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Autore: Water_wolf    01/02/2014    7 recensioni
Tutti conoscono Percy Jackson e Annabeth Chase. Tutti sanno chi sono. Ma ancora nessuno sa chi sono Alex Dahl e Astrid Jensen, semidei nordici che passano l'estate a sventrare giganti al Campo Nord.
Che cos'hanno in comune questi ragazzi? Be', nulla, finché il martello di Thor viene rubato e l'ultimo luogo di avvistamento sono gli States.
Chi è stato? No, sbagliato, non Miley Cyrus. Ma sarà quando gli yankees incontreranno il sangue del nord che la nostra storia ha inizio.
Scritta a quattro mani e un koala, cosa riusciranno a combinare due autori non proprio normali?
Non so bene quando mi svegliai, quella mattina: so solo che quel giorno iniziò normale e finì nel casino. || Promemoria: non fare arrabbiare Percy Jackson.
// Percy si diede una sistemata ai capelli e domandò: «E da dove spunta un arcobaleno su cui si può camminare?» Scrollai le spalle. «L’avrà vomitato un unicorno.» «Dolcezza, questo è il Bifrost» mi apostrofò Einar. «Un unicorno non può vomitare Bifrost.»
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Annabeth Chase, Gli Dèi, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Nord'
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Rischiamo di morire tutti, di nuovo

♣Annabeth♣
 
Di norma, ci si ritrova una copia di se stessi davanti unicamente allo specchio. Solo che eravamo nell’Hellheim, in pieno territorio nemico, e non c’era possibilità di rimirarsi attraverso un vetro. Quindi, l’unica spiegazione possibile per cui una sosia di Astrid le stesse di fronte, era che fosse scattato qualche tipo di incantesimo norreno. Oppure… oppure, Astrid non era l’unica figlia di Hell. Nell’istante  in cui lo realizzai, l’incappucciata parlò.
«Sorpresa!» ci prese in giro. «Vi ricordo qualcuno?»
Era più alta di Astrid di qualche centimetro, ma aveva gli stessi lineamenti, lievemente più affilati, ed emanava una sensazione che metteva in allarme tutti i miei sensi.
«Chi sei?» chiesi, nonostante avessi già i miei sospetti.
La ragazza mi sorrise, maligna. «Spiega la tua teoria, figlia di Atena, so che ne hai una.»
Mi sentii punta intimamente. Aveva l’aria di chi si crede superiore, che pensa di conoscere i segreti di tutti ed essere talmente intelligente da manipolare le persone tramite essi. Strinsi la presa sul pugnale, scrutandola profondamente. Avvertivo gli occhi di Percy puntati su di me.
«Tu sei una figlia di Hell» dissi, la gola secca, «e sei la sorella di Astrid.»
«La gemella, di due minuti più grande» precisò. «Contenta di non essere più sola e unica al mondo, sorellina?» domandò, assumendo una sfumatura odiosa.
Mi sentii una stupida, un’emerita idiota a non aver vagliato prima quella possibilità. Avevo dato per scontato che ci fosse una sola figlia di Hell, come Nico era l’unico di Ade, visto che era estremamente difficile sopravvivere al di fuori del Campo.
Era l’errore più grosso e imbecille che una figlia di Atena, votata alla ragione, potesse fare. Se mi fossi fermata a riflettere seriamente sui fatti, forse avrei potuto evitare quella sorpresa, partire avvantaggiata. Astrid stava tremando, ma la sua risposta fu acida e la sua voce ferma.
«Tu, brutta figlia di puttana, stai mentendo» sputò, facendo per scagliare una mezzaluna contro di lei, mirando a staccare la testa.
L’altra fece un rapido gesto col polso, portando la sua strana spada a qualche millimetro dal petto di Alex, minacciando di trafiggerlo. Scosse il capo, facendo ondeggiare il capelli. Se non fosse stata una subdola nemica, avrei giurato che stesse prendendo corsi di recitazione apposta per perfezionare la sua posa affranta.
«Non farlo, o lui muore» sentenziò. «E gradirei che mi chiamassi col mio nome, Kara, e non insultassi nostra madre.»
«Sono una guerriera, non una ragazzetta che ispira a diventare Miss America con lezioni di bon ton» replicò, secca. «Puoi andartene all’Hellheim, Kara
Kara rise, sguainata, rischiando di aprire uno squarcio sulla pelle di Alex.
«Ci sono già, sorellina, è casa mia.»
«Be’, potevi anche disturbati a pulirla dalle ragnatele, visto che ci vivi» intervenne Percy, interrompendo quella pericolosa rimpatriata.
Ti prego, non farti ammazzare, Testa d’Alghe, invocai silenziosamente, scoccandogli un’occhiata di sfuggita. Leggendo il suo linguaggio del corpo, potevo intuire che fosse spaventato e stupito in buona dose, ma tentava comunque di apparire sicuro di sé.
Kara gli rivolse un sorriso.
«Audace, figlio di Poseidone» si complimentò. «Peccato che, però, abbondino i maggiordomi. Loro sono ansiosi di conoscervi.»
Si concentrò, schioccò le dita e un rumore di ossa contro ossa si levò all’improvviso.
«Non mi piace…» sussurrai, mettendomi in posizione di difesa, i muscoli tesi.
A giudicare dal suono, decine di persone si stavano dirigendo a passo di marcia verso di noi. Immaginare le loro intenzioni non era difficile, dato che tutti volevano uccidere i semidei, alcuni in particolare. Mi affiancai a Percy, che si guardava intorno con ansia.
Gli scheletri ci raggiunsero presto, circondandoci, pronti a trafiggerci al minimo movimento o tentativo di raggiungere Mjiolnir. Erano simili a quelli che poteva evocare Nico, con tute militari di varie epoche – Napoleonica, Fascista, Rivoluzione Francese-, e armati con le armi più disparate. Ci fissavano con le loro cavità vuote, attendendo ordini dal loro comandante.
«Ora, prima che i tuoi amichetti ci facciano fuori, ci racconterai la tua triste storia, vero?» fece Einar.
«Perché dovrei averne una?» domandò Kara, studiando il figlio di Loki, valutandolo da capo a piedi.
Il ragazzo scrollò le spalle.
«Tutte le gemelle malvage hanno una triste storia, ed è nella vostra natura raccontarla a chi volete uccidere, anche se non gli interessa affatto.»
Forse Einar guardava troppi film, nel tempo libero, ma era un ottimo modo per guadagnare tempo. Se dovevamo uscire da lì vivi, ci serviva un piano. Sicuramente, questo implicava fermare gli scheletri prima che fosse troppo tardi e non far arrivare Hell in persona. Nel caso fosse successo, saremmo stati tutti spacciati.
«Se proprio insisti» sospirò, girando attorno ad Alex, tenendolo sempre sotto tiro.
Lo punzecchiò con la lama, sfidandolo a muoversi, così da trafiggerlo sul posto. Astrid la guardava con sguardo di fuoco, stringendo così forte le mezzelune che la circolazione non fluiva nelle sue mani.
Rivolse una breve occhiata ad Alex e, nonostante la sua vita fosse stata sconvolta, il sopra spostato in basso, sembrò dirgli “non preoccuparti per me, pensa solo a sfruttare il momento migliore per uscire dal tiro della sua spada”.
Percy sussurrò al mio orecchio: «Qualche piano geniale, Sapientona? Ci farebbe comodo.»
«Ci sto lavorando» replicai. «Spero che Nico riesca a controllare i non-morti.»
Intanto, Kara stava decidendo da dove iniziare a raccontare la sua triste storia. Quando trovò il punto adatto, i suoi occhi si illuminarono e lei smise di gironzolare.
«La mia nascita – e quella di Astrid, ovvio- è stata inaspettata. Gli Dèi sono sempre stati diffidenti nei confronti di Hell, così come in quelli dei loro figli, e, se possibile, preferiscono che non ce ne siano molti. Però, è difficile venire a sapere di una gravidanza, quando una dea ha un intero regno semi inaccessibile dove nascondersi.»
«Piccoli prodigi» commentò il figlio di Loki, sarcastico.
«Einar» ruggì Astrid, zittendolo all’istante.
Gli scheletri non si muovevano, ancora in attesa. Dietro tutti i loro crani bianchi, la luce che emanava il martello di Thor li rendeva lucidissimi. Con lo sguardo, cercai una possibile via di fuga, mentre Kara riprendeva, per nulla turbata da quell’interruzione.
«Alla fine, Odino scoprì Hell e le ordinò di consegnare la figlia. Sperava che, se portata al Campo Nord, all’età giusta, sarebbe stata fedele agli Dèi. Ma non sapeva che di figlie ce n’erano due. A dire il vero, nessuno lo sa» precisò. «Comunque, ad Astrid toccò di vivere alla luce del Sole, godendosi le amicizie, il gelato e tutto il resto.»
Alla parola “amicizie”, Astrid borbottò qualcosa unito a un insulto.
«Io, invece, venni alleva nell’Hellheim, sotto gli insegnamenti della dea in persona. Conosco segreti che non potete nemmeno immaginare. In questi sedici anni, trascorsi nella solitudine e nel lavoro, ho passato le mie giornate a pregare che arrivasse il momento adatto per mettere in mostra le mie abilità. Non ho dovuto poi attendere molto.»
Individuai una galleria per puro caso. Una colonna di non-morti sembrava provenire da un unico luogo, quasi fosse il corpo di un serpente, e notai la curvatura della galleria grazie alla luce emanata da Mjiolnir. Come avremmo fatto a portare fuori un oggetto così grande e prezioso, quando non eravamo nemmeno sicuri di riuscire a uscire noi?
«L’avevo detto, io: le gemelle malvage hanno sempre una triste storia da raccontare» concluse Einar.
Kara lo liquidò con un gesto della mano. Ritornò a puntare la sua spada sul torace di Alex.
«Abbiamo già perso abbastanza tempo» tirò le fila.
Percy mi gettò un’occhiata speranzosa, cui risposi con un cenno del capo.
«Niente spiegazione illuminante sul perché mi vuoi ammazzare? Di solito, nei film d’orrore, le ragazze strillano sempre “non lui! È troppo bello!”»
«Mmh» rifletté Kara. «Penso tu sia abbastanza bravo per ascoltarmi mentre combatti per la tua vita.»
«Sono dislessico e ho un disturbo dell’attenzione» si lamentò Percy, quasi facendo il broncio.
«Te la cavera-» non finì la frase, perché Alex si gettò a terra e la colpì alle caviglie facendola cadere.
Kara rotolò via, sottraendosi all’affondo del semidio, rialzandosi in piedi più in là.
Ci guardò, furiosa, prima di annunciare: «Non-morti, attaccate!»
 
♦Astrid♦
 
L’idea di avere una sorella non era poi così male. Era quasi rassicurante sapere che non ero sola, che c’era qualcuno come me, che non ero l’unica a cui era toccato un misero destino. Peccato che mia sorella stesse cercando di uccidermi e fosse anche parecchio stronza.
Questo, però, non limitava le sue doti di combattente, dato che riusciva a tenere a bada egregiamente sia me che Alex. Certo, con un esercito di scheletri ai suoi piedi, era fortemente spalleggiata. Percy, Annabeth, Einar e Nico erano occupati con loro, nel tentativo di non essere sommersi dalle loro forze. Mjiolnir era un miraggio nella sala, così vicino eppure irraggiungibile.
L’avevamo trovato, avevamo quasi completato l’impresa, e non mi sarei permessa di fallire quando l’obbiettivo era a portata di mano. Prima, però, era necessario eliminare il problema più grosso: mia sorella. Kara si destreggiava nell’arte della scherma, non limitandosi unicamente a parare, ma sferrava anche offensive temibili. Alex stava sfruttando tutte le sue abilità, la fronte imperlata di sudore, lo sguardo fisso su Kara.
Quando la sua spada e quella di mia sorella si scontravano, nascevano scintille. O forse era lo stesso ragazzo a far scoppiare elettricità; il pensiero di essere stato messo in scacco doveva avergli dato parecchio sui nervi. In quanto a me, non sapevo se stessi combattendo per i miei ideali, la rabbia o la disperazione, oppure tutte le tre cose insieme.
Le mie mezzelune venivano deviate della sua spada biforcuta, raggiungendo poche volte il bersaglio, che si scansava prontamente. Ero riuscita tagliarle la cordicella che le teneva su il mantello, l’avrei quasi ferita, se non si fosse abbassata così prontamente.
Alex era certamente più abile, ma stava avendo comunque delle difficoltà. Coordinando gli attacchi, riuscivamo a colpire e a proteggerci a vicenda dagli scheletri che ci raggiungevano, minacciando di farci fuori alle spalle.
Stavamo combattendo in circolo, spostandoci come danzatori di valzer per l’ambiente, ma Kara ci allontanava con tutte il sue forze da Mjiolnir. Quando aveva tempo di riprendere fiato, spiegava una parte della storia sul furto del martello di Thor. Doveva gridare, tanto era forte il frastuono.
«Mettere in discordia gli Dèi e indebolire Thor!»
Fendente che l’avrebbe decapitata.
«Far pensare a Loki e seminare zizzania!»
Affondo che rischiò di trapassarle la milza.
«Lasciare che gli Dèi si distruggano con le loro stesse mani, godendosi lo spettacolo!»
Una ciocca di capelli recisa.
«Riuscire a rivalersi!»
Spada e mezzelune fermate a metà strada dal suo petto.
Quando ebbe finito, o fu stufa di elencare le varie ragioni, chiuse la bocca e divenne ancora più temibile. Evitai un colpo diretto all’occhio, spostandomi di lato e, mentre Kara si occupava di Alex, mi diede un calcio nelle costole.
Mi schiacciò a terra, dove rischiai di essere calpestata dagli scheletri. Strinsi i denti, ignorando il dolore al petto, evitando di essere trafitta da lance o pallottole un centinaio di volte. Qualcuno mi tirò su, uccidendo poi un non-morto.
«Tutto bene?» domandò Percy, accostandosi alla mia schiena.
Aveva la maglietta incollata alla pelle e i capelli si erano appiattiti per via del sudore. Gli occhi rilucevano di un brillio folle.
«Starò bene quando sarò di nuovo figlia unica!» replicai.
Lo sentii ridere, mentre conficcavo una mezzaluna nel corpo di uno scheletro. Ci saltai sopra, sfruttandolo prima che crollasse a terra, e raggiunsi quello successivo. Camminai sulle teste, le spalle, calpestando nasi e sfruttando le orbite vuote come appigli. Erano scivolosi e non offrivano un ottimo appoggio, ma erano talmente tanti che potevi farti strada sopra quel fiume di teste.
Arrivai ad Alex col fiatone, ma lui era troppo concentrato per arrischiarsi a guardarmi. Doveva pensare alla sua salute, non alla mia. Concentrandomi, ordinai allo scheletro su cui mi reggevo di avvicinarsi, ma quello non mi ascoltò. Sembrava sordo al mio richiamo, come se le mie parole non fossero quelle di una figlia di Hell. Non avevo mai provato a evocare spiriti o non-morti, ma se ci riusciva Kara, dovevo farlo anch’io.
Tuttavia, i miei sforzi furono inutili. Quando un fendente costrinse Alex in una postura proibitiva, diedi un calcio in faccia al mio scheletro-cavalluccio, costringendolo a forza ad avvicinarsi a mia sorella. Stava per attaccare ancora, ma io le saltai addosso.
L’impatto non fu per nulla morbido. Kara sembrava avere ossa di acciaio, altro che pelle liscia e morbida. Perse la spada, schiacciata a terra dal mio peso, però non sembrava intenzionata a rimanere disarmata a lungo.
La sua gamba si attorcigliò alla mia, e mi sbatté al suolo violentemente, rivoltandomi a pancia in su e ponendosi sopra di me. Le sue ginocchia mi bloccavano il respiro, il sangue che le colava da una guancia sporcò l’incavo del mio collo.
«Tentativo inutile, sorellina» sibilò. «Hell sta arrivando e questo esercito non si fermerà finché non ricaccerete nella terra ogni singolo soldato.»
Colsi un’ombra.
«Sai cos’altro sta arrivando?» feci io, sfidandola con gli occhi.
Kara mi squadrò confusa. Seguì il mio sguardo, che era puntato alle sue spalle.
«Un bel sonnellino!» esclamai.
Si girò, e il pomello della spada di Alex la colpì duramente in fronte. Ricadde in fianco a me, un taglio profondo all’altezza delle sopracciglia, da cui era già iniziato a riversarsi sangue.
«Speriamo sia eterno» commentò Alex, tirandomi su con una sola mano.
Un mare bianco fremette alla perdita della loro comandante, ma, invece di fermarsi, si infuriò ancora di più. Indicai Mjiolnir col mento.
«Prendilo, io chiamo gli altri» dissi.
«PERCY!» gridai. «ANNABETH!»
Strillai i nomi di tutti i compagni fino quasi a perdere la voce, ma funzionò. I ragazzi si ritirarono verso di noi, ricostruendo il gruppo. Il martello di Thor brillava nelle mani di Alex, che riusciva a sostenerne il peso solo grazie alle fascette d’oro dei tre dèi. Emanava potere, la sua aura bastava a incutere terrore.
Nico vacillò, e Percy lo afferrò al volo. Il ragazzino rifiutò il contatto, mettendosi in piedi da solo, ma era solo grazie al figlio di Poseidone se riusciva a stare eretto.
«Sto bene» protestò.
Ma non era vero. Uno squarcio si apriva sui suoi jeans, neri di sangue, all’altezza della coscia destra. Percy inorridì.
«Usciamo di qui» ordinò, come se avesse la gola secca.
«Là, c’è una galleria» intervenne Annabeth, indicandola con il pugnale. «Muoviamoci.»
Percy si mise il braccio di Nico al collo, sostenendolo nella fuga e difendendo se stesso e lui con Vortice. Ci facemmo strada a fatica, eliminando scheletri il più velocemente possibile. Ma quelli non erano così stupidi, oppure erano stati ben istruiti, perché si concentrarono subito sulla galleria.
Quando passammo sotto l’arco che ne segnava l’inizio, si erano riorganizzati e stavano convergendo in plotoni verso di noi. Spingemmo Percy con Nico al centro, lasciando Einar e Annabeth di retroguardia, mentre Alex ed io stavamo in punta. In quello stato di tensione, era difficile concentrarsi per localizzare quella via nella mappa sotterranea dell’Hellheim.
Correvamo, ma gli scheletri erano veloci e insensibili alla fatica. Ci raggiungevano da dietro e sbucavano in gruppi da altre gallerie, sbarrandoci la strada. Ogni battaglia mi lasciava col fiato sempre più corto, le gambe più pesanti, i piedi come macigni. Ma non potevamo fermarci, altrimenti saremmo morti.
E l’idea che Hell, mia madre, ci fosse alle calcagna… Rabbrividivo. Lei sì che mi spaventava nel profondo. Non le sarebbe importato nulla della nostra parentela, se le intralciavo i piani.
Qualcosa mi afferrò la caviglia, trascinandomi a terra. Sbattei il mento, e la mia vista si riempì di luci colorate. Sentii qualcuno muoversi sopra di me, e la presa sulla gamba si allentò fino a scomparire. Con un gemito, forzai le braccia e mi tirai su. Sbattei le palpebre, tastando con la lingua un taglio sul labbro.
Il sapore rugginoso del sangue mi invase la bocca. Alla mia sinistra, un tunnel si univa a quello che stavamo percorrendo. Avvertii una sensazione sottocutanea, e fui certa che quella strada ci avrebbe portato fuori.
«Di qua!» incitai.
Una scintilla di speranza si accese nel gruppo. Percy trascinò Nico nella galleria, seguito a ruota dagli altri. Annabeth aveva un’aria stravolta, i capelli ricci che sfuggivano da tutte le parti. Einar era stato ferito a un braccio, ma non sembrava grave. Guidai i miei compagni attraverso il tunnel, sicura che ci avrebbe condotti al Bifrost, nonostante le pareti riproducessero il passo dei soldati scheletro.
Presto, non fu la roccia a rimandarci indietro quel suono inquietante, perché avevamo l’esercito dietro di noi. Svoltammo a destra, e la luce mi investì. Quando fui in grado di vedere di nuovo, un ramo del ponte arcobaleno era davanti a me.
Percy incespicò verso di me, con Nico che ormai faticava a tenere gli occhi aperti. Quanto sangue aveva perso? Non volevo pensarci. Einar era troppo stremato per fare una battuta di qualsiasi genere. Alex emise un brontolio, affianco a me.
«Dritt» imprecò. «Non si fermano.»
Non c’era bisogno di specificare a chi si riferiva, lo sapevamo benissimo. I non-morti erano a una centinaia di metri da noi, il frastuono della loro marcia e delle loro armi era assordanti.
«Indietro» ordinò Alex.
Ritrasformò la spada, riponendosela in tasca. Impugnò con forza Mjiolnir, stringendo le dita attorno all’impugnatura, cui erano legate strisce di cuoio.
«Che vuoi fare?» la mia domanda si sovrappose a quella di Annabeth.
Gli scheletri erano sempre più vicini, e Alex andò loro incontro a testa alta. Aveva assunto quella postura da cavaliere che non sapeva di avere. Bloccò le nostre obiezioni, avanzando ancora di qualche passo. Sollevò il martello.
«Indietro!» intimò, il tono che non ammetteva discussioni.
I “se” e i “ma” mi morirono sulle labbra. Allungai un braccio verso di lui, senza raggiungerlo. I non-morti stavano arrivando al Bifrost. Non mi allontanai. Percy era di qualche passo più avanti di me.
Alex caricò il colpo, ruggendo per lo sforzo, calando l’arma.
Il martello si abbatté sul pavimento, creando enormi crepe e provocando un terremoto. Esplose un fulmine, che mi accecò.
Mi sentii schiacciare a terra, scaraventata al suolo da una forza impossibile da contrastare. Mi dolsero i timpani, le orecchie si riempirono del tipico fischio di quando un oggetto elettronico non funziona. L’aria era talmente calda che sembrava potermi bruciare la pelle. Avrei gridato, se avessi avuto voce.
Mi rannicchiai in posizione fetale, pregando che tutto questo finisse. Quando l’interferenza dell’udito cessò, aprii gli occhi. Mi pareva di essere su un campo su cui erano esplose mine, con buchi di missili e i mattoni del Bifrost crepate.
Riuscivo a vedere i capelli biondi Annabeth ricoperti di terra, il coltello scivolatele via dalle mani. Cercai di mettermi in piedi, ma ricaddi a terra. Mi facevano male tutte le ossa.
Ricordai a me stessa che cosa fosse accaduto e, quando realizzai, spalancai gli occhi.
Gattonai verso l’entrata della galleria, le braccia che tremavano e reggevano stento il mio peso. I capelli mi coprivano in parte la visuale, ed erano coperti di polvere e terriccio. Le mie mani incontrarono un corpo, e i miei polpastrelli lo riconobbero. Sentii le lacrime pungere dietro gli occhi.
No.
Indugiai sulla riccia chioma di Alex, ne percorsi i lineamenti. Aveva gli occhi chiusi. Strisciai accanto a lui, cercando la sua mano. La trovai e la strinsi, portandomela al petto. Il suo corpo era inerme.
No.
Appoggiai l’orecchio al suo torace, cercando il battito del cuore. Niente. Silenzio totale. Mi accorsi di stare piangendo solo quando il sapore salato delle lacrime mi invase la bocca. Lasciai ricadere la sua mano, accasciandomi sul suo corpo esanime. Sentivo le forze scivolare via, alla stessa velocità con cui scendevano le mie lacrime.
Ti prego, Alex, non morire. Non morire.

koala's corner.
Ritornano questi folli aggiornamenti notturni - o dell'alba, visto che mezzanotte è già passata. E tornano anche i cliffhanger, che non ci abbandonano mai.
Mi sento crudele? Sì, molto, e mi piace *evil laugh* Stravedo quando posso scrivere questo genere di bastardate alla zio Rick LoL
Scopriamo l'identità segreta della ragazza del mio scorso capitolo, che è la sorella gemella malvagia di Astrid!
E' un po' un luogo comune, lo dice pure Einar, ma spesso le soluzioni più semplici sono quelle che si adattano meglio^^ Cogliete i suggerimenti Percico, perché Nico doveva appoggiarsi a Percy. Chi altro potrebbe salvarlo? *ammicca*
Era quasi impossibile coglierla, i tuoi scleri trovano sempre la via.
*mumble* Già, vero. Spero che il combatimento sia risultato abbastanza dinamico e che il capitolo vi sia piaciuto, così come che questo "non morire" vi stia mandando in crisi. Forse esagero hahah
Notte a tutti, alla prossima!

Soon on Sangue del Nord: POV Percy, la situazione trova la sua svolta ma niente spoiler! xD
  
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