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Autore: alaskha    03/02/2014    3 recensioni
In quel preciso istante sentii un bracco avvolgermi le spalle: il profumo era inconfondibile, ed il tono di voce suadente al naturale, lo era ancora di più.
“Malik, che diavolo vuoi?” ringhiai, sottovoce.
“Fingi entusiasmo – sussurrò lui tra i denti, mentre sorrideva falsamente – adesso sorridi e saluta con la mano”
Seguii il suo consiglio, stretta dalla morsa del diavolo.
“Ciao amore, ci vediamo presto” disse Perrie al suo dannatissimo baby Zayn.
“Ciao piccola” lui le mandò un bacio volante, ed io faticai a reprimere quei fastidiosi conati di vomito che mi colpivano ogni qual volta manifestassero il loro amore.
“Restate vivi!” urlò Perrie, mentre l’autobus si allontanava.
Io e Zayn continuammo a salutare con la mano, sorridendo come due idioti, abbracciati.
“Ok, adesso togliti”
Lottai contro di lui, cercando di divincolarmi dalla sua presa, ma lui premette ancora di più con il braccio sulla mia spalla.
“Tu non vai da nessuna parte” sussurrò lui, sulle mie labbra.
“Malik, levati, invadi il mio spazio vitale”
“Adesso ascoltami attentamente – non aveva intenzione di allontanarsi – ho giurato a Perrie che ci avrei provato, ad andare d’accordo con te”
“D’accordo, provaci” dissi stringendomi nelle spalle.
“Certo, ma tu dovrai collaborare”
“Costringimi”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Long live all the magic we made
Chapter eight - Truce

 
“Si parte per la Scozia!”
Erano le sette di mattina, ma Niall era comunque sveglio ed attivo, come facesse, resta ancora un mistero per tutti noi. Liam era seduto affianco a lui, su quelle che erano le sedie del tavolo del Tour Bus, e stava tentando in tutti i modi di non tirargli una sonora sberla sul viso, così da farlo tacere. Louis, come il suo amico Mr. Payne, era impegnato in un’ardua impresa, ovvero: non far cadere la sua faccia nella tazza di cereali davanti a sé. Tutti amavano l’irlandese, certo, ma non la sua vocina stridula di prima mattina.
“Non siete eccitati? – domandò sempre Niall, mentre prendevo posto accanto a Lou – io lo sono, eccome se lo sono.. Insomma, la Scozia! Quintali di birra ed il mostro di Lockness! Cosa potremmo chiedere di più?”
“Che tu sia zitto, ecco cosa” gli consigliò brutalmente Louis.
“Chiudi quella bocca Horan, o ti farò conoscere il mostro di Lockness da molto molto vicino” disse poi Liam, in uno scatto d’ira.
“E poi sei irlandese, Nialler, pensavo fossi abituato ai quintali di birra”
E così fece il suo ingresso trionfale in quella che chiamavamo ‘Area giorno’ del Tour Bus, Harry Styles. Mi voltai per guardarlo, anche se non avevo ancora proferito parola con nessuno. In realtà non sapevo neanche perché fossi già sveglia, dannazione, non potevo rimanere a dormire come quel disgraziato di un pakistano?
Harry comunque indossava una canottiera bianca, che lasciava intravedere molta della sua pelle nuda, rigorosamente tatuata. Perché Harry fosse così bello e dannatamente desiderabile anche di mattina presto, rimane un altro mistero di quel 26 Febbraio 2013. Lo guardai stiracchiarsi, con le gambe magre fasciate da un paio di pantaloncini da calcio neri, probabilmente di Liam. Mi scoccò un occhiolino e si sedette affianco a me.
“’Giorno splendore”
“Se fai così sarà di sicuro un buongiorno, superstar”
Furono quelle le mie prime parole di quel martedì di Febbraio, mentre incastravo i miei occhi negli smeraldi di Harry.
“La piantate di flirtare?” ci chiese cortesemente Louis.
“E tu la pianti di essere insofferente a qualsiasi cosa succeda, oggi?” gli domandò di rimando Niall.
“No, cazzo, eravamo riusciti a farlo tacere per dieci minuti buoni” sbottò Liam.
“Percepisco tensione, ragazzi” dissi così io.
Harry si strinse nelle spalle, rubando la tazza di cereali da sotto gli occhi di Louis, che gli restituì uno sguardo assassino.
“Tra irlandesi fastidiosi e ladri di colazioni, non so chi sia meglio, stamattina”
E così il ragazzo occhi cielo di Doncaster si alzò, andando a sgranchirsi le gambe fuori dal Tour Bus prima della grande partenza per la Scozia, suppongo. Dopodiché vedemmo arrivare all’ingresso del grande mezzo, Silver.
“Ehi Silver, dov’è Stella?” chiese Niall.
Così Liam roteò gli occhi al cielo.
“Diavolo Horan, dacci un taglio con questa ossessione per Stella”
“Ma cos’è oggi? La giornata nazionale contro di me?” sbottò Niall, facendomi ridacchiare, mentre Harry ingoiava rumorosamente una cucchiaiata di cereali.
“Stella è fuori con Louis – disse Silver, guardandoci comunque stranito – tutto bene, ragazzi?”
“Alla grande” dissi io, allungando le gambe sulla sedia prima occupata da Tommo.
“Certo, ok – continuò il manager, ancora un po’ scosso – tra poco si parte, vorrei che foste tutti svegli”
“Ma noi siamo tutti svegli, Silver” replicai io.
“Non ti sembra che manchi qualcuno, Zafira?” mi chiese Liam.
Così mi guardai intorno, alla disperata ricerca del soggetto mancante, ma a me continuava a sembrare che fosse tutto estremamente tranquillo ed al suo posto.
“Zayn, manca Zayn!” sbottò Niall, un po’ irritato.
“Ok ragazzi, percepisco della tensione – mi citò Silver – forse è meglio che vi lasci un po’ per conto vostro, d’accordo?”
Rimanemmo in silenzio, fino a che il manager non uscì dal Tour Bus. Così mi ritrovai gli occhi di Liam e Niall puntati addosso.
“Devi andare a svegliarlo” mi disse Payne.
“Ma non ci penso minimamente – mi rifiutai – è inutile che continuate a guardarmi così, lo sapete che io e Zayn non ci sopportiamo già normalmente, figurarsi di prima mattina”
Ma loro continuarono con gli sguardi eloquenti.
“Ho detto no, ragazzi – insistetti – smettetela”
Ma loro la smisero? Assolutamente no.
“Allora, ve lo dirò molto chiaramente – dissi mettendomi composta, iniziando a gesticolare – volete che il vostro amico rimanga vivo? Non mandate me a svegliarlo, non adesso, non in questa vita.. Anzi, neanche nella prossima, non mandatemi da lui mai”
“Devi andare tu – ma Liam rimase sulla sua idea – io ho rischiato un occhio, l’ultima volta”
“Ed io sono troppo impegnato con l’ultimo livello di Candy Crush – disse Niall, improvvisamente concentrato sull’iPhone di Harry, che era un po’ la puttana di tutti – insomma Zafira, l’ultimo livello!” enfatizzò.
“Ma non può andarci Harry?” chiesi alla fine, esasperata, quasi sul punto di cedere.
Liam alzò le mani in segno di resa, come a dire che in quella storia non ci voleva entrare. Così mi voltai verso Styles e lo trovai ad ingozzarsi di cereali e latte al cioccolato.
“Piccola, andrei anche – cominciò – ma sto facendo colazione e lo sai come divento quando non faccio colazione”
Sbuffai, tentando l’ultima carta “Occhi dolci”, quella imparata direttamente da Mr. Zayn Jawaad Malik.
“Non fare così piccola, lo sai che è il mio punto debole” sussurrò Harry, suadente.
Così io sbuffai, ed arresa, mi alzai. Ma prima di sparire in quella che, al contrario, chiamavamo ‘Area notte’ del Tour Bus, mi concessi di regalare un medio fatto con classe a quei tre.
“Vaffanculo, stronzi”.
 
 
 
 
 
 
 
Camminai svogliatamente, fino a spalancare la porta che conduceva a quelli che potevamo chiamare ‘Letti’: erano delle brandine e per lo più scomode. I quattro lettini erano vuoti, uno dei ragazzi dormiva a turno su quello che era il grande divano del Tour Bus, anche più comodo, quando non alloggiavamo in hotel.
Trovai Zayn ancora totalmente nel mondo dei sogni: dormiva con i capelli spettinati, le labbra serrate e le braccia strette al cuscino. Mi lasciai sfuggire un sorriso, tanto non c’era nessuno lì, potevo fare quello che volevo. E lui era così bello, con quell’espressione pacifica sul viso: sarei rimasta ore, a guardarlo dormire, per quanto infondesse calma.
Ma ricordai le parole di Liam rompo le palle Payne, così sbuffai e portai una mano sul fianco, sempre più scocciata.
“Zayn, svegliati” cominciai, sottovoce.
Ma lui non diede nessun segno di vita, non si mosse neanche, anzi, non ero totalmente sicura che respirasse.
“Zayn, dai piantala e svegliati” acquistai un tono di voce normale.
Lui arricciò le labbra in una smorfia di disapprovazione, girandosi dall’altro lato del letto.
“Malik, non farmi arrabbiare, ti ho detto di svegliarti – dissi, decisa – Silver vi vuole tutti di là, subito, per cui, datti una mossa”
Ma lui continuò a dormire, così io mi spazientii ed iniziai a battere rumorosamente con la mano sull’asta di legno del letto.
“Malik, non farmi venire lì o giuro che saranno cazzi tuoi”
“Vattene” mugugnò lui.
Così roteai gli occhi al cielo, sbuffando.
“D’accordo, l’hai voluto tu”
Iniziai a salire lentamente le scale, dato che Zayn dormiva sempre sul letto in alto. Arrivata in cima, gattonai fino a trovarmi davanti al suo viso. Ragionai sul da farsi: prenderlo a sberle o tentare di svegliarlo con qualche carezza?
Le sberle.
“Malik, sveglia!”
Inizia a tirargli qualche innocente colpo sulle spalle, dopodiché lo liberai dal pesante piumone rosso che lo copriva, trovandolo con una canottiera nera e dei pantaloni della tua.
“Ma che cazzo fai? – sbottò lui, aprendo di scatto gli occhi – sei impazzita, per caso?”
Adoravo la sua voce appena sveglio, ma non potevo certo dirglielo.
“Almeno ti sei svegliato” dissi, stringendomi tranquillamente nelle mie spalle, praticamente seduta su di lui.
“Togliti dalla mia anca, fai male” mugugnò nuovamente lui, appoggiando le mani sul materasso del suo letto.
“E tu alzati da qui”
Zayn scosse la testa, stropicciandosi gli occhi con le lunghe dita e scostandosi il mio peso dal suo corpo.
“Sei una psicopatica, Zafira” sentenziò, prima di tornare a dormire.
“E tu uno stronzo!” gli urlai contro, prima di tirargli un altro schiaffo, decisamente più forte, sempre sulla spalla.
Ma lui non lasciò correre, afferrandomi il polso con la sua mano sinistra, stringendolo forse un po’ troppo forte.
“Non mi devi toccare” ringhiò lui, tornando a sedersi sul letto, troppo stretto per entrambi.
“Sei tu che non devi toccarmi – urlai, tentando di divincolarmi dalla sua presa – mi fai male, Malik, lasciami!”
Ma lui continuò a stringere, ghignando.
“Vaffanculo, Valencia” sussurrò.
Quando finalmente mi lasciò, non persi tempo neanche a massaggiarmi il polso, mi precipitai giù dalle scale, immediatamente. Ma lui mi seguì, afferrandomi nuovamente, attirandomi a sé.
“Lasciami o giuro che mi metto ad urlare” dissi tra i denti.
“Tanto non sai fare altro che urlarmi contro, non è vero?”
“E tu non sai fare altro che lo stronzo, lasciami!”
Forse urlai davvero un po’ troppo, dato che vidi la porta aprirsi velocemente, trovando Harry dietro di essa.
“Ma che diavolo..? – chiese, stranito – lasciala, Zayn”
Malik guardò il suo amico, per poi fare come gli aveva detto.
“Sono stanco” disse infine.
“Non avvicinarti mai più a me”
“Cos’è successo?” chiese Harry, venendomi incontro.
Mi massaggiai il polso destro, quello che Zayn mi aveva stretto così tanto forte, da provocare dei segni violacei su di esso.
“Cos’hai lì? Fa’ vedere” disse Harry, preoccupato, afferrandomi il polso tra le sue mani.
“Chiedi a Zayn, che cos’ho” urlai io.
“Zitta, ti prego, sta’ zitta!” urlo lui di rimando.
Dopodiché arrivò anche Niall, preoccupato.
“Ragazzi, ho sentito urlare, tutto bene?”
Harry lo guardò eloquentemente, mentre Zayn scuoteva la testa.
“Non fai altro che rovinare ogni cosa” mi disse, guardandomi negli occhi, Zayn.
Non dissi nulla, sentii solo le lacrime pungermi gli occhi e desiderai gettarmi tra le braccia di Harry. Ma le parole di Zayn erano velenose, e non erano ancora finite.
“E tu non dovresti neanche essere qui” continuò.
“Adesso basta” sentenziò Harry, deciso.
“Mi sono stancato dei vostri continui litigi – disse Niall – adesso partiremo per la Scozia e voi non uscirete di qui fino a quando non andrete d’accordo”
“Che cosa?” chiesi, sorpresa.
“Harry, vieni”
Vidi Harry seguirlo, mentre Niall faceva per chiudere la porta.
“Niall, ma che diavolo..?” tentò Zayn.
“Parlate”
Fu l’ultima cosa che disse l’irlandese, prima di sparire dietro la porta, che chiuse a chiave, lasciando soli me e Zayn.
“Non ci credo – dissi io – non può averlo fatto sul serio”
Tentai di aprire la porta, ma nulla, ogni mio tentativo era vano.
“È inutile, è chiusa” disse Zayn, appoggiandosi ad una parete.
“Ma dai? Sto solo cercando un modo per non stare con te”
“E perché mai, Lolita?” chiese, ironico.
“Perché ti odio e non voglio parlarti mai più”.
 
 
 
“È finito lo sciopero della parola?” 
Era passata ormai un’ora, da quando Niall aveva avuto la brillante idea di chiuderci lì dentro. Zayn se ne stava seduto per terra, con la schiena e la testa appoggiate al muro, ancora in tuta. Mentre io ero esattamente di fronte a lui, seduta per terra, solo dal lato opposto della stanza. Non lo guardavo, avevo gli occhi puntati sul mio iPhone, e non gli avevo rivolto parola per tutto il tempo.
“E dai Valencia, così impazzisco”
Mi aveva fatto male, in tutti i sensi, psicologicamente e fisicamente parlando e, detto sinceramente, non sapevo cosa fosse peggio.
“Ti giuro che ti odio”
Stava praticamente parlando da solo, mentre io facevo finta di saper giocare a Candy Crush, rovinando i livelli di Niall. Ma, beh, se lo meritava.
“No, non è vero – si corresse poi – e sono certo che neanche tu lo fai”
Stavo per urlargli di tacere, ma non volevo parlargli.
“Ok, d’accordo, so cosa vuoi – disse, giocando con le sue stesse dita – che io ti chieda scusa ma, lo sai che non sono tanto bravo in questo”
Mi strinsi nelle spalle, se lui mi avesse chiesto scusa, sarebbe stato un gran passo avanti.
“Come ti pare – si arrese poi – almeno puoi ascoltarmi?”
Alzai lentamente lo sguardo nei suoi occhi, decidendo se dargli o meno quell’occasione. Ma poi lui sorrise, ed il mio buon senso mi abbandonò. Bloccai l’iPhone e lo posai a terra, incrociando le braccia.
“Scusa – cominciò, alzando le mani in segno di resa – sono uno stronzo, e lo so, non avrei dovuto dirti quelle cose”
Lo guardai, per incitarlo ad andare avanti. Così lui sbuffò, ed io combattei contro l’istinto di lasciarmi andare ad un mezzo sorriso. Perché Zayn Malik che si scusava, in tuta, seduto sul pavimento del Tour Bus, con i sensi di colpa tatuati sul viso, era una vera visione.
“Tu non rovini nulla, Zafira”
Alzai di scatto gli occhi nei suoi, trovando, forse per la prima volta, tanta sincerità.
“Adesso puoi venire qui? Mi indispone tutta questa distanza”
“A me indispone la tua stupidità, invece” ribattei.
“Wow, lo sciopero della parola è finalmente finito, mi hai parlato – esultò – questo significa che sono perdonato?”
Mi alzai per raggiungerlo e mi sedetti affianco a lui, con una canottiera bianca extra large e gli Ugg grigi.
“Questo significa che sei un cretino, Malik” dissi, voltando il viso verso il suo.
“E tu mi odi, Lolita?” chiese, facendo lo stesso.
“Non chiamarmi così”
“Rispondi”
Abbassai lo sguardo, per poi scuotere la testa.
“Lo sapevo”
“Ma una cosa molto vicina all’odio” puntualizzai, puntandogli un dito al petto.
Così lui abbassò lo sguardo sul mio polso viola, ammirando la sua opera.
“Sono stato io?” chiese, indicandolo.
Io annuii, senza spostare lo sguardo dai suoi occhi scuri. Dopodiché lui afferrò la mia mano, stringendola nella sua.
“Sono davvero uno stronzo”
Era seriamente dispiaciuto, mi fece quasi tenerezza: attenzione, quasi.
“Sì, lo sei”
Si portò la mia mano alle labbra e con esse, baciò delicatamente i segni sul mio polso, sorprendendomi.
“Scusa” disse poi.
“Non importa, d’accordo, ti scuso”
Ritirai la mia mano, improvvisamente a disagio.
“Credevo che le cose stessero andando meglio tra di noi” confessò.
“Ah sì?”
“Abbiamo avuto una conversazione pacifica, l’altro giorno, prima del concerto, in Arena”
“Quando mi urlavi contro dicendomi che con voi non centravo nulla? Oh sì, siamo praticamente migliori amici, ormai”
“Non fare la scema – mi ammonì – mi hai augurato buona fortuna, ed io penso ancora che tu abbia un bel sorriso”
“Ti ringrazio”
“Di nulla”
Calò il silenzio per qualche istante, durante il quale non ascoltai nient’altro se non i respiri lenti di Zayn. Le voci dei ragazzi, i rumori della strada e la radio di sottofondo, dietro la porta, passarono in secondo piano.
“A cosa stai pensando?” gli domandai, poi.
“A Perrie”
Ah.
“Ti manca?”
“Forse ha ragione” m’ignorò completamente.
“Stai delirando, Bradford?”
“Perché ci odiamo, io e te?”
“Ma che stai dicendo?”
“Sto dicendo, che non abbiamo mai provato seriamente ad andare d’accordo, insomma, magari finiamo anche per piacerci”
Faticammo a non riderci in faccia.
“Ma dai Zayn, ci viene così bene odiarci”
“Lo so ma, magari ci viene bene anche andare d’accordo, che ne puoi sapere? – disse – e poi mi hai chiamato Zayn, quante volte all’anno capita?”
Mi strinsi nelle spalle, aveva ragione: Bradford, Malik, Rockstar, cretino, idiota, coglione.. Era così che lo chiamavo sempre, e non Zayn.
“Come ti pare, allora” conclusi.
“Tregua?”
Guardai la sua mano, quella che mi stava tendendo, in segno di pace. Zayn e Pez stavano insieme da un anno, ed in quell’anno, io e lui non avevamo fatto altro che odiarci. Ora però ci trovavamo costretti a vivere l’uno accanto all’altro per nove lunghi mesi, potevamo continuare così?
No di certo.
“Tregua”.




 
cause we're on fire now
sono in ritardissimo devo sbrigarmi aaahhh
mia sorella oggi fa trent'anni e devo correre a casa suaaa aiuto
perdonatemi la fretta, davvero, io vi amo.
alla prossima giuro che faccio uno spazio autrice più lungo del capitolo.
vi lascio però Stella e Silver.
addio.

 


  
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