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Autore: Ruck_Hooker    31/01/2014    0 recensioni
Fullback è un termine del Rugby. Il Fullback è l'estremo, il giocatore che sta sia in attacco, sia in difesa.
La protagonista di questa storia è Renée, una ragazza che ama divertirsi, specialmente con Katja sua amica e coinquilina. Entrambe amano gli uomini, ma cosa succede ad una ragazza libera quando nel suo cuore rimangono gli occhi ed il sorriso di un uomo?
E' la mia prima storia originale, primissima.
Recensite, vi prego! Così posso migliorarmi, grazie mille a tutti quelli che lo faranno :)
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2

 
«Avanti!» sbraitò l’uomo «Dekker, ti sembrava un placcaggio quello? Non buttavi giù nemmeno mia madre!» le guance dell’uomo divennero rosso fuoco, mentre una gocciolina di sudore gli galoppava giù dalla tempia.
Dekker, un uomo dalle spalle enormi, un collo muscoloso, ma non esageratamente alto, fece cenno di sì con la testa mentre si aggiustava la maglia nera che gli stringeva un po’ troppo il collo.
«Di nuovo» urlò, avvicinandosi alla metà del campo «Crouch!» esclamò, indicando il terreno ed i suoi giocatori obbedirono. La mischia ordinata si formò, le due squadre, una con la canottiera bianca e l’altra con la maglia nera, si guardavano negli occhi, senza toccarsi ancora.
«Touch!» fu il secondo comando ed i corpi si intrecciarono in una mischia unica. Le spalle di ognuno sbatterono contro quelle degli avversari di fronte, con un profondo tonfo.
«Set!» ed improvvisamente tutta la forza delle due squadre si sprigionò. Tutti i giocatori cominciarono a spingere nella speranza di allontanare gli avversari dalla palla. La mischia cominciò a ruotare a causa di una spinta equivalente. I giocatori strinsero i denti, facendoli sprofondare nel paradenti, mentre le spalle cominciavano a bruciare ed i piedi affondavano nel terreno morbido. L’ Hooker, il tallonatore dei neri, calciò la palla avvicinandola ai piedi degli ultimi giocatori. Il Scrum-half, il mediano di mischia, raccolse la palla ed iniziò a correre, dando il via all’azione.
 
Tornati poi in spogliatoio con i muscoli doloranti, il corpo arrossato a causa delle botte, le sopracciglia gonfie, le orecchie calde ed il fiatone, tutti i giocatori si rilassarono sulle panche dello spogliatoio, parlando di com’era andato l’allenamento ed altre cose.
Un uomo si sfilò la maglietta nera, la ripiegò e la lanciò nel suo borsone. Poi si massaggiò una spalla, il corpo ampio e muscoloso era teso e pieno di colpi che andavano sfumando dal blu, al viola, al verde.
«Gevorg, smettila di fare il pensieroso e buttati sotto la doccia così mi presti anche lo shampoo» esclamò Drew, un uomo alto, con pochissimi capelli ed un paio di occhi azzurri che illuminavano il suo viso. Era un uomo particolare, però.
«Shampoo?» sottolineò quell’uomo, con un sopracciglio scuro alzato «ma se non hai nemmeno mezzo pelo in testa!»
«Smettila di mettere i puntini sulle i, dovrò lavarmi anche io, no?» lo rimbeccò l’amico, tuffandosi sotto il getto dell’acqua calda.
Gevorg sorrise prendendo l’asciugamano ed appendendolo alla parete accanto l’entrata della doccia, poi buttò lo shampoo sul pavimento vicino ai piedi del compagno e scivolò sotto il getto della doccia accanto.
Si lavarono per bene poi sgusciarono fuori dalle porte delle docce, liberandole per gli altri compagni.
«Che si fa sta sera?» domandò Drew, mentre ripiegava l’asciugamano e lo buttava nel borsone scuro. Gevorg scosse la testa ed alzò lievemente un angolo della bocca, in un piccolo sorriso «Ormai è già venerdì» rifletté, grattandosi la barba scura che aveva già qualche giorno «discoteca?» propose mentre si rivestiva, indossando una camicia pulita. L’amico fece cenno di sì con la testa prima che un altro compagno gli circondasse le spalle con un braccio e gli battesse una mano sull’addome «ho sentito bene?» esclamò quell’omone mentre sorrideva «discoteca?». Gevorg scrollò le spalle «perché no?» e l’uomo parve illuminarsi «ragazzi, sta sera si scopa di brutto!» urlò voltandosi verso gli altri compagni che scoppiarono in una fragorosa risata. Gevorg sorrise appena, divertito. Non era un uomo emotivo e tanto meno espansivo, anzi. Strappargli un sorriso, uno di quelli veri e belli era una cosa quasi impossibile.
 
Katja non la smetteva di brontolare «andiamo in discoteca, e dai!» piagnucolò, incrociando le braccia al petto. Renée posò il bicchiere sul tavolo e la guardò fisso, alzando lievemente un sopracciglio. Poi sbuffò «e va bene» disse lievemente contrariata. Katja si illuminò e prese un grande sorso dal suo bicchiere di vino «era ora» esclamò.
«Ad una condizione però» cominciò poi Renée, dopo aver sgranocchiato una patatina «che non mi molli con l’amico cesso, come già era successo» e sentite queste parole l’amica scoppiò a ridere, portandosi una mano alla bocca «va bene, lo prometto!» esclamò, attirando l’attenzione della maggioranza delle persone in quel bar. Renée sorrise, pensierosa.
Dopo essere tornate a casa ed aver scelto come vestirsi si ritrovarono presto nella macchina di Alex ed un suo amico.
«Sta sera non bevo» esordì Sam, l’amico di Alex e tutti in quell’auto scoppiarono a ridere, anche lo stesso Sam non trattenne le risate per quello che aveva appena detto. Sam era un tipo strano, amava le donne forse più di se stesso e dio quanto si amava! Se si voleva fare qualche festa lui era la persona giusta da chiamare.
In quattro e quattr’otto arrivarono nel posteggio della discoteca, Alex parcheggiò e tutti e quattro scesero dall’auto. Renée adorava andare in discoteca, soprattutto perché poteva mettersi tutto quello che voleva, essere provocante e non sentirsi a disagio. Renée mise un piede dopo l’altro fuori dalla macchina. I suoi tacchi neri di vernice brillarono mentre i fari di un’auto si infrangevano su quella superficie lucida. Appena trovò l’equilibrio su quei trampoli si sistemò il vestito, abbassandosi lievemente la gonna. Quella sera si mise un tubino nero, aderente con mezze maniche. Ma il punto forte era la schiena, quasi completamente scoperta e da una spalla partivano delle catenine dorate che si allacciavano all’altra, in modo che il vestito non le scivolasse giù. Renée si arrotolò i capelli neri e sciolti tra le mani e se li portò in avanti, tutti su una spalla. Arrivate all’entrata pagarono ed il bodyguard prese ad ognuno una mano, stampando sul dorso una scritta con il timbro della discoteca. All’interno era già un vero e proprio casino, non era nemmeno l’una e già era tutto pieno. Le luci psichedeliche sparavano da una parte all’altra, la musica rimbombava da tutte le parti ed il silenzio era l’ultima cosa che si poteva trovare in quel posto.
«Prendiamo qualcosa da bere» sbraitò Sam all’orecchio della mora che gli rispose solamente con un cenno della testa.
Era incredibile invece come capelli biondi di Katja con le luci brillassero come diamanti mentre quelli di Renée erano così… monotoni.
Le ragazze si portarono verso un tavolo deserto e presero posto su due sedie vicine, aspettando i ragazzi con le cose da bere. Iniziarono a parlare un po’, mentre la musica prendeva possesso del loro corpo ed iniziare a muoversi a ritmo divenne una cosa dovuta da fare. Poi delle risate maschili sovrastarono per un attimo la musica e Renée si voltò, rapita da quelle voci. Poco lontano da lei c’erano dei divani interamente occupati da un gruppo di uomini possenti e veramente grossi. I tavolini bianchi, bassi, davanti ai divani erano stracolmi di bicchieri, boccali mezzi vuoti e bottiglie cadute, mentre delle donne ballavano davanti a loro ed altre si strusciavano addosso ad alcuni uomini stravaccati sul sofà.
Una barista si avvicinò al tavolo delle ragazze e così Renée ne approfittò per chiederle se sapesse chi fossero quegli uomini, «certo» rispose quella tranquillamente, mentre raccoglieva due bicchieri dal tavolo «sono dei giocatori di rugby, fanno parte degli All Blacks» spiegò, tirandosi via la frangetta dagli occhi con un movimento meccanico del capo. La mora le sorrise e quella si allontanò.
Gli All Blacks? Non ci poteva credere. Aveva sempre amato quello sport e sempre idolatrato i giocatori di quella squadra Neozelandese.
Studiò il viso di ogni giocatore, in silenzio, ma solo uno attirò la sua attenzione. Era seduto più o meno al centro del gruppo ed una ragazza era seduta sulle sue gambe. Lei parlava e si muoveva, scompigliandosi di tanto in tanto i capelli e lui la guardava, sorridendo poco. La guardava sì, ma non sembrava che la vedesse. Era come se stesse osservando qualcosa di estremamente lontano che nessun altro riusciva a vedere, a parte lui. Lo sguardo perso nel vuoto si concentrò improvvisamente sul viso di quella ragazza non appena lei gli ebbe passato una mano fra i capelli scuri. Questo doveva averlo infastidito parecchio perché prese la mano di quella e con rabbia la allontanò. Poi lo sguardo dell’uomo noto Renée che lo guardava. Un brivido freddo percorse la schiena della ragazza, «andiamo a ballare!» suggerì quella all’amica, in modo da allontanarsi il più possibile da quell’uomo, da quello sguardo che non portava niente di buono.

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Angolo autrice:
Buonasera! Grazie a tutti quelli che hanno letto il primo capitolo, spero che il secondo vi piaccia e spero con tutto il cuore di trovare qualche recensione!
Grazie a tutti, sarebbero molto utili, almeno in questo modo saprei migliorarmi!
Adesso vi saluto, a presto :))
  
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