Capitolo
III
- Chi ti credi di essere per parlarmi in questa maniera?
- Io? Ma ti senti quando parli?
- Come… credo di non aver capito cosa vorresti insinuare?
- Non sto insinuando nulla, sto evidenziando la realtà. Sei
terribilmente arrogante, tanto da essere insopportabile.
Strinse i pugni per non rispondere all’ennesima provocazione. Era
sempre la stessa storia. Tutti erano pronti a definire il suo comportamento come
arrogante ma, mai nessuno si fermava a chiedersi il perché delle sue azioni.
Non era colpa sua. Si difendeva dalla sofferenza. Era questa la ragione del suo
comportamento. Non voleva essere vittima degli eventi. Era un male questo? No.
Su questo non c’erano dubbi.
Tornò sui suoi passi e si diresse verso il Lago Nero. Stavano tornando
alla loro Sala Comune prima che iniziassero a litigare. Adesso, però, era fuori
discussione tornare e poi non aveva nessuna intenzione di restare a parlare con
qualcuno che non aveva intenzione di ascoltare le sue ragioni. La testa alta. Lo
sguardo fisso. Non aveva intenzione di piegarsi di fronte a nulla. Di fronte a
nessuno.
In riva al Lago Nero si stava bene. Poteva restare a pensare senza paura
del giudizio degli altri. Poteva apparire triste o felice. In quell’angolo di
paradiso non aveva importanza, poteva essere chi voleva.
La schiena poggiata sulla grande quercia, il capo reclinato, gli occhi
chiusi. In una parola: tranquillità. Anzi, solitudine. Da lì dominava
l’intera distesa d’acqua. Si sentiva come quel lago che era placido
all’apparenza, mentre i suoi abissi nascondevano mille misteri... ecco la
similitudine perfetta, il suo carattere era tale e quale a quel lago.
Poi ogni volta era sempre la stessa storia. Tutti si sentivano
autorizzati a giudicare le sue scelte ed il suo modo di agire. Tutti, nessuno
escluso.
- Posso sedermi?
La voce di Hermione era stata un fulmine a ciel sereno, non si aspettava
che qualcuno avesse il coraggio di giungere sin lì e di sedersi accanto, non
quando era in quelle condizioni ma, in ogni modo, fece buon viso a cattivo
gioco. Annuì ma continuò a guardare verso il Lago Nero. Non voleva certo
cambiare il suo atteggiamento perché lei era lì. Doveva dimostrare che niente
e nessuno poteva scalfire la sua corazza. Il suo guscio era necessario per
resistere agli orrori del mondo.
- Come mai questo muso lungo?
Doveva aspettarselo un terzo grado dalla Grifona. Era nel suo carattere.
Era nella sua indole. Era nel suo essere Grifondoro. Essere puri di cuore.
Certo. Puri di cuore e tremendamente indiscreti. Non poteva restare in silenzio
a godere di quella pace momentanea? Non poteva fare come lui ed assaporare la
quiete di quel parco? No. Lei doveva sapere perché aveva il muso lungo. Lei
doveva sapere il perché avesse quell’espressione incazzosa. Lei non poteva
vivere senza sapere sempre tutto.
- Oddio sei talmente insopportabile. Non te ne accorgi vero?
Anche lei. Come era possibile che tutti dicevano sempre la stessa cosa.
Non era colpa sua se preferiva restare in silenzio quando gli facevano una
domanda. Che male c’era? Qualcuno lo obbligava a rispondere? No. Ma con lei
era diverso. Lei era lei. Non poteva dirle di no. Sarebbe esploso, ne era certo,
questa volta sarebbe esploso e neanche Hermione sarebbe riuscito a placarlo.
- Se ti dà fastidio il mio muso lungo puoi anche andare e lasciarmi qui.
Non morirò di certo.
Lei si mise a ridere. Una risata serena che riempì il silenzio del Lago
Nero. Scostò una ciocca che era finita davanti gli occhi e la riportò dietro
l’orecchio. Osservò il ragazzo che aveva accanto. L’espressione arcigna.
Gli occhi arrabbiati. Le labbra serrate. Stavolta gli sorrise in maniera
materna, era al limite, stava per esplodere e non voleva rischiare di far
crollare l’intera Hogwarts. No. Doveva intervenire e placare il suo animo.
- Avete litigato ancora?
- Sì, ma non comprendo come la cosa possa riguardarti.
Era stato avventato nello rispondere. Lo sapeva ma non voleva avere
nessuno attorno, non quando era arrabbiato. Se Hermione voleva restare lì bene,
ma non doveva disturbarlo. Doveva accontentarsi del suo silenzio, per quel
giorno non avrebbe dato altro.
Di contro la ragazza si avvicinò ulteriormente e dopo averlo fatto
voltare in sua direzione lo guardò per un attimo negli occhi prima di chinarsi
sulle sue labbra e baciarlo dolcemente. Si separarono delicatamente dopo poco e
lui fu il primo a parlare.
- Vuoi corrompermi?
- No, ma vorrei che tu imparassi a fidarti maggiormente di chi ti vuole
bene.
- Che vorresti dire?
- Non so perché avete litigato ma se lui ha deciso diversamente da come
avevi ipotizzato devi accettarlo. Non puoi decidere anche per gli altri.
Lui la guardò e le accarezzò una guancia. Era dolce e sensibile. Tutto
quello che non era lui. La guardò un attimo infinito negli occhi e poi tornò
ad assaggiare le sue labbra. Dolci. Mielate. Le sorrise ancora, quando era con
lei non sapeva fare altro, anche se era infuriato con il suo migliore amico. La
guardò un’ultima volta poi aggiunse…
- Io non decido per gli altri. Sono gli altri che devono adattarsi alle
mie decisioni.
Lei lo colpì con un buffetto sulla guancia sorridendogli dolcemente. Si
alzò e si pulì la gonna cercando di riassettare la divisa che si era
stropicciata. Passò una mano tra i capelli lunghi e ricci. Socchiuse gli occhi
e si fece baciare ancora un attimo dai raggi del sole. Inspirò l’aria fresca
e sorrise al suo ragazzo.
- Fai come credi, adesso però io vado. Ci vediamo in Sala Grande.
Prima di lasciarla andare però volle fermarla, forse perché voleva
godere ancora un po’ della sua compagnia, o forse perché non voleva restare
solo.
- Hermione?
Lei si voltò ed in quel momento, il gioco di luce tra i suoi capelli, la
fecero apparire come una fata dei boschi.
- Grazie… e perdonami.
- Come? Cosa dovrei perdonarti?
- Il fatto di essere tanto insopportabile. È difficile starmi accanto.
- Non puoi neanche immaginare quanto, ma lo sai, se ti sto accanto è
perché ti amo.
Lui la guardò e, per un attimo, si sentì un verme. Non la meritava. Era
un mostro. Lui non meritava una ragazza simile. Era fortunato a restarle
accanto. Doveva ringraziare il cielo e approfittare della sua vicinanza per i
giorni a venire.
Lei lo osservò un attimo poi sorrise ed andò via senza aggiungere
altro. Con lui le parole erano superflue. I fatti valevano molto di più.
- Posso?
- Figurati, fino a prova contraria è anche la tua camera. A meno che tu
non decida che sia troppo rischioso restare assieme.
Scosse la testa e si rese conto che, stavolta, farsi perdonare sarebbe
stato più difficile. Più difficile del solito. Si passò una mano tra i
capelli e li spettinò più del dovuto. Si mise seduto sul suo letto e guardò
l’altro occupante della stanza. Si corresse. Non sarebbe stato difficile.
Sarebbe stato incredibilmente difficile.
- Possiamo parlare?
- Sicuro? Non vorrei farti sprecare del tempo prezioso.
Incredibilmente difficile? No. Epico.
Si mise comodo e cercò di riordinare le idee. Doveva scusarsi. Doveva
trovare il modo per fargli capire che se aveva scelto così era solo per la sua
incolumità.
- Da quanti anni ci conosciamo noi due?
Quella domanda ruppe il pesante silenzio calato nella stanza. Era una
domanda improvvisa, senza un senso apparente. Appunto apparente. Lui voleva
andare a parere proprio sul loro legame.
- Che razza di domanda è?
- Tu rispondi e basta.
Sembrò rifletterci prima di rispondere, alla fine scosse la testa e
rispose a quella che pareva una domanda senza senso.
- Da sempre credo.
- Puoi togliere il credo. Rispondi a quest’altra mia domanda. Su chi ho
sempre contato in tutta la mia vita?
Ancora un’altra domanda insensata, lo guardò, forse stava iniziando a
capire il suo ragionamento. Forse, non era certo, con lui non si poteva mai
sapere. Era imprevedibile.
- Prima di metterti con Hermione? Su di me.
Draco sorrise. Era qui che voleva andare a parare. Sulla loro secolare
amicizia. Blaise doveva capire che per lui era necessario il suo appoggio,
almeno in un momento tanto delicato. Doveva essere Blaise il suo appiglio. Non
poteva contare su altri a parte Hermione. Ma con lei era diverso. Doveva
proteggerla la guerra incombeva.
- Esatto. Quindi non puoi voltarmi le spalle. Non adesso. Sei il mio
migliore amico. Sei il mio unico amico.
Blaise guardò Draco. Era sincero. I suoi occhi adamantini non mentivano,
non con lui per lo meno. Ma come poteva accettare la sua scelta, era da folli.
- Draco siamo amici da una vita ed è per questo che ti chiedo di
pensarci attentamente. Non puoi. Non è necessario che tu ti batta in prima
fila. Quello lascialo fare a Potter o Weasley. Sono loro che si vanno a cacciare
sempre nei casini. Noi siamo Serpi. Preferiamo vivere al sicuro.
Draco fissò Blaise negli occhi e poi senza chinare il capo rispose.
- Ed Hermione? Non pensi a lei? Sarà sicuramente in prima linea con
Potty e Lenticchia. Non posso tirarmi indietro. Io devo proteggerla.
Blaise sorrise e scosse il capo mestamente. Ormai Draco era un caso
irrecuperabile. Era perdutamente innamorato della Grifona. Cosa avrebbe potuto
fare per salvare l’amico? Nulla. Poteva solo appoggiarlo, come era giusto che
fosse.
- Potremmo sempre rapirla e rinchiuderla al sicuro da qualche parte fino
a che questa guerra non sarà finita. Non credo che i suoi amichetti faranno
tante storie. Forse, per la prima volta in vita loro, ci ringrazieranno per
qualcosa.
Draco si mise a ridere all’idea dell’amico. Non era male come piano,
magari era vero Potter e Weasley sarebbero stati loro riconoscenti. Forse gli
avrebbero affidato anche la rossa, ma non poteva. Non poteva rapire Hermione.
Lei non lo avrebbe mai perdonato. Doveva lottare al suo fianco, solo così
poteva essere sicuro di proteggerla.
- Ottimo piano Blaise solo che Hermione sarebbe capace di cruciarci a
vita se solo osassimo fare una cosa del genere.
Blaise osservò l’amico e lo trovò diverso dal ragazzino pallido e
freddo che aveva conosciuto negli anni. Draco era sempre stato controllato nelle
sue emozioni, ma da quando stava con la Grifona era cambiato. Era diverso. Il
sangue per la prima volta aveva preso a scorrere nelle sue vene, rendendo caldo
quel cuore e quel corpo, così freddi. Sorrise interiormente appena formulò
quel pensiero.
Scosse la testa. Non si poteva tornare indietro. Posò le mani sulle
spalle del biondo e riprese a parlare.
- Allora vorrà dire che io sarò con te.
Il volto dell’ultimo dei Malfoy si incupì. Si alzò rapidamente dal
letto, si liberò delle mani di Blaise e lo trucidò con lo sguardo, poi andò
verso la porta, ma la voce del moro lo bloccò con la mano sulla maniglia.
- Non puoi decidere anche per gli altri.
Le stesse parole di Hermione. Chinò il capo. Strinse con forza il
pomello della porta e poi parlò con voce grave.
- Se anche tu dovessi prendere parte a questa guerra io non potrei
dividermi tra te ed Hermione. Non potrei difendere entrambi. Blaise se sei amico
mio, allora restane fuori.
L’altra Serpe fece di no con la testa, come se il biondo, di spalle,
potesse vederlo.
- E tu cosa credi? Che io resti nascosto ad aspettare che ti uccidano. Ne
abbiamo già parlato Draco. Se tu combatti, io sarò al tuo fianco.
Draco si girò di scatto e guardo con occhi furenti l’amico, poi iniziò
ad urlare.
- Perché? Per quale ragione vuoi impelagarti in questa fottutissima
guerra. La tua famiglia non è schierata né con Voldemort né con l’Ordine e
tu… tu decidi di seguire me. Un rinnegato per i Mangiamorte ed una spia per
l’Ordine della Fenice. Perché Blaise. Rispondimi perché io non riesco a
capirti.
- Perché per me sei come un fratello e la nostra amicizia vale più di
tutto e non voglio sentire più nulla a riguardo. Io ci sarò e sarò al tuo
fianco. Che tu lo voglia o no.
Semplice. Coinciso. Diretto. Tipico di Blaise. Tipico dell’amicizia.
Niente giri di parole. Solo sincerità. Quello che seguì fu un abbraccio fra
amici. Fra fratelli. Sorrisero insieme. Insieme si prepararono ad affrontare
quella che sarebbe stata la battaglia per la libertà.
Ed ecco qui un’altra
forma di amore, l’amicizia. Certo ho dato spazio anche all’Amore, con la A
maiuscola, ma è stata poca cosa. Almeno, io credo che l’amicizia sia una forma di amore, per voi non è così? Volevo farvi notare che volutamente ho fatto iniziare sia a Hermione, sia a Draco il dialogo con la stessa domanda. Così come è voluto il voler svelare solo a metà l'identità dei protagonisti del capitolo! Non prendetemi per pazza, però... ammettetelo però, in questo capitolo credo che sia stato abbastanza logico capire chi era l'interlocutore misterioso di Hermione!
Ne approfitto per ringraziare tutte le persone che hanno commentato il
capitolo dedicato a Ginny e Ron. Purtroppo sono di corsa e non potrò, ancora
una volta, ringraziarvi singolarmente, spero che possiate perdonarmi.
Il prossimo capitolo credo che sarà l’ultimo, ma se a qualcuno venisse
in mente qualche altra forma di amore può benissimo suggerirmela ed io cercherò
di elaborarla. A presto e grazie a chi legge ed un Grazie con la G maiuscola a
chi lascerà una recensione.
P.S.
Per freddymercury… ho corretto la parte da te evidenziata nel primo
capitolo, grazie per avermi fatto notare l’inghippo!