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Autore: lyrapotter    01/02/2014    2 recensioni
Questa storia partecipa al contest 3x3 Tre Prompt Per Tre Storie indetto da Lui_LucyHP sul forum di EFP dove si è qualificata settima.
Momenti di vita di Black rinnegati e posti davanti a scelte difficili che cambieranno la loro vita.
Dal primo capitolo:
Dorea Black conosce bene follia. È una cosa forte, cruda, di solito associata a un evento importante e perlopiù nefasto. La follia è quella cosa che ti fa prendere pessime scelte, ti ribalta l’esistenza e ti rende troppo ostinato per cambiare idea. La follia è una brutta cosa. E al numero dodici di Grimmauld Place, la follia è un ospite abituale.
Dal secono capitolo:
Marius Black non era uno stupido, sapeva già da molto tempo quello che era e ci si era rassegnato perché per quanto lo potesse desiderare, non avrebbe mai potuto fare nulla per cambiare le cose.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Dorea Black, Famiglia Black
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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THE FORGOTTEN BLACKS

 3. SERA

 Cedrella Black amava la sera. Di sera perfino Grimmauld Place con la sua moltitudine di parenti rumorosi diventava silenziosa. Di sera, se sapevi cercare, potevi perfino trovare un po’ di solitudine ed essere libero di pensare.

A Cedrella piacevano quei momenti, quando poteva permettersi di non comportarsi da Black ed essere semplicemente una ragazza di diciannove anni innamorata.

Ovviamente nessuno sotto il tetto di Grimmauld Place ne sapeva nulla, del piccolo, losco segreto di Cedrella. La giovane non aveva osato confidarsi nemmeno con le sue sorelle, ben sapendo come avrebbero reagito alla sola idea.

Una Black e un Weasley? Ma siamo impazziti?! Merlino ce ne scampi!

Ad opinione di tutta la sua famiglia, nulla sarebbe stato peggio… Beh, a meno che non si fosse trattato di un Sanguemarcio, ben inteso. Ma nell’ambito delle famiglie Purosangue? Nulla poteva essere peggio di un Weasley.

Cedrella lo sapeva e forse in altre circostanze sarebbe inorridita anche lei, se non fosse stata così disperatamente innamorata.

Come era potuto accadere? Cedrella non aveva dormito la notte cercando di rispondere a quella domanda, invano. Semplicemente Septimus Weasley le aveva rubato il cuore.

Si erano più o meno frequentati in segreto per tutto il Settimo Anno, nonostante tutte le volte in cui entrambi si erano ripromessi di darci un taglio e smettere di vedersi, sapendo di non avere un futuro. O meglio, Cedrella lo sapeva: fosse dipeso da Septimus l’avrebbe chiesta in sposa già da molto tempo.

Ma non si poteva fare: i Black sarebbero impazziti alla sola idea di avere un Weasley nel loro albero genealogico, era inconcepibile.

Per quel motivo, Cedrella aveva cercato di tagliare i ponti finita la scuola. Inutile dire che non aveva avuto successo e dopo più di un anno che non vedeva più Septimus, il ragazzo non aveva mai lasciato i suoi pensieri. Del resto, lui aveva continuato a scriverle imperterrito, nonostante Cedrella si fosse sempre imposta di non rispondere mai alle sue lettere.

Le aveva rilette tutte così tante volte che ormai le sapeva a memoria.

Che cosa devo fare, che cosa devo fare...

Cedrella sentì qualcuno suonare al campanello, distogliendola dai suoi pensieri, ma non se ne curò troppo, almeno finché l’Elfo Domestico non venne a chiamarla. "Vostro padre vi vuole nel suo studio, padroncina".

Non era mai una buona notizia quando suo padre convocava qualcuno in quel modo, ma Cedrella non poteva immaginare quanto fosse cattiva finché non si trovò davanti Septimus Weasley in persona, mai apparso così fuori posto come in quel momento.

"Buon Merlino, tu che ci fai qui?" non riuscì a trattenersi dal dire, il cuore che iniziava a batterle follemente nel petto, per la paura, ma anche per l’eccitazione di rivederlo dopo tutto quel tempo.

"Buffo che tu lo dica, Cedrella" commentò Arcturus Black, in tono truce, "perché apparentemente questo… giovanotto è qui per te".

"Cedrella, io…" tentò di parlare Septimus, ma Arcturus lo interruppe.

"Fa’ silenzio, tu, sto parlando con mia figlia. Ebbene, Cedrella, sembra che questo signore abbia avuto l’ardire oggi di venire qui a chiedermi la tua mano. Che cosa hai da dire in merito?".

"Oh, Septimus, perché l’hai fatto?" sospirò la ragazza, incerta su cos’altro poteva aggiungere e soprattutto sui sentimenti che provava in quel momento.

"Non rispondevi alle mie lettere" biasciò Septimus, rosso in viso. "Volevo vederti".

"Già, lettere" disse Arcturus. "Devo dedurre che tu abbia intrecciato una relazione con questo… questo… quest’uomo?".

"Padre, io…".

Arcturus la interruppe sbattendo un pugno sul tavolo. "Dimmi, che razza di maledizione ti ha ottenebrato la mente al punto da pensare di anche solo rivolgere la parola a questo traditore del suo sangue? Rispondimi, dammi anche solo una giustificazione e forse considererò l’idea di non punirti e permettere a questa vergogna di mago di lasciare la casa tutto di un pezzo".

I due amanti si guardarono. Septimus era sempre più rosso, anche se sicuramente a questo punto era più rabbia repressa che altro, ma almeno aveva avuto il buon senso di non protestare. Quanto a Cedrella, non sapeva più cosa pensare. Era terrorizzata dalla furia di suo padre, felice di rivedere il suo amato, confusa dai suoi stessi sentimenti ed elettrizzata all’idea che Septimus fosse venuto fin lì per chiederle di sposarlo, nonostante tutto.

"Ebbene, figlia, cos’hai da dire?".

"Padre, io…" iniziò la ragazza, ma si interruppe subito, non sapendo cosa dire, cosa fare. Cercava una soluzione che le permettesse di sfuggire all’ira della sua famiglia e al contempo avere Septimus ancora nella sua vita, ma non era possibile, lo aveva sempre saputo e quello era il momento di scegliere. Di scegliere a chi rinunciare.

Guardò suo padre e poi l’uomo che amava e suo padre di nuovo e all’improvviso seppe cosa doveva fare. "Padre, mi dispiace…" mormorò.

"Fai bene a dispiacerti, l’onta che hai portato a questa famiglia…".

"Padre, mi dispiace, ma amo Septimus da molto tempo ormai e niente mi farebbe più felice che diventare sua moglie".

Septimus le rivolse il più ampio dei sorriso, mentre Arcturus per un attimo parve senza parole. Non durò molto, comunque.

"Ah, è così?".

"Sì, padre" confermò Cedrella, preparandosi mentalmente a quello che sapeva stava per succedere.

"Allora tu non sei più mia figlia. Vattene da questa casa e non osare tornare, perché d’ora in avanti non sarai più una Black".

Fece male. Fece male vedere lo sguardo di odio di suo padre e quello della sua famiglia mentre la sbattevano quasi di peso fuori dalla casa dove era cresciuta e le chiudevano la porta in faccia per sempre. Non le avevano nemmeno permesso di prendere le sue cose.

Per un istante, guardò la porta del numero dodici di Grimmauld Place come se non potesse credere a quello che aveva fatto. Poi una mano calda si strinse alla sua.

"Sul serio vuoi sposarmi?".

Cedrella avrebbe riso se non avesse avuto una gran voglia di piangere. "Sempre che tu voglia sposare una senza nome".

Septimus le sorrise. "Tu non sei senza nome: sei una Weasley".

Cedrella lo abbracciò. "Non vorrei essere nient’altro".

Stretti l’uno all’altra, lasciarono Grimmauld Place mentre intorno a loro la sera cedeva il posto alle tenebre della notte. E Cedrella non si voltò mai indietro.

 

Lyrapotter’s corner

Ed eccoci qua con l’ultima drabble! Grazie a chi ha letto, aggiunto tra i preferiti e le seguite! Alla prossima, bacibaci!

   
 
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