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Autore: suni    12/06/2008    11 recensioni
Dapprima un urlo corale immondo, di un’acutezza agghiacciante che sfondava i timpani, provenne violento dallo strano vagone di coda. Poi quello tremò, ondeggiò, sobbalzò sui binari ed infine vomitò sulla pensilina di Hogsmeade un fiume di fanciulle urlanti che, dopo un momento di isteria e balzelli scomposti sul posto, caricò con furia di centauri imbizzarriti. La pensilina tremò quasi ci fosse stato un terremoto e Sirius si ghiacciò sul posto sgranando gli occhi con incredulità assoluta, inerme davanti a quell’aggressione bella e buona a danno della sua persona.
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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II. Attimi di terrore



Quando il treno si fermò ad Hogsmeade Katiusha era già riuscita a conquistarsi l’antipatia sempiterna di Sirius suggerendo a James ogni mossa per stracciarlo, talvolta fornendogli anche più possibili opzioni quando era il suo turno. L’imprudente ragazzo, dunque, appena il treno si fu fermato completamente, si lanciò fuori dallo scompartimento e poi a terra di volata.

Balzò giù dal treno così, impetuoso, animato e incarognito a morte, i capelli di corvo scomposti sul viso, gli occhi argentei balenanti di un’irritazione che accresceva l’aspetto tenebroso e il mantello svolazzante alle sue spalle, e l’effetto di quella scenica comparsa fu tale che persino Hagrid fu raggelato dallo sgomento.

Dapprima un urlo corale immondo, di un’acutezza agghiacciante che sfondava i timpani, provenne violento dallo strano vagone di coda. Poi quello tremò, ondeggiò, sobbalzò sui binari ed infine vomitò sulla pensilina di Hogsmeade un fiume di fanciulle urlanti che, dopo un momento di isteria e balzelli scomposti sul posto, caricò con furia di centauri imbizzarriti. La pensilina tremò quasi ci fosse stato un terremoto e Sirius si ghiacciò sul posto sgranando gli occhi con incredulità assoluta, inerme davanti a quell’aggressione bella e buona a danno della sua persona. Vide solo una marea di gambe lunghe, tette balzellanti e bocche spalancate in un grido famelico avvicinarsi a rapidità inusuale – molte tra le ragazze, del resto, possedevano capacità fisiche inconsuete degne dei più eccelsi sportivi – e poi l’onda d’urto lo investì tremenda.

“Occhio!” sbraitò James, che si stava affacciando dal treno per seguirlo, affannandosi a richiudersi la porta del vagone alle spalle e poggiarvi contro la schiena, lanciando agli amici uno sguardo terrorizzato.

“Cos’era quel boato?” chiese Remus, finendo di allacciarsi il mantello.

In quel momento il loro vagone dondolò sinistro, e Peter quasi ruzzò in terra.

“Credo che Pad sia stato assalito da una quarantina di Selene,” mugugnò James nervosamente. Remus sgranò gli occhi mentre Katiusha, nell’udire un nome femminile accostato a quello del suo Siry, si fece pronta e attenta. Poi il licantropo rientrò nello scompartimento, lanciò un’occhiata fuori dal finestrino e sbiancò in viso.

“Per Godric!” sbottò allarmato. “E tu lo lasci così? Ma che razza di amico sei?” eruppe all’indirizzo di James, raggiungendolo in due salti e spostandolo bruscamente dalla soglia che si affrettò a riaprire, intrepido.

Lo spettacolo era terrificante: Sirius era ormai scomparso sotto quella valanga di prorompenti corpi femminili che si agitavano come Spioscopi idrofobi e Hagrid tentava invano di scavare tra essi per recuperarlo. Una ragazza dai capelli biondi lunghi fino alle ginocchia lo stava strozzando con un incantesimo raccapricciante: la sua folta chioma si muoveva come animata da una forza sconosciuta, serrandosi intorno al suo collo per strangolarlo.

“Lo conosco!” esclamò Katiusha, comparendo al fianco dell’ex Prefetto. “E’ il terribile Incanto Raperonzus! Ne ho letto sul De Potentissimus Marisuibus, è un anatema di grandissima potenza. Dobbiamo intervenire,” stabilì risoluta, sgambettando giù dal predellino col fido libro stretto in mano.

“Il De cosa?” ripeté James, urlando per sovrastare gli starnazzi delle predatrici. Un nuovo movimento di quel serpente umano si espanse fino a urtare il vagone, che quasi si ribaltò, lui perse l’equilibrio, rotolò sgraziatamente contro Remus ed entrambi precipitarono a terra. Ormai erano in ballo e, da veri Gryffindor, si buttarono nella mischia lanciando Schiantesimi per soccorrere l’amico, mentre Katiusha si occupava di liberare Hagrid stordendo l’avversaria con alcune frasi pronunciate nell’oscura lingua di Mordor, che padroneggiava alla perfezione.

“Ha la sua canottiera!” ruggì improvvisa una voce cristallina. “Quella vacca ha la sua canottiera!”

A pronunciare quelle parole risentite era stata un giovane sui quindici anni, con corti capelli ricci e neri e occhi d’un magnetico viola intenso, puntando la mano verso una seconda pulzella che, nascosta sotto un mantello intarsiato in oro massiccio, cercava di scivolare fuori dalla ressa senza farsi notare dalle altre che ancora si accalcavano su Sirius. Tra le mani aveva un canottiera bianca stracciata che serrava spasmodicamente.

Una serie di borbottii ostili cominciò a diffondersi e poi un unico, sordo ringhio animalesco sancì il nuovo attacco ai danni della ladra di biancheria. Man mano le ragazze si spostarono per assalirla, accumulandosi l’una sull’altra come pezzi del Tetris, sicché dopo alcuni momenti mentre Katiusha, con precisi colpi di bacchetta e un po’ di sputo guaritore brevettato Mary Sue, rimetteva in piedi Hagrid alla meglio Remus poté intravedere una carcassa abbandonata a terra. In mutande.

“Sirius!” sbottò con enfasi, mentre James scuoteva la testa con espressione funerea e dolente, mormorando qualcosa come era un grand’uomo, e un vero amico. Il licantropo non gli badò, slanciandosi verso l’animagus infortunato.

Sirius era scompostamente riverso a terra. Presentava abrasioni multiple, lividi e contusioni, era sconvolto e semincosciente.

“No…no…pietà,” cantilenava sommessamente, respirando a stento.

“Pad…coraggio, ti portiamo in infermiera,” tentò di calmarlo Remus, stringendogli affettuosamente la mano.

Lui, a quel nuovo tocco, tremò e si ritrasse spaventato, estraniato dalla realtà.

“Ti prego, lasciami le mutande!” gemette stordito.

Remus sbatté gli occhi un paio di volte, sconcertato.

“Non pensavo di…togliertele adesso,” borbottò senza potersi trattenere, perplesso. “Sono io, Sirius, stai tranquillo. E’ tutto finito,” aggiunse più dolcemente, commosso dal suo smarrimento e dalla sua evidente prostrazione.

“Su, andiamo, prima che si ricordino di lui,” intervenne James risoluto, carezzando rassicurante la spalla nuda e pesta del migliore amico intanto che Peter, guardingo, si avventurava giù dal treno. “Evans! Gryffindor-barriera!” impartì deciso, dando prova di vero spirito di Caposcuola. La compagna, che insieme ai Prefetti di tutte le Case aveva tenuto a distanza di sicurezza gli altri studenti, annuì ferma, prima di puntare la bacchetta in aria ed emettere un grazioso sbuffo rossiccio, mentre Hagrid si affrettava a portare in salvo gli studenti del primo anno, tutti terribilmente sconvolti da quello spettacolo crudo e violento.

“Rosso oro, in formazione!” esclamò Lily imperiosa. Di scatto, tutti i membri della Casa di Godric si portarono coraggiosamente in avanti a proteggere la ritirata dei Marauders, nel classico schema definito dai Muggles “a testuggine”. I tre amici caricarono Sirius sulla prima carrozza, che partì rapida in direzione del castello.

“Li…vedo…li…sono enormi,” biascicava Sirius, fissando ad occhi sgranati l’apertura sul davanti della carrozza.

“Vedi cosa, Pad?” gli mormorò James comprensivo, ravviandogli i capelli sudati.

“Sono loro…la carrozza…”

Remus s’illuminò di comprensione, serrando la presa sulla mano dell’amico.

“I Thestral,” affermò cupo all’indirizzo degli altri due. “Può vederli solo chi ha visto la morte,” spiegò lugubre.

James annuì in silenzio, fosco, deglutendo a fatica mentre Peter, terreo, si appoggiava alla parete della carrozza con un muto gemito.

Due ore dopo, in seguito alle cure di Madama Chips, Sirius Black aveva parzialmente recuperato la straordinaria avvenenza che gli era propria, oltre a parte della sua salute mentale. Gli avevano cacciato in gola a viva forza sette etti di cioccolata per calmarlo e farlo smettere di gemere e, nonostante lamentasse a quel punto un violento mal di stomaco, almeno aveva smesso di tremare. Era abbandonato sul materasso in una posa involontariamente languida, i capelli scompigliati in un’onda d’inchiostro che gli contornava il viso, ancora pallido ma già tornando all’armoniosa piacevolezza incantevole di sempre, e sorrideva sfavillante ai tre amici che, fedeli, non avevano lasciato per un solo istante il suo capezzale.

“Mi avete salvato,” affermava con enfasi. “Siete fantastici, ragazzi. Mi avete salvato.”

“Per te questo e altro, Pad,” si schermì James con enfasi. “Non temere, è tutto a posto. Io e Moony abbiamo elaborato una teoria,” aggiunse con fare cospiratore.

“Quale teoria?” s’informò il convalescente, prima di mugugnare disgustato perchè Madama Chips gli aveva infilato in bocca un altro quadretto di cioccolata approfittando del fatto che l’avesse aperta per parlare.

James si voltò verso Remus, che annuì sbrigativo.

“Noi pensiamo che si tratti di allucinazioni,” spiegò serio. “Abbiamo ragione di credere che quello in cui siamo stati coinvolti sia stato un episodio di vaneggiamento collettivo dovuto alla dispersione di pozione delirante sul treno,” continuò, per la verità piuttosto dubbioso.

“Ma quelle chi erano? Io non le ho mai viste! Cosa vogliono da me?” ribatté l’altro con angoscia.

“Potrebbe trattarsi di allucinazioni,” osservò James deciso.

“Ma mi hanno quasi pestato a morte!” protestò giustamente Sirius.

“Magia Oscura,” mormorò Peter, rabbrividendo inquieto.

Sirius si rabbuiò, torvo, stringendo le mani a pugno.

“Sono sicuro che c’entra Snivellus,” sbottò stizzito.

Remus e James si scambiarono un’occhiata inquieta e rassegnata, il primo sospirando tra sé, il secondo grattandosi il mento con imbarazzo.

“Sirius,” fece infine Remus, riluttante, “questa tua ossessione…”

“Non è un’ossessione! E’ stato lui, ne sono certo!” berciò il Pureblood indignato.

“Dicevi così anche quando non riuscivi a trovare il portapenne…e quando la stringa del tuo stivale si è spezzata…e quando sei caduto dalla scopa durante gli allenamenti dei ragazzi della squadra…” borbottò James a disagio.

“Ma era vero, quella volta!” protestò lui con sempre più veemenza.

“Ma se non era nemmeno a scuola…” sbottò Remus esasperato.

“Fingeva di non esserci! Era tutta una montatura!”

“Ma c’era il funerale di suo padre…” osservò Peter sottovoce.

“Esatto! Lo ha ucciso apposta per far credere a tutti che sarebbe stato assente, ma era qui, è stato un piano per farmi cadere dalla scopa. Ve lo giuro!” continuò Sirius con sguardo fanatico, addentando con foga dell’altro cioccolato e sputandolo via subito dopo non potendone più. “Snivellus è il Male…” continuò, lo sguardo perso a fissare il vuoto con cupezza.

James si schiarì la voce, preferendo soprassedere. Fece per riprendere a parlare, ma la porta dell’infermeria si aprì in quel momento, e Remus scattò in piedi pronto ad azzannare qualunque ragazza estranea che si fosse palesata, balzandole contro. Fu quindi con un certo imbarazzo che si immobilizzò con le mani arpionate al polso e i denti a due centimetri dalla carne del braccio incartapecorito del Preside Dumbledore.

“Buonasera, signor Lupin,” lo salutò questi con leggiadra allegria. “La trovo bene.”

“Preside… Buonasera,” borbottò il licantropo affrettandosi a lasciargli il braccio. “Io stavo…Non è come sembra.”

Dumbledore annuì comprensivo, allungandogli subito dopo una pacca sul sedere.

“Difendere gli amici, questo è vero spirito Gryffindor,” commentò con approvazione, mentre Remus si affrettava discretamente a ritrarsi. “Come si sente, signor Black?” aggiunse con premura.

Sirius fece spallucce con espressione eroica, sotto il noto sguardo definito penetrante e in realtà atto a lumare le grazie dei suoi studenti dell’anziano Preside.

Del resto non lo aveva espulso dalla scuola dopo un tentato omicidio, e una ragione doveva ben esserci.

“Sto meglio,” affermò sostenuto. “Cos’è successo?”

Dumbledore si fece serio e pensoso, giocherellando con la punta della barba.

“Suvvia, Sirius,” commentò distaccato, “mi pare lampante: alcune delle nostre nuove studentesse manifestano un certo interesse per la sua persona. Come dar loro torto, del resto,” aggiunse lezioso, con un occhiolino.

Sirius sospirò preoccupato, voltando lo sguardo su James.

“Ma Preside, cosa ci fanno qui?” chiese lui, venendogli in soccorso.

Dumbledore sospirò meditabondo, gli occhi azzurri lontani.

“Sembra che quest’anno ci sia stato un trasferimento in massa nella nostra scuola. Ci sono pervenute trentacinque richieste, tutte accolte,” spiegò mite.

“Perché tutte?” obiettò Remus contrariato.

“E’ convinzione del collegio docenti, cioè mia,” iniziò Dumbledore solenne, “che tutti gli studenti meritino l’occasione di frequentare Hogwarts, come lei stesso sa bene.”

“Ma io la gente la sbrano, non la stupro!” protestò Remus scandalizzato.

“Comunque sia,” replicò l’anziano mago bonario, “sono certo che simili episodi non si ripeteranno. Riposatevi, cari ragazzi,” concluse, con uno sguardo carezzevole ai bicipiti di James. Sorrise indistintamente agli astanti, prima di lasciare la stanza.

“Vecchio rincoglionito!” sbottò Sirius infuriato. “Lui e tutte le sue menate sulla tolleranza e l’apertura! E adesso io che devo fare, barricarmi in dormitorio fino al giorno dei MAGO?”

Nessuno gli rispose.

Un’ora dopo, Madama Chips gli diede il permesso di rientrare alla torre di Gryffindor e i quattro Marauders, finalmente, poterono raggiungere la lo stanza spostandosi con lo schema concordato per i casi di pericolo: Remus in avanscoperta, i denti digrignati e le mani pronte a graffiare, James alle sue spalle con la bacchetta sguainata, Sirius, insolitamente titubante e guardingo, pronto a trasformarsi e mordere e Peter avvinghiato alla sua gamba con espressione atterrita.

“Guarda,” commentò Sirius asciutto, “che ce l’hanno con me, non con te.”

“Non si sa mai,” fu la prudente risposta di Pettygrew. “Meglio a te che a me, come si dice.”

Sirius sbuffò rassegnato, continuando a tirarselo appresso come un koala aggrappato alla madre, finchè non arrivarono al dormitorio, dove Frank Paciock li aspettava sveglio.

“Oh, Sirius,” esclamò rasserenandosi. “Stai bene? E’ stato tremendo, mi dispiace.”

Lui annuì stoico, allungandosi sul letto.

“Com’è andato lo Smistamento?” chiese James gioviale.

Frank sgranò gli occhi, guardandolo allibito.

“Non lo sapete ancora?” chiese stupefatto. “La quinta Casa!” esclamò enfatico.

Remus aggrottò la fronte, allarmato.

“Quinta Casa?” ripeté cauto.

“Proprio così!” confermò Frank, annuendo vigorosamente. “La Casa delle nuove studentesse: Gryffindor, Slytherin, Hufflepuff, Ravenclaw e Pussyrose!”

Pussyrose?” intervenne Sirius interessato, non avendo ancora ben compreso le dimensioni del problema nonostante i fatti intercorsi parlassero chiaro.

“Certo. E’ andata così…” iniziò Frank, accoccolandosi sul proprio letto.










Hermykitty: Mmmh. Non so se sono nomi già sentiti. È possibile, perché ho cercato di sceglierli con criterio Mary Sue, ma non intenzionale. Sono lieta che la storia ti diverta, che i Marauders non sembrino troppo snaturati e che, insomma, l’insieme sia godibile. Quanto al matrimonio tra Peter e Selene…, vedi, lei è innamorata di Sirius ^__^. Ma chissà, forse è proprio per questo che Peter farà quel che sappiamo, è geloso della bella criceta. Hihi. A presto.

Anna Mellory: Dai, hai scritto quasi giusto. Solo che è Mary e non Marie, ma il concetto è lo stesso. Ed eccoti il seguito. Grazie.

Facsa: hihi. Non è proprio il caso di adorarmi per così poco. Anche perché in effetti è vero, non c’è bisogno di sforzarsi più di tanto per rendere questo genere di situazioni ridicole, lo fanno da sé. Proprio stamattina leggevo una storia che…oh, fa niente. Ringrazio le prolifiche autrici che mi forniscono tanti begli spunti. Sì, Sirius è un po’ una Mary Sue. Succede spesso che venga reso così – anch’io ho talvolta quest’insana tendenza – e ho pensato bene di calcare la mano anche su questo nella ff. grazie.

LilyLuna: oh, grazie. Non penso proprio di essere un genio – è una delle ultime parole che userei per descrivermi, in effetti – e soprattutto non per questa scemata. Grazie anche per le dolci parole sull’aggiornamento di Ambitions, e per la Table, e per le lacrime versate sulle tristi vicende dei Marauders.

fog: ma no, mi spaventi la gente in sala d’attesa dal dentista, ma poveracci, già sono lì che aspettano di farsi sforacchiare le gengive… Sono lieta di avere anche stavolta la tua approvazione (finora in effetti mi hai bocciato solo Les Jours Tristes, e un po’ te ne voglio per averlo fatto ^__^) e sai, quanto al fatto di non essere costretti a leggere certe robacce sono giunta alla conclusione che, almeno nel mio caso, si tratti di puro masochismo. Quindi mi commuovo nuovamente per la dolce sviolinata nella parte finale (tra l’altro, di’ a billy che è inutile che sia geloso: la mistica intesa tra il mio cervello e il tuo è qualcosa cui nessuno può opporsi) che come sempre mi colma di giuoia profonda. Ah, dimenticavo, una cosa che mi hai chiesto tempo fa: sì, ho i capelli rossi (ma tinti, non è il mio colore naturale). E gli occhi verdi. Ma le analogie, credimi, finiscono qui ^__^. A presto, splendore.

Mixky: io invece ho riso tantissimo per il tuo commento, non so perché. Sarà che mi sono immaginata quel “povero Remus, è troppo sfigato” detto con calore e partecipazione, e m’è partita la sghignazzata. È verissimo, del resto, Moony ha una iella che non è umana. Grazie, a presto.

   
 
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