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Autore: Giulietta_3    31/01/2014    2 recensioni
Dal primo capitolo:
Margot odiava le cose nuove. Odiava il nuovo profumo di sua madre e i nuovi vasi che aveva comprato per il salotto. Odiava il suo nuovo armadietto e il suo nuovo libro di testo di inglese.
E sedendosi quel giorno di fianco alla sua compagna di banco, che nonostante fosse nuova, non odiava poi così tanto, Margot Smith non poteva fare altro che pensare che avrebbe sicuramente odiato il nuovo professore di inglese.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov Harry.

La prima regola sulla sopravvivenza che avevo imparato nei miei 23 anni di vita era che mi sarei dovuto fidare delle parole solo di tre tipi di persone: i bambini, gli ubriachi e quelli che si erano letteralmente rotti il cazzo della situazione.

Fino a quel momento quella era una delle poche regole che avevo sempre seguito. Difficilmente mi fidavo delle parole di qualcuno che non rientrasse in una di quelle categorie.
Chiamatela stupidità, indifferenza, arroganza ma era sempre stato più forte di me.
Tendevo a credere di più agli sconosciuti un po’ brilli che ai miei familiari.

Era una corazza, una specie di barriera.
Pensavo che se mi fossi fidato ciecamente delle persone a cui tenevo, sicuramente la delusione sarebbe stato triplicata nel caso di un eventuale tradimento.

Ma in quel momento, steso sul mio letto con Margot al mio fianco che mi guardava negli occhi, non potevo fare altro che pensare che di quella ragazzina mi potevo cecamente fidare.
Me ne ero accorto poco prima, fra i corridoi della scuola, quando avevo incontrato il suo sguardo e ci avevo trovato qualcosa di simile ad una casa dentro.
Era stata una strana sensazione, quasi una rivelazione. Era come se sentissi che quella ragazza, che mi guardava così intensamente con i suoi occhi cielo e i capelli neri sparsi sul cuscino, non avrebbe mai potuto farmi un torto, poiché in qualche modo la cosa avrebbe ferito più se stessa che me.

Fu per questo che non ebbi paura quando mi chiese di mio padre, fu per questo che quando abbassai lo sguardo per riflettere, ebbi il coraggio di rialzarmi da quel piccolo macigno di dolore e dire apertamente ciò che mi portavo dentro, ciò che da dieci anni mi spingeva verso il fondo.

 ‘Avevo tredici anni quando mio padre decise di andarsene. Credo che la sua fosse stata una scelta ponderata, poiché nulla sembrò esser stato deciso al momento.
E penso anche che non abbia avuto rimorsi, poiché non si è fatto più vivo.
Sparì così, come se non fosse mai esistito, come se lui fosse rimasto li, e fossimo stati noi a spostarci in un altro universo.
La sera era andato a dormire come al solito, con la sua camicia da notte blu e le ciabatte buffe e il mattino dopo non c’era più, nessun segno della sua presenza, nessun calzino nella cesta dei panni sporchi, nessun libro dimenticato per sbaglio.
Era scomparso, completamente, e se non fosse stato per la forma del suo sedere sulla vecchia poltrona del salotto probabilmente avrei pensato che era stato un sogno, e che io un padre non l’avevo mai avuto.’

Presi una pausa, un po’ per controllare che Margot fosse ancora lì, a guardarmi con gli occhi un po’ tristi , e un po’ perché dovevo controllare me stesso e vedere se io ero ancora lì, o se ero ritornato sotto quell’odioso macigno.
Margot era ancora lì, io avevo paura che non ci sarei rimasto per molto.

‘A casa era vietato parlarne. Mia sorella, mia madre, persino il mio gatto erano indifferenti.
Ma la loro non era quel tipo di indifferenza spensierata, serena, di quelle che provi verso qualcosa che realmente non ti fa ne caldo ne freddo.
La loro era un’indifferenza forzata, malsana, di quelle che ti bruciano il petto.
Loro non erano indifferenti, ma dovevano esserlo per andare avanti.
Così utilizzai anche io quella tattica.
Secondo questa nulla mi fregava minimamente ma tutto mi feriva a morte.
Il problema era però che con me quella tecnica non funzionava un granché.
Provavo invece una strana sensazione.
Era un dolore, ma non era un vero e proprio dolore.
Era una specie di malinconia; mi veniva da piangere, ma non piangevo, mi sentivo morire, ma non morivo.*’

Margot mi guardò intensamente, senza dire una parola, ma esprimendo con i gesti molto più di qualsiasi frase.
Mi poggiò la mano sulla guancia e iniziò a sfiorarmi col pollice, in un gesto così dolce e intimo che mi venne quasi da piangere.
Era un modo diverso per dirmi che mi capiva e che mi era vicino, un modo per assecondarmi e calmarmi al contempo.

‘Volevo scappare Margot, scappare lontano’ chiusi gli occhi, come se quella verità fosse così tanto dolorosa da non poterla sopportare.
Poi inspiegabilmente, dopo un malinconico silenzio, Margot parlò, e le lacrime iniziarono a bagnarmi il viso.
‘E’ questo il punto Harry, scappare si, ma dove?
È come cambiare cella, non cambia il fatto che sei in prigione*’

E la sua mano iniziò ad accarezzarmi un po’ più forte, fino a sfiorarmi l’anima.
 

 
 
Pov Margot

Appena entrai in casa un profumo sospetto mi colpì le narici e la paura che mia madre si fosse messa ai fornelli mi investì come un treno.

‘Mamma dimmi che non hai deciso di cucinare!’ urlai disperata, gettando il giubbotto sulla poltrona e dirigendomi in cucina un po’ impaurita e un po’ curiosa.

‘Sei la solita rompiscatole tesoro. Una volta ogni tanto che sono a casa lasciami fare la madre!’ disse sorridente.

Il mio inconscio sorrise tristemente.
Mia madre era una persona molto forte, che nascondeva il terrore e la paura che si portava dietro con un dolce sorriso e copriva le ore insonni, passate a pregare e a piangere, sotto chili di correttore.
Era una donna bellissima e tutti le dicevano che io ero la sua esatta fotocopia.
A queste affermazioni lei sorrideva sempre, fiera che di mio padre avessi ereditato solo il cognome.
Pochi anni prima, era lei il centro di ogni mia maledizione, il centro del mio disgusto, perché se è difficile dimenticare un padre che abusa di te, ancora più difficile è perdonare una madre che glielo permette.
Ma io l’avevo fatto, con una forza quasi sovrumana, perché in quella casa non soffrivo solo io, ma eravamo in due a subire gli schiaffi, eravamo in due a morire dentro.
L’avevo perdonata perché eravamo rimaste sole, con le macerie delle nostre misere vite da rimettere insieme e la consapevolezza che nulla sarebbe stato più come prima.

‘Almeno dimmi che non hai provato a fare il pollo. Sai bene che lo cucini in maniera disgustosa! È più forte di te, non ce la fai, se non fa schifo non sei contenta.’ dissi ridendo, cercando di buttare sull’ironico una situazione che di umoristico non aveva niente.
Il suo pollo era davvero immangiabile.

 ‘Non ti preoccupare, ho semplicemente messo nel forno due cotolette surgelate, rimarrai viva ancora per un po’ cara’ disse facendo una smorfia.
Io intanto sorridevo, ringraziando Dio per avermi concesso quella piacevole grazia.
 
 
 
Quando finalmente mi stesi sotto le coperte bianche, con i piedi doloranti e la pancia piena, tutta la giornata mi si presentò davanti.
Harry, Harry, Harry.
Cosa stavo combinando? Potevo evitarlo? Cosa dovevo fare?
Pensieri confusi mi invadevano la mente, mentre il cuore palpitava tanto da far male. La necessità di sfogarmi con qualcuno mi invase e la paura che non avessi nessuno con cui poter parlare mi fece mordere il labbro.
Un nome però mi venne in mente e il sorriso sul mio volto illuminò la stanza buia, creando un alone di tranquillità e felicità che niente avrebbe potuto scalfire.

Presi il telefono con foga e digitai velocemente queste esatte parole.

 
“ Christine domani puoi venire da me? Devo parlarti, sul serio.”

Non dovetti aspettare molto per la risposta, e mi basto leggere le prime parole per iniziare a ridere dalla gioia.
 
“Merda Margot! Mica già gliel’hai data?!  Sto scendendo ora, non riuscirei a dormire. Spiega a tua madre che stasera ha un’altra ragazza in piena crisi ormonale da ospitare.”



 

Salve bellezze!
Allora come state? Scusate l'immenso ritardo ma come ho già accennato nel precedente
capitolo la scuola mi ha tenuto parecchio occupata.
Passiamo adesso alle cose importanti.
Ci troviamo a casa di Harry, all'incirca qualche giorno dopo il primo bacio ( nel prossimo capitolo se ne parlerà
di più, con lo sfogo di Margot alla sua migliore amica).
Sono stesi sul letto a chiacchiera e vediamo primi gesti di dolcezza da parte della ragazza, ma anche
una grande fiducia da parte di Harry.
Nel pov Margot ho finalmente fatto vedere per la prima volta sua madre, donna forte e carismatica.
Si metterà pro o contro Harry?
Spero vi sia piaciuto:D Voglio ricordare che le parole con affianco * sono citazioni o riprese completamente o rivisitate.
A presto XOXO
  
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