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Autore: Bloode    04/02/2014    1 recensioni
Cameron è il primo grande amico di Ariel, si conoscono da quando Ariel è nata e hanno giocato insieme fino all'età di sette anni. poi un giorno Cameron e la sua famiglia svaniscono nel nulla. Ariel crede che si siano trasferiti e la sua vita continua anche senza Cameron. dieci anni dopo Ariel sembra una ragazza come tante altre e cerca di vivere una vita normale, ma lei in realtà custodisce un grande segreto: appartiene alla grande famiglia delle Fate. tuttavia riesce a conciliare le due vite senza troppi intralci. un giorno però nella vita di Ariel arriva un ragazzo nuovo dal quale lei dovrebbe star lontana perchè è venuto per darle la caccia. ma c'è qualcosa negli occhi di questo ragazzo che attrae irrimediabilmente Ariel. e questo potrebbe creare un grande problema sia per il mondo delle Fate, quello di Ariel che per la setta dei Cacciatori: la nuova famiglia di Cameron, o per come lo conoscerà Ariel... Blake.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ariel era seduta di fianco a Blake e lo guardava, lui intanto dormiva profondamente, ancora stordito dal sedativo, respirava piano, l’addome fasciato si alzava leggermente ogni volta che inspirava e a volte contraeva la mascella per qualche fitta di dolore. Nel suo braccio destro c’era una flebo per l’assunzione dei liquidi e nella mano destra un’altra che somministrava morfina, impedendo così a Blake di provare troppo dolore. Ariel fece scorrere lo sguardo sul suo corpo addormentato: era bello, anche in quelle condizioni. Le labbra socchiuse, il suo volto era rilassato, forse stava sognando qualcosa di bello, i capelli ricadevano in ciocche scomposte sulla fronte e sul collo, Ariel istintivamente iniziò a spostarle dalla fronte sudata, poi scostò anche delle ciocche dal collo e allora la trovò, lì era perfettamente visibile, la voglia tonda come una moneta. Ariel rimase a bocca aperta e in quel momento Blake si svegliò, batté gli occhi più volte e poi, con la voce debole che scemava per gli antidolorifici sorrise e disse
“Ciao.. stai bene.. dove siamo?”
“Ciao, si stiamo bene tutti e due.. al San Peter Hospital, sei qui per dei controlli”
“Oh.. Meg? Come abbiamo fatto a scappare, c’era il fuoco! E tu eri svenuta..”
“Mi hai portato fuori tu dalla cascina, non so dove sia Meg, ma di sicuro io e te dobbiamo parlare.. abbiamo diverse cose da chiarire..”
“Credo anche io.. solo che ora mi sento così strano..”
“E’ l’effetto del sedativo, fra poco svanirà.. hanno chiamato i tuoi genitori, fra poco verranno a prenderti”
“I miei genitori? Impossibile… come avete saputo dove vivo.. io non vivo con i miei genitori”
Ariel allora iniziò a spiegare nel dettaglio tutto quello che era successo durante il lasso di tempo nel quale Blake era stato incosciente. Lui annuiva e si sforzava di elaborare il tutto anche son la mente annebbiata dall’effetto della morfina. Dopo una decina di minuti di racconto si prese la testa fra le mani e si premette i palmi contro le orecchie, Ariel ci fece caso e ricordò un particolare, anche Cameron, quando i suoi genitori litigavano o era particolarmente sconvolto, come quando la sua sorellina Jamie si era rotta la gamba mentre giocavano tutti e tre insieme, aveva il vizio di premersi le mani sulle orecchie. Ariel avrebbe voluto chiamarlo Cam, avrebbe voluto chiedergli se fosse veramente lui, avrebbe voluto piangere per aver ritrovato il suo migliore amico e avrebbe voluto chiedergli perché cambiare nome, perché se ne fosse andato.. ma a vederlo così fragile pensò di aspettare che si riprendesse prima di tempestarlo di domande.
Entrarono nell’ambigua stanzetta d’ospedale due medici, i genitori di Ariel, Trent e un donna che Ariel non conosceva. Era minuta, con delle rughe che le solcavano il volto; i riccioli neri erano raccolti in una coda e un sorriso si aprì sul suo volto non appena vide Blake.
“Blaky! Stai bene! Oh che sollievo!”
“Gwen.. dobbiamo parlare.. ho delle cose importanti da dirti..”
Mentre Ariel era intenta ad osservare ed ascoltare la conversazione fra Blake e quella Gwen, molto probabilmente una tutrice. Non poteva essere sua madre! La madre di Blake era Sonya! Una donna bionda dagli occhi verdi, perché Blake, ne era sempre più sicura, era Cameron. Trent era arrivato dietro di lei e l’abbracciò piano; Ariel sobbalzò, poi girò leggermente la testa e si ritrovò gli occhi di Trent che la fissavano con dolcezza.
“Stai bene?”
“Si, non mi sono fatta nulla.. Trent il capanno.. sono stata io”
“Lo avevo intuito.. ma non è stata colpa tua! Toglitelo dalla testa ok?”
Ariel annuì, poi gli occhi di Trent si spostarono su Blake e tutta la dolcezza riservata ad Ariel svanì, guardava Blake con disprezzo e non appena gli occhi di quest’ultimo si spostarono su Ariel, Trent la strinse più forte senza mai staccare gli occhi da quelli di Blake.
“Scusateci.. io e Gwen dovremmo parlare in privato.. potete uscire tutti?”
Fece Blake sostenendo lo sguardo di Trent con lo stesso disprezzo, poi non appena Ariel scostò la testa dall’incavo del collo di Trent, dagli occhi dei due ragazzi scomparve qualsiasi traccia di odio, disprezzo o cattiveria. Ariel prese la mano di Trent e poi con l’altra accarezzò la guancia di Blake
“A dopo.. ricordati che anche io e te dobbiamo parlare..”
“Prima devo parlare con Gwen.. prima voglio altre risposte”
Fece Blake premendosi la mano di Ariel contro la guancia.
Trent allora circondò Ariel con un braccio e la spinse fuori dalla stanzetta insieme ai genitori di Ariel e ai due medici.
“Cos’hai fatto Blake?”
“L’ho salvata.. non so perché, ma non posso ucciderla!”
“Tu sei un cacciatore. Lei una fata. Tu devi ucciderla! Non vorrai che Cassidy ti torturi di nuovo. Sai che non potrei sopportare di nuovo tutto il dolore che ti ha fatto provare.. per me sei come un figlio, nessuna madre vuole veder soffrire il proprio figlio”
“Grazie Gwen.. ma io non sarò mai un cacciatore. Ora però devi dirmi una cosa. Sono state davvero le fate ad uccidere la mia famiglia?”
“Non lo so Blaky.. io ero in un altro squadrone quando ti hanno trovato..”
“E abitavo davvero qui prima che i miei venissero uccisi?”
“Si.. di questo ne sono sicura.”
“C’è una minima possibilità che io conoscessi Ariel, quella ragazza, prima di ora?”
“Non credo Blake.. non lo so.. io non ho mai saputo molto sulla vita che vivevi prima di entrare nella nostra famiglia.. ma stai lontano da quella ragazza ok?”
“Non credo di riuscirci.. è come se fosse parte di me..”
“Sai che ti voglio un gran bene Blake.. ma ci sono Jason e Tyla che sono piccoli e non posso rischiare di andare contro la Setta e mettere a repentaglio la loro vita.. quindi credo che le nostre strade si dividano qui.. a meno che tu non cambi idea”
“Aspetta Gwen.. dammi un po’ di tempo.. sono solo confuso. Non voglio lasciare te e la setta. Solo che non posso ucciderla! Non è come le altre fate. Non è come voi me le avevate descritte!”
“Blake.. devi decidere, non puoi essere latitante tutta la vita. Ma devi anche sapere che se andrai contro la Setta rischierai la vita e molto probabilmente ci sarà un altro cacciatore pronto ad ucciderla.”
“No..  aspetta. Non parlare con Cassidy di questa conversazione.. voglio prima capire chi sono e qui mi servi tu..ti prego Gwen!”
“ti do un mese di tempo per capire chi sei, chi eri e cosa provi per quella ragazza. Poi io me ne tiro fuori. Ho i miei due bambini da proteggere. Spero capirai.”
“Sì. Un mese è perfetto.”
“Sarebbe meglio andassi a vivere da qualche altra parte.. parlerò con Cassidy e le dirò che lo squadrone otto ti ha inviato a cercare notizie sul luogo più vicino dove le fate che abitano nei paraggi si riuniscono, visto come ti hanno ridotto Meg e gli altri potrà solo star zitta, visto che deve far si che nessuno nel suo squadrone crei problemi. Tu però devi decidere in fretta!”
“Lo so Gwen.. posso continuare a venirti a trovare però?”
Negli occhi della donna iniziò a comparire uno sguardo compassionevole, stava iniziando a scuotere la testa quando Blake le afferrò le mani e la guardò implorandola con quegli occhi blu profondi come il mare. Gwen non riuscì a finire il gesto, quindi inspirò e poi guardò Blake
“Solo quando te lo dirò io? Chiaro? Ho dei bambini io.. lo sai..”
“Certo Gwen! Stai tranquilla.. grazie mille! Sei proprio come una madre per me!”
“Perché lo fai Blake?”
“Cosa?”
“Metterti contro tutto e tutti per lei.. nemmeno la conosci..”
“E’ come se fosse qualcosa di saldo dentro di me..una parte che mi completa.. non so come spiegartelo.. dovresti provarlo Gwen, so’ solo che ora sto facendo la cosa giusta.. prima no”
Gwen lo accarezzò dolcemente e poi si alzò.
“Ti voglio bene Blake, sta attento. Trova un posto dove stare questo mese.. io ora devo scappare.. Jason sta uscendo ora da scuola!”
“Ciao Gwen.. ti farò sapere e verrò a prendere le mie cose in giornata”
La donna uscì dalla stanza e subito dopo entrò Ariel, che si avvicinò al letto, si sedette di fianco a Blake, lo guardò inclinando la testa e spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Allora?”
“Devo trovarmi un posto dove stare per prima cosa, e poi ti spiegherò tutto”
“Potresti stare da Trent! Vive solo! Due ragazzi, andiamo sarà divertente aspetta glielo chiedo!”
“No Ariel aspetta..”
Non fece in tempo a finire la frase che Ariel era già volata fuori dalla stanza per andare da Trent, che cambiò espressione in un millesimo di secondo non appena Ariel gli espose la situazione di Blake e gli propose la sua idea. Poi Trent entrò in camera, tallonato da Ariel, lui però la fermò e lei rimase fuori dalla porta con un’espressione un po’ delusa. Poi  Trent si chiuse la porta alle spalle e guardò Blake
“Perché dovrei ospitare un cacciatore in casa mia?”
“Non so se voglio davvero essere un cacciatore e poi ha fatto tutto Ariel io non le ho chiesto niente!”
“Se ti azzardi a  farle del male..”
“Allora ospitami da te, così portai controllarmi meglio”
Fece Blake con aria di sfida. Trent digrignò i denti e lo guardò sprezzante
“Per quanto?”
“Un mese per ora..”
“Un mese e basta! E dormi sul divano”
Si strinsero la mano e in quel momento la porta si spalancò, Ariel entrò tutta sorridente con tre succhi di frutta
“Oh sarete coinquilini che bello! Dai coraggio, brindiamo a questa convivenza!”
Fece porgendo i succhi a Trent e a Blake, i due presero le bottigliette e si guardarono fra di loro. Se solo Ariel non fosse stata così felice e così curiosa e avesse visto gli sguardi dei giovani avrebbe capito che quella sarebbe stata tutto meno che una convivenza tranquilla.
  
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