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Autore: Crookshanks_2000    31/01/2014    4 recensioni
Dal testo:
"Un groviglio di persone e animali si presentava davanti ai miei occhi: era pieno di famiglie che raccomandavano i figli più piccoli di fare i bravi, famiglie di genitori babbani che si guardavano intorno timorosi, urli e versi di animali (e anche qualcos’altro che non è evidentemente un animale normale, pensai) ragazzi e ragazze che correvano ad abbracciarsi, dopo aver passato un’estate divisi, e…
“Ehi, attenta!” Mi urlo una ragazza con i capelli bicolore che avevo appena investito, incantata com’ero.
“Oh, sì, scusami…” Mormorai, distratta. Con tutto quel ben di Dio che avevo davanti, dovevo starmi a preoccupare di una ragazza?!"
I personaggi di questa Fanfiction sono realmente esistenti, calpestano la nostra stessa terra e respirano il nostro stesso ossigeno (?) Ok, praticamente siamo io e tutti i miei amici.
Se non si fosse capito, la ff è dedicata a tutti loro.
Enjoy!
Genere: Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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CAPITOLO 1
 

Driiin, suona la sveglia.
Driiin.
Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Non potevo passare una bellissima esistenza nel mondo dei sogni?
Poi compresi che non era una giornata come le altre. Eh, no. Perché stavo per andarmene dalla mia casa Babbana, sì.
Mio fratello, che ha nove anni in più di me, ha già smesso di andare ad Hogwarts da tre anni. L’ho sempre invidiato: lui se ne andava per tutto l’anno a fare magie, e io me ne stavo qui in casa con i miei genitori, a sopportare la scuola e il resto.
Per lo più, trattenere la magia non era facile: sarò finita nei guai almeno un paio di volte.
Da oggi non avrei dovuto più pensarci!
Saltai giù dal letto, rischiando di sfracellarmi sul pavimento. Non ero poi così stabile, la mattina…
Raggiunsi la cucina, in cui mia madre mi aveva preparato delle uova strapazzate per colazione. Quando le guardai, il mio stomaco fece una strana contorsione: non avevo fame, ero troppo emozionata.
“Che fai Jennifer, non mangi? Ti piacciono così tanto le uova, così te le ho fatte per stamani!”.
“Sì, me ne sono accorta…” Mangiai per non dispiacere mia madre, sembrava soddisfatta della sua creazione.
Dopo essermi vestita in fretta e furia, aver portato il baule e infilato a forza dentro  alla trasportina il mio adorato e innocuo gattino che mi aveva appena lasciato due graffi sul braccio destro e tre sul sinistro, pensai di esser pronta per partire.
Ma non potevano mancare gli addii strappalacrime… oh, andiamo, si che potevano mancare, è casa mia!
Salutai mio fratello, il quale mi promise che mi avrebbe sempre fatto sapere di casa con il suo gufo Beren, e poi abbracciai mia madre.
Quando uscii di casa insieme al baule e mio padre tirai un sospiro di sollievo. Non sopportavo quei momenti.
Ero partita alle 8.30, e ci vollero due ore per arrivare a King’s Cross. Secondo l’orologio della stazione, oltrepassai la barriera per il binario 9 e ¾ alle 10.36, dopo aver salutato mio padre che avevo rispedito a casa.
Non era la prima volta che vedevo l’Hogwarts Express, mi era già capitato, dopo i sette anni di mio fratello; ma l’effetto fu un altro.
Un groviglio di persone e animali si presentava davanti ai miei occhi: era pieno di famiglie che raccomandavano i figli più piccoli di fare i bravi, famiglie di genitori babbani che si guardavano intorno timorosi, urli e versi di animali (e anche qualcos’altro che non è evidentemente un animale normale, pensai) ragazzi e ragazze che correvano ad abbracciarsi, dopo aver passato un’estate divisi, e…
“Ehi, attenta!” Mi urlo una ragazza con i capelli bicolore che avevo appena investito, incantata com’ero.
“Oh, sì, scusami…” Mormorai, distratta. Con tutto quel ben di Dio che avevo davanti, dovevo starmi a preoccupare di una ragazza?!
Scossi la testa. Torna coi piedi sulla terra, Jennifer, il treno non sta di certo ad aspettare te.
Afferrai il mio immenso baule, in cui mia madre aveva infilato praticamente tutto il mio armadio e almeno metà bagno, mi sistemai la mia borsa con i miei effetti personali in spalla e montai sul treno, alla ricerca di un vagone vuoto ed appartato.
Girai fra gli scompartimenti sentendomi gli occhi di tutti addosso. Ma qui non c’è veramente nessuno che è da solo come me?
Dopo un po’, arrivai in un vagone in cui non c’era nessuno, o almeno in apparenza. Perché appena mi sedetti in una fila di sedili convinta che non ci fosse nessuno, ed alzai lo sguardo, mi ritrovai davanti una ragazzina che aveva più o meno la mia età, e che mi stava guardando con un sorrisetto furbo in faccia.
“Ciao!”Mi disse, squadrandomi dalla testa ai piedi.
“…Ciao…” Risposi titubante, sistemando la trasportina con il gatto al mio fianco.
“Sei anche tu del primo anno, vero? Io sono Samantha Thompson, ma chiamami Sam” Disse, sorridendomi.
Sorrisi anche io, poi dissi: ” Sam? Perché? Samantha è un bel nome!”
Sam sbuffo. “E’ troppo lungo, e poi Sam sembra un nome da maschio. E’ più figo, non trovi?” Esclamò, ritirando fuori il sorriso furbo. “Piuttosto… tu come ti chiami?” Chiese, fissandomi negli occhi con sguardo curioso.
Esitai. “Jennifer” risposi, cercando di sorridere rassicurante, più per tranquillizzarmi che apparire socievole con lei.
“Jennifer. Jennifer.” Sam ripeté fra se e se il mio nome un po’ di volte, quasi dubbiosa, per poi uscirne fuori con un sorriso a 32 denti. “Jennifer! Sì, mi piace! E di cognome?”
Problema. Brutto problema. Bruttissimo.
“Homlsss” Bisbigliai, interrompendo il contatto visivo che avevo avuto con i suoi occhi.
“Come, scusa? Puoi alzare la voce, mica ti mangio!”
“… Holmes.” Ammisi, abbassando la testa.
“Mmh… Holmes. Jennifer Holmes… ehi, suona bene!” Esclamò, sorridendo guardandomi negli occhi.
“Ti… ti piace?” Alzai la testa, sgranando gli occhi.
“Si! E’ un bel cognome! Mi da un senso di… potenza? Sì, potenza! Potenza ed eleganza!”
Non avevo mai visto nessuno esultare così per il mio cognome. Non mi piaceva dirlo alle persone perché lo associavano tutti a Sherlock Holmes, il personaggio di Arthur Conan Doyle, e le prese in giro erano quasi assicurate.
Lì mi venne il dubbio… anche se a Sam era piaciuto il cognome, era impossibile che non avesse fatto nessun riferimento a Sherlock Holmes, era piuttosto improbabile. L’avrei fatto pure io, se mi avessero presentato una persona di nome Holmes.
Lì mi venne un dubbio… mio fratello mi aveva parlato che esistevano delle distinzioni fra maghi: i Purosangue, i Mezzosangue e i Nati-Babbani. I Nati-Babbani sono maghi nati per caso da due Babbani normali, mentre i Mezzosangue sono maghi nati da un incrocio fra mago e Babbano. I Purosangue sono, invece, maghi che non avevano nessun Babbano in famiglia, tutti maghi di sangue. Non avevano nessuna comunicazione con il mondo Babbano, e quindi non conoscevano molte cose che, per una persona normale, sarebbero parse più che ovvie.
Quindi sarebbe stato più che logico, se…
“Dimmi, Sam” Cominciai, cercando di essere indiscreta. “Hai qualche parente che ha mai frequentato una scuola di magia?”
“Qualche? Tutti! I Thompson sono una famiglia Purosangue da sempre!”.
“Oh… oh.” Bingo.
“Tu invece, Jennifer? Non mi sembra di aver mai sentito parlare di un Holmes, prima d’ora…”.
“Ehm, sì, infatti… sono una Nata-Babbana, sia io che mio fratello.”
Ebbi paura della sua reazione: mio fratello mi aveva raccontato che alcune famiglie Purosangue non sopportava i Nati-Babbani, e così insegnavano anche ai figli.
“Nata-Babbana? Oh, ehm… interessante!” Sam sorrise, quello che doveva essere un sorriso rassicurante. “So quello che stai pensando… non tutte le famiglie Purosangue sono contro i Nati-Babbani, sai? Io non ho niente contro di loro, in generale… Puoi essere Purosangue, Mezzosangue, Nato-Babbano o chissà cos’altro, ma se non ti reggo, mi stai sul cazzo comunque. Non faccio preferenze” Ridacchiò.
Abbozzai un sorriso.
In quel momento il treno fece un fischio, e io mi affacciai al finestrino.
Qualche ragazzo ritardatario faceva le corse per salire sul treno, ma la maggior parte delle persone erano adulti che salutavano i propri figli e urlavano ultime avvertenze.
Sam si sporse dal finestrino. “C’è qualcuno che devi salutare?” Mi chiese, scrutando la folla.
Scossi la testa in segno di risposta. “Sono entrata al binario da sola., preferivo così. E comunque non era la prima volta che venivo.”.
“Ah, giusto, tuo fratello!” Sam si mise sdraiata sulla fila di sedili, incrociando le braccia dietro la testa. “Ti avrà raccontato qualcosa di Hogwarts. In che casa era lui?”
Mi accomodai sul sedile, incrociando le gambe a indiano. “Grifondoro; non è che ne abbia parlato molto, ma sembrava molto orgoglioso quando parlava.”
Sam ridacchiò. “E ci credo!”
La guardai con aria interrogativa. “In che senso?”
“Nulla, lascia fare. Cos’altro sai delle case?”
“Mmh… che ce ne sono altre due, oltre Grifondoro: Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ma non le ha descritte più di tanto… so solo che quando arrivi a scuola una professoressa con uno chignon in testa ti mette sul capo un vecchio cappello da mago che urla a tutti gli studenti la tua casa, scegliendo quale è la più adatta per te, secondo il carattere.”.
“Sì, questo è il riassunto dello smistamento, praticamente. Potrei raccontarti qualcos’altro, ma… è molto più divertente con la sorpresa, non trovi?” Mi guardò con sguardo divertito.
Risposi con un sorriso, ma non con un sorriso normale, una specie di ghigno. “Sì, decisamente più divertente!” Approvai.
“Buttandola giù, a quale casa ti piacerebbe appartenere? A caso, senza pensarci tanto.”
Pensai un attimo. “Credo Grifondoro, mio fratello era veramente entusiasta. Ma anche Corvonero mi ispirava.”
Sam mi lanciò uno sguardo indagatore. “Approvo, anche se a prima vista sembravi più da Tassorosso. Oh, l’apparenza inganna.” Si mise a fissare il soffitto, quasi persa fra dei pensieri.
“E tu, invece?” Azzardai?
Sam sembrò risvegliarsi. “Io cosa?”
“A quale casa ti piacerebbe appartenere?”
Tra gli occhi di Sam apparve uno strano luccichio. “E’ ovvio, no?” Esclamò, balzando su dalla sua posizione. “Serpeverde!”
“Beh, il nome ispira…” Buttai giù con fare divertito.
Sam mi guardo con un’espressione corrucciata. “Quando sarai ad Hogwarts, non farti prendere dai pregiudizi… E’ meravigliosa!”
“Pregiudizi?”
“Oh, niente, lascia fare. Non è importante.” Sorrise, e poi si rimise nella sua comoda posizione.
La osservai bene: era alta più o meno quanto me, forse qualche centimetro più bassa, e anche la corporatura era la stessa, né troppo magra, né troppo Grassa.
Aveva dei lunghi capelli castani che le arrivavano ai fianchi, non completamente lisci, ma non troppo mossi.
Gli occhi erano verdi, ma se li guardavi bene ti accorgevi che intorno alla pupilla c’era una striscia marrone.
Aveva insieme a sé un baule e una gabbia, nient’altro.
Dato che se non era notte non riuscivo mai a dormire, e che Sam mi sembrava troppo persa nei suoi pensieri per disturbarla, decisi di tirar fuori dal mio zaino uno dei libri che mi ero portata dietro, Un ponte per Terabithia, e cominciare a leggere.
Passò un’oretta, ed era ora di pranzo. Mia madre mi aveva dato da mangiare qualche panino, che offrii anche a Sam, dato che sembrava essersi dimenticata il pranzo a casa. Lei mi ringraziò usando dei suoi Galeoni per comprarci dei dolci dalla signora col carrello.
Sbocconcellammo i panini, per poi riempirci subito di Cioccorane, Bastoncini di liquirizia, Api Frizzole, Calderotti di cioccolato, Mou, Lecca Lecca, Zuccotti di zucca, e si divertirono un mondo con le Gelatine tutti gusti +1, con le quali fecero a gara per chi trovasse quella più strana.
 
                                                

***
 
 
 
 
Più tardi, verso le 15, Sam cominciò ad annoiarsi.
“Andiamo, cosa si può fare in un treno? E’ così noioso!” Sbottò, cominciando a sminuzzare tutte le carte dei dolci rimaste sui sedili per la noia.
Sospirai, osservando le valigie sopra di lei, e mi ricordai della gabbia.
“Sam, cosa tieni lì dentro?” Chiesi incuriosita, indicando la cesta.
“Oh… lì? Il mio gatto” Prese la gabbia che rivelò essersi una trasportina con le sbarre, e me lo mostrò. “Si chiama Sauron. Ti piace?”.
In apparenza sembrava un normalissimo gatto nero, ma poi gli osservai sul muso…
Ok, non ne sapevo tanto di gatti, ma ero sicura che non esistessero al mondo gatti con gli occhi rossi.
“Sam, ma cosa…” Balbettai indicando gli occhi del gatto.
“Oh, quelli? Non è niente, da piccola mi divertivo a fare un po’ di esperimenti con degli incantesimi, e volevo fargli diventare gli occhi cangianti. Non è riuscito alla perfezione… ma almeno non è rimasto cieco.”.
Successivamente lanciò un’occhiata alla trasportina, in cui il mio gatto si era placidamente addormentato.
“Jennifer? Non mi hai detto come si chiama lui!” Disse Sam avvicinando il viso alla grata della trasportina, per vedere più da vicino il gatto.
“Oh, lui è Joker. E’ un incrocio fra un persiano ed un certosino, e… ti consiglio di non avvicinarti così tanto, ha degli ottimi riflessi.”.
“E perché mai? Sembra così tenero e tranquillo…. oh, guardalo, si è svegliato! Ma che begli occhioni gialli che ha, e che bei denti affilat… no, aspetta…”.
“Sam, togliti di lì!” Mi alzai spingendo via la faccia di Sam, evitando per un pelo che la zampata di Joker la colpisse in un occhio.
“… Miseria, MA COSA DIAVOLO E’ QUEL COSO?” Disse Sam, guardando con occhi sgranati Joker che la fissava con sguardo assassino.
“Io ho provato ad avvertirti… odia essere svegliato”.
Sam sospirò. “Oh, beh, lo capisco”. Cominciai a ridere, seguita poco dopo da Sam.
In quel momento, la porta dello scompartimento si aprì, rivelando una ragazza con i capelli rasati dai lati, ma con un ciuffo che le ricadeva davanti, e un paio di occhiali scuri e grandi.
“Scusate, ho sentito un urlo… va tutto bene?”
Sam la squadrò. “Sì, tutto bene…”
“Il mio gatto ha appena attentato alla sua vita… sì, tutto a posto!” Sdrammatizzai, indicando Sam.
La ragazza si mise a ridere, seguita da Sam, incuriosita dalla nuova ragazza.
“Comunque io sono Elisabeth Richardson, piacere!” Disse, sorridendo.
Ma sono tutti così socievoli, qui?
“Elisabeth… Richardson? Ma che diavolo di nome lungo è?! … ah, comunque io sono Samantha Thompson, e lei è…”.
“Jennifer Holmes, piacere.”.
Elisabeth mi guardò incuriosita. “Holmes, hai detto?”
Ti pareva.
Elisabeth sorrise. “Come Sherlock Holmes. Bel cognome.”
“Visto, Jen? Te lo dicevo pure io che era un bel cognome! … aspetta, Sherlock cosa?”.
“Sherlock Holmes, un personaggio letterario babbano piuttosto famoso.”
“Babbano? Non conosco molte cose babbane…”
“sei Purosangue, vero? Molti Purosangue non conoscono niente del mondo babbano, praticamente tutti.”.
“E tu o sei una figlia di una famiglia Purosangue alternativa, o sei Mezzosangue” Le dissi, con fare inquisitorio.
Elisabeth ridacchiò. “Già. Sono Mezzosangue, ma mio padre è un Purosangue e si interessa parecchio ai babbani… infatti mia madre lo è. Ma io passo molto più tempo con mia madre che mio padre. Lui viaggia molto, ed è difficile che stia in casa più di un mese. Praticamente ho vissuto da completa babbana fino ad ora.”
Seguirono 30 secondi di silenzioso imbarazzo, durante i quali osservai meglio Elisabeth.
Era qualche centimetro più alta di me e Sam, ma la corporatura era sempre la stessa. I capelli corti erano di un castano chiaro quasi biondo, e aveva la pelle molto pallida.
Gli occhi erano verdi, protetti dalle lenti degli occhiali. Aveva un orecchino rigirato intorno al lobo dell’orecchio sinistro.
“Beh, io ritorno nel mio scompartimento, una mia amica mi sta aspettando…”
“Perché non venite voi due qui da noi? Oppure noi veniamo di là da voi…” Propose Sam.
“Già! Se stiamo tutti insieme è meglio, no?”
Elisabeth non sembrò neanche pensarci troppo su. “Sì, credo anche io che sia meglio” Il suo sorriso si fece più ampio. “Aspettate, vado a chiamare Alex.”.
Quando se ne andò, Sam mi si avvicinò chiedendomi: ” Alex chi?”
“Ma è ovvio, no? La sua amica.”.
“Hai ragione…”
“Senti, non credi sia meglio che ci mettiamo accanto, noi due? Così loro potranno stare vicine, e poi guardandoci negli occhi ci parleremo meglio”.
“Va bene, ma mi sta fatica spostarmi, quindi vieni te qui”.
Sbuffai. “E va bene”.
Poco dopo il mio trasferimento, Elisabeth ritornò insieme alla sua amica Alex. La guardai attentamente, mi ricordava qualcuno…
Poi mi resi conto che era la ragazza coi capelli bicolore con cui mi ero scontrata quella mattina al Binario 9 e ¾ .
Si accomodarono Alex di fronte a me. La squadrai: era alta più o meno quanto me, di corporatura robusta. I capelli le arrivavano al petto ed erano neri dalla radice fino alla metà, in cui cambiavano colore e diventavano biondi fino alle punte. Gli occhi erano marroni, come i miei.
Beh, fra Elisabeth e lei, sono proprio una bella coppia, pensai fra me e me.
Alex stava guardando noncurante fuori dal finestrino, quando ricevette una gomitata da Elisabeth che le faceva segno di presentarsi; io e Sam soffocammo una risata.
“Ehm… io sono Alex Cox, piacere di conoscervi!” Disse Alex sorridendo imbarazzata, per poi tornarsene a guardare fuori dal finestrino.
“… Allora!” Disse Elisabeth battendo le mani, come se volesse attirare la nostra attenzione. Evidentemente cercava di fare conversazione.
“Avete qualche fratello, o sorella, che sono già andati ad Hogwarts?” Chiese, per rompere il ghiaccio.
“Io ho un fratello, Matthew” Risposi. “Era un Grifondoro… i miei genitori invece sono Babbani”.
“Io ho una sorella, ma è un anno più piccola di me, quindi per adesso è ancora a casa…” Rispose Alex, sbadigliando. “E comunque sono Purosangue. Scusatemi, ma ho sonno” Sbadigliò un’ultima volta e poi non la sentimmo più parlare.
Io, Elisabeth e Sam passammo il resto del viaggio a chiacchierare fra noi, giocare e finire i dolci che erano rimasti a me e Sam, ma mi tenni un pacchetto di Gelatine Tutti Gusti +1, non so per quale motivo… semplicemente mi piaceva avere un ricordo per questa prima volta sull’Espresso per Hogwarts.
Ogni tanto ci divertivamo anche a svegliare di soprassalto Alex, facendole paura; è stato divertente vedere come imprecava tutte le volte.
Quando si fece buio, dei ragazzi più grandi passarono nel nostro scompartimento, avvertendoci che tra poco saremmo arrivati a Hogwarts, e che avremmo fatto meglio a metterci le divise.
Quando fummo completamente pronte, il treno cominciò a rallentare, e mi affacciai al finestrino: nonostante il buio, scorsi un grande castello che si stagliava davanti a noi. Rimasi letteralmente a bocca aperta, e se Alex non mi avesse dato uno strattone per avvertirmi di muovermi, credo che sarei rimasta lì tutto l’anno.
Scendemmo dal treno trepidanti. Io mi sentivo come un fuoco che mi partiva dallo stomaco e che continuava su per la trachea fino alla gola; Sam aveva uno strano sorriso in volto, quasi terrificante, e Elisabeth e Alex stavano letteralmente saltando mentre si tiravano i bauli sui piedi.
Una figura si stagliava oltre tutte le teste dei ragazzi: doveva essere Hagrid, il Custode delle Chiavi di Hogwarts. La descrizione di mio fratello corrispondeva: innaturalmente grosso, con una lunga barba e dei folti capelli neri intrecciati fra di loro.
Urlava ripetutamente: ” Primo anno, di qua! Seguitemi!” Nel tentativo di radunarci tutti.
Ci incamminammo dietro di lui, fino a raggiungere un lago, a cui erano ancorate delle barche da quattro posti. Salimmo insieme e navigammo fino al castello.
 

 
Note dell'autrice 

Salve! Allora, come ho già scritto nell'introduzione, in questa Fanfiction non compariranno i veri personaggi di Harry Potter, ma me (Jennifer) e i miei amici, tutti ad Hogwarts. Scriverò dei divertenti avvenimenti che sono veramente accaduti da noi, ed altri inventati.
Ragazzi, se mai leggerete queste righe, sappiate che vi voglio bene. 
Tornando alla storia... beh, siamo al primo capitolo, non c'è molto da dire.
Spero che vi strapperà un sorriso.
Al prossimo capitolo!


Crookshanks
 
 
  
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