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Autore: Nuel    31/01/2014    2 recensioni
Appena giunta nella città santa, Elmara Kestal viene coinvolta negli intrighi della sua nuova Casata di appartenenza. Personaggi potenti e misteriosi si muovono attorno a lei che, come un abile ragno, dovrà riuscire a sopravvivere tra le insidie del palazzo. Forse, come dice sempre sua madre, il Buio è vivo, e ha fame...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Guallidurth'
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Cap V

Gulvelven sembrava a proprio agio. Prudente, silenzioso, aderiva alle pareti di roccia del cunicolo come l'acqua ad un recipiente. Aveva individuato le tracce del carro e da un paio di frazioni le seguivano negli stretti corridoi di pietra che facevano da intercapedine alla caverna.
Stranamente, il carro non aveva imboccato una via carovaniera e continuava a muoversi per strade secondarie, poco battute e di non facile percorrenza, come se stesse cercando qualcosa.
    Elmara Kestal, silenziosa ed agile, si limitava a seguire il maschio, guardandogli le spalle; lei non era così a proprio agio; erano potenzialmente accerchiati: alle loro spalle i bassifondi della città, coi loro abitanti infidi e, di fronte, l'ignoto del Buio Profondo, più letale di qualunque altro avversario.
Le sembrava di sentire la voce bassa e pacata della madre, durante il loro ultimo incontro, prima della sua adozione, che le ricordava che il Buio ha fame. Comprendeva il senso delle sue parole e sapeva che doveva guardarsi da ogni ombra, da ogni svolta dei corridoi e, allo stesso tempo, sentiva quell'attrazione che la sua augusta genitrice aveva provato per il Buio.
Forse, arrivava il giorno in cui ogni predatore sentiva l'istinto della caccia ed il Buio era il territorio in cui avrebbe potuto dare libero sfogo ai suoi istinti, spezzando ogni inibizione, costringendo la ragione a tacere... Per lei, però, non era ancora giunto quel momento.
    Gulvelven si fermò all'improvviso; aveva visto qualcosa e le faceva cenno di guardare con attenzione. Il linguaggio dei segni usato dalla loro razza era estremamente articolato e permetteva di tenere conversazioni esaurienti senza pronunciare una sola parola, ma in quel caso non servivano molte spiegazioni: Elmara Kestal strabuzzò gli occhi nel vedere i resti del banchetto di qualche grossa bestia. 
    C'erano resti umani, brandelli di vesti insanguinate ed evidenti segni di lotta, la carne ancora attaccata alle ossa era coperta da levigata pelle nera e i brandelli di abiti erano in tessuto, non in pelle, chiari segni dell'origine Ilythiiri delle vittime.
    “ Drider ” le dita del maschio si mossero velocemente indicando il nome dell'abominio che riteneva responsabile di quella carneficina e, l’attimo dopo, rovistavano tra i resti, in cerca di qualcosa che permettesse di identificare le vittime.
Senza riguardo, indifferente al sangue ed alle parti anatomiche sparpagliate intorno, Gulvelven frugò fino a quando qualcosa colpì il suo sguardo: ripulì rapidamente un brandello di stoffa ricamata, osservandolo attentamente, per poi mostrare alla compagna l'emblema della casa Mizz'rinturl. 
    La jalil, però, stava scrutando la volta, in cerca di un movimento che tradisse la presenza della creatura, ma il buio era immobile e le stalattiti incombevano sulla piccola camera, senza mostrare spazzi tali che permettere ad un drider di nascondersi e calare sull'avversario senza essere visto.
    Ancora, le dita di Gulvelven si mossero per attirare l'attenzione della femmina e avvisarla che era meglio fare ritorno al casato: ora avevano qualcosa da riferire ed Elmara Kestal non aspettava altro che di annuire risoluta. 

 
- o -


    C'era un insolito fermento tra le mura del castello Mizz'rinturl.
    Elmara Kestal e Gulvelven avevano fatto ritorno al castello più rapidamente che avevano potuto, intenzionati a riferire immediatamente della loro macabra scoperta allo jabbuk, ma non appena raggiunsero i quartieri militari, trovarono il corridoio che conduceva allo studio dello jabbuk stipato di allievi che mormoravano piano e sembravano in attesa di qualcosa e se si accorgevano del loro arrivo rivolgevano loro sguardi particolarmente ostili.
Tra loro vi erano anche diverse sacerdotesse ed alcune compagne di studi della jalil, che fissarono i loro sguardi malvagi su Elmara Kestal, ormai consapevole, dopo l'episodio della cappella, di essere diventata un bersaglio, sebbene non si aspettasse un'ostilità così manifesta.
    « Eretica! » una voce si levò tra la folla e la jalil capì al volo che c’era qualcos’altro sotto. Non si trattava della sua debolezza o della sua origine straniera.
    « Chi ha osato?! » il cuore le palpitava forte nel petto, ma non poteva lasciar correre un'accusa tanto grave: bastava un'insinuazione sussurrata all'orecchio giusto per finire sull'altare e lei non aveva intenzione di finire così i suoi giorni.
    Gulvelven la guardò senza mostrare alcuna emozione; si limitava a starle vicino ed Elmara Kestal ebbe l'impressione che il maschio fosse preoccupato.
    « Dobbiamo parlare subito col malla comandante Tebryn. Non possiamo perdere tempo, adesso » Gulvelven distolse lo sguardo da lei e parlò con voce alta ed autoritaria, spezzando la tensione che si stava formando nel corridoio. 
    Un paio di cadetti cedettero subito il passo e Gulvelven afferrò Elmara Kestal per il gomito, facendola avanzare con lui di un paio di passi, prima che fossero di nuovo bloccati dal capannello proprio davanti alla porta dello studio del maestro.
    « Gulvelven! Ma non sapete niente?! » chiese uno dei giovani commilitoni del maschio, il volto pallido e la voce bassa e rapida. « La somma Jys'arra è stata attaccata mentre rientrava da una pattuglia! »
    « Attaccata da chi? Come sta? » si intromise Elmara Kestal, con la voce che tradiva sorpresa ed apprensione; aveva incontrato Jys'arra, la prima figlia della matrona, al suo arrivo a Mizz'rinturl e, poi, qualche altra volta, durante le lezioni e nella cappella: era una somma sacerdotessa ancora piuttosto giovane, ma dotata di carisma e sicurezza, consapevole del suo ruolo di futura matrona della prima casa della città.
    « Sembra siano stati dei drider... » la voce del cadetto si abbassò in un moto di reverenziale timore, mentre scoccava un'occhiata bieca alla jalil, per subito tornare a parlare con Gulvelven.
L'ostilità palese verso Elmara Kestal doveva nascondere qualcosa, ma non ci fu tempo di indagare, perché, proprio in quel momento, lo jabbuk fece la sua comparsa sulla porta dello studio, guardando torvo i presenti, come ad ammonirli dal continuare a ciondolare lì e, finalmente, si accorse della presenza di Gulvelven e di Elmara Kestal. « Voi due! Entrate! »
    La coppia si affrettò ad obbedire, oltrepassando gli altri che, a malincuore, si allontanarono per evitare richiami e punizioni.
    « Stavo per mandarvi a cercare » lo jabbuk li fece entrare nello studio, torvo, con la voce bassa e seccata. Non si sedette alla scrivania, perché la poltrona era già occupata dalla figura sottile ed elegante di Jys'arra, i cui occhi rossi si posarono subito su Elmara Kestal.
    « “Germe di un clero corrotto!” » la prima figlia sorrise in quel modo ferino in cui sorridono gli Ilythiiri mentre apostrofava la nika come aveva fatto la sacerdotessa Simrivvin, durante il loro primo incontro. « La mia cara sorella Bladen'kerst ha ricordato pubblicamente la profezia, quando si è saputo dell'attacco che ho subito. A quanto pare, jalil, attiri la collera dell'Unica Dea su di noi, con la tua sola presenza ».
    Elmara Kestal sentì un brivido lungo la schiena, mentre Gulvelven guardava le due senza capire, ma, almeno, ora era consapevole del perché di quella nuova e palese ostilità nei suoi confronti.
    « La somma Jys'arra è stata attaccata da un branco di drider mentre rientrava da un viaggio che l'ha tenuta fuori dalla santissima Guallidurth nelle ultime settimane. Se non fosse stato per la pattuglia di stanza al portale, oggi la somma Bladen'kerst starebbe festeggiando ».
    Gulvelven si accigliò e spalancò la bocca per parlare, ma si trattenne e guardò la prima figlia di Yasraena con una mano alzata davanti, a metà come a voler richiamare la sua attenzione, in attesa del permesso.
    Nella mente di Elmara Kestal, intanto, si era accesa una luce, dopo l'ultimo scambio di battute: era Bladen'kerst il nome della sacerdotessa che l'aveva umiliata nella cappella! 
Bladen'kerst, la seconda figlia della somma Yasraena; era lei che aveva più da guadagnare dalla morte della sorella maggiore! Sarebbe diventata l'erede della santissima madre e, come somma sacerdotessa, aveva sufficiente potere da cucire la bocca di chi la temeva e una posizione abbastanza solida da non poter essere insidiata da tutti e poi...
    La voce di Gulvelven la distolse dai suoi pensieri. « Abbiamo cercato di seguire un carro che trasportava alcuni puri fuori dalla città, ma siamo stati intercettati da due maschi: erano armati molto bene, con armi e armature di ottima fattura, ma privi di glifi identificativi. 
    « Non siamo riusciti a farli parlare e così ci siamo messi a cercare tracce del carro » fece una pausa osservando i due a cui stava facendo rapporto. « Siamo riusciti a seguire il carro per un breve tratto, fuori dalla caverna, arrivando ad una piccola camera di raccordo, dove ho individuato le tracce di alcuni drider e del loro ultimo pasto: c'erano resti di corpi e di abiti... » si frugò in una delle tasche interne del mantello, traendone il lembo di stoffa e protese la mano col palmo aperto perché potessero vederlo.
    La sacerdotessa e lo jabbuk si scambiarono uno sguardo significativo, che fece abbassare la voce a Gulvelven che continuò, meno sicuro di quanto stava dicendo: « Se potessimo tornare là, bene equipaggiati, sono sicuro che troveremmo altre tracce che ci condurrebbero al loro nascondiglio... »
    « Se non fossero davvero drider? » Elmara Kestal non aveva chiesto il permesso di parlare, semplicemente aveva pensato a voce alta, interrompendo Gulvelven ed attirando su di sé gli sguardi dei presenti. Avvertì tutto il peso dei loro sguardi, ma si fece coraggio ed azzardò: « Ci sono incanti, concessi dall'Unica Dea, capaci di mutare il corpo di un puro in un abominio... » pochi istanti prima era stata apostrofata come eretica ed ora stava insinuando che vi fosse una somma sacerdotessa dietro a quella faccenda; stava rischiando e lo sapeva. « Ma credo che anche gli incantatori arcani possano... » cercò di rimediare, deviando il tiro delle sue accuse, improvvisamente insicura, sotto l’esame attento di Jys'arra che si stava già alzando in piedi, lo sguardo affilato su di lei.
    Le serpi della sua frusta si mostrarono non appena la yathtallar si alzò in piedi. Indossava ancora gli abiti da viaggio e l'armatura che l'aveva, probabilmente, protetta, dall'attacco dei drider mostrava le ammaccature di una lotta feroce.
    Elmara Kestal cercò di individuare le auree che avvolgevano la sacerdotessa, ma erano molte e molto potenti.
    « Era solo un'ipotesi, malla yathtallar » si sbrigò a giustificarsi, chinando il capo di fronte alla superiore che le si stava avvicinando.
    « Un'ipotesi interessante, jalil » Jys'arra non pareva troppo turbata ed anzi, rivolse uno sguardo al capitano di cavalleria e poi a Gulvelven. « Consegnami quella stoffa, jaluk. Mi sarà utile per individuare il colpevole di questa faccenda ».
    Gulvelven si sbrigò ad obbedire. La mano gli tremava leggermente; il suo disagio, alla vicinanza della sacerdotessa, era di palese come lo era stato nei pressi della cappella: il maschio conosceva bene il potere del clero della Madre Oscura ed era stato ben plasmato a temerne le ancelle.
    « Mi recherò a Lil'Phalar, jalil. Ho l'impressione che Bladen'kerst voglia spingere la Santa Madre a rompere l'alleanza per cui tanto la obok ha lavorato ». Qualcosa nel suo tono della sua voce, mise in allerta Elmara Kestal; a lei non era mai stato consentito di visitare la fortezza abbandonata che la obok aveva fatto ricostruire e tra le cui mura si era insediata come una matrona e non aveva idea di quali rapporti la sua augusta genitrice tenesse con la prima figlia Mizz’rinturl, proprio come ignorava cosa accadesse sull'acrocoro.
Una parte di lei non voleva nemmeno saperlo. 
    « Voi sapete cosa sia meglio fare, malla yathtallar » rispose chinando il capo nel parafrasare un un motto popolare: la matrona ne sa di più.
    Jys'arra lasciò lo studio dopo un cenno del capo al capitano, senza più interessarsi ai due allievi che sembravano trattenere il fiato. O, almeno, Gulvelven sembrava aver smesso di respirare dal momento in cui aveva porto il lembo di stoffa alla seconda sacerdotessa più importante della casata.
    « Bene » si schiarì la voce lo jabbuk. « Ora tornate ai vostri compiti normali. Se avrò ancora bisogno di voi, vi farò chiamare ».
    « Malla jabbuk! » Gulvelven si sentiva molto più sicuro senza sacerdotesse nei paraggi. « Non potremmo tornare a cercare altre tracce? Se i drider sono ancora fuori dalla città potremmo scovarli ed ucciderli, prima che attacchino qualcun altro... »
    Tebryn Mizz'rinturl era un maschio che sapeva il fatto suo. Ascoltò Gulvelven fino ad un certo punto, poi gli fece cenno di tacere. « Non troveremo i drider fuori dalla città, jaluk, ma se con quella stoffa sarà possibile confermare i nostri sospetti, questa vicenda si concluderà presto e nel migliore dei modi. Ora andate ».
A malincuore, Gulvelven annuì. « Aluvè, malla jabbuk ».
    Elmara Kestal gli fece eco prima di uscire. Fortunatamente il drappello di curiosi non c'era, così poterono proseguire indisturbati lungo il corridoio, fino a giungere alle reciproche destinazioni.
 
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Capitolo pieno di nomi, arrivati tutti assieme, ma era giunto il momento di svelarli... spero non generino confusione!
Un amico, dopo aver letto il capitolo precedente, mi ha fatto notare che è troppo rapido e poco introspettivo, che l'azione, fulcro del capitolo è troppo stringata... e ha ragione! Non so proprio descrivere i combattimenti! >.< 
Non mi piace giocarli, non mi piace interpretarli... e spero di non avervi annoiati! O, quanto meno, di essermi fatta perdonare con questo nuovo capitolo!
Se non fosse così, fatemelo sapere e cercherò di impegnarmi di più, la prossima volta ^^'
A presto! ^^
     Nuel
   
 
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