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Autore: Dryas    05/02/2014    2 recensioni
Konoha ha un solo liceo. Lì tutti si conoscono, tutti sanno tutto di tutti, o almeno così credono. E' per aiutare un'amica che Tenten si mette in gioco, anche se questo comprende avere a che fare con lo scontroso e arrogante Neji Hyuga. Dalla sua parte ha Rock Lee, sempre pronto a sostenerla e proteggerla, e Kiba, il suo primo travolgente amore, ma basteranno per vincere Sasuke Uchiha? Una storia di pregiudizi e di sorprese, di amore e di odio, di dolore e di speranza. E tutto nasce in un liceo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha, Tenten, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Ricordi indelebili











Le finestre era sprangate con assi di legno, inchiodate per non essere mai più riaperte, e la porta di ingresso non esisteva più. La casa della sua infanzia era piccola, insignificante rispetto a quelle ampie e spaziose che nel tempo erano arrivate a circondarla da ogni lato. Passava inosservata all’occhio di un passante distratto, ma nel minuscolo giardino con cui si apriva c’erano ancora i resti di un’altalena.
Tenten sapeva come entrare. L’aveva creato lei quel passaggio, anni prima, spinta dalla necessità di riassaporare i momenti felici della vita che aveva avuto prima della morte dei suoi genitori. Alla fine, però, i ricordi erano diventati così dolorosi da non riuscire più a metterci piede.
C’erano ancora tutti i mobili, le foto appese alle pareti, un vaso con fiori appassiti da tempo sconosciuto, le braci carbonizzate nel camino. Era come la bambina di dieci anni la ricordava, solo con più polvere e umidità.
Aiutò Neji a sedersi su una sedia trovata a tentoni. Si allontanò da lui solo qualche secondo prima di tornare reggendo tra le mani una bugia, al cui centro splendeva una candela già consumata per metà.
-Non è il massimo- gli disse, appoggiandola al tavolo lì accanto –ma credo che nessuno conosca questo posto, a parte me-
-Andrà più che bene- rispose pacatamente Neji. Il suo viso era pallido e il modo con cui si era abbandonato sulla sedia tornarono ad allarmarla. Non poteva più contare su Sakura, visto che sicuramente gli uomini di Hiashi erano già là quando aveva mandato Hinata, e non poteva chiamare l’ospedale, sicuramente presidiato.
-Devi farlo tu- la voce di Neji si intromise nei suoi pensieri, anticipando l’unica risposta possibile.
-Non sono in grado, se sbagliassi … -
-Non sbaglierai- dichiarò con sicurezza, fissandola dritta negli occhi.
 Tenten cedette. Era la loro unica possibilità.
-Torno subito-
Neji notò la familiarità con cui si mosse tra le stanze di quella casa fantasma. La vide aprire armadi e cassetti per recuperare tutto l’occorrente che serviva loro, come se polvere e ragnatele non esistessero. Per qualche minuto lo lasciò completamente solo, era andata a recuperare dell’acqua dalla fontana sul retro portando con sé una bacinella presa dalla cucina. La sua attenzione fu catturata da un portafoto al centro di un mobile in legno alla sua destra. Conservava un’immagine rovinata della famiglia che aveva vissuto quelle stanze. Rimase stupito nel riconoscere gli identici lineamenti di Tenten nella donna dai lunghi capelli lisci che lo guardava con un sorriso gioioso. Se non fosse stato per gli abiti, così diversi dalla moda del loro tempo, sarebbe stato sicuramente tratto in inganno dalla somiglianza. Accanto a lei un uomo alto, dal petto largo, la cingeva alla vita, sfoggiando un sorriso storto e simpatico, in contrasto con il suo sguardo penetrante. Poi, poco più in basso, in posa per la foto, c’era una bambina dagli occhi scuri e un sorriso timido. Indossava un vestito a fiori e due piccoli chignon le decoravano i capo.
La ragazza lo sorprese mentre era intento a cogliere anche i minimi dettagli, ma non disse nulla e così anche lui. Tornò a concentrarsi su di lei: aveva cominciato a stendere un lenzuolo bianco sul divano impolverato e cercava di rendere l’ambiente il più pulito possibile. Aveva anche recuperato forbici, disinfettante e del filo.
-Dove li hai trovati?- le chiese, incuriosito.
-Mia madre era infermiera- risposte, continuando a fare ordine.
-E tuo padre?- chiese spontaneamente, facendola fermare.
-Era un poliziotto- rispose guardandolo per un attimo–ora devi stenderti-
Neji cercò di fare da solo, ma se non avesse avuto Tenten a sostenerlo sarebbe caduto sul pavimento a peso morto. Di nuovo mise un braccio attorno alle sue spalle e di fronte ai suoi occhi comparve l’immagine del padre di Tenten che stringeva la moglie, di quell’abbraccio voluto, così diverso e allo stesso tempo simile al contatto che stavano avendo loro. Inconsciamente il suo respiro accelerò.
-Mi dispiace, non ho niente per il dolore- gli disse dopo che anche le sue lunghe gambe furono stese.
-Resisterò- affermò con convinzione il ragazzo –fai quello che devi fare, non preoccuparti per me-
Tenten gli sollevò la maglietta e ritrovò le bende che solo un’ora prima aveva usato come rimedio di emergenza completamente intrise di sangue. Recuperò le forbici e quando casualmente le sue mani fredde toccarono la pelle di Neji lui sussultò. Liberò la ferita e quella vista la scoraggiò tanto da decidere di rinunciare.
-Hai bisogno di un medico vero- esclamò allontanandosi spaventata –non so cosa mi sia saltato in mente, non posso farlo-
-Sì invece- Neji la fermò afferrandola per un polso –non è un taglio grave, non è stato colpito nessun organo. Devi solo ricucire-
-E se non fosse così? Se tu … - Tenten gli diede le spalle, il nodo alla gola non solo le impediva di parlare, ma minacciava di farla scoppiare in lacrime di fronte all’unica persona a cui voleva dimostrarsi forte.
-Non succederà- cercò di rassicurarla Neji e le sembrò di cogliere della vera compassione nel suo tono –so che puoi farcela. Mi fido di te-
Il suo cuore aggiunse un battito in più al suo ritmo normale. La speranza che l’avesse perdonata le diede la forza di prendere in mano ago e filo.
-Farà male, ma cerca di stare fermo- gli disse con voce debole.
Neji non urlò né si lamentò, ma rimase immobile come una statua di marmo. Tenten ammirò il suo autocontrollo, anche se poteva percepire il suo dolore dalla tensione dei suoi muscoli e dal pallore cadaverico sul suo viso. Quando finì lo sentì rilassarsi ed emettere un sonoro sospiro.
-Te l’avevo detto- le disse, prima di chiudere gli occhi.
-Neji!- gridò Tenten.
Non era del tutto privo di sensi, capiva che poteva sentirla, ma il dolore doveva essere così intenso da stordirlo.
-Devi bere- gli disse con un tono così sicuro da stonare con il suo stato d’animo –ti aiuto io-
Con delicatezza avvicinò il bicchiere alle sue labbra. Sperò che la freschezza dell’acqua lo facesse rinvenire e che la sua pressione, sicuramente sotto i piedi visto tutto il sangue perso, si alzasse a livelli vitali.
-Grazie … - sussurrò dopo l’ultimo sorso. Tenten gli sorrise, felice di sentire la sua voce.
-Di niente- rispose allungando una timida mano verso il suo capo –ora riposa-
Lo osservò cadere in un sonno pesante. Era sfinito, lo poteva capire dal suo respiro, lento, profondo e stremato.
 Approfittò di quel momento di incoscienza per studiare ogni suo lineamento, dalle sopracciglia naturalmente incurvate in un’espressione accigliata, alle labbra sottili e pallide, il naso dritto e stretto, le mascelle ben marcate. Osò accarezzare la sua pelle bianca, pungente per la barba che stava ricrescendo, e lasciò scivolare le dita tra i suoi capelli setosi. Continuò a intrecciarli finché la candela fu consumata e scese il buio. Si addormentò seduta a terra, appoggiando la testa al divano e allungando la mano per stringere la sua.
Non l’avrebbe lasciato solo per nulla al mondo.
Quando Neji si svegliò, il sole filtrava tra le assi delle finestre. Ricordava esattamente dove si trovava, solo non pensava di provare così tanto dolore. Si mosse istintivamente e così facendo scoprì la mano di Tenten appesa debolmente alla sua, ma fece in tempo solo a memorizzare quell’immagine che si separarono.
Il movimento involontario svegliò anche Tenten, il cui viso era più vicino di quanto si aspettasse.
-Come stai?- gli chiese, allargando i grandi occhi ancora assonnati.
-Bene- rispose Neji, preso alla sprovvista dalla loro estrema vicinanza e dal pensiero di averla avuta accanto per tutta la notte. Poi un’espressione cupa scese sul viso della ragazza, i cui occhi erano ora diretti verso l’ambiente intorno a loro. Con la luce del sole la casa aveva un’aria ancora più spettrale.
-Andiamo via- le disse, capendo il disagio che doveva provare. Anche a lui era capitato di sentire una fitta al cuore quando un ricordo improvviso dei suoi genitori lo coglieva alla sprovvista in un qualsiasi e banale angolo di villa Hyuga. Il sapore dolceamaro della felicità passata che non sarebbe più tornata si trasformava pian piano in fiele, velenosa e amara.
-Questo è l’unico posto sicuro che abbiamo- rispose lei, mettendosi in piedi, colpita ma infastidita dal suo intuito –posso sopportare-
-Ne troveremo un altro-
-No, davvero- insistette la ragazza, mostrando un sorriso tirato –mi spiace solo di non poterti offrirti una tazza di tè. Su questo tavolo avremmo fatto colazione- gli disse appoggiando una mano sul tavolo al centro della stanza –con i biscotti di mia mamma appena sfornati e mio papà che borbotta tenendone uno in bocca e leggendo il giornale. Arrivava sempre in ritardo al lavoro per di leggerlo fino all’ultima riga -
-Anche mia madre era sempre in ritardo, nonostante fosse una Hyuga, e prendeva in giro mio padre per come si agitasse-
Tenten si voltò a guardarlo con sorpresa. Era la prima volta che lo sentiva parlare dei suoi genitori. Era la prima volta, in realtà, che lo sentiva parlare apertamente del suo passato. Dal suo sguardo capì quanta fatica gli fosse costato aprirsi e mostrare una ferita che non sarebbe mai guarita del tutto. Si capirono senza aggiungere altro.
-Bè, ora i biscotti li preparo io- cercò di sdrammatizzare Tenten –e anche tu vai in panico per un solo minuto di ritardo. In fondo qualcosa è rimasto!-
-Non ci avevo mai pensato- confessò Neji, lasciandosi scappare un sorriso amaro.
-Posso vedere come va la ferita?- gli chiese Tenten, tornando ad avvicinarsi. Neji si sollevò leggermente, per permetterle di muoversi più comodamente. Gli sollevò la maglietta e sfiorò nuovamente la sua pelle, generando un brivido lungo la sua spina dorsale. Tenten non se ne accorse tanto era contenta di aver fatto un buon lavoro, ma Neji non lo dimenticò. Non erano le sue dita fredde, non era dolore. Era qualcosa di molto più intenso.
-Credi che l’ospedale oggi sarà più sicuro?- gli domandò, trovandolo a fissare le sue mani con attenzione.
-No- rispose brusco –così va bene, con il tempo guarirà. Il problema ora è dove nascondermi, non posso stare qui per sempre-
-A questo ho già pensato io- disse Tenten, guardandolo con serietà –andrai a Suna-









...capitolo dolceamaro, ma tutto dedicato a Neji e Tenten. Niente litigi, niente insulti, niente ostilità. Qualcosa li accomuna, qualcosa che solo pochi riescono a capire. E questo è riuscito a renderli di nuovo uniti.
Vi è piaciuto? L'atteggiamento di Neji è cambiato troppo velocemente? E Tenten?
Questo è il terzultimo capitolo. Ne mancano solo due! Spero di non metterci un'eternità a pubblicarli :P un saluto a tutti voi che continuate a leggere e a commentare. Vi adoro!
Dryas




   
 
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