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Autore: TheSecondMe    31/01/2014    6 recensioni
Lei ci vede poco e non riesce a fare a meno di mangiarsi le unghie.
Lui indossa sempre gli occhiali da sole. Sempre.
L'altro lui conta spesso, fino a dieci, per mantenere la calma. Non che funzioni più di tanto.
La macchina è verde. Un verde strano, indefinito.
Verde pisello? Verde smeraldo… verde e basta.
E poi ci sono le bambole. Tutte quelle dannatissime bambole di ceramica.
Troppe, decisamente troppe.
Nessuno le sopporta, quelle bambole.
Loro e quei loro odiosi, inquietanti, candidi sorrisi.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Candidi Sorrisi

 




Una Honda Jazz verde targata SS746TC. 
Maurizio Genovesi sospirò, ripiegando il giornale e cercando al contempo di prendere velocemente una decisione. Pochi secondi dopo, per niente convinto, accendeva sirena e lampeggiante. 
La Honda Jazz verde, targata SS746TC, cominciò progressivamente a rallentare; infine, una decina di metri prima dell’incrocio, accostò a bordo strada. Maurizio vi si affiancò e spense il motore, già stanco di tutto quel rumore. Scese dall’auto e come prima cosa si aggiustò i pantaloni. 
“Salve!”
Ancora intento a stringere la cintura sfilacciata non si diede la pena di sollevare lo sguardo: 
“Oltre il limite di velocità.” mugugnò infastidito “Patente e libretto, prego.”
 “Correvo troppo, dice?” 
Maurizio roteò gli occhi, trattenendosi a stento dall’imprecare quando dal lato del guidatore scese una ragazzetta pallida e mortificata. Afferrò brusco la patente che gli porgeva. 
“Correva troppo, sì.”
“Sono... enormemente dispiaciuta. So che non è una scusa, ma le giuro di non essermene accorta. La strada era libera e temo di essermi distratta.”
“Il libretto di circolazione, signorina, prego.”
Lei annuì con aria spaurita e indicò l’interno della vettura accennando un sorriso imbarazzato:
“Lo sta cercando.” mormorò, riferendosi a un ragazzo con gli occhiali da sole intento a frugare fra una marea di cd “Non sono molto ordinata.” aggiunse poco dopo, mordendosi l’interno guancia. 
Maurizio prese un bel respiro e le restituì la patente. 
Fissò in silenzio la ragazza, il capo leggermente inclinato, e in un attimo comprese cosa in lei gli desse tanto sui nervi: il fatto che assomigliasse tremendamente a sua figlia. L’eta era più o meno quella, il modo di stringere le labbra e di tormentarsi le mani, l’espressione affranta. 
Dannazione. 
Chiuse gli occhi, trattenendo con un certo sforzo l’ennesimo sospiro. 
Clara. Un mese ancora e poi anche lei avrebbe avuto la patente. Un mese. Trenta giorni in cui si sarebbe ancora potuto concedere il lusso di dormire come il Signore comandava. 
A meno che non avesse chiesto un piacere a quel suo amico della motorizzazione, ecco. 
Sbuffò sonoramente e scosse la testa, puntando il dito contro la ragazza che gli stava davanti.
“Va bene così.” decise “Cerchi solo di non distrarsi più, d’accordo?”
“Naturalmente!” fece lei, gli occhi spalancati per la sorpresa “Non si preoccupi. E grazie. Grazie, sul serio! Grazie!”
Maurizio annuì, arretrando sovrappensiero. 
Meno di due minuti dopo l’auto della polizia aveva voltato l’angolo, sparendo alla vista. 
“Come fai, davvero non lo so.” 
La risatina nervosa si diffuse nell’aria mentre il ragazzo scendeva a sgranchirsi le gambe tese. 
“A fare cosa?”
“Passarla liscia.” continuò lui “Hai la faccia di chi ha combinato qualcosa, siamo sinceri. Però, al tempo stesso, viene istintivo pensare che no, è meglio non indagare oltre. Meglio lasciar correre, ecco. Decisamente meglio non sapere.”
“Non ho la faccia di chi ha combinato qualcosa.” si difese oltraggiata lei.
“Oh, sì, invece. Te lo dico io.” sorrise il ragazzo avvicinandosi pian piano al bagagliaio dell’auto.
Cercò a tentoni il pulsante di apertura, quindi sollevò il cofano mentre lei lo raggiungeva.
“Dì un po’... e se il caro poliziotto avesse deciso di ispezionare la vettura?”
“Perché mai avrebbe dovuto?” 
“Sto ipotizzando.”
“Preferisco essere concreta.”
“Se avesse, non so, deciso di controllare il contenuto del bagagliaio?”
La ragazza rise, spintonandolo senza forza; poi lanciò un’occhiata divertita al giovane legato e imbavagliato che li fissava furioso dall’interno del portabagagli e si strinse nelle spalle. 
“Non lo ha fatto, no? Inutile porsi il problema.”
Le labbra piegate in un candido sorriso, si chinò leggermente in avanti per rivolgersi dolcemente al lui immobilizzato:
“La musica non è troppo alta, vero?”
Un gesto coinciso fu la subitanea risposta. Inequivocabile quanto prevedibile. 
Annuì divertita, preparandosi a chiudere nuovamente il cofano.
“Attento, cucciolo.” mormorò infine a mo’ di saluto “Non vorrei romperti il dito.”

 

 

 

§

 

 

 

 

 

*spalanca porta aspirando ad un’entrata in scena degna di nota*

*viene distratta da una farfalla inesistente e inciampa nei suoi stessi piedi*

 

...

 

*si schiarisce la gola e finge, come sempre, che niente sia accaduto*

 

Salve!
Se siete arrivati fin qui posso già ritenermi onorata. 
Anche voi dovete sentirvi estremamente fieri, eh. 
Avete compiuto un’impresa non da poco. 
Leggere un prologo breve, sconclusionato e alquanto confusionario può urtare la salute mentale dei più. Sicuramente può far dubitare della mia. Su quest’ultimo punto, però, posso aiutarvi: non c’è nulla da dubitare. La salute e la mia mente si sono dette addio in tempi ormai lontani. 
E così, in periodo di esami, è venuta fuori questa cosa. 
Sarà stato il freddo, sarà stata l’ansia o il troppo studio, non saprei dirvi. 
Fatto sta che mi si è affacciata alla mente questa trama... e i personaggi, uno a uno, hanno preso forma. Così, dal giorno alla notte, sono diventati reali come solo dei personaggi immaginari possono diventare. Estremamente, dolorosamente e magnificamente veri. 
Semplicemente non potevo più ignorarli. Me lo hanno impedito. 
Se è qualcosa, prendetevela con loro. 
E ora eccoci qui. Alla fine di questo prologo che non dice proprio niente e che solleva tanti, troppi punti interrogativi. 
Come siamo arrivati a questo punto, su questa strada e non so, in quel bagagliaio?
Ottime domande.
Per le risposte, signori e signore, dovrete aspettare la prossima puntata. 
Alla prossima, 
Nausicaa

 

 

 

   
 
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