Anime & Manga > Naruto
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Autore: Kaniuh    04/02/2014    1 recensioni
Il mondo ninja è stato appena scosso da eventi temibili. Pain ha da pochi mesi attaccato Konoha ed un uomo mascherato, che si è presentato come Madara Uchiha, ha dichiarato guerra alle Nazioni. Si arriverà davvero al conflitto campale?
Nota: Questa storia si inserisce cronologicamente dopo la morte di Danzou e prima che Naruto vada ad allenarsi con Bee. Cercherò di essere quanto più fedele al manga, perchè quello che mi sono riproposto di fare è sviluppare degli eventi, diciamo, che si possano incastrare realmente nella storia originale. Anche per quanto riguarda le relazioni sentimentali tra i personaggi, le tratterò quanto più in modo simile alla mia interpretazione del manga, provando a concentrarmi sul trio Naruto-Sakura-Sasuke. Ovviamente ci aggiungerò cose che nel manga non appaiono, ma...diciamo che tenderò a mantenerle verosimili.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo 5: Il villaggio di Ghan
 
 
“I-Io…mi chiamo Yoshiko”.
La ragazzina spostava rapida lo sguardo da Naruto a Sakura, mentre il suo cuoricino batteva ancora forte per la paura. Le sembrava che la ragazza avesse degli occhi davvero dolci, e da questi si fece pian piano calmare mentre ancora stringeva la mano tiepida di quel ragazzo biondo che le era venuto incontro, strappandola da quegli uomini malvagi. Al solo pensiero di quello che aveva passato sentì pungere nuovamente le lacrime agli occhi ed infossò ancora una volta il viso nella giacca del ragazzo. Solo un piccolo occhio marrone scuro si intravedeva tra le pieghe, puntato dritto verso Sakura.
“Io mi chiamo Sakura, mentre lui è Naruto” disse la ragazza continuando a sorridere per tranquillizzare la bambina , “Siamo ninja di Konoha, non devi aver paura. Chi erano quelle persone che ti inseguivano? Ti hanno sorpresa nei boschi? O ti hanno rapita, forse?”.
Yoshiko continuava a fissarla in trance, un po’ come quando ci si trova in un sogno tanto nitido da sembrare vero ma così spaventoso da sperare di sbagliarsi.
Sakura si avvicinò nuovamente tentando un approccio differente: “Sono un medico io, sai? Posso guardarti da vicino per assicurarmi che tu stia bene?”
La bambina si ritrasse.
“Lascia perdere Sakura-chan, la sento tremare tutta” disse Naruto mentre la avvolgeva nuovamente in un abbraccio rassicurante, percependo quasi istantaneamente il brivido di soddisfazione della piccola.
Poi continuò “Kakashi-sensei e Sai prenderanno in un baleno quei banditi, e quando li porteranno indietro…”. Fissò duramente lo sguardo in mezzo alla fitta boscaglia, mentre in lontananza si sentivano frenetici clangori metallici.
“Certo, hai ragione. Comunque non mi sembra sia ferita, poverina. Probabilmente abita in uno dei villaggi limitrofi e…”
La ragazza si accorse che l’amico non la stava minimamente ad ascoltare. Aveva ancora lo sguardo fisso nell’oscurità mentre la mandibola vibrava vistosamente, segno che i denti erano stretti in una morsa d’acciaio, come se si trattenesse a stento dal fare qualcosa.
Un pensiero la fulminò.  
Ma certo…Naruto è l’ultima persona al mondo che vorrebbe vedere maltrattare un bambino. Da piccolo ha sempre reagito contro quelli che gli davano continuamente addosso, ed ora a vedere questa piccolina tremante…
I ricordi le affollarono la mente come un fiume in piena.
Quel ragazzino pestifero e sconclusionato, sempre ultimo della classe, sempre tra i piedi.
Sempre presente.
I loro discorsi da ragazzini, gli allenamenti, le prime missioni tutti e tre assieme come team.
Tutti e tre… pensò lei.
Gli si avvicinò, posandogli lentamente una mano sulla spalla. Naruto ebbe un lieve sussulto e si voltò in direzione della ragazza.
“Che c’è Sakura-chan?”
“Niente. Volevo solo dirti…di calmarti. Lei sta bene, è solo spaventata.” continuò Sakura, indugiando appena nello sguardo dell’amico “Se ti agiti così, le trasmetterai tensione e non quiete. Visto che sembra riuscire a stare solo con te, cerca almeno di aiutarla a rilassarsi. Quando due persone si toccano, si scambiano molto più di quanto possa essere detto a parole”.
Lui ricambiò il suo sguardo.
 “Hai ragione Sakura-chan, come al solito” e così detto, la ragazza sentì sotto il palmo della sua mano le spalle di Naruto rilassarsi, ed il respiro tornare lento e regolare.
Il ragazzo rimase un attimo a fissare la mano lucida della sua compagna, ancora appoggiata sulla sua spalla.
Quando due persone si toccano, si scambiano molto più di quanto possa essere detto a parole.
In lontananza iniziava a sorgere la Luna, antica e maestosa, che, senza fretta alcuna, incominciava a baciare con i suoi dardi argentati la piccola radura in cui erano fermi gli shinobi.
Una falena, bianca e diafana, passò tra gli sguardi incrociati dei due ragazzi.
“Maledetti! Ancora pochi minuti e vi avremmo superati senza problemi!”
I ragazzi si separarono volgendo l’attenzione verso le voci ed i passi che si avvicinavano rapidamente; il primo ad emergere dal fogliame fu Kakashi, subito seguito da un gruppo di cinque uomini che arrancava con una certa difficoltà a causa dei serpenti d’inchiostro che Sai era solito utilizzare per immobilizzare i propri avversari e che, in questo caso, stringevano le loro nere spire attorno i polsi e le caviglie dei banditi.
Alla luce della Luna Naruto riuscì a vederli meglio, accorgendosi che quelle che aveva scambiato per bende sul volto non erano altro che intricati disegni tribali che partivano dalla base del collo per terminare fin su gli zigomi.
Sai chiudeva la fila, pungolando la schiena dell’ultimo uomo con il suo kunai.
Kakashi adocchiò la massa di vesti informe e sudicia che si stringeva a Naruto: “Come sta lei, ha delle ferite?”.
Naruto continuava a fissare il gruppo di prigionieri.
“No, maestro Kakashi” intervenne Sakura “Sembra solo spaventata, ma nulla di più. Ha detto di chiamarsi Yoshiko, ma non siamo riusciti a farci dire nient’altro. Non si è neppure staccata da Naruto”.
Kakashi fece un debole segno d’assenso, mentre si avvicinava anch’egli alla bambina; nel frattempo Sai mise a sedere i banditi continuando a  tenerli sott’occhio.
“Ehi piccolina” disse Kakashi con un sorriso gentile alla bambina mentre le si accovacciava accanto “Non temere, ora sei al sicuro con noi”.
Yoshiko girò appena la testa per guardare meglio il volto dal quale proveniva quella voce calda e suadente.
Kakashi riprese “Immagino che abiti in qualche villaggio qui vicino giusto? Se ci dici quale sia, possiamo riportarti dalla mamma. Sarà di certo in pensiero per te, e tu non vuoi farla preoccupare vero?”
La piccola si scostò appena dal ventre di Naruto “N-no, non voglio che la mamma si preoccupi. E nemmeno il papà o la mia sorellona. Potete davvero portarmi a casa?”.
Naruto le mise una mano sulla spalla e lei alzò i suoi piccoli occhi scuri verso l’alto “Ci puoi contare Yoshi! Ti portiamo ovunque tu voglia!”
“Naruto, sii serio. Non credo che questo sia il caso di darle soprannomi…” iniziò Sakura.
“Oh!” esclamò la piccola sgranando gli occhi “è così che mi chiama sempre la sorellona!”.
D’un tratto sembrò riacquistare colorito e sicurezza, tanto che per la prima lasciò andare la giacca del giovane.
Naruto accennò verso la compagna una silenziosa smorfia di vittoria.
Sakura tirò un sospiro e si appoggiò rassegnata all’albero alla sua sinistra. Evidentemente tra bambini ci si intende… pensò.
Poi Yoshiko continuò “Io abito nel villaggio di Ghan. E’ quello oltre il bosco, non è lontano. C’è la festa da noi oggi ed è pieno di luci ovunque e…è lì che mi hanno presa! Ero andata a cercare il mio amico Hoku e…” Iniziò a tirare su col naso e si rifugiò ancora una volta tra le braccia di Naruto.
Deve essere il villaggio che abbiamo visto dal bivacco sulla collina, lo raggiungeremo in un attimo pensò Kakashi prima di alzarsi ed esclamare “Sai, falli alzare e sbrighiamoci a consegnarli alle autorità del villaggio. Di certo sarà stata già denunciata la scomparsa della bambina e se la riportiamo alla svelta eviteremo che inviino pattuglie per i boschi.”
“Ehi un attimo!” iniziò Naruto “Non ci hanno ancora detto perché hanno rapito Yoshi! Avanti, parlate!” concluse con foga rivolgendosi agli uomini che iniziavano a rialzarsi sotto lo sguardo attento di Sai.
Nessuno parlò, ma quello che sembrava il capo prese a guardarlo truce “Bah! Che vuoi capire tu? Sei solo un moccioso!”
“Eh!? Te lo faccio vedere io il mocc-”
“Basta così Naruto!” intimò Kakashi. “Non è importante, magari lo sapremo dopo essere arrivati al villaggio o forse no. Devo ricordarti che siamo in missione? Abbiamo il dovere di riportare la bambina e consegnare questi criminali, ma non perdiamo di vista gli obiettivi del nostro viaggio”
Naruto sembrava tutto fuorché convinto, ma comunque si calmò. “Uff, va bene” e detto questo prese la bambina per i fianchi esili e se la caricò sulle spalle. La piccola rispose al gesto improvviso con un gridolino di sorpresa, ma sembrò apprezzare da subito la posizione più elevata in cui era stata posta; con le gambine che penzolavano sul petto del ragazzo, gli abbracciò con gentilezza il collo ed appoggiò il mento sulla sua bionda zazzera arruffata.
“Bene, muoviamoci.” disse Kakashi mentre si incamminava verso il sentiero che li avrebbe portati fuori dal bosco e verso il villaggio.
“Su Yoshi! Ora ti riportiamo dalla mamma!” irruppe Naruto allegramente, mettendosi in coda a Kakashi “Dì un po’, com’è fatta casa tua? Abiti vicino alle terme? So che i villaggi in questo Paese hanno molte sorgenti termali che usano per attirare i turisti.”
“Oh sì!” disse la piccola, contenta che il ragazzo le avesse chiesto qualcosa di cui era felice di parlare.
“In realtà casa mia è anche dove lavora il papà e la mamma! Ed anche la mia sorellona ed io li aiutiamo! Il mio papà ha costruito un albergo sulle sorgenti termali più grandi che si possano trovare da qui fino al villaggio di Rukio!” terminò Yoshiko.
Naruto era totalmente in visibilio. “Quindi hai praticamente le terme in casa? Quanto vorrei fermarmici…”
“Naruto…” avvisò Kakashi.
“Lo so, lo so. Non possiamo perdere tempo. Uff !”
Questo risponde anche al perché quegli uomini abbiano rapito la bambina pensò Kakashi  di certo la sua famiglia è molto ricca, magari una delle più abbienti della città. Anche le sue vesti, sebbene sudice, sembrano di fattura pregiata. Probabilmente avrebbero chiesto un riscatto alla famiglia.
Soppesando queste parole, Kakashi imboccò l’angusto sentiero che li avrebbe condotti fino al villaggio.
Naruto continuava a seguirlo senza smettere un attimo di parlottare con la piccola Yoshiko finendo, naturalmente, per chiederle cosa ne pensasse del ramen a colazione; di tanto in tanto si dava qualche energica scrollata di spalle, tanto per farla divertire. Scoprì ben presto di amare quella risata cristallina.
Sai spingeva il gruppo di uomini nella stessa direzione e Sakura gli si affiancò in quel compito.
La ragazza notò un piccolo squarcio nel tessuto della maglia del compagno, giusto all’altezza dell’avambraccio.
“Ti hanno colpito?” disse lei indicandogli lo strappo con un dito.
“Uhm?” Sai abbassò lo sguardo per un attimo e fece un cenno di diniego, aggiungendo “Non è nulla, credo sia stata colpa di qualche ramo preso durante la corsa. In realtà è stato abbastanza facile catturarli non sono un granché ed inoltre...” proseguì il ragazzo infilando una mano nella sua sacca laterale ed estraendo una serie di pugnali e kunai in condizioni talmente pessime da non essere neppure più affilati “…il loro equipaggiamento lascia molto a desiderare.”
Sakura osservò le lame sbeccate e arrugginite di quei banditi e prese a scrutarli attentamente uno per uno: indossavano i vestiti più disparati, spesso rattoppati alla buona o sostituiti da stracci luridi avvolti a mo’ di mantello ed i loro volti erano quasi del tutto occupati da un intricato tatuaggio che, nell’oscurità, appariva totalmente amorfo; la maggior parte era abbastanza smagrita, con zigomi pronunciati e spalle magre e curve. Solo l’uomo che aveva risposto prima a Naruto era alto e massiccio, oltre a procedere col mento ritto e lo sguardo altero.
Non devono passarsela bene e non sembrano nemmeno avere la costituzione di briganti, sebbene comunque in condizioni pietose. Se non ci fossimo trovati noi sarebbero stati catturati in ogni caso nel giro di qualche ora,  si trovò a meditare la ragazza. Mentre Sakura continuava a rimuginare sul chi e sul cosa, il gruppo sbucò finalmente fuori dalla boscaglia, trovandosi di fronte un’immensa distesa erbosa dalla quale spuntavano qua e là timidi torrenti e polle d’acqua limpida che attiravano l’interesse di ogni tipo di anfibio dei paraggi.
Il gruppo dei banditi iniziava a torcersi i polsi con nervosismo crescente.
Era proprio il villaggio che avevano intravisto dalla collina, un pulsare di luci multicolori che, a quella distanza, si riusciva a percepire essere accompagnati anche da una musica vivace e squillante; ora, con la Luna sorta da poco, ogni polla d’acqua attorno al villaggio rifletteva la sua luce argentata che, sul nero corposo dell’erba notturna, ricreava l’incanto della volta stellata.
“Eccolo!” gridò Yoshiko alzandosi quasi in piedi sulle spalle di Naruto.
Gli shinobi rimasero senza parole dinanzi a quel paesaggio degno di una fiaba.
“Non ero mai passato dal Paese delle Terme durante la notte.” disse Kakashi, perdendo per un attimo anche la sua usuale compostezza.
Sai fissava il panorama con uno sguardo tra l’estasi ed il disappunto, mordicchiandosi appena le labbra: “Come vorrei fermarmi a dipingere questa meraviglia…” disse sospirando.
“Guarda, Sakura-chan!” proruppe Naruto “ E’…è bellissimo, non è vero?” e terminò con un sorriso raggiante in direzione della sua compagna.
Sakura si prese un attimo per rispondere.
“E’ un sogno”.
 
*************
 
Mizu era seduta in silenzio.
La hall dell’albergo era formata da una stanza a pianta quadrata, sul cui fondo si snodava quel bancone in legno dietro il quale lei e la sua sorellina erano solite passare i pomeriggi. Loro era il compito di accogliere i clienti che pernottavano in quel lussuoso albergo ,almeno per gli standard del villaggio, per usufruire delle migliori terme reperibili nel raggio di venti miglia. Lei manteneva aggiornato il registro delle prenotazioni ed incassava i pagamenti, mentre quella piccola peste di sua sorella iniziava a tirare per mano i clienti per condurli alle loro stanze, ai piani superiori; nonostante avesse solo sette anni aveva già da tempo imparato che un sorriso stampato in volto, anche se d’occasione, le avrebbe fatto guadagnare una bella mancia da tutte le anziane signore per le quali, incredibilmente,  assomigliava sempre a qualche loro nipotina preferita.
Sua madre, Kaori, era quasi sempre nelle cucine a sovrintendere alla preparazione di ogni piatto che dovesse raggiungere la zona ristorante; ogni turista che avesse assaggiato il suo ramen non avrebbe potuto fare a meno di tornare, anche solo per gustare quella specialità della casa.
Hiroto, suo padre, si muoveva tutto il giorno con frenesia su e giù per l’albergo salutando con cortesia i clienti, assicurandosi che gli addetti alle pulizie delle terme non battano la fiacca e dispensando consigli alle domestiche su come bisognava riporre, dopo averle pulite, le statuine di porcellana che, dalle loro mensole disseminate ovunque, osservavano con fredda pazienza il viavai di uomini, donne e bambini.
Mizu alzò lo sguardo dal legno del bancone e lo diresse verso l’ampia finestra, accanto alla porta d’ingresso, che si affacciava sulla strada festosa e del tutto ignara del dolore che sentiva trafiggerla come un ago proprio nel mezzo dello sterno.
Yoshiko era sparita, ed era tutta colpa sua. Era stata lei a darle il permesso di allontanarsi per andare a chiamare quel suo strambo amichetto col quale giocava sempre. Mentre la vedeva correre fuori dalla porta se lo sentiva che avrebbe dovuto fermarla. Se lo sentiva che le sarebbe successo qualcosa. Empatia fraterna, forse. Quando poi il suo amico Hoku era passato a chiedere di lei dicendo di non vederla dal giorno prima, si sentì mancare. I suoi genitori erano subito corsi al distaccamento degli shinobi per denunciarne la scomparsa, lasciando lei a badare alle terme. La sua famiglia aveva già subito troppe minacce da parte dei Dissidenti per non pensare ad un rapimento.
Abbassò nuovamente lo sguardo sul bancone ed iniziò a grattare con la punta dell’unghia un grumo di cera, probabilmente colata da una qualche candela la sera precedente.
Se papà vedesse questa sporcizia, probabilmente licenzierebbe in tronco la squadra di pulizie. Ancora.
La cera era dura ed ostinatamente tenace nel non volersi staccare dalla superficie in legno di quel prezioso bancone, ereditato dal nonno di suo padre che, molti anni prima, aveva iniziato l’attività di famiglia.
Sarà stata quella combinaguai di Yoshi. Non la si può lasciar sola un momento , pensò.
Riuscì infine nel suo intendo e spedì i frammenti di cera in un angolo con una mano.
Era rimasta una macchia appena visibile, ma quella che si stava aprendo in lei era molto più intensa.
E se non la trovassero? Gli angoli degli occhi iniziarono a pungere.
Ricordò il suono della sua vocetta che pronunciava il suo nome.
“Mizu!”
E se non le dava subito retta, iniziava a pestare forte i piedi continuando a ripeterlo come una forsennata.
“Mizu! Mizu!”
Sorellina…dove sei?
“Mizu! Sono qui!”
La ragazza posò lo sguardo allibito sul gruppetto di persone che le era davanti, proprio al centro della stanza, pochi passi oltre la porta d’ingresso.
Un giovane uomo dai capelli grigi ed una fascia a coprigli l’occhio sinistro.
Una ragazza dai capelli rosa acceso che portava sottobraccio una pila di documenti e carte varie.
Un ragazzo dalla pelle chiara ed i lineamenti delicati.
E l’ultimo ragazzo, giacca arancio e nera, occhi azzurro intenso con capelli biondi e scarmigliati dai quali spuntava il volto di…
“Yoshi!!”
Mizu scavalcò il bancone e si lanciò letteralmente addosso al giovane che portava sua sorella sulle spalle, facendo finire tutti e tre in un intricato groviglio di corpi e vestiti.






NOTE: Mi scuso per l'enorme distacco temporale con cui è arrivato questo capitolo, ma putroppo (o per fortuna :) ) sono in periodo di laurea e quindi...comunque da adesso dovrei riuscire a pubblicarli con più costanza. Grazie a chiunque voglia leggermi :)
  
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