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Autore: Mars_WhoSong    01/02/2014    0 recensioni
Un incontro (o meglio uno scontro), un'estate da ricordare, amicizia, amore e tanta ironia
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
Ecco qui il nuovo capitolo!
Spero vi piaccia come è piaciuto a me mentre lo scrivevo.
Buona lettura, ci vediamo giù!

 

Live your life
 

5. Singing in the rain.
 

Arriviamo a casa di Sara.
Il tempo non ha fatto che peggiorare per tutta la strada.
Io e Davide non vediamo l’ora di tornare a casa ma Sara è di diverso parere.
“Fermatevi almeno cinque minuti!
Prepariamo del thé e ci sono anche i biscotti al cioccolato che ho fatto ieri.
Dai su, i miei biscotti al cioccolato! Non potete dirmi di no.
Siete mezzi congelati, Davide almeno ha la felpa, la tua maglietta invece è tutta bagnata. Piove troppo, non potete andare.
Non voglio avervi sulla coscienza”.
Cerco di reprimere un sorriso
“Saremo prudenti mammina, prenderemo la strada più veloce e non ci cacceremo nei guai, promesso”.
E Davide, con tono poco rassicurante,
“Sgancia i biscotti”.
“Non sto scherzando! Siete degli incoscienti”
Lui si volta verso di me fingendo di essere sorpreso
“Non hai tutti i torti, più parla più assomiglia a mia madre!”
Finalmente riusciamo a strappare un sorriso a Sara.
Con un tono irritato che non convince nessuno conclude
“Va bene, andate se volete, poi non dite che non vi avevo avvertito!”
“Okay! Ciao Sarina, appena siamo a casa ti chiamiamo. Buona serata!”
Sara ha ancora un’espressione accigliata mentre chiude la porta.
Davide, rimasto chiuso fuori, emette un lamento inarticolato degno di un uomo in agonia.
“Ma… i biscotti?!”
Gli do una pacca sulla spalla, con fare comprensivo.
“Dai Davide, a casa ho ancora un po’ di gelato, credo basti anche per il tuo appetito insaziabile”.
Ritorna baldanzoso, poi ci ripensa.
“Solo per me? E tu?”
Gli strizzo l’occhio.
“Penso di averne avuto abbastanza per oggi”.
Usciamo e ci avventuriamo in questo universo liquido che è la città quando piove.
Camminando finiamo il caffè e ci sentiamo in pace con il mondo.
Ci divertiamo a saltare le pozzanghere, parliamo e ridiamo, così, senza pensieri.
Decidiamo di tornare a casa provando una scorciatoia, o meglio,
scegliendo una strada che crediamo più breve ma che, senza saperlo,
ci porta ben lontano dal nostro obbiettivo fino quasi a farci perdere.
Costeggiamo i muri delle case per cercare un po’ di tregua dalla pioggia.
Fa davvero freddo ora.
Svoltiamo un angolo e arriviamo ad una piazzetta.
Al centro, attraverso la fitta cortina di pioggia, salta all’occhio una vecchia giostra per bambini, illuminata da mille lucine,
piccolo faro colorato in mezzo al grigiore della città.
Il proprietario deve essersi concesso una pausa perché non c’è nessuno.
Decidiamo di fermarci per un po’ sotto la sua tettoia.
Posiamo gli ombrelli e ci facciamo strada tra cavallini di plastica colorata e strane creature sorridenti.
“Dove ci sediamo? Che ne dici di quei delfini arancioni?”.
“Non credi di essere un po’ troppo cresciuto per queste cose?”
Risponde col tono di un uomo arrivato, dopo molti anni di meditazione, ad una grande verità.
“Crescere è una colossale fregatura”.
Lo guardo con finto stupore.
“Non sapevo avessi cambiato nome!”
Mi guarda senza capire.
“Eh?”
Scoppio a ridere.
“Peter Pan!”
Alza gli occhi al cielo e poi… mi sorride.
“Anna, sei pessima!”
“E io che volevo farti un complimento… Peter è il mio preferito.”
Il sorriso di Davide si allarga e diventa malizioso.
Per esperienza diretta so che ne sta escogitando una delle sue.
“Davvero? Mi dispiace tanto, scusami… Wendy!”
“Giglio Tigrato per favore, è molto più tosta!”
Il suo braccio si posa sulle mie spalle, la voce ironica e affettuosa insieme.
“La mia tigrotta…”
Lo guardo con tanto d’occhi, stupita.
“Come?”
Forse ha frainteso le ragioni del mio stupore perché subito si affretta
a spiegare:
“Ma sì, giglio TIGRATO, tigre, tigrotta.”
Gli lancio un’ occhiata dubbiosa.
“Forse hai preso un po’ troppo freddo…”
Sorride ironico.
“Non sto delirando per la febbre, se è questo che intendi”.
“Eh, non si sa mai con te!”
Sbuffa.
Poi si illumina in volto e prendendomi per mano mi guida verso
una piccola macchina dai colori sgargianti e dalla forma bizzarra.
“Ho trovato! Questa è perfetta!”
Saliamo e davvero somigliamo a due bambini entusiasti in un Lunapark.
Dai finestrini si vede la pioggia cadere a catinelle,
sembra davvero di essere in viaggio.
Rimaniamo per un po’ in silenzio, Davide è il primo a parlare
“È tutta la giornata che voglio chiedertelo, per questo ti ho chiamata oggi pomeriggio… Allora, come è andato il primo giorno di corsi?”
Mi aspettavo questa domanda ma nonostante tutto esito un attimo di troppo nel rispondere
“Tutto bene. Niente di che”.
Ride.
“Non crederai davvero di darmela a bere! Allora? Racconta”.
Mi dà una piccola pacca incoraggiante sulla spalla
“Di’ tutto al tuo vecchio! Prima di iniziare, però, hai già qualche amica che mi vuoi presentare?”
Gli lancio un’occhiataccia e lui scoppia di nuovo a ridere.
Racconto una volta di più di Clara e di Edoardo, li descrivo, cerco di dargli un’idea dei loro caratteri, almeno di quel poco che ho potuto osservare io stessa.
“È ufficiale, ho intenzione di chiamarti AnnaPanna per sempre”.
Alzo gli occhi al cielo.
“Di tutto quello che ti ho raccontato ti è rimasto in mente solo il soprannome che mi ha dato quel…quello…”.
“Scemo?”
“Peggio”.
“Se ti può consolare mi è rimasta in mente anche la descrizione della tua amica… si chiama Clara, vero?”
“Ti odio!” ma lo dico ridendo.
Ora però si fa pensieroso.
“Comunque quel ragazzo…Edoardo giusto? Lo conosco, non è esattamente un tipo che definirei affidabile, stacci attenta”.
Sorrido.
“Se ti conoscessi di meno penserei che sei geloso”.
Si blocca per un attimo, colto alla sprovvista, poi scrolla la testa e mi sorrride.
“Comunque stai correndo troppo con l’immaginazione. L’ho conosciuto solo oggi e non mi piace. Per ora non ho nemmeno motivi per trovarlo simpatico. Quindi non ti preoccupare”.
Gli lancio un’occhiata maliziosa
“E poi lo sai che sei tu il mio preferito”.
“Ovvio, tutti mi adorano, sono splendido”.
“…”
Ci guardiamo in faccia, perplessi.
“Mmmmh! Inizio a sospettare che in quel bicchiere ci fosse qualche cosa di più del semplice caffè, sei d’accordo?”.
“Credo tu abbia ragione! Stiamo dicendo più sciocchezze del normale, direi che è notevole visti i nostri standard”.
A quanto pare però nemmeno il caffè “diluito” (tutt’ora non ne siamo sicuri) impedisce a Davide di tornare per un momento serio.
“Va bene, lo so che sai badare a te stessa ma… non dargli troppa confidenza, okay?”
Reprimo un sorrisetto: è entrato nella fase “fratellone preoccupato”.
“Senti, ho già due genitori che si prendono cura di me, non c’è bisogno che anche tu mi faccia da tata, davvero”.
Cala il silenzio, Davide si sta stiracchiando.
Io mi giro un attimo per guardare fuori.
Smetterà mai di piovere?
Quasi subito un forte rumore mi costringe a voltarmi.
Il mio aspirante babysitter, nel tentativo di scendere dalla macchina, ha impigliato un piede in qualche gancio ed è caduto rovinosamente a terra.
Non ce la faccio, è più forte di me, scoppio a ridere e non riesco più a smettere.
Anche Davide inizia a ridere ma subito smette, con una smorfia.
“Vieni ad aiutarmi invece di stare lì a rotolarti dal ridere!
Spero ti venga il singhiozzo!”
Sempre ridendo lo aiuto a rimettersi in piedi.
“E io che spreco il mio tempo a darti consigli! Non riesco nemmeno ad uscire da un’automobile giocattolo senza spezzarmi qualche costola!”
Stiamo ancora ridendo mentre riprendiamo i nostri ombrelli e scendiamo dalla giostra.
Man mano che ci avviciniamo all’angolo della piazza, arrivano sempre più chiare fino a noi le note di una canzone allegra che vengono, forse,
dalla radio di qualche abitazione.
Davide mi fa fare una piroetta
“Mademoiselle, mi concede questo ballo?”
“Con molto piacere Sir”.
“Sir è inglese!”
“Come sei pignolo! Allora con molto piacere Monsieur… contento?”
“Oui”.
E come solo due adolescenti mezzi matti possono fare ci mettiamo a ballare e cantare per tutta la piazza seguendo la musica, sotto la pioggia.
Penso di non aver mai preso così tanta acqua in vita mia.
Ma ne è valsa la pena.
Ci accorgiamo che è tardi quando si accendono i lampioni.
Ci avviamo verso casa.
Davide vive nel mio stesso palazzo.
La sua casa è due piani più in basso della mia.
È già in programma che venga a casa mia per cena così ho solo il tempo per una doccia veloce prima di rivedermelo comparire davanti.
Mentre mi vesto penso a tutta questa giornata: al cinema con Sara, alle risate, al caffè caldo.
Mi balena davanti agli occhi il viso serio di Davide, quell’espressione insolita per lui, quasi preoccupata.
E poi la musica, i passi di danza sotto la pioggia, quella sensazione di libertà.
Un pomeriggio unico, perfetto, da ricordare.
Guardo la mia immagine riflessa nello specchio, sorrido sovrappensiero.
Speriamo solo non mi venga il raffreddore.



Mars_time:
Rieccomi qui!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
In questa parte volevo sviluppare meglio il tema dell’affetto esistente tra Anna e Davide, la natura della loro amicizia.
Voglio ringraziarvi per l’appoggio, il vostro interessamento mi incoraggia a scrivere.
Bacimusicali a tutti, ci vediamo con il prossimo capitolo!!


 

 

  
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