Erano passati quattro giorni dal nostro arrivo sull’Isola Esme.
Avevo provato solo una volta a telefonare a mia madre, la sera dopo il nostro scontro/incontro con la tribù ticuna, per chiederle come andasse da loro, non avevo fatto il numero di Edward perché sapevo che mia madre al contrario di mio padre era una pessima bugiarda, come me, e non avrei fatto fatica a capire se mi stava mentendo.
In effetti la telefonata mi aveva lasciato molti dubbi.
Mi aveva liquidato in fretta senza farmi una delle sue strane ramanzine del tipo usa la crema solare (non ne avevo assolutamente bisogno) o stai attenta a non far cadere la bambina … .
Jacob ai miei occhi si mostrava tranquillo, ma sapevo che la sua falsa espressione celava molta preoccupazione specchio della mia.
Tra lui e Nahuel non era nata ancora nessuna rissa, anzi, spesso li avevo trovati mettersi d accordo sui turni di guardia o a parlare della sicurezza di Sarah.
Quest’ultima, a quasi tre settimane dalla nascita, poteva passare benissimo per una bambina di un anno. La sua bellezza, se pur impossibile, cresceva ogni giorno. Il suo sguardo incantatore stregava tutti, il suo sorriso contagiava chiunque gli fosse accanto e più di una volta mi trovai a pensare a quanti sfortunati ragazzi avrebbe spezzato il cuore.
Durante il giorno l’isola ci offriva varie opportunità di svago.
I fondali marini, le cascate, le nuotate con i delfini e altro ancora erano validi diversivi contro l’agonia e la preoccupazione riguardo a casa nostra e ai nostri cari.
A Sarah l’acqua del mare proprio non piaceva e Nahuel restava con lei sulla spiaggia a giocare con le tartarughe mentre io e Jake facevamo i pazzi in acqua.




JACOB.

Erano passati quattro giorni dal nostro arrivo sull’isola e ancora non mi era abituato al caldo pazzesco, anche se non sono molto sicuro se a farmi alzare la temperatura fosse il clima o i bikini molto ridotti che indossava Nessy per fare il bagno.
Non avevamo molti momenti per restare soli e spesso l’avevo trovata a fissare triste il mare. Quindi decisi di provare a distrarla con tutto quello che l’isola ci poteva offrire e contro la mia volontà lasciai ogni tanto la piccola a Nahuel perché la guardasse a vista. Infondo mi sembrava che la combinazione baby sitter - guerriero fosse ottima, ma non lo dissi a Nessy, avrebbe iniziato a preoccuparsi delle mie facoltà mentali.
Quel pomeriggio, stavo per affondarla sott’acqua quando Sarah, seduta con Nahuel a giocare sulla sabbia, emise un urlo.
Tutti e tre la guardammo impietriti, ma lei ne emise un altro ancora, prima di iniziare a piangere.
Io e Nessy ci fiondammo da lei talmente velocemente che all’occhio umano poteva sembrare che corressimo sull’acqua.
Renesmee la prese in braccio. Io e Nahuel le eravamo attaccati.
-Sarah, amore cosa c’è che non va? Ti sei fatta male?- Le chiese.
La piccola ci fissò con sguardo serio e con il suo dono ci fece vedere quello che i suoi pensieri avevano sentito.
-Cazzo!- Urlai.
Nahuel ringhiò e Renesmee chiuse gli occhi stringendosi Sarah al petto.
-Non preoccuparti, nessuno ti farà del male.- Le sussurrò.
Sarah aveva sentito i pensieri maligni di qualcuno avvicinarsi all’isola e quei pensieri di vendetta per aver infranto le regole, carichi di odio e di morte non era difficile pensare a chi appartenessero.
I Volturi.
Una parte di loro, non so comeci aveva scovato e stava per raggiungerci in barca. I  pensieri della bambina si facevano sempre più chiari, di li a poco sarebbero arrivati.
Presi in mano la situazione.
- Nahuel, prendi il medaglione che l’anziano ticuna ci ha lasciato,- Nahuel si fiondò in casa, - Nessy, andrà tutto bene amore, ora ti spiego cosa faremo,- intanto Nahuel tornò stringendo la collana fra le mani proprio come aveva detto l’anziano, - bene, correremo all’interno dell’isola, verso le cascate, pr prendere tempo, poi tu dovrai far vedere con il tuo dono alla piccola se riesce ad allargare il suo scudo a tutti noi.-
Appena terminai di parlare sentii il rumore delle barche in lontananza.
Tutti e tre ci guardammo ed insieme corremmo verso l’interno dell’isola.
Durante la corsa buttai l’occhio su Nessy e Sarah e giurai  a me stesso che nessuno le avrebbe toccate.
Arrivati sulla cima della cascata ci fermammo.
-Sarah, amore, ci proverai? Promesso?- Chiese Nessy alla bambina.
Sarah le sorrise annuendo.
- Cosa?- Chiesi.
-Di provare ad usare il suo scudo su di noi.- Mi rispose Nessy e prendendomi la mano mi mostrò la sua paura e se ce l’avremmo fatta.
La guardai serio e dopo aver annuito le baciai la fronte.
Sarah scattò con la testa verso il lato ovest e noi la seguimmo.
La tensione era alta. Nemmeno gli uccelli volavano più in cielo.
Dalla vegetazione iniziarono ad intravvedersi tre cappucci neri.
Tremante mi spostai dietro un albero e da lupo mi rimisi, ringhiando, davanti a Renesmee.
Nahuel si mise di fianco a me e ci scambiammo uno sguardo complice. Infatti nessuno dei due avrebbe permesso che Nessy o Sarah fosse anche solo sfiorata.
I tre Volturi erano di fronte a noi, a solo qualche kilometro di distanza.
In sincronia si sfilarono i cappucci e … non ci potevo credere! Jane!