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Autore: _Polx_    05/02/2014    4 recensioni
Storia dedicata a tutti coloro che amano il trash.
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Ciò che l'umanità può compiere grazie ai propri studi, all'interno dei grandi laboratori che con fatica e intelligenza si è creata, è grande. È pericoloso. E se sfuggisse di mano, causerebbe catastrofi inimmaginabili. Purtroppo diventa evidente solo quando accade. Quando è troppo tardi. A quel punto, l'unico modo è sperare nell'azione di uomini e donne più forti, più preparati e capaci di contrastare ciò che è troppo furioso e terribile per essere vinto. Se non si può avere la meglio, allora bisogna continuare a lottare, nella speranza che, un giorno, arrivi l'ora del riscatto.
Genere: Azione, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Agente C, il Flagello d'Oriente" afferma R, sciogliendo i muscoli e abbassando la guardia.
Tanto rapida da sembrare invisibile, l'agente C sbuca da dietro la monumentale carcassa, la lunghissima katana da lei stessa forgiata poggiata alla spalla destra.
"Un dono dal cielo, non è così?" replica la nuova arrivata.
Avvolta nella sua nera tenuta di agile guerriero orientale, non mostra il volto neppure alla sua collega. Continua piuttosto a fissarla dalla fessura del passamontagna che lascia scorgere sono due scuri occhi da felino.
"Me la sarei cavata anche da sola" afferma decisa R.
"Lo so bene, ma un grazie mi sembra d'obbligo".
"Grazie" sibila l'altra in un ghigno d'insofferenza, ed è evidente il sarcasmo nella sua voce.
"Cosa ti porta qui?" chiede poi R.
"Mi hanno mandata a cercarti per riferire che la linea cui sei stata inviata non è più funzionante, dunque è inutile provare ad attivarla".
"Non era necessario scomodarsi: l'ho già constatato di persona".
"Dunque è vero quel che si sente in giro: sei veloce quanto dicono a eseguire missioni speciali".
"E tu sei abile quanto dicono a maneggiare quell'affare" ammette R di rimando. 
"Ovviamente" e ripone la katana dietro la schiena, in un imbragatura che non è propriamente un fodero, perché le sarebbe impossibile estrarla rapidamente, data la sua lunghezza. Consiste piuttosto in una forte calamita posta dietro la spalla destra cui la lama sotto l'elsa si àncora, mentre in fondo alla schiena un semplice poggio fa da supporto alla spada, senza lacci o catene. Un modo estremamente rapido per impugnarla e rimetterla al suo posto nel minor tempo possibile.
"Comunque sia, non sono giunta fin qui solo per questo" riprende C "chiedono la nostra presenza alla base".
"Ora? E perché?".
"Perché temiamo che le bestie abbiano fatto breccia: si stanno avvicinando al nucleo".
"Cosa? Non è possibile. Non vi è nulla di più sicuro e sorvegliato del nucleo: lì vi sono tutti i nostri dati raccolti, i risultati delle ricerche e...".
"Lo so bene. Per questo ti chiedo di sbrigarci" e detto ciò si incammina sulla via del ritorno.
Attraversano mezzo isolato della città decaduta e R vede i cadaveri di bestie trucidate e dissanguate, alcune con la gola squarciata, alcune con il ventre aperto, altre tagliate in due di netto.
"Ti sei data da fare" constata senza nascondere lo stupore.
"Sfortuna vuole che io abbia incrociato un branco sul mio cammino".
"Sfortuna per loro" R accenna ai corpi scompostamente abbandonati a terra.
"Mi pare ovvio".
Procedono allo scoperto perché sanno di aver poco da temere: con tutti quei corpi in giro, le bestie avranno di che sbranare per un bel po', non preoccupandosi affatto di cosa mettono sotto i denti, sia pure questo atto di cannibalismo.
Giunte alle mura, trasmettono il codice di sicurezza ed entrano nella cittadella-fortezza, o Isola, come denominata dagli addetti ai lavori.
Ce ne sono molte come quella, disseminate qua e là, a una certa distanza l'una dall'altra, e di ciò bisogna dare merito alla rapidissima costruzione avvenuta in seguito al tragico incidente. Sono ormai trascorsi dieci anni da quel lontano ottobre.
Tutti i governi si sono sciolti, tutti gli eserciti disgregati, le alleanze dimenticate e al tempo stesso rafforzate perché, sebbene ormai ognuno pensi per sé, persino la mente più avida e infida degli uomini non s'abbasserebbe mai a scontrarsi con i propri simili. La fratellanza è l'unica cosa che rimane.
Certo non importerebbe nulla alle altre fortezze se questa Isola cadesse, ma per R, C e molti altri è divenuta una vera e propria casa, con una vera e propria famiglia.
Che tentino di far fuori loro, quelle luride bestiacce, anziché prendersela con la vita che tanto faticosamente la gente è riuscita a ricreare tra le mura di quelle precarie riproduzioni di normalità.
"Va a farti una dormita" ordina C, procedendo spedita verso la sede principale della piccola fortezza erta a Est della cittadella.
"Non ho bisogno di dormire" replica secca R.
"Ne hai viste abbastanza per oggi e ormai è calato il sole: non c'è anima viva e il tuo corpo implora pietà. Fa come ho detto, se non vuoi che spedisca un reclamo al Dux riguardo alla tua condotta indisciplinata e al cattivo esito delle tue missioni che potrebbe derivarne".
"Tremo di paura. Ma se ci tieni così tanto, allora lo farò, mammina" e devia in un vicolo laterale, dileguandosi nel buio.
  
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