HA UN DEBOLE PER L’ARCHITETTURA VITTORIANA?? La sala dove si era tenuta la riunione si stava svuotando, quando le ultime persone se ne erano già andate decisi che era giunto anche per me il momento per andarmene. Mi incamminai verso l’uscita, molto lentamente, e intanto rivolsi i miei pensieri all’Oscuro Signore. Indugiai diversi istanti che a me sembrarono secoli sulla porta, poi sentii il signore oscuro che mi chiamò – Bella- e con un gesto della mano mi invitò a tornare sui miei passi. Finalmente, ormai avevo pensato che non mi avrebbe più chiamata. Quel “ Bella” tanto atteso, ero certa che era un invito a tornare da lui e probabilmente desiderava chiedermi qualcosa. Cercando di mascherare ogni traccia di felicità, mostrandomi il più indifferente possibile, mi voltai e lo raggiunsi, fermandomi in piedi davanti a lui in attesa di un suo ordine. Mi squadrò da capo a piedi: la mia folta chioma, nera come la pece, scendeva lungo la schiena e alcuni ricci intricati di essa mi cadevano sul viso. Infastidita, perché mi limitavano la visuale, li scostai frettolosamente, facendo sogghignare il mio signore con questo mio gesto, che però non portò a niente perché subito mi ricaddero sugli occhi. Tuttavia dall’espressione del mio signore capii che non peggioravano il mio aspetto, ma che lo rendevano più ribelle e che gli piacevano, allora decisi di lasciarli lì dov’erano. Il suo sguardo poi si concentrò sul mio volto. I miei occhi neri cupi, ma che allo stesso tempo brillavano, così mi disse più avanti lui, sostennero i suoi per qualche secondo, poi distolse lo sguardo e continuò ad osservarmi. La mia carnagione praticamente bianca, talmente trasparente, quasi eterea, faceva un grande contrasto con tutto il resto, tutto perennemente nero. Il vestito che avevo scelto per quell’occasione era nero anch’esso. Era abbastanza scollato, ma non esageratamente e aveva un corpetto di cuoio, stretto più del dovuto e la gonna cadeva morbidamente a pieghe. Il tutto era completato da una collana d’argento, con uno smeraldo come ciondolo. Il Signore Oscuro distolse lo sguardo e iniziò, con calma, tranquillamente, come se volesse farmi venire ancora più curiosità, come se non ne avessi abbastanza, a dirmi ciò che doveva comunicarmi. La sua voce era fredda e indifferente, ma aveva una nota autorevole e solenne, che mi fece prestare ancor più attenzione, a ciò di cui mi stava per mettere al corrente. “ Voglio affidarti una missione”, incominciò a spiegarmi. “E’ una missione a cui parteciperai senza l’aiuto di altri Mangiamorte e sarai sotto il mio comando”. Mi sentii subito eccitata e la mia felicità stava salendo alle stelle quando realizzai “Una missione io e lui da soli!” pensai. Continuò “Dobbiamo attaccare, subito dopo la cattura di Potter, un attacco al vertice, dobbiamo dimostrare a tutti la nostra forza e potenza, prima della presa al Ministero…” Si interruppe. “Diagon Alley? Il Ministero della Magia? Hogwarts?” pensai. “… Prenderemo di sorpresa le massime autorità babbane, la regina Elisabetta e il primo ministro inglese, ma anche tutti i cortigiani ecc.” Ero allibita “ Andremo a cruciare chiunque si trovi il trenta luglio a Buckingham Palace” concluse. Ero stranita pensavo di aver sentito male, ma riuscii a trattenermi dal fare commenti. “ Ti porterò con me, però ricordati di non distruggere l’edificio!” mi raccomandò. “ Ho un debole per l’architettura dell’epoca vittoriana”. Era ufficialmente ammattito, come poteva anche solo pensare di pianificare una cosa del genere, però, essendo sempre stata una Purosangue che non ha mai avuto contatti con il mondo babbano, non capivo come un gesto come quello avrebbe potuto creare paura e terrore, anche nella comunità magica. Ma, in ogni caso, non mi sarei lasciata perdere un’occasione così: una missione per lui e poi addirittura con lui! Ero emozionatissima, perciò decisi che avrei dato il meglio di me stessa, sarei stata senza pietà. Per essere perfetta, stavo già fantasticando, avrei dovuto avere un look affascinante, che però avrebbe dovuto ispirare una certa malvagità e terrore, ma sarei dovuta anche essere spietata. Avrei dovuto torturare chiunque e portare morte e distruzione con me. Avevo già deciso tutto, sarebbe stata la mia occasione, il mio momento. Lo sapevo che non amava, però sperare non costa niente. Riflettevo su questi pensieri che non avrei potuto neanche lontanamente immaginare, quando, mi svegliai.