non capisci, lasciami spiegare io e Hinata, io non l’ho mai...” No, cancellò ancora.

“Sei la persona più...” Ancora.

Tre puntini, gli inviò tre puntini, lui, Uzumaki Naruto, non sapeva cosa fare per riprendersi Sasuke Uchiha.

 

EXTRA

Di sesso nei bagni pubblici ed incubi notturni: Suigestsu e Sasuke

I capelli erano chiarissimi, così tanto da sembrare bianchi, illuminati dalla luce fredda del neon di quel bagno pubblico.

Sasuke guardò lo sconosciuto con cui aveva bevuto tutta la sera, dal quale si era fatto schernire, ribattendo a tono e ridendo della sagacia delle risposte che gli arrivavano a raffica.

“Hai fegato a rispondermi con quell’insolenza” Sentenziò, guardando il viso del ragazzo attraverso lo specchio, spostandosi una ciocca più lunga di capelli dietro l’orecchio.

Suigetsu, così aveva detto di chiamarsi, ghignò divertito.

“Certo che ho fegato...fegato e voglia di scopare” Allargò ancor più le labbra in un sorriso da cacciatore, che Sasuke non si lasciò sfuggire.

“Fatti una sega” Sputò lì l’Uchiha, poggiando le mani sul lavandino.

“Ho chiuso la porta a chiave”

“E con ciò?”

“Non entrerà nessuno” Suigetsu si avvicinò all’Uchiha, posò una mano sulla sua, strinse forte quelle dita ossute, come per avvisarlo, poi portò le labbra alla nuca, infilando il naso tra i capelli neri, scivolando sul collo, leccando piano, mordendo. “Dimmi che non sei eccitato” Sussurrò in un soffio all’orecchio del giovane.

“Neanche un po’” Mentì Sasuke.

“Ah no?” Protestò Suigetsu, posandogli la mano sul cavallo dei jeans.

La musica arrivava ovattata, oltre la porta doveva essersi formata un po’ di fila, perché si sentivano parole sconnesse, incomprensibili, qualcuno ogni tanto bussava.

“Abbiamo poco tempo. Niente giochetti” Borbottò Sasuke, spazientito, sganciandosi i pantaloni e permettendo al ragazzo di infilare le dita sotto i suoi boxer, di masturbarlo piano.

“Menomale non eri eccitato” Lo derise mordendogli il lobo dell’orecchio, e ghignando in un modo che a Sasuke mandava il sangue al cervello, facendogli venire voglia di spaccargli tutti i denti. Fortuna che ora la maggior parte dei suoi liquidi ematici confluiva verso altre parti, sicuramente più in basso del cervello.

Suigetsu si portò la bustina del profilattico tra i denti, aprendola, Sasuke ascoltò il rumore della carta argentata, poi quello umido del lattice srotolato, poi sentì le dita bagnate di Suigetsu, cercare un’entrata nel suo corpo, trovarla, farsi spazio. Gli abbassò i pantaloni, quel tanto che bastava. Sasuke si piegò in avanti, guardò l’altro attraverso lo specchio, controllò ogni suo movimento, ogni sguardo lascivo che gli mandava con quegli occhi insoliti, carichi di desiderio, eppure divertiti; a momenti sembrava lo stesse prendendo per il culo, e un po’ era quello che si stava accingendo a fare, fisicamente parlando, in altri momenti invece pareva perso in un mare di lussuria e voglia.

Per quanto fosse lui, quello piegato sul lavandino, con le mani strette alla ceramica bianca, Sasuke sapeva di comandare, sapeva di essere stato lui a lanciargli chiari messaggi, a invitarlo in bagno con una strizzata d’occhi, a invitarlo a toccarlo con tutte quelle battute, con tutti i loto giochi di parole, con quello sfidarsi.

Tra lui e Suigetsu era stata alchimia, alchimia di corpi e di pelle. Era stata voglia di scopare, in modo sporco, nel bagno pubblico di quel locale, come estranei.

Sporco il posto, sporchi loro. Non esisteva candore, per certi istinti. Sorrise alla sua immagine riflessa, e attese.

Sentì il calore ingombrante di Suigetsu farsi spazio tra le sue viscere, trattenne un gemito e incontrò i propri occhi nello specchio, lucidi, vivi.

“Sopporta, poi mi ringrazierai” Rise Suigetsu, mordendogli piano la spalla e guardandolo.

“Finiscila e muoviti, prima che mi addormenti, sei lento” Si pentì di averlo detto, di aver ostentato spavalderia, perché l’altro gli si piantò dentro con un colpo di reni, lasciandolo senza fiato, a bocca aperta.

“Oh, non hai più niente da dire, Sasuke? Allora trattieni le grida, mi raccomando” Suigetsu smise di sorridere e prese a muoversi velocemente, con precisione, affondando e riemergendo, toccandolo davanti, con quelle mani pallide.

E Sasuke si guardò in diretta, perdere il controllo, e...sì, trattenersi dal gridare, perché lo sconosciuto non sapeva farci solo a parole, scopava anche bene.

“Allora? Non hai niente da dire? Ti senti troppo pieno, per dire qualcosa?” Volgare, parlava troppo.

“Hai un culo pazzesco” Commentò Suigetsu, stringendogli la pelle candida delle natiche, spingendosi ancora più dentro di lui.

Sasuke gli afferrò i capelli, lo tirò verso di sé, oltre la sua spalla.

“Parli troppo, scopami e stai zitto” Ansimò, per poi baciarlo, mordergli le labbra, sentire l’orgasmo travolgerlo, sporcare lo specchio, la loro immagine riflessa.

Mentre Suigetsu usciva dal suo corpo, la fronte sudata e un ghigno soddisfatto in viso, Sasuke capì che non era stata solo una scopata, che voleva che quel ragazzo lo infastidisse ancora, così si riagganciò i pantaloni e disse: “Dammi il tuo numero, cretino!”.

Itachi si svegliò di soprassalto. Aveva bagnato le lenzuola di sudore, sudore da terrore. Perché quel sogno assurdo, perché un sogno tanto orrendo?

Il suo caro, piccolo, puro, adorato fratellino, scopato allegramente in un sudicio bagno di un locale di terza categoria.

Perché? Accese la luce, si raccolse i capelli in una coda e guardò la foto che teneva sul comodino vicino al letto.

Un bambino con gli occhi neri e la faccia rotonda d’infanzia lo abbracciava forte, guardando verso la macchina fotografica.

“Oh, Sasuke, perdonami, non so perché io abbia fatto un sogno del genere” Sorrise, tenendo stretta la cornice, per poi posare nuovamente la foto al suo posto.

Colpa delle insinuazioni di Madara, che quando era venuto il giorno prima a trovare suo padre si era lasciato andare a discorsi sull’omosessualità latente di certi ragazzi, di come tendessero a reprimersi.

Fugaku aveva scosso la testa esasperato, poi l’aveva cacciato di casa, urlandogli di salutare quel beota di Hashirama.

Ah, dannato, pazzo zio!

Spense la luce e si sistemò sotto le coperte, ancora turbato, con la paura di sognare qualcos’altro di strano.

(N.d.Allyn---era un sogno XD POVERO ITACHI <3)

 

Di coppie etero e di passate esperienze omosessuali: Iruka e Kakashi

 

Rin aveva bevuto, troppo per i suoi standard. Accasciata sulle gambe nude di Kakashi rise, senza motivo, portando il bicchiere in alto, versando un po’ di vino sulla pelle del compagno, che rise a sua volta. Si voltò, leccò via il rosso con la lingua, avida, più della pelle dell’uomo che del vino.

Hatake sospirò, brillo anche lui, una mano tra i capelli di Rin, che aveva preso a leccare altrove, riemergendo ogni tanto per ridacchiare.

Avevano festeggiato l’arrivo dei nuovi mobili con cui avevano arredato il salotto di quel grande casolare, Kakashi lo stava trasformando pian piano in una casa vera e propria. Aveva ricavato un’intera zona dedicata alla sua attività di allevatore di cani, con tanto di recinti, casette per gli animali, box. Il sogno di una vita, e per giunta vicino a quella donna che non sarebbe dovuta esser sua, ma che inevitabilmente lo era diventata.

Erano felici, anche se Rin starnutiva molto e si lamentava dei peli, e lui controllava troppo spesso la posta per paura di trovare altre minacce di Obito.

Avevano brindato, con troppo vino, aprendo tutte le bottiglie che un contadino della zona gli aveva regalato, dopo l’acquisto di un pastore tedesco.

Avevano bevuto, poi avevano fatto l’amore sul divano nuovo, e Rin aveva urlato, facendo ululare tutti i cani.

Kakashi aveva riso, poi si erano accoccolati tra i cuscini, finendo l’ultima bottiglia.

“Ehi, mi chiedevo” Iniziò lei, tornando a sdraiarsi sulle sue gambe.

Hatake la guardò, spostandole i capelli dal viso e dandole un bacio veloce.

“Tu, sei mai stato con un uomo?” Finì lei.

“Perché io, sai, all’università...ho baciato una ragazza, qualche palpatina, niente di più” Scoppiò di nuovo a ridere, sì, era ubriaca.

Kakashi la guardò dapprima perplesso, poi divertito.

“Iruka” Disse.

“Eh?” Fece lei.

“Un ragazzo del mio corso di veterinaria” Ghignò, senza malizia.

“Eravamo entrambi ubriachi, come me e te adesso” E allora rise, ricordandosi una notte lontanissima, le pareti gialle della sua camera universitaria, e le spalle ossute di Iruka, la sua coda castana che aveva stretto tra le dita, mentre cercava di farsi spazio dentro di lui, impattando alla cieca, facendogli male, ridendo per il troppo alcool, e poi riempiendosi le orecchie dei gemiti sconnessi dell’altro.

Era successo senza che lo programmasse, per gioco, per scommessa, per curiosità, e per quantità industriali di birra e altro.

Iruka l’aveva baciato, gli aveva infilato la lingua in bocca, e per poco non l’aveva soffocato, poi era arrossito, e Kakashi l’aveva afferrato per il polso, gli aveva urlato un “che cazzo stai facendo?” Poi lo aveva ribaciato e spogliato.

Iruka gli aveva detto che aveva voglia, che gli era “comparso” qualcosa di duro nelle mutande, e Kakashi per poco non si era pisciato sotto dal ridere, l’aveva toccato, e allora aveva riso anche Iruka, solo che tra una risata e un'altra si era poi chinato tra le gambe di Hatake, e allora anche a lui era “comparso” qualcosa di duro nei boxer

L’avevano fatto un po’ sul letto, un po’ sulla scrivania, alla rinfusa, come gli animali che curavano in facoltà, cercando di incastrarsi alla meglio, tirandosi ogni tanto i capelli. Si erano baciati un’altra volta e basta, così, per scacciare l’imbarazzo dei loro corpi stranamente allacciati.

Rin lo guardò perplessa, poi scoppiò a ridere, anche se per un attimo aveva ripensato a Obito, il suo buon vecchio, e a tutti gli effetti eterosessuale, Obito.

“Ehi, non sono gay!” Aveva protestato Kakashi baciandola con passione. “Sono stato sincero”.

“Come no?” L’aveva schernito lei, prima di ritrovarsi le labbra occupate, prima di sentire le mani di lui sul seno, prima di ritrovarsi, pochi minuti dopo ad ansimare di piacere.

Se Kakashi era gay, pensò Rin, allora era il gay più eterosessuale che avesse mai conosciuto.

A chilometri di distanza, chiuso in un ambulatorio veterinario, intento a controllare una pila di scartoffie, a Iruka fischiarono le orecchie.

 

 

Di arte, pennarelli, lingue e...gusto: Sasori e Deidara

 

“No” Deidara incrociò le braccia e lo guardò dritto negli occhi scuri, caldissimi.

“E’ per un progetto dell’accademia” Sasori lo atterrò sul letto,  brandendo un pennarello tra le mani.

“Usa un'altra cavia” Deidara strinse ancor di più le braccia contro il petto, aveva i brividi sulla pelle, l’altro gli aveva tolto a forza la maglietta, insistendo per disegnargli addosso e poi fotografarlo.

“Io mi sono fatto ricoprire d’argilla, l’altra settimana, per quel tuo lavoro sull’effimera natura degli uomini e della terra, ora tu mi restituirai il favore!” E ghignò divertito.

“No, Sasori, smettila!” Prese a lagnarsi, mentre il rosso, lo mordeva, o gli faceva il solletico per costringerlo a lasciargli libero il petto, manco fosse stato la sua nuova tela su cui dipingere.

Quando riuscì nel suo intento lo baciò.

“Hai freddo, faccio in fretta, è solo una bozza, non fare il ragazzino” Gli disse sottovoce, stappando il pennarello e cominciando a disegnare sulla pelle liscia, increspata ogni tanto da qualche brivido. Il biondo lo guardò sconfitto.

Sasori era bello quando creava, quelli erano i momenti in cui Deidara si ricredeva sui quei discorsi sull’eternità, Sasori lo faceva sentire eternamente innamorato come una ragazzina delle superiori.

“Fatto” Esclamò sopo avergli schioccato un bacio sul collo.

Deidara si alzò e corse allo specchio affisso al muro di camera sua.

Si voltò verso Sasori, inorridito.

“Che cazzo sarebbe? Una lingua gigantesca?”

“Sì, è il mio nuovo progetto, metamorfosi, deformazione umana, i cinque sensi, tu saresti il gusto per me” Sorrise soddisfatto.

“Tu sei uno sciroccato” Mormorò Deidara tornando ad osservare il disegno del compagno, la cicatrice che aveva tratteggiato ai lati di quell’immensa lingua che gli “sbucava” dal petto.

“Io sarei il gusto?” Chiese poi.

“Sì”

“E perché mai?” Si avvicinò al rosso, sedendosi sul letto al suo fianco.

“Perché sei avido in modo positivo, perché assapori tutto, sempre...” Gli spiegò Sasori, sciogliendogli i capelli biondi e baciandogli l’angolo della bocca.

“Mi lecchi sempre con una lentezza tale che non ho potuto non pensare alla tua lingua, a come assapori ogni volta...” Continuò lascivo.

“Spogliati, Sasori” Soffiò Deidara, che non aveva più freddo, ma che fremeva, eccitato, estasiato dalla voce, dalle labbra, dalle mani d’artista dell’altro, che ora lo toccava lentamente sul cavallo dei pantaloni.

Atterrarono sul letto con un tonfo sordo, si toccarono, si sfiorarono, lentamente, come quando dipingevano, come se le dita fossero state le punte dei loro pennelli preferiti.

Deidara baciò il petto magro del ragazzo, scese in basso, dove sotto l’ombelico cominciavano i radi peli rossi, fino a trovarlo più giù, qualcosa da assaporare, qualcosa di cui compiacersi.

“Sì, decisamente, tu sei il gusto, Deidara” Ansimò Sasori, vittima della sua lingua vorace, delle sue dita.

Venne, senza rendersene neppure conto, e l’altro non fiatò, assaporò anche quel sapore salato e amaro, poi riemerse dalle sue gambe, si leccò le labbra e lo baciò.

“Ti divorerei, Sasori” Mormorò.

“Oh, anche io, non sai quanto” Boccheggiò il rosso, portando le dita sul petto del biondo, macchiandosi le dita dell’inchiostro nero ormai colato per il sudore dei loro corpi.

Fu sesso, fu amore, furono lingue fatte per cercarsi, per incontrarsi, gemiti, sospiri, fu voglia di sentirsi, di assaporarsi.

Alla fine risero, Deidara steso a pancia sotto sul letto, i lunghi capelli tutti scompigliati sparsi ovunque, sulla schiena liscia, sulle lenzuola. Sasori seduto contro la spalliera del letto, la testa gettata all’indietro, il pennarello tra le dita, sorrideva, ricordandosi che quel giorno non gli era servito solo a disegnare.

“Ti è piaciuto?” Chiese, facendo scorrere il tappo su una gamba del biondo, poi sulla coscia, infine sul sedere, per affondare pianissimo tra le natiche chiare.

“Lo metterai nel tuo progetto?” Scherzò Deidara, voltandosi per incrociare i suoi occhi e scoprirli ancora carichi di desiderio.

“Abbiamo rovinato il mio disegno, dovrò rifarlo” Sbuffò il rosso.

“Direi proprio di sì, ma perché ora non lasci provare me?” Chiese il ragazzo, tirandosi a sedere, ravvivandosi il lunghi capelli biondi e sfilando il pennarello dalle dita di Sasori.

“Oh” Esclamò semplicemente l’altro, lasciando che un sorriso nuovo gli illuminasse il viso.

 

Due genitori moderni: Minato e Kushina

 

Qualche tempo prima, poco dopo il diploma di scuola superiore di Naruto.

 

“Lo voglio” Sussurrò Sasuke, gli occhi neri erano lucidi, emozionati.

“Lo voglio, ora, per sempre, ti amerò per sempre” Disse a sua volta Naruto, stringendogli le mani, guardandolo come se non ci fosse stato altro nel mondo di più bello.

***

Kushina aprì gli occhi di scatto, i capelli rossi tutti in disordine, un po’ sul cuscino, un po’ sul petto di Minato, che dormiva beato con la bocca aperta, pareva suo figlio.

“Svegliati” Lo scosse senza grazia.

“Eh, che? Cosa? La casa va a fuoco?” Borbottò il coniuge, tramortito.

“No, no, niente di tutto ciò” Rispose lei, accendendo la luce e guardandolo in viso.

Minato strizzò gli occhi, poi li strusciò con il dorso delle mani, poi sbadigliò, cercando di resistere al fastidio della luce e assecondare le manie notturne di sua moglie.

“Kushina, che c’è, ti prego, ho sonno” Sorrise dolcemente, prendendole la mano e baciandola piano.

“Naruto sta bene, ok? Non vive più in questa casa, è vero, va all’università da poco, si è diplomato solo quattro mesi fa, ma sta bene, ok? Perciò smettila con questo panico notturno!” La rassicurò, pensando al figlio, che da pochissimo non dormiva più sotto il loro tempo, fortuna volesse, che a prendersi cura di lui ci fosse il figlio del loro vicino di casa, l’Uchiha.

“No, non è questo”

“Allora cos’è, amore?”

“Ascolta” Iniziò lei, afferrando le dita del marito e stringendole troppo forte per avere la sua attenzione.

Lui si drizzò sull’attenti, un po’ perché sua moglie gli metteva paura, un po’ per gioco, un po’ perché gli stava spezzando le dita.

“Nostro figlio...” Continuò.

Minato sorrise amabilmente, pensando al suo unico ragazzo, diplomato di fresco, ora studente universitario.

“E’ gay” Sussurrò lei, in un sibilo.

Minato smise di sorridere e si svegliò del tutto.

“Kushina? Stai bene? Naru sbava dietro a quella ragazza dai capelli rosa dalle medie!” Borbottò. “Non gli piacciono i ragazzi” Concluse.

“No, no, infatti mi sono espressa male” Rifletté lei. “Naru non è gay, Naruto è innamorato di Sas’kè, il figlio di Fugaku, l’Uchiha!” E le brillarono gli occhi, quasi avesse aperto il vaso di Pandora o svelato chissà quale arcano mistero.

“Oh” Rispose semplicemente il marito, ora stringendo la mano della moglie.

“Oh” Continuò guardando in basso.

“Ooh” Disse ancora, portandosi le dita tra i capelli biondissimi.

“La smetti?” Lo riprese lei, isterica, facendo oscillare la chioma color fuoco.

“Torna tutto” Disse allora lui.

Lei sorrise, e prese a spiegare. “Il tema che ci fece vedere la maestra alle elementari, i pianti isterici quando Sasuke partiva per le vacanze estive con i parenti, l’ammirazione, tutte le loro foto, la rivalità, e...la stanza insieme all’università...e poi ho sognato che si sposavano” Terminò, battendo un pugno sulle lenzuola.

“Che? Cosa hai sognato?” Rise Minato. Spanciandosi nel letto e dibattendo le braccia come uno scemo.

“Tu sei arrivata a questa conclusione per un sogno?”

Lei gli piantò un morso sul collo e lo guardò seriamente.

“Hai visto come a Naru brillano gli occhi, quando parla di lui? Nel mio sogno aveva quell’espressione...Minato, il cuore di una madre non mente, fidati”

“Bene” Anche lui si fece serio.

“Amo mio figlio più di ogni altra cosa, voglio che sia felice, lo sai” Disse stringendole la mano con dolcezza.

“Lo so, è per questo, che quando arriverà il momento lo aiuteremo, lo sosterremo” Mormorò lei.

“Sei la madre migliore del mondo” E la baciò piano, sulle labbra.

“Non ho più sonno, sai?” Ridacchiò piano lui.

“Minato, come puoi, dopo aver scoperto che tuo figlio ama il suo migliore amico, aver voglia di fare...” Fu interrotta dalle mani di lui, veloce come un lampo aveva raggiunto gli slip sotto la camicia da notte.

“Sono un padre aperto e moderno, io” E si intrufolò sotto le coperte baciandole l’interno coscia, lascivo.

Lei sorrise e si rilassò, infilando le dita tra i capelli color grano del marito.

 

 

Di molti anni prima, di quando Madara e Hashirama scoprirono che scopare era molto meglio che prendersi a pugni: Madara e Hashirama.

“Vorrei ucciderti” Sibilò l’Uchiha, guardando il coinquilino in cagnesco. Come erano finiti a condividere quell’appartamento neanche loro lo sapevano.

Un po’ per mancanza di denaro, un po’ perché gli era capitato, un po’ perché...boh, no, proprio non lo sapevano, forse perché Hashirama sognava di poter studiare botanica in santa pace, senza il giudizio di una famiglia che lo riteneva uno smidollato, ed un fratello che continuava ad insistere che no, coltivare piantine non era un lavoro degno di un Senju; forse perché Madara era fuggito di casa e non si fidava di nessuno, solo di Hashirama, almeno un pochino, intendiamoci.

Rimaneva il fatto che quella convivenza li avrebbe portati al massacro.

“Hai le mestruazioni?” Lo schernì il Senju, poggiando un vasetto di basilico sul ripiano della cucina, carezzando con le dita brunite, tanto forti quanto delicate, le piccole foglioline verdi.

“Sono incazzato” Sbottò Madara, strappando le foglie che poco prima l’altro aveva premurosamente coccolato.

Ecco, Hashirama Senju era una specie di pacifista, un hippie moderno, un beota con il sorriso cucito sulla faccia, in grado di sopportare tutto, anche il carattere iroso di Madara, ma no, nessuno poteva trattar male le sue piante, quello no, lo mandava in bestia.

“Non azzardarti a rifarlo, mai più” Sibilò minaccioso.

“Cosa?” Ghignò Madara, cattivo, afferrando il vasetto di basilico. Ecco, non era realmente incazzato, diciamo che quel giorno, l’Uchiha si era svegliato con il piede sbagliato, capitava più o meno sei giorni la settimana, doveva rifarsela con qualcuno, con il primo che capitava, e di solito, quel disgraziato era Hashirama, che non si arrabbiava mai, che non reagiva mai, e chissà, magari era proprio questo suo non reagire che aveva fatto sbroccare una volta per tutte Madara.

“Non farlo, ti avverto” Lo minacciò il Senju, avvicinandosi lentamente.

“Su, piano, consegnami Basy, piano, e nessuno si farà male” Sussurrò con lo sguardo gentile.

“Hai dato” Rise Madara “Un nome alla pianta?” Continuò senza riuscire a credere alle sue orecchie.

“Basy Basy, oggi non è il tuo giorno fortunato” Canticchiò fissando le fogliette verdi con un cipiglio bastardo.

“Madara, io non voglio ucciderti...” Lo avvertì Hashirama.

“Io voglio che tu ci provi, non ti lascerò vincere” E fece cadere il vaso a terra.

Accadde in un secondo, un grido “Basy, oh no!” Poi il pungo di Hashirama toccò la guancia pallida dell’Uchiha.

“Sei un bastardo!” Insulti riempirono il salotto.

“Sporco Senju” Si tiravano i capelli come due ragazze isteriche.

“Basy era innocente” Mugolò Hashirama, mentre l’altro aveva ripreso a ridere, premendogli forte un ginocchio sull’inguine, cercando di fargli male.

“Sei una checca innamorata delle piantine” Lo sbeffeggiò, dandogli un morso.

“Sei un represso, un isterico” L’altro gli afferrò le dita con troppa forza, piegandole.

“Che problemi hai, eh? Madara? Cosa cazzo vivi con me, se mi odi?” Hashirama si era fermato, la rabbia era svanita lasciando il posto al dispiacere.

Anche l’Uchiha aveva smesso di combattere, steso a terra, con Hashirama sopra di sé, a cavalcioni.

“Mi assecondi, non ti arrabbi mai” Sussurrò, acido.

“Cosa dovrei fare? Picchiarti come fai tu con me? Per ogni singola cazzata?” Gli rispose il Senju.

“No lo so, ok? Merda!” Urlò il moro.

“Cosa vuoi, Madara?”

“Non lo so, non lo so...” Prese a ripetere.

“Me ne vado” Disse Hashirama, facendo per alzarsi. “Butto tutta la mia roba nello zaino, le piante le vengo a prendere domani, me ne vado” Sussurrò, ma Madara lo trattenne per un polso.

“No”

Il Senju provò a divincolarsi dalla presa ossuta delle sue dita, senza riuscirci, o senza volerlo realmente.

“Cosa c’è?” Madara si alzò verso di lui e lo baciò velocemente, sulle labbra. Hashirama lo guardò stranito, colto di sorpresa.

Un pugno sul viso, era ancora Madara.

“Tu sei malato!” Gli urlò contro il Senju. Così ripresero a combattere sul pavimento, tra la terra sparpagliata sulle mattonelle e i rimasugli delle foglie di Basy.

Stanchi, Hashirama dolorante da capo a piedi, Madara con la mano premuta forte su un labbro sanguinante.

Ansimavano guardando il soffitto.

“Vivere con te è impossibile, sei pazzo” Realizzò il Senju, ruotando il capo verso il coinquilino, che aveva chiuso gli occhi e respirava forte con il naso.

Indugiò sul viso pallido, il rossore sulla guancia magra che aveva colpito con forza, il naso dritto e sottile, i lineamenti bellissimi.

“Perché devi rendere tutto così difficile?” Gli domandò.

Madara non rispose, scoppiò a ridere amaramente.

“Sono stanco di fare a botte con te Hashirama, mi sono rotto” Sputò un po’ di sangue sul pavimento, poi si voltò verso di lui e sospirò.

“Scopiamo” Disse.

Hashirama sgranò gli occhi castani, incredulo.

Aveva sentito bene? Lui, Uchiha Madara gli aveva appena proposto di farlo? Ma erano due ragazzi, dopotutto potevano definirsi amici, certo, un’amicizia piena di strane sfumature, di equivoci, di troppe risse, di troppi...

“Va bene” Mormorò, incrociando i suoi occhi neri.

Si sporse verso di lui e lo baciò, assaporò il sangue dalle sue labbra sottili, la sua lingua, assecondò il modo aggressivo che aveva di farsi spazio nella sua bocca, Madara baciava come combatteva.

“Piano” Brontolò Hashirama, allontanandosi con il respiro corto e il cuore a mille. Aveva sempre sognato quel ragazzo, aveva sempre sognato di baciarlo, sentirlo, toccarlo e non con i pugni, non in una battaglia.

“Non tirarti indietro ora, Senju” Lo ammonì il moro.

Hashirama allora se lo tirò addosso, afferrandogli i capelli spingendogli la lingua in bocca.

Ecco, stavano nuovamente facendo la guerra, ma era una guerra diversa, si spogliavano anziché tirarsi calci e insulti, si baciavano, anziché litigare.

“Cavolo” Esclamò il Senju, quando l’Uchiha riemerse dalle sue gambe, le labbra sporche di saliva, i capelli ancora intrappolati nelle sue mani brunite.

“Io oserei anche un: cazzo!” Ghignò il moro, salendogli sopra e baciandolo.

Hashirama lasciò la presa sui suoi capelli corvini, che scivolarono morbidi sulle spalle candide.

Era lì, sdraiato su un pavimento scomodo e freddo, con l’Uchiha sopra, nudo, disponibile, si mosse un poco, cercando di farsi spazio dentro di lui come poteva, guardandolo in viso dopo ogni piccolo centimetro conquistato.

“Sei bellissimo” Gli scappò, mentre Madara si portava le sue dita addosso, permettendogli di toccarlo dove voleva, di scavargli dove voleva, prima con le mani, poi con altro.

“Non dire cose imbarazzanti, Senju”

“Sto per scoparti e trovi le mie parole imbarazzanti?” Ribatté l’altro.

Madara corrugò le sopracciglia infastidito.

“Io, sto per scopare te” Disse serio.

“Non mi sembra” Ribadì Hashirama, muovendo un poco il bacino, facendogli notare che sì, gli era dentro per un pezzo.

Per la prima volta Madara rimase in silenzio, poi inaspettatamente, mordendosi le labbra per sopportare il dolore, scese d’un botto, impalandosi.

“Io, scopo te!” Ringhiò, testardo fino al masochismo.

E Hashirama lo lasciò fare, si trattenne dal ridere per la sua espressione, ma lo lasciò fare, lo lasciò muoversi prima lentamente, e poi in modo anomalo, istintivo, ripiegandosi su di lui e baciandolo, perdendo ogni inibizione, ogni logica.

Hashirama gli carezzò i capelli neri, lo baciò ovunque, gli baciò le spalle, le mani, le guance.

“Ti volevo così tanto” Gli sussurrò sottovoce.

 Madara venne subito dopo quelle parole, senza volerlo, con un brivido che lo scosse da capo a piedi, disorientandolo.

Hashirama ne approfittò, portandolo sotto di sé, prendendo a muoversi dentro di lui con una certa  foga. E Madara scoppiò a ridere, dal niente, poi lo baciò forte, gli tirò i capelli.

“Muoviti, Senju” E la sua voce era inaspettatamente dolce, serena, roca, mentre cingeva la sua schiena con le gambe, mentre lo accoglieva senza esitazione.

Avevano la terra tra i capelli, il sudore sulla pelle, le foglie della pianta di basilico attaccate alla schiena.

Hashirama crollò esausto sul corpo pallido di Madara, che gli portò le dita tra i capelli per poi cercare le sue labbra con le proprie, baciarlo, ancora.

“Anche io ti volevo” Ammise poco dopo.

“C’era bisogno di sacrificare Basy?” Lo brontolò Hashirama, mordendolo piano su una spalla, poi seguendo con il naso un percorso immaginario fino alla clavicola ossuta.

“Ora profumi di basilico” Si giustificò, togliendogli una foglia dai capelli.

E Hashirama allargò le sue labbra in un sorriso rassegnato e complice.

Era cambiato tutto, o meglio...alla fine era successo, la bomba era esplosa, erano venuti allo scoperto dopo anni di pugni, di insulti, di litigi, di risate, di un’amicizia che non aveva mai avuto l’odore dell’amicizia, ma di un amore represso, troppo forte per essere affrontato, ora quello del basilico.

Fino ad allora avevano conosciuto solo lo scontro, era giunto il momento dell’unione, che lo volessero o no, che avessero cercato di reprimerlo o meno, entrambi ne erano consapevoli, si amavano.

 

Di pigrizia, donne intraprendenti e film polacchi: Shikamaru e Temari

Shikamaru era un tipo tranquillo, pigro, incline all’ozio sfrenato.

Temari era iperattiva, forte, determinata e intraprendente.

A letto comandava, sempre, o meglio, Shikamaru la lasciava fare, si lasciava sdraiare sulle lenzuola, sul divano, dove capitava, si lasciava toccare, ogni tanto muoveva una mano, la carezzava, un dito là, un bacio qua, un morso sulla spalla, e gli era dentro, avvolto da un calore insostituibile, con lei sopra, abbandonata, nuda, bellissima.

Da quella posizione, la stessa in cui lo si poteva trovare disteso su una collina ad ammirare le nuvole, lui ammirava Temari. I capelli color miele sciolti, mossi in fondo, le lambivano le spalle mentre oscillava avanti e indietro sul suo corpo, mentre accoglieva le sue spinte, minime, movimenti d’inerzia, movimenti che non riusciva a frenare, perché sì, era pigro, ma godeva anche lui, e che diamine!

Poi Temari si chinava e lo baciava, e lui rispondeva, la teneva stretta a sé ed ondeggiava con lei, fino a quando non la sentiva respirare più forte contro la sua bocca, venire con un gemito trattenuto, allora lui la seguiva, non per inerzia, perché gli piaceva, gli piaceva troppo sentirla così, sua.

Poi accadde.

Temari decise di farla finita.

“Non prendi mai l’iniziativa” Aveva sentenziato in macchina, uscendo e chiudendo la portiera troppo forte.

“Le donne, valle a capire” Si era detto Shikamaru rientrando a casa, mollato così.

Un mese dopo, un lungo mese durante il quale aveva lei praticato una ferrea astinenza da qualsiasi pratica che coinvolgesse le loro parti intime, lo aveva invitato a cena a casa sua. Si era truccata, aveva cucinato, indossato un vestito scollato, le gambe lasciate scoperte, le scarpe con il tacco. Insomma, era bellissima.

“Cosa festeggiamo?” Aveva chiesto lui, curioso.

“Niente di che, è solo una cena” Aveva risposto lei.

Avevano discusso del più e del meno, della scenata tra Sasuke e Naruto alla festa di qualche giorno prima, poi Temari aveva proposto di guardare un film.

Si era alzata, senza sparecchiare, aveva raggiunto lo scaffale basso, quello dove teneva i DVD, si era chinata, e il vestito le si era alzato un poco per lasciar scoprire a Shikamaru, ancora seduto a tavola, che...no, non aveva l’intimo.

Aveva sgranato gli occhi, ma era rimasto in silenzio, osservando la sua ragazza indugiare.

“Cosa guardiamo?” Aveva chiesto, ticchettando con le dita sulle copertine dei vari film.

“Ehm” Aveva esitato lui, che vinceva una partita di scacchi in tre mosse ma non riusciva a spiccicare parola di fronte a quel...lo definì belvedere.

“Scegli tu,Temari” Disse poi, calmo, anche se avevano preso a sudargli le mani.

“Oh, un porno?” Scherzò lei, afferrando un film a caso e alzandosi.

Ecco ora poteva anche respirare e risponderle: “Molto divertente, dai, cos’hai scelto?” Le domandò.

“Un film impegnato” Proferì, crollando sul divano e facendogli cenno di raggiungerlo.

La seguì, sprofondando sui cuscini.

Il film era polacco, sottotitolato. Perché Temari aveva un film polacco in casa?

“Kankuro ama il cinema straniero” Gli venne in soccorso lei, mentre altre domande frullavano nella mente di Shikamaru.

“Quanto dura?” Chiese.

“Tre ore e mezza” Sorrise lei, e lui capì, tramava qualcosa.

Passò la prima mezz’ora ad accavallare le gambe, con il pensiero di ciò che lei aveva, o meglio non aveva sotto la gonna.

“E se cercassimo qualcosa con una trama più avvincente?” Propose lui.

“Shh, mi ha preso” Lo ammutolì lei.

“Anzi, vado ad accendere l’impianto stereo...L’ha montato Gaara pochi giorni fa”

Shikamaru pregò che si trovasse in alto, ma no, era in basso quel dannato pulsante.

Ancora le sue gambe, ancora la gonna alzata, ancora...

Capì, lo faceva di proposito, ma perché? Poteva benissimo atterrarlo sul divano e fare quello che faceva sempre no? Spogliarlo, baciarlo...

Ma no, si sedette con un cipiglio soddisfatto, portando una mano sulla sua coscia e disegnando strani ghirigori, vicina, troppo vicina, al cavallo dei suoi pantaloni, senza mai toccarlo.

“Oh, il personaggio principale si è schierato con i cattivi” Asserì, guardando lo schermo, con la mano sempre lì.

Shikamaru stava odiando il suo scarso autocontrollo, stava odiando quella situazione, stava odiando il gonfiore sotto i suoi jeans, e soprattutto la imminente e prevista perdita di controllo. Addio serata rilassante, addio pigro oziare coccolati dalla propria ragazza.

Resse per un’altra ora buona, poi, durante una sparatoria atterrò Temari sul divano.

“Tu, lo hai fatto di proposito” Esclamò. Portando una mano sotto la sua gonna e sfiorandola tra le gambe, pianissimo.

Lei sussultò, poi sorrise.

“Io?” Disse innocentemente, allargando un poco le gambe.

Lui deglutì, affondando un primo dito, guardando l’espressione di lei mutare, gli occhi farsi quasi liquidi di desiderio.

“Mi vuoi?” Chiese poi Temari, l’espressione del suo viso si era fatta seria.

Shikamaru la osservò attentamente.

“Tu pensi che io non ti desideri?” Aveva capito il perché di tutta quella messa in scena.

“Perché faccio fare tutto a te?” Alzò un sopracciglio e si chinò su di lei baciandola.

“Sono solo pigro, pensavo ti piacesse prenderti cosa volevi”

Lei gli tirò i capelli, poi gli sciolse la coda, era arrabbiata.

Shikamaru sorrise.

“Ogni tanto potresti fare qualcosa anche tu” Lo brontolò.

E lui la baciò di nuovo, muovendo piano le dita in basso, sentendola sospirare.

“Cosi?” Le soffiò all’orecchio.

Lei cercò di protestare, poi abbandonò l’idea e lo tirò a sé per baciarlo, mentre in polacco un tizio urlava qualcosa di assolutamente incomprensibile.

“Che film di merda, mi dispiace per Kankuro, ma ha gusti orribili” Rise lui, alzandole l’abito e baciando la pelle liscia delle coscie, poi in mezzo, ascoltando i respiri profondi di Temari.

“Hai ragione, sono troppo pigro, mi perdo tante cose...interessanti...a far fare sempre tutto a te” Riemerse dalle sue gambe e si sfilò la maglia.

“Sì, ti perdi tante belle cose” Sorrise lei, tirandoselo sopra, e sganciandogli i pantaloni.

Lui le sfilò il vestito, lui portò le mani sul suo seno, lui baciò l’incavo tra le clavicole, la piccola depressione dell’ombelico tondo, poi le afferrò i fianchi, lui la invitò ad aprire le gambe e si fece spazio dentro di lei, che lo accolse con un gemito, che impazzì letteralmente per le sue spinte lente, calibrate, fino a quando non si ritrovò ad afferrargli le spalle, i capelli scuri, mentre i suoi movimenti si facevano svelti privi di quella calma tipica di Shikamaru.

Era stato lui, di libera iniziativa, sprecando le proprie preziose energie.

“Sei sprecato come pigro” Riuscì a dire Temari, mentre le afferrava una gamba, spingendosi ancor più dentro di lei.

“Oh, dannatamente sprecato” Lo ammonì, cercando le sue labbra e baciandolo.

Lui rise, rise perché la amava, perché tirava fuori lati del suo carattere che neanche conosceva, perché lo spingeva sempre a vivere.

“Temari” La chiamò, chinandosi sul suo corpo sudato, baciandole la mano, prendendo ad ondeggiare con il bacino.

“Non smettere di essere così intraprendente con me” E riprese a muoversi.

Crollarono esausti, e Shikamaru sospirò soddisfatto.

“Vedi, ne vale la pena, smettere di affogare nella pigrizia” Disse lei schioccandogli un bacio sulla guancia.

Lui guardò il televisore ed annuì. I titoli di coda in polacco scorrevano da minuti.

“Un film di merda, comunque. La prossima volta scelgo io” Sentenziò tornando a fissare il corpo nudo di Temari, con la voglia di  “non fare il pigro” un’altra volta.

 

 IMPORTANTISSIME NOTE DI ALLYN

Allora, spero starete leggendo, mi dispiace di aver ritardato così tanto, ma l’uni distrugge...sono qui per dirvi che la parte del capitolo vero è stata breve di proposito per lasciar spazio agli spin off, un po’ perché ve lo meritavate, un po’ perché il capitolo tutto insieme sarebbe stato troppo lungo...quindi alla prossima, spero prestissimo, voi continuate a sognare NaruSasuNaru <3 e beh, fatemi sapere

1)cosa ne pensate della storia, e di questi spin off (lancio dei pomodori)

2)Sì, lo so Kankuro ama i film polacchi XD

3)Volete altri pg in altri spin off, se avete coppiette PROPONETE

4)quale pg vi piace di più in questa storia?

5)GRAZIE PER CONTINUARE A SEGUIRMI, PER RECENSIRE, PER LEGGERE, e grazie anche ai silenziosi, che leggono...se volete farmi sapere scrivete pure, fa sempre piacere!

Allyn che vi manda baci, baci enormi, ancora felice che questa storia vi piaccia, spero di non deludervi! <3

 

   
 
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