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Autore: syssy5    03/02/2014    1 recensioni
Al suo risveglio, Enari è sola, vestita di stracci e senza memoria; cosa le è successo nelle ultime ore e chi è quell'uomo che dice di volerla aiutare?
[ Questa storia si è classificata terza al contest ‘I titoli di Faber’ indetto da Marge86 sul forum di EFP ]
[ Questa storia si è classificata quarta al contest ‘Het, slash, femslash…mi va bene tutto purché sia costruttivo’ indetto da Sere-channy sul forum di EFP ]
[ Questa storia partecipa al contest ‘The darkest night - Fantasy Contest’ indetto da La sposa di Ade sul forum di EFP ]
[ Questa storia partecipa al contest ‘Contest degli Ossimori [Multifandom&Originali]’ di HigurashiShinko sul forum di EFP ]
Genere: Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E fu la notte

Capitolo 3: Ricordi

Non si rese conto quanto tempo era passato, si era coperta il viso con le mani per non dover più guardare nulla ed era rimasta così. Kerkurot le aveva tenuto compagnia per un po', poi aveva creduto saggio lasciarla sola. Enari, però, non era certa di voler restare da sola – tuttavia non voleva stare nemmeno con quell'uomo – ed era rimasta per tutto il tempo a osservare l'interno delle sue palpebre.
Non ricordava il suo nome, ma conosceva bene la spietatezza degli Hoteli e sapere che era stata catturata ancora la angosciava. Non riusciva a soffermarsi né sul fatto di essere ancora viva, né del pericolo che correva se non avesse ritrovato quell'Osmi di cui Kerkurot e l'anziana stavano discutendo; voleva solo ricordare cos'era accaduto, ma temeva quel ricordo.
Vagò con la mente alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa del suo passato. Vaghe immagini sfumate sfrecciavano davanti a lei, si condensavano in qualcosa di definito per troppo poco tempo, prima di sfumare via di nuovo. Ogni cosa sembrava avvolta da una luce oscura.
Tuttavia Enari percepì quell'oscurità come propria, come una parte del suo essere. Cercò di scacciare quel terribile pensiero, scuotendo la testa e aprì gli occhi: voleva vedere il sole illuminare la stanza e allontanare le sue paure.
Si tirò su a sedere, poi, lentamente, si alzò in piedi. Fece il giro della stanza e andò alla finestra per spalancarla; rimase qualche istante a osservare i caldi raggi colpire la sua pelle. Quello era un evento raro, riusciva a percepirlo anche se non aveva più memoria, e voleva contemplarlo il più a lungo possibile. Kerkurot la trovò così, affacciata sul davanzale intenta a guardarsi le braccia brillare di luce.
— Vuoi mangiare? — le chiese infine.
— Molto volentieri. — rispose. Fino a che lui non ne aveva parlato, non si era accorta di avere così tanta fame. Enari seguì l'uomo nell'altra stanza della casa, una cucina anonima arredata con pochi mobili essenziali, ma sentì qualcosa, una sorta di affinità con quell'ambiente.
— Era tua. — spiegò in replica a una domanda non formulata a parole.
Lei alzò gli occhi sul lampadario e poi si voltò a guardare l'ingresso: sì, lo ricordava. Aveva atteso spesso in quella stanza, osservando sempre in quella direzione, l'arrivo di qualcuno; ma di chi?
— Era mia... — ripeté come se quelle parole la aiutassero a non dimenticare più quel particolare. Cosa le era successo, perché i suoi ricordi se n'erano andati? Quanto voleva conoscere la risposta.
Al rumore di piatti e tazzine, si voltò: Kerkurot stava servendo del tè da una teiera che riconobbe all'istante. Corse a sedersi e aspettò di essere servita, prese la tazza tra le mani – subito imitata dall'altro – e un po' ci si scaldò le mani e un po' bevve.
Sperava di poter trovare un altro pezzo delle sue memorie, ma quella bevanda non le suscitò alcuna emozione e se ne dispiacque. Tornò quindi a osservare l'ingresso, spremendo le meningi alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa.
— Questo tè è una specialità di Sina; scommetto che non ricordi neanche lei. — A quel pensiero, l'uomo sorrise alla tazza, rischiando di sputare ciò che stava bevendo.
— Chi è Sina? — chiese lei d'istinto, distogliendo lo sguardo per posarlo su di lui.
— È l'anziana saggia, il capo spirituale del nostro clan. — rispose sorseggiando di gusto: era palese che adorava quella bevanda.
Come ogni cosa, anche quel nome le era nuovo, tuttavia ripensò alla discussione che aveva origliato quella mattina – con molta probabilità Sina era colei che aveva sentito parlare insieme a Kerkurot. Doveva sapere, se era in un altro pericolo oltre a quello costante degli Hoteli doveva sapere.
— Kerkurot, c'è qualcosa che devi dirmi? Qualcosa di importante che devo sapere? — No... — replicò, ma la sua voce aveva uno strano tono tremulo, segno che non era sincero; che anche questo piccolo indizio fosse un altro ricordo?
— Non mentirmi. — Appoggiò la tazza e gli strinse una mano per fargli coraggio. Lui distolse lo sguardo, sospirò, non aveva il coraggio di dirle quanto grave fosse la situazione.
— Devi ritrovare il lupo che c'è in te... finché puoi rimanere umana anche di giorno non c'è problema, ma quando le sette notti di Tokinelma saranno trascorse, se non riavrai con te il tuo Osmi, ti dissolverai come polvere al vento. — disse infine l'uomo tutto d'un fiato, certo che, se si fosse fermato, non sarebbe stato in grado di continuare.
— Il mio... Osmi...? — chiese lei incerta, ma non poté sentire la risposta di Kerkurot. Tra i suoi ricordi era scattato una specie di interruttore e si ritrovò a ripercorrere le ultime ore, quelle che le avevano fatto perdere la memoria e che non ricordava, in una specie di stato di meditazione profonda.
E fu la notte.



Chiedo venia, ieri ho mancato l'appuntamento e mi trovo costretta a pubblicare di volta ora di notte.
Qui l'unico nome che compare è quello di Sìna, che si pronuncia ovviamente con l'accento sulla I.
Stasera sono di poche parole, quindi vi saluto ricordandovi che il prossimo capitolo ci sarà sempre giovedì (non modificherò la mia scaletta) e vi invito, come sempre, a recensire. ^_^
syssy5

   
 
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