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Autore: marig28_libra    05/02/2014    8 recensioni
In una sacra amicizia la germogliazione delle fiamme. In una sacra amicizia la realizzazione di una passione pura e splendente. La sofferenza e la gelosia che ardono in André, la coscienza di Oscar che indaga su sentimenti profondi soffocati per troppo tempo, sono le burrasche di un lungo itinerario…Attraverso amare incomprensioni, fredde tensioni e scontri , due anime potranno finalmente risorgere per librarsi indistruttibili oltre le violente tenebre della Rivoluzione. [ Storia partecipante al “ Contest degli ossimori “ indetto sul forum di Efp da HigurashiShinko ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Axel von Fersen, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando il buio annega

 

“ Qui nero il fumo degli incendi
secca ancora la gola. Se lo puoi,
dimentica quel sapore di zolfo
 e la paura. Le parole ci stancano,
risalgono da un’acqua lapidata ;
forse il cuore ci resta, forse il cuore…”


( S. Quasimodo )

 

      
Parigi sta ergendo una pira di legno per darsi fuoco e urlare…
Le fiamme hanno fustigato il cielo uguali a vele stracciate di navi che vorticano con  cannocchiali rotti e timoni incagliati a mostri  gonfi di sangue.
La disperazione di questi tempi è benedetta e impregnata dalla volontà di ribaltare l’insano bilancio di un benessere concesso a pochi…Essa, tuttavia, diventerà il cavallo nero e pestilenziale di una biga di destrieri bianchi trascinando,  in un inferno di bitume,  un auriga giusto poiché le mareggiate della bile non seguono i cicli della luna ma la logica anarchica degli istinti animali.
L’auriga potrebbe non fare nulla per riportare il proprio carro in alto…anzi… vi è la probabilità che consideri più semplice sfruttare la furia degli animi per poi sedersi su un trono e iniziare a mietere condanne senza processi... Ahimè non ci vuole tanto per passare da discorsi eroici a editti d’arbitrario terrorismo, da dialoghi diplomatici a dichiarazioni di guerra.
Mi auguro con tutta me stessa che Robespierre sappia reggere le redini di questa pericolosa situazione…Non me la sento di farmi accecare dalla fiducia, anche se ho ben presente la sua intelligenza e le lecite obiezioni all’aristocrazia…Appartengo anch’io a quest’ambiente e non mi sono sfuggite le grettezze di taluni individui e i vergognosi sprechi che accadono quando la maggior parte della gente muore di fame.
E’ una realtà che ho imparato a conoscere in questi anni di servizio e non sono rimasta indifferente nell’assorbire l’aria inquinata di stenti e malattie.
Siamo cristiani ma ci crediamo veramente? Il Clero è il Primo Stato e non penso sappia leggere sul serio le parole di Dio e gli insegnamenti trasmessi dagli apostoli…
Dov’è tangibile il precetto secondo cui tutti sono uguali? Dovremmo attendere solo la Morte per entrare nel Regno dei Cieli  senza fare confronti tra uno che porta una giacca di seta e un altro che si arrangia con una vecchia casacca di lana?
Perché la cultura è in mano ad un’elite quando le bellezze dell’ingegno devono essere un diritto concesso all’umanità intera?
Perché esiste il Terzo Stato? Perché deve esistere un ghetto quale sinonimo d’immondezzaio da lasciare annegare? Si creano gerarchie per ordinare la società e alla fine , più che gerarchie, si producono micro mondi  separati da troppe leghe e trincee in attrito. Si sta perdendo il senso della misura ed io ho deciso di rinnegare il mio nome…

Ho  rifiutato di far sgomberare il Terzo Stato dalla Sala della Pallacorda, ho rifiutato di sparare ai loro rappresentanti…Sono stata accusata di alto tradimento e se non fosse intervenuta la regina, mio padre mi avrebbe ucciso per questo disonore…Con l’animo demolito, ho dovuto poi  porre fine ad un’amicizia che durava da anni in quanto sono nate differenze che non si possono più sanare .

Nella luce sonnolenta della mia stanza asciugo il sangue che ti cola dalla tempia, André… Siamo sfuggiti per l’ennesima volta a un attacco di rivoltosi e siamo rientrati in villa…
Lascio che le mie dita ti tratteggino calore  sul viso…
Guardo il tuo occhio che si avvinghia a me e balugina di fatica, di un verde mosso, accartocciato…

- André…- mormoro – perché non hai detto che la tua vista è peggiorata?

Mi fissi terreo, sgamato, restando zitto…

- Me l’ha riferito il medico ieri l’altro – insisto – e ne ho avuta la conferma quando ti ho chiesto che ne pensavi del mio ritratto che ha concluso il pittore di famiglia…

Sollevi lo sguardo sorridendo rassegnato…

- Allora…- sospiri affranto – non è vero che tu porti la corona d’alloro sui capelli e che sei circondata da rose bianche?

- No…sono corazzata come un condottiero romano e sono in groppa a un cavallo.

- Peccato…e dire che quei particolari mi sembravano più chiari del sole…

- Se fossi stato un pittore, avresti realizzato un capolavoro…

Le lacrime si smontano dalla mente dell'animo…Il mio fiato finalmente si libera per davvero…Non nutro alcun dubbio, alcun timore…Ho le chiavi di un mondo che entrerà completamente nel mio…

- André…ti amo.

Mi getto a capofitto tra le tue braccia…
Mi stringi senza permettere al mio respiro di fuggire, scomparire…
Le nostre labbra si fondono, si confondono, eludono la fiochezza delle candele che moriranno, fendono ogni requiem di tenebra…Si congiungono in un sapore d’umida penombra che lampeggia e s’incendia…
Ci liberiamo a vicenda delle nostre divise, di questi tessuti ingrigiti, ruvidi che permeano gelo arso sulla pelle…
Ci avventiamo sul letto privi di stoffe infeltrite e io, sulle lenzuola che mutano in latte fumante,
t’ accolgo come un nuovo cielo…Sono la tua terra, l’orizzonte che potrai sempre bere, illuminare, flettere.
Comincio ad avvertire un dolore dolcissimo e scombinante tra le gambe….Sembra troppo caldo e crudele ma voglio che continui a pervadermi…Non temo nulla…Ho nella mia bocca le nubi colorate del tuo respiro…ho, su tutto il corpo, le scie delle tue mani che mi coltivano, che mi fanno rabbrividire e affondare in turbini sconosciuti…
Dalle nostre gole escono suoni scarmigliati, arrossati, implacabili…
Mi approprio delle alture delle tue spalle, graffio di dolcezza la tua schiena d’infinito fuoco, assecondo le ondate dei tuoi fianchi e i tremiti delle tue gambe.

Tutto il buio annega…sto morendo di vita.
  

--- § ---


L’alba non sopraggiunge ancora…
Dalla finestra della camera lumeggia la cenere bluastra del cielo ancora chiuso…

Non so dove finisca il mio odore e dove cominci il tuo,Oscar…È un’ubriachezza da cui non voglio riprendermi perché le gocce dei nostri sudori sono rugiada sconfinata e refrigerante sull’accaldato e sensuale affanno del letto…
Siamo intrecciati l’uno all’altra scomposti, eterei, spettinati  con le braccia e le gambe che si scambiano carezze immobili…
Quante volte avremo fatto l’amore? Due? Tre? Non ricordo nitidamente…Ero talmente ustionato dalla voglia di mostrarti tutte le forme dei miei sogni che non ho più percepito barriere tra un bacio e l’altro…
Le mie labbra avrebbero desiderato ingoiare in eterno il gusto bianco della tua pelle…Sono in grado d’incendiarmi ancora se si concretizza sulla mia lingua la levigatezza del tuo ventre, delle tue gambe, del tuo seno che ho coccolato…E’ stato un gioco tormentante toccare ogni tua sfumatura, scenderti sotto l’ombelico, percorrerti il dorso e afferrare la sofficità di miele delle tue natiche…
Tu mi hai lambito, più dorata del sole, il collo, il petto…Sei stata una ragazzina confusa e curiosa che si è affaticata a sperimentare incantesimi sul mio corpo per vedere scintille folli e irrefrenabili…
Immergo le dita tra le ventose scanalature dei capelli…
Hai un piccolo guizzo, una scossa…
Cominci a respirare con fatica…Vedo il tuo busto sottile che si contrae…
Mi prende l’angustia.
Ti svegli cupamente indolenzita sciogliendoti dal mio abbraccio.
Ti massaggi la gola e lo sterno. Abbandoni in fretta il letto e prendi un piccolo panno di stoffa.

Inizi a tossire convulsamente con l’anelo che t’esplode in mille pezzi, con il sangue che ti s’ingarbuglia nelle viscere.
Un enorme groppo pieno di aghi mi soffoca i polmoni…Ti ho già visto preda della febbre ma non ti ho visto vacillare così brutalmente.

Ti afferro con delicatezza le spalle…
Ti calmi…
Vedo sul tuo fazzoletto spruzzi rossi e sfatti…

- Oscar – rimprovero raggelato – tu…tu sei malata?

Mi guardi con occhi sbriciolati stringendomi forte.
Attendo trepido d’orrore la tua risposta…

- André…- farfugli- ho…ho…la tisi…Il dottore ha detto…che se non comincio a curarmi…potrò morire entro sei mesi…

- Razza di stupida! – mi arrabbio stringendoti le braccia- perché diamine sei stata zitta?!

- Anche tu lo hai fatto con me…

- Non potrai guidare le Guardie Francesi!

- Ce la farò invece…sono sopravvissuta fino ad ora e continuerò…

-  Se te ne andrai , mi ammazzerò!

Mi baci accarezzandomi il volto.
 
- André…Questo caos non proseguirà all’infinito…Tutto terminerà e saremo solo noi…

Ti stringo colmo di calma tempesta…

- Oscar…quando ce ne andremo ad Arras non lotterai più…Guarirai…Guarirai, sicuramente.

 

--- § ---

 

- Padre…non combatterò più sotto il vostro stendardo.

Appoggio sulla scrivania le medaglie che ho ottenuto nel corso di questi anni...
Il mio generale, assiso su una grande sedia bordò, tace come un’antica statua dimenticata sui fondali marini.
Nel suo studio, l’arazzo del leone rampante dei de’ Jarjayes troneggia abbattuto di calma tempesta.

Tu mi stai affianco André…
Sei diritto, imperscrutabile, granitico. Annulli ogni abisso.

Il silenzio schiaccia i colori lievi e cristallini dell’aurora…
Si respira polvere di ferro…

- Allora– si ossida mio padre – devo considerare…che tutto finisca così?

Inspiro questa cenere e rispondo marmorea:

- Parigi sta morendo con le sue persone e  voglio far rinascere ogni cosa…Ho capito il mio cuore e ho trovato la vita che sta qui, accanto a me. 

Lui ci guarda teneramente torvo, logorato di tristezza.
Dai suoi occhi non si sprigiona alcuna lacrima ma sa che è diventato un re senza regno e sudditi.

- Bene, André e Oscar…spiccate il volo. Sparite.

Si alza dallo scranno pesantemente e ci dà le spalle guardando la finestra.

Tu sospiri piano, raffreddato. Mi guardi con muto cordoglio e ti dirigi verso l’uscita della stanza.
Ti faccio cenno d’aspettarmi…
Ripongo un foglio bianco sul banco di lavoro di mio padre…
M’incanto a guardarlo…Mi balena una strana idea…Vorrei piangere e mi trattengo…Non dovrei aver vergogna a compiere questo gesto poiché dovrebbe essere normalissimo, soave, semplice…
Per me è una complicazione immensa ma lo voglio fare…Forse è troppo tardi ma lo voglio fare…

Incedo prudentemente e…abbraccio mio padre posando il viso sulla sua schiena imponente.
Lui non si volta a guardarmi, baciarmi o sgridarmi però…resta fermo, vibrando impercettibile…

Mi stacco lentamente con le lacrime che mi mangiano gli occhi.
Tu mi accarezzi le spalle e assieme usciamo dalla villa.

Mentre saliamo sui cavalli, mi accorgo che mia madre sta uscendo dall’atrio piena di panico…

Sorrido, con l’animo sanguinante di brandelli,  e le mando un bacio da lontano…

Sproniamo i cavalli al galoppo…
Devo combattere…
Indietro non si torna. Indietro si perisce in una dolcezza carnefice.



--- § ---



La testa mi turbina in una pesante e rigonfia leggerezza…Ho nel cervello le immagini sfocate del nostro scontro con i militari e il proiettile di quella sentinella che mi ha colpito…Sono caduto nel buio dopo aver guardato te, Oscar e poi Alain…

Non capisco perché il mio sangue si stia raggrumando in ghiaccio…
Il medico mi ha tolto la pallottola dal petto…
Ti sta dicendo che non ci sono più speranze…

No. Non è vero, non dargli retta. E’ un’eresia!

Ti precipiti su di me lacrimando e domandi:

- André…riesci a vedere?

- Sì…- rabbrividisco – non ho…non ho mai visto così bene…I  colombi stanno volando e…e…il cielo del tramonto è rosso e viola…

Sto gelando…Sto gelando sempre di più…ma il buio sta meravigliosamente annegando…
Mi prendi la mano tra le tue…Tremi, sei ghiacciata come me…Hai una morbidezza devastante…

- Io – bisbigli – diventerò  tua moglie e ci sposeremo in una bella chiesetta…Una di quelle nelle campagne di Arras…

- Certo, Oscar, certo…Avrai un matrimonio splendido ma…ricorda che sono già tuo marito…

Il ghiaccio sta invadendo gli occhi ma io sento il buio che annega…
La morte non può esistere…Non può esistere ora, quando mi sento così vivo anche in un blocco di marmo…
Se la tua luce è infinita , le tenebre sono una sporca menzogna.

- André!

Perché ti agiti in questo modo?
La morte non può esistere.
Sto tessendo il tuo vestito bianco e mi è impossibile  risponderti...

- André!

Le tue lacrime devono cessare…Il tuo viso e i tuoi occhi sono troppo belli…Questo freddo enorme non durerà in eterno…Le lame si tolgono dalla carne.

Ora taci terrorizzata.

No, Oscar! Non crollare!

La morte non può esistere!
Non deve esistere!

Io ti amo.
Ti sto amando più che mai…

 

--- § ---

 

Non sono da nessuna parte.
Non sono connessa a niente.

Voglio che la tisi mi spacchi i polmoni per rovesciare sul laido suolo ogni goccia di sangue.
Questo rosso che mi scorre dentro è ormai disintegrato, è una fenice liquida,evaporata che si è dimenticata dell’incantesimo della resurrezione.

André…non prenderti gioco di me.
Vieni a svegliarmi.
Questo silenzio di calma tempesta è talmente putrido e grande che deve essere finto.

Perché continui a tenere gli occhi chiusi? Ci dobbiamo sposare, ce lo siamo promesso.

Sono seduta sui gradini del vuoto, che non pulsano, non respirano…
Questo freddo, che dilapida l’aroma delle stelle,  è un mostro fantasioso, sfinito.

André! Mostrami la verde estate dei tuoi occhi e il tuo sorriso perché solo lo splendore autentico ha ragione di gioire ed esistere…

André…portami mia.
Vedo i brandelli trucidati della mia mente sparsi nella penombra ammalata…
Dov’è che il buio annega?

Voglio essere la tua eternità.

 


 
   
 
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