CAPITOLO 38.
La sirena dell’ambulanza rimbombava nelle mie orecchie insistentemente, mentre stringevo con mano tremante la mano insanguinata e fredda di Harry. Mille domande mi vorticavano in testa, tra cui quella più importante: sopravvivrà? Sapevo che era questione di minuti, forse secondi, in quell’arco di tempo tra il locale e l’ospedale si decideva cosa ne sarebbe stato della sua vita.
Dopo un tempo infinito arrivammo all’ospedale, i medici che erano già stati avvertiti del nostro arrivo scesero velocemente le scale che li separavano dal mezzo di soccorso e si avvicinarono alla barella. In un attimo Harry stava percorrendo il corridoio, in stato di incoscienza, io ero con lui e correvamo verso le sale operatorie. Arrivata alla porta la mia corsa terminò, soltanto il personale era autorizzato a passare, misi i palmi delle mani sui vetri e continuai a guardare dentro fino a quando non mi raggiunsero anche gli altri ragazzi e in quel momento non ce la feci più a reggere: piansi senza controllo per una mezz’ora buona per poi accasciarmi senza forze tra le braccia di Liam, che tentava di sorreggermi meglio che poteva. Chiusi gli occhi e poi più niente.
Mi svegliai tempo dopo in un letto con una flebo attaccata al braccio, strofinai gli occhi con la mano libera ed ebbi la brutta sensazione di essermi dimenticata di qualcosa di importante. Poi, il flash improvviso: Harry, la sparatoria, il sangue, il freddo del suo corpo. Mi alzai di colpo dal letto, rischiando di cadere, per fortuna riuscii ad aggrapparmi alla testiera del letto. E fu così che Liam mi trovò quando aprì la porta della mia stanza, corse in mio soccorso e mi aiutò a rimettermi a letto. Mi aggrappai alla sua maglietta guardandolo in modo supplice.
- “Dov’è Harry? Come sta? Cos’è successo?”
- “Sta… bene. Diciamo che è un po’ diverso da prima.”
- “Cosa vuol dire?”
- “Che.. ecco, forse è meglio che lo veda tu stessa quando starai meglio.”
- “Non c’è tempo per queste stronzate Liam, portami da lui. Subito.”
- “Te lo mostro subito.” Liam.
Con uno scatto repentino Zayn si avvicinò e in un attimo mi trovai tra le sue braccia, con le sue labbra a pochi centimetri dalla mia bocca. Restai paralizzata aspettandomi una sfuriata da parte di Harry. Ma quella non arrivò. Anzi, mi voltai e lo vidi particolarmente interessato alla scena, non come il mio ragazzo dovrebbe essere ma come un estraneo che la osserva con indifferenza, curiosità. Notai solo allora la benda intorno alla testa e l’eccessivo interesse per gli oggetti comuni come la tv, il telecomando, il letto, l’azione di Zayn. Inorridita realizzai cos’avevano voluto dirmi i due ragazzi. Volli comunque confermare la mia ipotesi e mi avvicinai al letto del mio ragazzo.
- “Ciao Harry, come ti senti?”
- “Chi sei?”
Il mondo mi crollò addosso di colpo e se dietro di me non ci fosse stato Zayn a reggermi, probabilmente sarei caduta per terra: le mie gambe avevano ceduto.
- “Giulia stai bene?” Liam.
- “Che domande del cazzo. Il mio ragazzo non si ricorda chi sono, secondo te sto bene?”
Dopo quella semplice domanda fatta da Harry, quelle due parole messe insieme, non ero riuscita a fare altro che sorridere e dirgli che ero un’amica, conficcandomi una lama gelata nel cuore, ancora e ancora, per poi uscire dalla stanza senza voltarmi indietro. Non ce l’avrei fatta un minuto di più a reggere quello sguardo curioso, quegli occhi verdi che volevano sapere cos’era lui per me e cos’ero io per lui. Semplicemente non ce la facevo, non volevo dover fare l’amica, non ero pronta e Liam lo aveva capito.
Nella mia mente le domande erano milioni ma non sapevo come trasformarle in parole. E Liam faceva quello che poteva per starmi vicino ma non c’era molto che potesse fare. Io sarei andata a casa di lì a pochi giorni, mentre per lui il problema era più difficile da risolvere, quindi sarebbe tornato quando la sua memoria, forse, si sarà stabilizzata. Io avevo i miei dubbi che sarebbe successo, specialmente quando il medico mi aveva fatto capire che avrei dovuto stargli più vicina possibile e che avrebbe dovuto ripercorrere tutto quello che avevamo fatto insieme, tutto daccapo. E nel suo sguardo avevo letto che non c’era garanzia di un recupero. In parole povere? Harry poteva anche rimanere così, e io avrei dovuto farlo innamorare nuovamente di me. questa volta però non sarebbe stato così semplice, i tempi erano molto più lunghi e non stava scritto da nessuna parte che lui si sarebbe di nuovo lasciato prendere da me. Forse era questa la cosa che mi spaventava di più. D’altronde, ancora ora penso che sia stato un miracolo che un ragazzo come Harry si sia innamorato di una come me.
In ogni caso, decisi che sul terrazzo faceva troppo freddo e tornai nel mio letto d’ospedale bianco, situato dentro ad una stanza dello stesso colore. Non mi piaceva l’idea di stare in un posto così privo di vita, e la cosa era alquanto strana, considerando che il nero era il colore che amavo di più in assoluto. Ma le cose cambiano. Magari un giorno ci piace da impazzire la pastasciutta e il giorno dopo non vogliamo nemmeno vederla e cominciamo a mangiare verdura a più non posso.
La vita è così, un giorno hai Harry che ti stringe e ti ama, il giorno dopo gli hanno sparato e lui non si ricorda nemmeno più della tua esistenza. Imprevedibile.
BOOOOOOM!! I'M BACK. COME STATE? E' PASSATA UNA VITA DALL'ULTIMA VOLTA IN CUI HO POSTATO QUALCOSA E 99 SU 100 LA MAGGIOR PARTE MI AVRA' ABBANDONATA, MA LO CAPISCO. ALLA FINE SE UNA PERSONA NON INSERISCE PIU' NIENTE PERDE ANCHE I SUOI "SEGUACI", GIUSTO? IN OGNI CASO, HO IN PROGRAMMA UN NUOVO PROGETTO, CHE STO SCRIVENDO A PENNA, ALMENO UNA VOLTA CHE AVRO' UN BEL PO' DI CAPITOLI COMINCERO' AD INSERIRLO :) SPERO TORNERETE DA ME, A PRESTO!__JULS