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Autore: Kaileena1987    11/06/2008    6 recensioni
Sei personaggi dell'Alchimia del Sangue di Axia descritti dal punto di vista di Kristal Syracuse.
"Strano sangue, il nostro, non mi sarebbe dispiaciuto vederlo colare goccia dopo goccia sulla testa di Chandler; mi chiedo se avrebbe dato fuoco ai suoi capelli oppure se solamente li avrebbe sciolti come burro."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: i personaggi, le scene, i luoghi da me usati appartengono all'Alchimia del Sangue e a Flame di Axia (tranne ovviamente l'appena citato Harry Potter, copyright di J.K. Rowling), io li ho solo presi in prestito per questa breve shot.





Flaming crystal

Kristal

Non c’è niente di peggio di quell’odioso trillare che è la voce di una mocciosa di tredici anni sparata nelle orecchie.
Spostai per l’ennesima volta lo sguardo sul monotono paesaggio che sfrecciava ai lati del treno, un susseguirsi incessante di prati verdi e piccole greggi composte di pecore paffute.
Quella tortura andava avanti da più di tre ore e ormai stavo cominciando ad immaginarmi la ragazzina legata sopra una pira pronta da accendere.
“Senti, Krikri, credi che starei bene se mi lasciassi crescere i capelli come te?”
Krikri.
Ancora
.
Maledetto il momento in cui ha letto il mio nome su quella dannata valigia.
Digrignai i denti e, incrociando le braccia sul petto per impedirmi di bruciarglieli, i capelli, gettai un’occhiata a Lex, seduto davanti a me e assediato dalla tenera nonnina della scocciatrice in miniatura seduta al mio fianco.
La donna stava tentando da più di venti minuti di fargli bere del tè corretto contenuto in un thermos Babbano piuttosto malconcio.
“Su, ragazzo, non fare il prezioso e da’ ascolto a questa povera vecchia. Non c’è niente di meglio di un sorso o due della mia speciale miscela di tè e whiskey scozzese doppio malto per far tornare il colore alle guance.” Alzò la mano scheletrica e con il pollice e l’indice gli pizzicò una guancia, lasciandogli due vistosi segni rossi sulla pelle.
Sì, e non c’è niente di meglio di un sorso o due di whiskey per ammazzarci…
“Ah, ma non ti ho detto il mio nome!”, strillò la ragazzina picchiandosi la mano sulla fronte. “Nicole!” Mi porse la mano, che ignorai.
Onorata.
“Sai, giovanotto, questo non è affatto normale”, mormorò la vecchia Babbana indicando con il thermos le scintille che producevano le dita di Lex schioccando fra loro. Lo faceva sempre quando era nervoso… e facendo così cominciava ad innervosire anche me.
Posai una mano sulla sua, bloccandolo.
“Ma dai, nonna!”, esclamò Nicole guardandolo con due enormi occhioni luminosi. “Saranno gli anelli, no?”
“Infatti, ragazzo, non è mica normale per un giovanotto portare tutta quella ferraglia alle mani”, berciò la donna stringendogli nuovamente la guancia, più forte di prima.
Stavolta una vampa di calore si sprigionò dal corpo di Lex e un acuto grido fece rizzare i peli delle braccia della ragazzina.
Sorrisi.
“Oddio, cos’è stato?”, urlò aggrappandosi alla mia vita con le sottili braccine.
Legna da ardere.
Cominciai a sperare che lo stage di Chandler ripagasse quell’orrido viaggio.

Lex

Silenzio.
Pace.
Grazie al cielo le due scocciatrici erano scese; il treno continuava a far sosta in minuscoli e insignificanti villaggi ritardando ancora di più il nostro arrivo. Non che m’importasse di arrivare o no in orario, ma il sedile bitorzoluto non faceva molto per rendere più comodo il viaggio: ormai avevo la schiena a pezzi.
Scivolai contro lo schienale, aprendo le gambe per non sbattere le ginocchia contro quelle di Lex, impegnato ad osservare attentamente le brune montagne che si stagliavano in lontananza e il sole del tardo pomeriggio che si specchiava nei piccoli laghetti che ogni tanto spuntavano all’orizzonte.
Si moriva di caldo in quel piccolo scompartimento e la situazione non era migliorata dalle tenui fonti di calore che sentivo provenire dai vari vagoni. Ne erano saliti parecchi, di Phyro, ma solo due avevano attirato in modo particolare la mia attenzione… e quella di Lex.
Due piccoli vulcani pronti ad esplodere… chissà.
Sbuffando, portai in avanti il busto, poggiando le mani sulle gambe di Lex e, facendo leva sulle braccia, mi alzai per sedermi a cavalcioni sopra di lui.
Si voltò a guardarmi, in viso un’espressione a metà fra la curiosità e la noia più totale. Annoiato, come me, il viaggio più lungo e tedioso di tutta la mia vita.
Di poche parole Lex, ma non è che in un ragazzo io cerchi la capacità comunicativa di un capo di stato.
No, affatto.
Spostai la mano dalla sua gamba alla nuca, affondandola fra i corti capelli biondi e mi abbassai sul suo viso socchiudendo gli occhi e le labbra. I nostri respiri incandescenti si mescolarono, la mia pelle si bruciò al contatto con la sua; era sempre così con Lex.
Nessuno dei due poteva fare a meno di ardere, entrambi speravamo di morire in un fiume di lava, entrambi gioivamo quando nella foga di un amplesso ci bruciavamo a vicenda.
Una scintilla scoppiò sopra le nostre teste quando lui mosse le braccia per abbracciarmi i fianchi, spingendomi contro il suo corpo; la temperatura all’interno della stanzetta stava vertiginosamente salendo.
E non a causa del sole estivo.
Disturbata da una fonte di calore fin troppo vicina al nostro scompartimento, scossi la testa e gli infilai la lingua in bocca senza troppe cerimonie, crogiolandomi nel suo sapore di fuoco e assaporando la sensazione della sua lingua a contatto della mia.
“Disturbo?”
Aprii gli occhi di scatto e, anche se ci fermammo, Lex continuò a tenermi stretta per la vita.
Dannati scocciatori.
Con la coda dell’occhio notai solo una cascata di corti ricci dorati prima di afferrare al volo la bacchetta e chiudere la porta in faccia alla solita scocciatrice. Phyro… una Phyro con lava che le scorreva nelle vene.
Lex non fece in tempo a riportare la mia attenzione su di lui che la porta già si era riaperta.
Sarebbe stato un lungo viaggio.
Ancora.

* * *

Chandler

Per l’ennesima volta in quindici giorni Salomè era dovuta ricorrere ad immersioni in acqua bollente per salvarsi le mani.
Mi chiedo, in effetti, fino a che punto Chandler spingerà il suo… addestramento; abbiamo notato che nelle ultime due settimane i suoi metodi sono cambiati. Più volte un paio di Phyro hanno rischiato grosso, pare che gli aiutanti di Chandler provino un perverso piacere ad utilizzare il Glacialius contro di noi… o più semplicemente obbediscono agli ordini di un pazzo psicopatico che si diverte a mettere alla prova la nostra resistenza.
La cosa comincia a darmi fastidio, non tanto per gli allenamenti sempre più duri, dopotutto finché riuscirò a scogliere quei cubetti di ghiaccio non ci saranno problemi, quanto piuttosto per le continue lamentele che mi feriscono le orecchie ogni volta che torno in camera.
Non so esattamente cosa si aspettassero i mocciosi da questo addestramento, ma probabilmente non hanno mai fatto più che accendersi e spegnersi davanti ai loro amichetti di scuola per avere un po’ di notorietà.
Ieri sera è toccato a me… ficcata senza troppi complimenti dentro una vasca colma d’acqua gelata con addosso solo un costume da bagno, con davanti Chandler che sbavava come suo solito davanti ad un paio di tette semiscoperte e tre aiutanti più la segreteria, che annotava i miei progressi. Come se ce ne fosse stato bisogno.
Chissà che scopo hanno questi suoi esperimenti. Cioè, un Phyro più di far bollire l’acqua di continuo dopo che un paio di pazzi l’hanno riportata a temperature artiche, cosa dovrebbe fare?
Comincio a sospettare che abbia una sorta di… complesso nei nostri confronti. Nei confronti dei nostri poteri.
Mah… Probabilmente li desidera e non potendoli avere ci tortura.
Se qualcuno ha una definizione più elegante si faccia pure avanti, perché io non ne trovo.
Se a una persona brillano gli occhi quando vede un Phyro prossimo all’ipotermia nessuno mi venga a dire che quella stessa persona è normale.
Tornai in camera con le gambe leggermente fresche; a differenza di alcuni ragazzini a me era andata bene.

* * *

Lilly

Solitamente quando una persona comunica alla propria compagna di stanza di volersi fare una doccia significa che ha voglia di rilassarsi e starsene in santa pace.
Evidentemente questo Lilian non lo sapeva.
Seduta a gambe incrociate sul coperchio del water, blaterava qualcosa a proposito di città distrutte dal fuoco e ossa bruciacchiate.
Alzando gli occhi al cielo per l’ennesima volta, chiusi il rubinetto dell’acqua calda e allungai un braccio al di fuori della cabina-doccia per afferrare un asciugamano.
“Sai che tu e Lex siete strani?”, mi chiese appena uscii coperta solo dal telo di spugna.
“Affari tuoi, vero?”, risposi posizionandomi davanti allo specchio per pettinarmi i capelli già asciutti.
Si divertiva ad impicciarsi della vita altrui, quella ragazza, un giorno qualcuno le avrebbe dato una bella lezione.
E intanto avremmo dovuto sopportarla.
“Ah, ma lo dico per il tuo bene!”, esclamò scendendo dal water e raggiungendomi; fra le mani teneva un paio di lunghe forbici d’acciaio. “Se ogni tanto gli mostrassi un po’ d’affetto…”
Digrignai i denti, litigando con un ostinato nodo che non voleva saperne di sbrogliarsi. “Gli mostro quello che mi pare.”
Attraverso lo specchio notai che i suoi occhi brillavano di malizia. “Prima o poi qualcuno potrebbe rubartelo…”, mi stuzzicò facendo ondeggiare le forbici.
Ghignai al suo riflesso. “Sì, continua a crederci.”
Si portò un dito alle labbra, giocherellando distrattamente con il suo piercing. “Non sembrate innamorati; assomigliate più ad una di quelle vecchie coppie che si sono ignorate per tutta la vita e che a letto…”
“Senti!” Posai con forza la spazzola sul ripiano di marmo del lavandino e mi girai verso di lei. “La vita sessuale mia e di Lex non ti riguarda. Non hai nessun altro da stressare? Non hai la tua nuova fiamma da scopare?”
“Lucas e Salomè sono giù con Chandler, non so quando tornano”, rispose tranquillamente. “E Lex è sotto la doccia.” Gli occhi le si illuminarono. “Ma posso andare da lui!”
Appena si voltò con l’intenzione di lasciare la stanza, la afferrai per lo scollo della maglietta, quasi strozzandola. “Provaci.”
La sentii ridere, cosa che fece fremere i miei nervi già messi a dura prova. “Tranquilla, tranquilla”, sghignazzò alzando le mani in segno di resa, “ti ho già detto che dubito riuscirei a sedurlo. In quello devi essere piuttosto brava."
In tutto. E tu hai fatto in fretta a portarti a letto Potter. Inoltre dovresti smetterla di sollazzarti con i bicchieri a colazione, non vorrei che s’ingelosisse.”
Rise di nuovo, irritandomi. “Dici così solo perché Lex per un pelo si strozzava con la colazione…”
Non prendeva mai sul serio la gente, specialmente Chandler; si divertiva a stuzzicare il bastardo con allusioni lievemente pornografiche, ma non riusciva a capire che prima o poi questo suo comportamento avrebbe potuto crearle qualche problema. Aveva la mentalità di un’adolescente capricciosa e spensierata in un corpo fatto di lava; qualcosa mi diceva che presto si sarebbe bruciata.
Fuoco sovrano, deboli in cenere*… Ma valeva la pena di mettere a repentaglio la propria scintilla per stuzzicare uno come Chandler?
Uno che giocava col ghiaccio tentando di spegnere il fuoco?
Mah.
Vidi che Lilly stava attentamente scrutando i miei capelli, che scendevano dritti fino alla vita. “Piacciono a Lex così?”
“Eh?”
Si arrotolò una mia ciocca intorno a un dito, osservandoli incuriosita. “Perché se così non fosse potremmo anche…” Aprì e chiuse le forbici con un sinistro ‘zac’. “Dare una spuntatina.”
“Ti do io una spuntata alla testa se non le tieni lontane da me”, sibilai afferrandole il braccio.
Gli unici capelli che caddero, quel giorno, furono i suoi ricci biondi.

* * *

Lucas

Aaaah, questa è vita.
Mi stiracchiai voluttuosamente sulle preziose lenzuola di lino che ricoprivano il materasso a due piazze nella stanza che Richard Ashlocke aveva assegnato a Lex e me.
Chissà perché ci aveva accolto nella sua casa piena di Mangiamorte pur sapendo che probabilmente gran parte degli Auror ci stavano cercando per… ridacchiai… tentato omicidio?
Oh, sì, l’avevo letta la Gazzetta del giorno prima. Chandler era scappato chissà dove, infido bastardo, e i suoi esimi avvocati stavano sudando sette camicie a Londra per cercare di salvargli culo e faccia davanti a tutto il Ministero. Non che ci fosse differenza fra le due cose, ovviamente.
Mi osservai con attenzione il polso destro, che qualche ora prima mi era stato fasciato con bende magiche per impedire al sangue di colare da una brutta ferita da incantesimo che mi aveva lacerato la pelle e di conseguenza riempire di buchi il bel pavimento di parquet della camera. Strano sangue, il nostro, non mi sarebbe dispiaciuto vederlo colare goccia dopo goccia sulla testa di Chandler; mi chiedo se avrebbe dato fuoco ai suoi capelli oppure se solamente li avrebbe sciolti come burro.
Intrecciai le mani dietro la testa.
Tentato omicidio. Non male come accusa per chi ha solamente provato a vendicarsi di due mesi di soprusi. Che coraggio quegli avvocati.
Povero, adorabile Potter, chissà che brutta sensazione deve aver provato quando l’hanno rinchiuso in carcere. Sogghignai. E che umiliazione per la sua degna famiglia. Ah, quelli come lui hanno sempre qualcuno che gli guarda le spalle… Come il suo illustre padre, ovviamente. Chissà che effetto fa avere come padre il grande, famoso Harry Potter?
Probabilmente ti fa diventare uno smidollato, sempre protetto e coccolato dalla famiglia e magari anche riverito dagli amici. E dalla fidanzata… quell’anello… diciamo pure che ti sentivi legato, eh, Lucas Potter, proprio nel tuo intimo. Non te ne puoi accorgere, ma è così. Potrebbe essere una catena per il tuo fuoco e tu questo non lo vuoi.
Ma forse ancora non lo sai.
Strofinai le braccia sulle lenzuola lisce, rinfrescandomi la pelle calda.
Povera cara… povera ingenua.
Victoria?
Credere che il tuo ragazzo ti rimanga fedele solo per l’amore che ti porta… Amore.
Lilly era pura lava e il potere cerca il potere.
Non sarebbero mai riusciti a rimanere distanti, dovevano finire per bruciarsi a vicenda per forza.
Bravo Lucas Potter…
“Tu… pensierosa?”
Il bisbiglio ravvicinato di Lex mi colse alla sprovvista e la sua mano bollente sullo stomaco mi distolse dai pensieri.

* * *

Ashlocke

Uomo misterioso, Richard Ashlocke. Ancora non ero riuscita a inquadrare il suo strano interesse per Lex, ma probabilmente nemmeno quest’ultimo ne era a conoscenza.
Ora Lex se ne stava chiuso nei sotterranei con il nuovo membro della nostra piccola comunità; mi ha detto solamente che si chiama Sadorn.
Ero comodamente stravaccata sul divano intenta a leggere la Gazzetta, quando all’improvviso mi accorsi di non essere più sola.
Il padrone di casa mi stava fastidiosamente fissando dallo stipite della porta. “Hai voglia di farti un giro?”, mi domandò avanzando di qualche passo.
Alzando sorpresa un sopracciglio mi misi seduta: in due mesi di convivenza mi aveva rivolto la parola sì e no due volte. “Un giro… dove?”, risposi incrociando le braccia sul petto.
“Mai sentito parlare dell’Azmodeus Club?”
“No, dovrei?”
“Ah, non so, non è il posto adatto per una bella ragazza.”
“E allora perché mi ci vuole mandare?”
Viscido come un serpente, sì, ma rincorreva il potere come non avevo mai visto fare da nessuno.
O quasi.
Sarebbe stato un ottimo Phyro, credo.
C’era qualcosa in lui che mi ricordava tremendamente Lex, ma non avrei saputo dire cosa.
Probabilmente mi stavo sbagliando, ma…
“Pensavo ti avrebbe fatto piacere uscire all’aria aperta.”
“Oh, è davvero molto premuroso da parte sua, ma non mi prenda in giro. Perché non l’ha chiesto a Lex?”
Dubitavo fortemente che me lo avesse proposto dispiaciuto per la mia forzata inattività. Non ci avrei creduto nemmeno se me lo avesse giurato, non era tipo da certi slanci caritatevoli.
Semplicemente, voleva che io facessi qualcosa per lui. E basta.
“Non mi sembra il caso di mandare Lexus. Fuggirebbe. Si farebbe arrestare. Tutti cercano i responsabili dell’attentato a Chandler, ci sono stati molti feriti.”
Feci spallucce.
Però nessuno diceva che l’esimio lord Chandler ci aveva torturati, che un Phyro era morto congelato e che alcuni di noi non avrebbero più potuto bruciare.
No.
Comunque le sue parole erano interessanti, si preoccupava per Lex come una chioccia col suo pulcino preferito.
“E io no.”
“Tu no.”
“Cosa le fa credere che non ne approfitterei per andarmene?”
“Credo tu sia abbastanza intelligente per non abbandonare qui Lexus…”
Intelligente? Parlava per enigmi quell’uomo.
“Ah, sì?”, chiesi alzando un sopracciglio. Era un po’ troppo sicuro di sé. Certe volte è una brutta cosa.
Ashlocke annuì. “Ho bisogno che ti occupi di una cosa per me. Una taglia.”

* * *

Sadorn

Questa poi.
Incrociai le braccia sul petto, osservando attentamente lo strano essere che da ormai qualche tempo aveva attirato l’attenzione di Lex e di Ashlocke.
Richard si era incazzato come una bestia quando aveva scoperto che aveva portato fuori Lex senza avvertire nessuno, ma poi una strana elettricità mi aveva fatto rizzare i capelli sulla nuca e lui si era subito azzittito.
Bene, almeno a questo mondo esiste qualcuno in grado di tappargli la bocca.
Doveva smetterla di rompere le palle, ci teneva rinchiusi per il nostro bene in questa dannata casa da più di due mesi; ma più che ospiti sembravamo carcerati.
Il tipo nuovo… Sadorn… era assai anormale. Per la maggior parte del tempo sembrava perso nei suoi pensieri, poi all’improvviso si rianimava blaterando di diamanti o cose simili, e infine i suoi occhi trasparenti si posavano su Lex… quasi schernendolo.
A sua volta Lex era molto interessato al nuovo amico, forse perché sentiva in lui un qualche oscuro potere che lo chiamava.
Per conto mio… sembrava solo un tipo un tantino fuori di testa con qualche problema di personalità multipla.
Mi accorsi che il tipo aveva spostato quei suoi strani occhi bianchi su di me; mi stava fissando.
Un’inusuale sensazione di disagio mi attraversò il corpo, facendomi rabbrividire. Era molto, molto strano, quel tizio, avrei dovuto starci attenta.
Lex attirò nuovamente la sua attenzione, e la sensazione gelida svanì dalla mia mente ma non dal cuore… e lì rimase fin quando non tornai in camera.


FINE










* Dall'Alchimia del Sangue

   
 
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