Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: KikiShadow93    05/02/2014    5 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prima di iniziare: gente, devo farvi una domanda importantissima: sto esagerando? Sto mettendo troppa gente? Sto incasinando troppo? Sto scrivendo capitoli troppo lunghi? Insomma, è tutto troppo troppo?!
Fatemi sapere!
Buona lettura :*

Image and video hosting by TinyPic

 

Sulla Moby Dick aleggia un'incredibile calma.
Tutti compiono i propri doveri con aria tranquilla, con il sole tiepido che carezza loro la pelle, parlottando di argomenti leggeri.
Barbabianca si è lasciato andare da almeno mezz'ora alle cure delle infermiere, osservando con sguardo disinteressato i figli. Di tanto in tanto lancia pure delle fugaci occhiate alla figlia, che dorme rilassata sdraiata placidamente sul pennone di velaccino dell'albero di trinchetto. Per un verso ha paura che cada, ma ormai ha adottato la politica che deve imparare dai suoi errori, in questo caso: “cadi e ti fai male? Bene, la prossima volta non salirci”. Tanto le punizioni sembrano inefficaci con lei, basta solo che capisca per i fatti suoi e che non la si faccia innervosire.
«A cosa pensate, capitano?» gli domanda gentilmente Ran, annotando dei nuovi risultati sulla cartella clinica dell'uomo; fortunatamente negli ultimi tempi non ha subito peggioramenti.
«Penso che sia arrivato il momento di inserirla in una flotta.» afferma convinto, pensando a quale dei suoi figli sia il più adatto a farle da comandante.
Scarta velocemente Ace e Marco, per motivi assai validi: col primo scherza troppo, finirebbe sicuramente con il non prendere sul serio quanto gli viene ordinato, mentre col secondo non parla da cinque giorni, quindi non lo ascolterebbe neanche sotto tortura.
«Cosa è successo tra quei due?» domanda dopo qualche istante l'imperatore, preoccupato per la situazione in cui sono coinvolti i due. Infatti ha notato, seppur raramente, un assai vago tentativo da parte della Fenice di parlarle ed un conseguente sguardo omicida da parte di Akemi, che poi si volta istantaneamente dall'altra parte per ignorarlo.
«Non ne ho idea capitano.» ammette con tono serio la donna, lanciando delle fugaci occhiate ai due interessati «Potrebbe provare a chiedere a lui; lei diventa piuttosto irascibile se ci si prova.»
«Che vuoi dire?»
«Voglio dire che, curiosamente, ha mostrato i denti ad Halta quando ha sollevato l'argomento in infermeria un paio di giorni fa. Le assicuro, è stato strano: sembrava un gatto che soffiava ad un avversario. Poi con quella dentatura...»
L'uomo inarca un sopracciglio, pensieroso, domandandosi ancora con più insistenza cosa possa averla turbata così tanto. In fondo, se fosse successo qualcosa di grosso, gli altri -o quanto meno Halta- lo avrebbero sicuramente saputo e lo avrebbero informato.
«Capisco.» afferma semplicemente, tornando ad osservare i figli.
'Non ho il potere sufficiente su di lei per farla parlare...' pensa rammaricato, arrivando alla conclusione di dover momentaneamente lasciar perdere la cosa.
Punta lo sguardo su uno dei comandanti, facendogli poi cenno di avvicinarsi.
Quello, con un sorriso allegro sulle labbra, obbedisce senza esitazioni, avvicinandosi ulteriormente quando l'imperatore si abbassa su di lui. Si avvicina a tal punto da permettergli di sussurrargli delle semplici ma incredibili parole nell'orecchio, tanto sconcertanti da fargli sgranare gli occhi.
«Tienilo per te, lo annunceremo a cena.» ordina subito dopo, passandosi stancamente una mano dietro al collo.
«Sei sicuro, babbo?» gli domanda incerto guardandolo titubante, sospirando poi rumorosamente e facendo semplicemente spallucce quando il capitano annuisce convinto.
Torna così dai suoi compagni, che ovviamente gli domandano cosa gli abbia detto in gran segreto e l'unica cosa che può dirgli è di aspettare la cena.
Halta, per niente incuriosita dal loro vociare, lancia continue occhiate alla sorella che sta cominciando ad agitarsi debolmente nel sonno. Anche se tra loro c'è una grossa distanza, riesce a vedere nitidamente il suo volto contrarsi in smorfie addolorate, ma decide di non svegliarla. Sarebbe sicuramente controproducente non farle terminare quel sogno -o incubo-. In fondo è solo in quei momenti che ha la possibilità di scoprire qualcosa, e questo Halta lo sa bene. Infatti, due sere prima, Akemi le ha raccontato in segreto che adesso le ombre dei suoi incubi hanno per la maggior parte dei medaglioni come quello che ha trovato, e che anzi ce ne sono di due tipi: uno come il suo con la pietra rossa e un altro con una pietra azzurra. Pure le ombre che li indossano sono differenti le une dalle altre: le prime sono grosse, quasi deformi, con una forza fisica devastante, mentre le seconde sono slanciate, meno brutali e più veloci.
'Impegnati sorellina...' pensa distrattamente mentre aggiusta una rete, distogliendo finalmente lo sguardo 'Ricordati chi sei.'

«Halta!» la scuoto ancora, mentre l'angoscia mi divora l'anima «Halta, dannazione!»
La scuoto per le spalle, la sua testa dondola avanti e indietro, i capelli imbrattati di sangue denso si spostano un poco dalla pelle pallidissima della fronte. Gli occhi sono vitrei, spalancati, e dentro ci si legge ancora il terrore che deve aver provato quando qualcosa l'ha ridotta in questo stato.
Mi accascio sul suo corpo, piangendo tutte le mie lacrime, stringendola con forza a me. Il suo cuore non batte più e giace nella polvere non lontano dal noi. 'Gliel'hanno strappato...'
Sento il sangue caldo provenire dal suo addome attaccarsi fastidiosamente a me. 'L'hanno sbudellata...'
Faccio vagare gli occhi intorno a me.
'Dove sono?'
Ci sono solo fiamme che mangiano lentamente ogni cosa. L'aria è pesante, piena di fumo e polvere. Il sangue imbratta le strade, creando dei piccolissimi rigagnoli scarlatti.
'Chi ha potuto fare una cosa simile?'
Da un lato, con la faccia riversa a terra, vedo la sagoma di Satch. Un enorme squarcio sulla schiena sta sgorgando le ultime gocce di sangue, mentre una densa pozza scura si allarga ulteriormente sotto di lui.
Vedo Ace, la testa reclinata all'indietro, gli occhi inespressivi e spenti, leggermente socchiusi, un'inferriata che gli trapassa il petto, il corpo molle, ricoperto di dense scie scarlatte che colano giù fino al suolo.
Tutti quelli che conosco giacciono morti, mutilati, sbudellati, riversi in pozze di sangue denso.
Un lieve ringhio mi fa alzare di scatto la testa.
Una figura nera, nitida stavolta, mi sta fissando mentre resta accovacciata sulla preda. Non riesco a vedere chi tenga tra le braccia lunghe e muscolose, è troppo lontana.
Mi fissa con insistenza, alzandosi lentamente quando io mi alzo per andargli incontro.
Se sono morti loro, voglio morire anche io. Che senso avrebbe continuare a vivere così, senza la mia famiglia?
Ci camminiamo piano in contro, e lentamente riesco a mettere a fuoco la figura che mi guarda con rabbia e odio: ha un corpo slanciato e muscoloso, direi quasi deforme, il volto semi-animalesco con dei lunghi denti aguzzi imbrattati di sangue, degli artigli lunghi e affilati, la pelle nera come la notte, così come la chioma. Indossa degli stracci distrutti e sporchi, mentre i piedi sono lasciati nudi.
Il suo odore è forte, la sua forza è impressionante.
Non appena ci troviamo faccia a faccia, sento che mi sta scrutando sin dentro l'anima con quegli occhi completamente neri. Ad un primo impatto, se ci penso, sembrano quelli di uno squalo: grandi, neri e senza vita.
Rimaniamo completamente immobili a fissarci, finché, spinta da Dio solo sa quale motivo, allungo un braccio nella sua direzione, bloccandomi a metà movimento.
'Perché mi sta copiando?'
Ritraggo il braccio, vedendo che compie lo stesso identico movimento nello stesso istante.
'Mi prende in giro, forse?'
«Non trovi che sia bellissima?» l'uomo dei sogni, silenzioso come solo lui sa essere, spunta da dietro il mostro, guardandomi con aria incredibilmente divertita e direi anche fiera.
Il palo di metallo è piantato fermamente nel suo petto, ma non una singola goccia di sangue cola dalla ferita. 'Com'è possibile?'
«Perfetta.» sposta gli occhi sulla testa del mostro, guardandolo (o -la?) con adorazione «Assolutamente perfetta...» allunga un braccio per cingerle la vita, e il mio cuore si gela.
Sento il contatto freddo del suo braccio lasciato scoperto contro la mia vita, e subito dopo la pressione che esercita per tenermi stretta.
Ma come è possibile? Sta abbracciando il mostro! Come fa, contemporaneamente, a stringere anche me? No, è semplicemente impossibile. Qualcuno, un superstite, mi sta stringendo, vuole proteggermi da questi due!
Volto di scatto la testa e per un attimo mi sento mancare.
I suoi occhi di ghiaccio, freddi ed impenetrabili, mi guardando con una strana luce che li fa risplendere; il suo fiato leggero mi accarezza la pelle; il suo profumo mi invade completamente le narici.
«Hai fatto un ottimo lavoro.»
Volto di nuovo la testa, notando qualcosa che fino a quel momento mi era sfuggito: una cornice dorata, brillante e splendente, circonda la superficie riflettente dello specchio.
Il mio corpo è completamente ricoperto di un sangue non mio, i capelli sono disordinati e sporchi, i miei vestiti sono ridotti a degli stracci.
«Non sono stata io...» mormoro con un filo di voce, sforzandomi incredibilmente per farmi sentire, mentre le lacrime scendono incontrollate.
«Ohhh, si invece.»


Apre di scatto gli occhi, venendo accecata per un breve istante dai brillanti raggi del sole, tirandosi poi a fatica a sedere con le gambe sospese nel vuoto. Impreca a denti stretti, passandosi entrambe le mani sul viso con aria stanca, abbassando poi gli occhi sui vari componenti della ciurma che girano indisturbati sul ponte proprio sotto di lei, giusto per constatare che stiano bene. Quando però rialza lo sguardo in un moto completamente spontaneo, sente come se le si aprisse una voragine tutt'intorno, che la inghiotte e la soffoca.
«Bella giornata, eh?» l'uomo dei sogni è di fronte a lei che le sorride con arroganza, le braccia incrociate al petto e gli occhi di un chiaro inumano.
Lancia un urlo terrorizzato, perdendo inevitabilmente l'equilibrio quando prova ad allontanarlo di scatto, cadendo di schiena sul legno duro della nave.
I compagni l'accorrono velocemente, chi domandandole se si sia fatta male e chi invece intimandole di fare attenzione, e subito l'aiutano a rialzarsi.
Ma Akemi li scansa in modo brusco, tornando a fissare con angoscia lo stesso punto in cui l'aveva visto pochi secondi prima, costatando che non c'è più.
Comincia così a guardarsi attorno freneticamente, sotto lo sguardo incuriosito degli altri.
«Dov'è andato?!» domanda intimorita, afferrando senza pensarci la spada che pende dal fianco di uno dei suoi compagni ed impugnandola saldamente, pronta a recidergli la testa dal collo con tutta la brutalità di cui dispone.
«Chi?» le domanda incerto Ace, cercando pure lui qualcosa di strano, senza però trovare niente.
«C'era un uomo lassù! Possibile che non ve ne siate resi conto?» strilla isterica, gli occhi sgranati e il corpo teso come una corda di violino.
«Akemi, non c'era nessuno.» l'avverte Marco, facendo un mezzo passo in avanti per provare ad avvicinarla, bloccandosi subito quando la vede farne tre indietro pur di stargli alla larga. Lo sguardo colmo di bile che gli ha rivolto, poi, gli ha fatto passare tutta la voglia di poterla aiutare.
'Che mocciosa stronza, irriconoscente ed arrogante!' si volta di scatto, andandosene con passo svelto verso poppa, giusto per allontanarsi il più possibile da lei.
Anche se non lo darà mai a vedere apertamente per una questione di principio, quella muta guerra nei suoi confronti gli sta dando più fastidio di quanto pensasse. Il primo giorno aveva tirato un sospiro di sollievo, visto che non doveva sentire i suoi discorsi astrusi, e aveva pensato che si fosse semplicemente alzata con la luna di traverso, lasciando così correre indisturbato; ma quando il giorno seguente ha notato un comportamento ancora più freddo, la cosa ha cominciato a dargli un lieve fastidio. Poi la cosa è semplicemente degenerata, tanto che ha pure provato ad avvicinarla, inutilmente.
Non capisce cosa le abbia fatto di male per essere detestato così profondamente tanto da aggiudicarsi il titolo di “essere più odioso di tutta la ciurma”, che fino a quel momento Akemi aveva assegnato senza ragione alcuna a Teach. Ci pensa e ci ripensa, ma niente, il vuoto assoluto. Per un istante ha preso in considerazione quella strana notte in cui si era intrufolata nella sua stanza e non ce l'ha lasciata dormire, ma non può credere che sia così permalosa.
«Comandante, tutto bene?» gli domanda con voce incerta uno dei suoi sottoposti, notando lo sguardo incredibilmente assorto del comandante.
«Mh? Certo, perché?»
L'uomo fa semplicemente spallucce, tornando a pulire il ponte di poppa con precisione come gli è stato ordinato, lasciando così la Fenice ai suoi pensieri.
'È semplicemente una pazza isterica. Non le ho fatto niente. Fine della storia!'
Nel frattempo, sul ponte di prua, Akemi si è lasciata andare tra le braccia forti di Ace, facendosi sostenere quando si è sentita mancare tutto in un colpo.
«Vieni, ti accompagno a mangiare qualcosa.» l'afferra con decisione e se la carica in braccio, mentre i compagni, dopo un breve istante di indecisione, tornano ai propri compiti.
Barbabianca non si è perso un solo movimento della giovane e bizzarra figlia e, non appena è sparita dai loro occhi insieme a Pugno di Fuoco, ha ordinato ad alcuni dei suoi uomini di controllare da cima a fondo la nave, giusto per avere una sicurezza in più. Subito dopo si è voltato verso Ran, evidentemente preoccupata per la sanità mentale della ragazza, ordinandole di fare tutto ciò che è in suo potere per aiutarla a ritrovare quell'equilibrio che sta pericolosamente perdendo.
Ace nel frattempo è arrivato fino alla cambusa con Akemi ben stretta tra le braccia, rimanendo in completo silenzio.
L'adagia con incredibile grazia su di un tavolo, andandole a prendere delle zollette di zucchero e un'arancia, tutto unito ad un grosso bicchiere d'acqua. Glieli posa poi di fianco, sedendosi sulla panca e guardandola in silenzio, allarmandosi nel vedere il suo sguardo perso nel vuoto e gli occhi velati di paura.
«Akemi?» la richiama con voce bassa, dandole una lieve pacca sulla spalla per riportarla alla realtà.
«Dimmi che sono solo pazza, ti prego...» mormora quasi con disperazione, voltando la testa verso di lui.
«Co- come?» strabuzza un poco gli occhi per quella richiesta insolita, notando solo qualche secondo dopo il fatto che abbia detto “solo pazza”, capendo che la situazione che sta silenziosamente vivendo è ben più oscura di quello che vuole dare a vedere «Raccontami cosa ti sta succedendo, Akemi. Raccontamelo sul serio, senza tralasciare delle parti come con gli altri. Puoi fidarti di me, lo sai.»
Akemi lo guarda a sua volta, sospirando forte e decidendo di vuotare realmente il sacco «Gli incubi, come penso immaginiate tutti, sono diminuiti. Adesso mi trovo spesso in una specie di limbo, un luogo completamente nero, senza aria, senza odori, senza niente. C'è solo lui. All'inizio, in tutta onestà, non avevo dato peso alla cosa, anzi eri arrivata a considerarla un sollievo, ma adesso mi sto rendendo conto che sta cambiando. Il suo corpo sembra diventare ogni volta più muscoloso, la sua forza diventa sempre più tangibile. Non saprei descrivertelo, in realtà. Non so neanche io come ci riesca, ma sembra quasi che stia... rifiorendo. Infatti quando ho degli incubi, per un po' riesce a difendersi dalle ombre, sbaragliandole con una ferocia che non credevo umanamente possibile... poi però mi vede e muore, di nuovo.
Prima... no, non ce la faccio!» si porta entrambe le mani a coprirsi il viso, respirando forte e cercando con tutta sé stessa di cancellare l'immagine delle sue mani ricoperte del sangue dei suoi fratelli.
«Akemi, continua. Non posso provare ad aiutarti se non mi vieni un po' incontro.» Ace le afferra con decisione le mani, costringendola ad incrociare il suo sguardo e a sostenerlo.
«Vi avevo uccisi. Tutti, uno dopo l'altro. Cioè, quella parte in realtà non l'ho vista, ma eravate tutti ammassati per le strade, ricoperti di sangue, e poi...» deglutisce a vuoto, chiudendo gli occhi, ricordandosi della figura nera e mostruosa che tanto l'ha spaventata «Poi ho visto un mostro dalla pelle nera come la pece che mi fissava, sporco di sangue dalla testa ai piedi. Mi sono avvicinata con l'intenzione di farmi uccidere a mia volta e dopo qualche istante è spuntato lui alle sue spalle... che in realtà erano le mie.» lo guarda angosciata dritto negli occhi, leggendovi dentro una certa nota di preoccupazione «Mi stavo solo guardando in uno specchio, Ace. Il mostro ero io e vi avevo massacrati senza riguardo alcuno.»
Ace rimane serio, ripensando alle sue parole con attenzione, arrivando alla conclusione che era solo un incubo, che non c'è niente di vero in tutta quella storia, e prova così a tirarla su di morale «Beh, pensa che hai allungato a tutti quanti la vita!»
«Ace...» si passa una mano tra i capelli sfibrati, alzando gli occhi al cielo.
Manca un dettaglio, ma ha paura di rivelarglielo. Alla fine, però, decide di essere sincera fino in fondo «Quando mi sono svegliata, dopo essermi assicurata che foste ancora tutti vivi, lui era lì, davanti a me. Mi sorrideva con un'aria così arrogante che in un altro frangente mi avrebbe spinta senza esitazioni a strappargli la faccia a morsi!»
«Akemi, eri solo suggestionata dal sogno, non era davvero lì.» le afferra il viso pallido e magro tra le mani, costringendola a guardarlo di nuovo, sorridendole dolcemente «Se questa faccenda dovesse ripetersi, fammi un fischio, ok? Lo incenerisco in due secondi!»
Akemi sorride di fronte al suo sguardo allegro, reso ancora più dolce dalle lentiggini, e con un certo sforzo scende dal tavolo per sedersi sulle sue gambe, abbracciandolo e nascondendo il viso nell'incavo del suo collo «Lo terrò a mente, Ace.»
«Brava, Angioletto.»
Akemi alza il viso su di lui, osservandolo con la bocca piegata in una smorfia divertita «Era da un pezzo che non mi chiamavate Angioletto.» nota mentre afferra tre zollette di zucchero e se le porta alla bocca, sotto lo sguardo attento del comandante.
«Perché ultimamente sei stata più diavolo che angelo, ragazzina.»
«Gnè gnè!»
Ace ridacchia appena di fronte a questo suo cambiamento d'umore, togliendole con il pollice dei piccoli e chiari rimasugli di zucchero che le sono rimasti ai lati delle labbra, portandoselo poi alla bocca e leccandolo via, in un gesto tutt'altro che malizioso.
Akemi lo guarda incuriosita, inclinando un poco la testa di lato con un sopracciglio inarcato «Sai, vero, che se tu avessi fatto un gesto simile ad una qualsiasi donna questa sarebbe collassata in una frazione di secondo?» gli domanda ridacchiando, alzandosi dalle sue gambe e stiracchiandosi, dirigendosi calma verso la porta, pronta a ripararsi nella sua cabina per cominciare a mettere in atto il suo nuovo piano per “incastrare” l'uomo dei sogni.
«Perché, scusa?» le urla dietro Ace, rimettendo a posto la roba che era rimasta sul tavolo, tenendosi però l'arancia che senza tanti complimenti divora in pochi istanti.
«Lascia stare Ace. Non sia mai che il tuo povero e solitario neurone crepi per lo sforzo!»

Continua a disegnare con estrema concentrazione dal almeno due ore, lontana da tutto e tutti, in completo silenzio. L'unico che le tiene compagnia, contro la sua volontà, è il corvo appollaiato al suo oblò. Ormai, dopo aver provato sia a scacciarlo che ad ucciderlo, ha imparato ad ignorarlo, lasciandolo lì da solo a fissarla.
La sua mano si muove da sola, come se ci fosse qualcuno a guidarla nei suoi movimenti, facendo lasciare alla punta scura della matita delle linee precise, imprimendo nella carta i dettagli perfetti di quel volto che tanto l'assilla.
Definisce gli ultimi dettagli, per poi posare la matita sul tavolino e osservare il ritratto perfetto dell'uomo dei sogni. È unico nei suoi particolari, con gli occhi penetranti in parte nascosti dai capelli scuri, i tre cerchietti dorati all'orecchio destro, le labbra che sembrano pennellate, il naso sottile e lievemente all'insù, morbido come il resto dei lineamenti. Il corpo sottile e allenato, le mani nelle tasche. È semplicemente lui, perfetto come se lo ricorda, ma allo stesso tempo non ce lo vede, decisamente diverso da quello reale. Semplicemente non è lui per il colore degli occhi, adesso sfumati con la punta della matita, impossibili da riprodurre fedelmente.
Continua a fissarlo con insistenza non accorgendosi neanche della porta che viene aperta alle sue spalle da Ace.
«Sono cinque minuti che busso, Akemi. Che stai combinando?» le domanda con tono incuriosito, allungando un poco la testa per poter vedere cosa sta facendo e perché lo stia deliberatamente ignorando, notando così il disegno «Chi è?»
«Non ne ho idea, Ace.» ammette con tono piatto, continuando a fissarlo «Ma lo scoprirò.»
Si alza si scatto, voltandosi verso di lui e guardandolo con sguardo deciso «Devi aiutarmi a fare una cosa.»
«Perché ho la sensazione che al babbo non piacerà?»
«Perché probabilmente è così, ma poco importa.» lo afferra con decisione per un braccio, trascinandolo senza tante cerimonie fuori dalla cabina e dirigendosi a passo di carica verso l'infermeria.
È decisa, ci ha ragionato a fondo e ha capito che l'unica via per le risposte è quella.
Entrano nell'ambulatorio fortunatamente vuoto e, conoscendo ormai ogni centimetro di quella stanza alla perfezione, si dirige sicura verso il mobile dove tengono i sedativi, prendendo quattro fiale da 4mg l'una. Le inserisce con precisione dentro una siringa, per poi dirigersi verso un lettino, stendendosi in fretta e furia e porgendo subito dopo l'oggetto al comandante.
Lui l'afferra titubante, notando subito dopo che mentre era disattento si era legata un laccio emostatico al braccio.
«Iniettamela subito.» ordina categorica, porgendogli il braccio e respirando a fondo, rendendosi conto di quanto la sua idea si stupida e vagamente suicida a causa delle dosi che sta per farsi somministrare.
«Che roba è?»
«Lorazepam.» risponde secca, notando però che continua a guardarla incerto «È un fortissimo ansiolitico ed è comunemente utilizzato per trattare l'ansia e l'insonnia. Se assunto per via orale impiega dai quindici ai sessanta minuti prima di fare effetto, mentre è decisamente più veloce se assunto per via endovenosa, agendo in soli cinque minuti. Tranquillo, è il farmaco appropriato per il trattamento a breve termine dell'insonnia, soprattutto in presenza di forti stati d'ansia e di panico.»
«Tu non soffri di insonnia...» afferma incerto Ace, guardandola di traverso.
«No, ma devo addormentarmi subito.» lo guarda con sguardo determinato, irremovibile.
«Hai preso un sacco di fiale! Una dose così ti ammazza!» sbraita Ace, assolutamente contrario a quella sua assurda decisione, anche se ha la totale consapevolezza che lo farà, con o senza il suo aiuto.
«Primo: abbiamo già appurato che non posso morire. Secondo: di norma vengono prescritte dalle 2 alle 4 dosi al giorno, quindi la dose va bene.» insiste con noncuranza la minore, sistemandosi un cuscino sotto la testa.
«Perché lo vuoi fare? Sei abbastanza sveglia da sapere che è pericoloso.»
«Certo che lo so. Molto probabilmente avrò un arresto respiratorio, ma non m'importa. Devo dormire, capisci? Devo riuscire ad addormentarmi nel modo più sereno e veloce possibile.»
«Perché?» Ace realmente non capisce, e non riesce a far altro che sperare che cambi idea da sola, pur sapendo che le possibilità che ciò avvenga sono assai scarse, per non dire infinitesimali.
«Perché si, Ace!» sbotta Akemi, afferrandolo di scatto per un polso e avvicinandoselo al viso «Senti, se non vuoi farlo lo capisco e faccio da sola, ma mi scoccerebbe abbastanza rimanere con la siringa in vena mentre sono collassata!»
Ace sbuffa sonoramente, passandosi entrambe le mani sul viso, stando attento a non bucarsi lui stesso con quello stramaledetto ago, per poi tornare a fissarla «Ti aiuto solo perché ti voglio bene, ma sappi che me la pagherai molto cara. Intesi?»
«Lo so, ne sono pienamente consapevole e mi dispiace da morire di averti costretto a fare una stronzata del genere, ma avevo bisogno che qualcuno mi aiutasse e di te mi fido ciecamente.» ammette con tono più gentile, distendendosi di nuovo e provando a rilassare i muscoli.
«Il babbo mi staccherà la testa non appena lo saprà...» borbotta innervosito Pugno di Fuoco, prendendo una sedia e trascinandola, sedendosi poi con aria estremamente scocciata. Le afferra un braccio e tira qualche colpetto sulla vena, in modo da renderla più visibile, afferrando poi in fretta e furia un batuffo di cotone imbevuto di disinfettante, che subito passa sulla candida pelle.
«Non lo saprà. Nessuno lo saprà.» Akemi segue i suoi movimenti con attenzione, alzando poi lo sguardo su di lui, incrociandone gli occhi scuri e profondi «Sarà il nostro piccolo segreto, che ne dici?»
«Dico che in famiglia non dovrebbero esserci segreti.» ringhia a denti stretti, stringendole involontariamente la mano.
«Da quando sei diventato un tale moralista?»
«Sta zitta e rilassati...» sibila, avvicinando l'ago alla vena esposta, ritraendo subito la mano «Questa roba non andrebbe inserita in una flebo o robe simili?»
«Dovrebbe, ma non ho tempo. Ora mettimi quella stramaledetta siringa in vena e iniettami lentamente il sedativo. Dopo puoi anche scappare, dirò di aver fatto da sola nel caso qualcuno mi trovi.»
«Non sarebbe meglio andare in una delle nostre stanze? Qui ci beccano sicuramente.»
«Forza, coniglio!» ringhia con agitazione, contraendo il viso in una smorfia di dolore quando il comandante le infila l'ago sotto la pelle con poca delicatezza, completamente estraneo al mondo della medicina.
Inietta piano il contenuto, senza respirare, maledicendosi da solo e maledicendo anche lei, che lentamente sembra perdere i sensi. Estrae poi l'ago, poggiandolo sul mobiletto a loro vicino e afferrando subito dopo la mano di Akemi, ormai quasi completamente narcotizzata.
«Akemi? Ascoltami, concentrati: sono qui al tuo fianco, chiaro? Sono qui!»

Sono un dannatissimo genio!
Ha funzionato immediatamente! Non che dubitassi poi così tanto del mio piano, ma non speravo di catapultarmi immediatamente nel buco nero.
«Dove sei?!» ringhio a denti stretti, cominciando a camminare alla cieca per poterlo trovare.
Se adesso salta fuori che ho praticamente tentato il suicidio a vuoto do fuori di matto! Ammetto che in effetti non avevo preso in considerazione l'idea che potesse non esserci, ma diavolo! Mi perseguita anche nella realtà, deve esserci!
«Non ti facevo così sveglia.» eccolo! AH AH! Guarda li come mi guarda, il bastardo. Non hai più il ghigno arrogante eh? Ti ho fregato! «Come sei arrivata alla conclusione che se ti addormenti velocemente e serenamente vieni qui?»
«Tu mi sottovaluti.» stavolta quella col sorriso arrogante sono io, e la cosa però non sembra toccarlo minimamente. Anzi, con mia grande frustrazione, in poco anche lui riassume la solita aria sfrontata.
«O forse tu ti sopravvaluti.» cammina piano in mezzo a questo nero, giocherellando distrattamente con un anello che porta al mignolo destro «Comunque devo ammettere che hai fegato, ragazzina.»
«Devi dirmi come hai fatto a venire nella mia realtà.»
«Ancora a dare ordini? Maledetti i cacciatori, sei dura, eh?» mi guarda con aria oltremodo scocciata, con i pugni poggiati sui fianchi e un piede che batte fastidiosamente a terra.
«O quello o il tuo nome.» non ho intenzione di farmi intimidire, non stavolta.
Voglio delle informazioni e me le darà, costi quel che costi!
«Giuro che faccio in modo da entrare in coma e non ti mollo neanche un secondo finché non mi dirai qualcosa.»
«Folle al punto giusto...» afferma sorridendo in maniera completamente nuova. Non saprei neanche descriverla a pieno: è un misto tra il diabolico e il malizioso, un tipo di sorriso che non avevo mai visto a nessuno.
«Mi piaci.»
Non riesco a trattenere un lieve ringhio dopo quell'affermazione, facendolo ridere. Ma come si permette di prendermi per il culo così apertamente?! CHI DIAVOLO È?!
«Comunque è difficile da spiegare anche per me, ragazzina. Diciamo semplicemente che sei stata tu a portarmici. Mi desideri così tanto da trascinarmi con te.»
«Ti sbagli. Non ti desidero minimamente.» ringhio a denti stretti, aspettando impazientemente il momento più adatto per provare ad attaccarlo. Se sono riuscita a trascinarlo fuori, vuol dire che è vulnerabile, no? Beh, forse no, ma è uguale. Devo provarci.
«Non intendo sessualmente, piccola perversa.» continua a camminare calmo, completamente a suo agio, senza neanche degnarmi di uno sguardo «Intendo che sei ossessionata dall'idea di avermi, di poter sapere, e quindi sei riuscita inspiegabilmente a trascinarmi fuori dal tuo subconscio.» si blocca di colpo, voltando la testa verso di me e puntandomi contro un dito con aria scocciata «Tanto per inciso, comunque: non farlo più. Non sono ancora pronto.»
«Come sarebbe a dire “ancora pronto”?» la domanda è uscita da sola, e senza volerlo tutta la mia aggressività è come scivolata via, lasciando spazio solo alla curiosità di conoscerlo.
«Ehi, avevamo pattuito che ti dovevo dire o come avevo fatto o il mio nome. Ho risposto alla tua domanda, quindi per adesso dovrai accontentarti.» sparisce in una nuvoletta di fumo, spuntando poi in un punto ben lontano da me. Anche adesso la domanda sorge spontanea: come ha fatto?
«Come se la passa Barbabianca? L'ultima volta che ho sentito qualche voce sul suo conto la sua salute stava andando a rotoli...»
«Non osare nominare il nome di mio padre, pazzo bastardo!» gli urlo contro involontariamente, facendolo ridere di gusto. Ma come si permette di parlare così del babbo? Maledetto!
«Come sei volgare...» si calma un poco, avvicinandosi piano a me, guardandomi con una luce divertita a fargli brillare gli occhi di ghiaccio «Che mi dici invece della Fenice? Ha avuto molta fortuna contro Freki. Se quel pazzoide si mette in testa qualcosa, è assai difficile che fallisca. Anzi, diciamo la verità fino in fondo, per una volta: sei stata tu il suo portafortuna.»
Non riesco a trattenere un'espressione di completo smarrimento, non riuscendo a capire cosa diavolo stia dicendo. Marco non ha alcun bisogno di portafortuna, è una forza della natura per i fatti suoi!
«Ritiro il complimento riguardo la tua acutezza mentale.» commenta con tono fermo, scuotendo un poco la testa «Comunque, se tu non avessi quasi staccato un braccio a Geri con le tue unghiette, la situazione sarebbe stata ben differente.»
«Avrebbero fatto male a Marco?»
«È affetto quello che sento?» i suoi occhi s'illuminano di nuovo, un sorriso ampio e derisorio gli increspa le labbra, facendomi innervosire ulteriormente «Comunque, forse. Tutto dipendeva solamente da te: se non fossi riuscita a scappare, ti avrebbero portata via; se invece tu fossi riuscita a scappare dalle sue grinfie senza però ferirlo così gravemente... beh, in tal caso lo avrebbero fatto letteralmente a pezzi.»
«Ti sbagli. Ha mangiato un frutto del diavolo, ha i poteri della fenice, non possono fargli male!»
«Si, è affetto. Direi anche un forte desiderio, ma preferisco tralasciare questi dettagli ora come ora.» borbotta passandosi una mano sul viso fin sui capelli, che spettina con forza «Fenice o no, ragazzina, loro due insieme sono in grado di fare tutto ciò che vogliono... e annullare gli effetti di un frutto del diavolo è un gioco da ragazzi se sai come fare.»
«Comunque come è possibile che sono riuscita a ferirlo così gravemente solo con un graffio?» domando titubante, abbassando gli occhi sugli artigli neri che sembrano ogni giorno più forti e taglienti.
«Adesso mi sono stufato di questo colloquio non premeditato.» sbotta sparendo dalla mia vita, facendomi oltremodo incazzare. Non può piantarmi in asso così!
«Apri gli occhietti, creaturina.» sfotte ulteriormente, senza però farsi vedere.
«Non ti sbarazzerai di me così velocemente!»
«Scommettiamo?» non faccio in tempo a voltarmi che vedo il suo braccio tendersi verso di me, fulmineo, e in una frazione di secondo sento il sangue scorrere vischioso giù dal collo fin sul petto, mentre un sorriso sadico gli increspa le labbra, mettendo in mostra un dettaglio tutto nuovo che mi terrorizza.
«BUH!»


«AHHH!»
Ace scatta in piedi come una molla, bloccandola contro il lettino tenendola saldamente per le spalle, cercando i suoi occhi iniettati di terrore puro.
«Ehi, ehi! Calmati, sono qui.» la richiama con voce dolce, scuotendola un poco e tirando un sospiro di sollievo quando si accorge che lei lo vede, che ha capito di essere di nuovo nella realtà.
«L'effetto non sarebbe dovuto durare un po' più a lungo?» domanda incerto, sedendosi sul bordo del lettino e passandole una mano tra i capelli, togliendoglieli da davanti agli occhi.
«Il collo...» mormora Akemi, respirando faticosamente e concentrandosi per restare sveglia «Cos'ho al collo?»
Ace allunga incerto una mano verso di lei, sfiorando con la punta delle dita la pelle pallida, soffermandosi su delle lievi strisce, come se fosse stata graffiata.
«Dei lievi segni rossi.» ammette cercando di non mostrarsi preoccupato «Perché?»
Akemi non ha alcuna intenzione di rispondergli, incapace lei stessa di crederci, e senza proferir parola prova ad alzarsi velocemente dal lettino per tornarsene nella sua cabina, non riuscendo però a stare in piedi.
«No, ferma! Non sei in grado di camminare da sola, sei ancora sotto l'effetto di quella bomba.» le porta una mano dietro le ginocchia e la solleva senza sforzo, osservandola mentre i suoi occhi faticano a restare aperti «Ti porto nella tua stanza.»
Cammina con passo deciso, Ace, ignorando deliberatamente chiunque incontri, fingendo anche una certa indifferenza, arrivando velocemente alla cabina della ragazza. Per sua fortuna la porta era stata lasciata aperta, così semplicemente entra, richiudendosela dietro con un calcio ben assestato.
Akemi, in uno stato semi-confusionale, sente le braccia calde del pirata adagiarla nel proprio letto, facendole provare un forte senso di abbandono.
«Resti con me?» gli domanda con voce debole, allungando un braccio verso di lui e afferrandolo per il bordo dei pantaloni, tirandolo lievemente.
Ace sgrana gli occhi di colpo, preso completamente in contropiede «Co- Come?»
La guarda mentre mugola qualcosa, provando ad ignorare il contatto delle dita fresche contro la sua pelle calda, cercando di non pensare che oltre ad aver superato la barriera dei pantaloni, ha oltrepassato pure quella dei boxer, pietrificandolo. Non sta toccando niente, ma per Ace è sufficiente quella scomoda consapevolezza.
Sa bene che non lo ha fatto assolutamente a posta, ma la cosa lo manda incredibilmente su di giri.
'No, fermi tutti. È mia sorella.'
«Si, dai... resta qui con me.» mugola la minore, guardandolo con gli occhi socchiusi ed incredibilmente liquidi.
Mai come in quel momento Ace si era reso conto di quanto realmente sia cresciuta, di quanto sia grande e... bella. Perché lei è bella, Ace lo sa, e la cosa in questo momento non lo aiuta per niente.
«Se proprio devo...» annuisce piano con la testa, passandosi entrambe le mani tra i capelli, e con un'evidente incertezza si stende sul suo letto, stando però ben attento a non toccarla.
Poi però capisce che quello è il momento perfetto, lo stesso momento che tutti speravano di poter avere da quasi una settimana, e un sorriso gli alza gli angoli delle labbra.
«Sai, penso proprio che approfitterò di questo tuo stato semi-comatoso.»
Akemi è più di la che di qua, in realtà, e questa sua strana affermazione la confonde semplicemente.
Volta un poco la testa, cercando i suoi occhi, rotolando poi su un fianco e allacciandogli un braccio attorno alla vita, poggiando il mento sulla sua spalla «Mh?»
Trae un respiro profondo, Ace, mentre spera con tutto sé stesso che i sedativi siano più forti della sua rabbia.
«Perché ce l'hai con Marco?» domanda frettolosamente, abbassando poi gli occhi su quelli leggermente più svegli di Akemi, che emette un lieve ringhio gutturale «Ringhia quanto ti pare, tanto mi devi rispondere.»
«Non mi è simpatico... tutto qui.» borbotta con ovvietà Akemi, cercando di ignorare la flebile luce che le arriva debolmente agli occhi, facendoli bruciare in un modo insopportabile.
«E io sono un Ammiraglio della Marina!» sbotta sarcasticamente il maggiore, mettendosi anche lui su un fianco e poggiando distrattamente una mano sul fianco della ragazza, senza rendersi conto di quanto la sua pelle sia incredibilmente fredda.
«Non è che per caso ti piace, mh?» domanda pungente, guardandola attentamente negli occhi per vederla vacillare, senza però scorgervi assolutamente niente.
«Sei diventato scemo tutto in un colpo, Ace?» borbotta sorridendo in risposta, sfiorando sovrappensiero con la punta delle dita gli addominali scolpiti del pirata, quasi senza accorgersene «Se permetti punto un po' più in alto.»
«Beh, allora la faccenda è davvero curiosa. Sai, prima gli giravi intorno, provavi a parlarci, poi da quando è arrivata Bay non lo guardi neanche più in faccia.»
Le afferra la mano che gli sta provocando tutti quei fastidiosi brividi e la osserva, notando quanto quegli artigli siano lunghi ed inquietanti.
«È per Killian.» mente Akemi. Mente spudoratamente per salvarsi, per non fargli capire assolutamente che in realtà la Fenice le piace più di quanto dovrebbe, che lo evita proprio per sottrarsi ad un ulteriormente dolore, oltre per “punirlo” per i suoi modi sgarbati.
«Ah si, eh? Sarà...» Ace però non ci casca. Non è uno stupido, non lo è mai stato. Forse un po' folle, impulsivo ed imprudente, ma non stupido.
Akemi ignora volutamente quel suo commento, più che decisa a mandarlo fuori strada in tutti i modi, decidendo inoltre di togliersi uno scomodo peso dal petto «Secondo te ho sbagliato?»
«A fare cosa?»
«A baciarlo...» si porta involontariamente una mano sulle labbra, rivivendo nella sua mente il contatto con quelle calde e morbide del bizzarro ragazzo con cui cinque giorni prima si rotolava in quello stesso letto, risentendo improvvisamente il suo profumo caldo e dolce «Sai, di tanto in tanto ci ripenso, e non riesco a provare alcun rimorso per quello che è successo. Tutt'al più sento come una punta di rammarico per non aver... ecco... approfondito la cosa.»
«Akemi, sarò del tutto chiaro» afferma con tono incredibilmente duro Ace, guardandola per la prima volta in vita sua con espressione minacciosa «Se vengo a sapere che ti porti a letto il primo idiota che passa che neanche conosci ti stacco la testa dal collo e la uso come fermacarte.»
Akemi, intontita dai narcotici, non riesce a trattenere una risata divertita di fronte a quella minaccia, battendogli pure una mano sul petto, ignorando deliberatamente il fatto che il suo cuore sia estremamente sincero.
«Ridi quanto ti pare, ma sappi che non scherzo. Fai una stronzata del genere e te ne accorgi.»
«Oh, andiamo! Quante volte ho sentito delle vostre avventure di una notte e via?» controbatte divertita, sforzandosi di tenere insieme i pochi neuroni lucidi, riuscendoci per puro miracolo.
«È diverso. Siamo uomini, non abbiamo di certo una bella reputazione da mantenere. Tu invece sei una donna, e di certo non voglio che la mia sorellina si guadagni la reputazione di puttana.»
«Trovo questo discorso piuttosto maschilista.» borbotta infastidita, rotolando sulla schiena e fissando il soffitto con interesse crescente. Non si era mai accorta che le venature del legno formassero delle immagini quasi precise. Anche se, probabilmente, questo suo delirio è dovuto semplicemente al suo cervello assai fuori uso.
«Può darsi, ma poco importa. Tu non farlo e io ti lascio stare.» Ace imita il suo movimento, calcandosi il cappello arancione sugli occhi, più che propenso a farsi un riposino.
«Che sega...» biascica velenosa, illuminandosi tutto in un colpo «A proposito di questo! Indovina un po' chi ho sentito che si divertiva in solitaria questa mattina?»
Ace si lascia sfuggire una lieve risata, decidendo di accontentarla. Non è mai stato un grande pettegolo e quell'argomento non è certo interessante per lui, ma deve guadagnare tempo per poter tornare all'argomento principale.
«Chi?» soffia con poco interesse, senza neanche voltarsi.
«Teach!» trilla con sin troppo entusiasmo Akemi, scoppiando subito a ridere di gusto.
Ace viene irrimediabilmente contagiato dalla sua risata e in una frazione di secondo si trovano entrambi a ridere sguainatamene, come se tutti gli eventi di quella giornata non fossero mai accaduti.
«Ti giuro, non sapevo se vomitargli davanti alla porta o scoppiare a ridere! Alla fine me ne sono andata e ho deciso che aspetterò il momento adatto per sfotterlo davanti a tutti.»
«Ma poveraccio, lascialo stare!» prova a difenderlo Ace, non riuscendo ancora a capire da dove venga tutto questo suo astio nei confronti di Barbanera. In fondo lui non ha mai fatto niente.
'Beh, neanche Marco, a quanto sembra.' pensa, arrivando alla semplice conclusione che Akemi decide di prendere le persone in antipatica così, senza una logica apparente.
«Che schifo... chissà poi a chi va a pensare!» mormora tra un risolino e l'altro, riportandolo alla realtà «Cristo, che schifezza...»
«Cambiamo argomento, per favore?» supplica, alzandosi in piedi e portandosi le mani sul viso per soffocare le risate.
Cala così un profondo silenzio nella cabina, che infastidisce incredibilmente la minore.
«Si, però parlami di qualcosa, perché sennò mi addormento di nuovo.»
«Non era quello che volevi?» si volta verso di lei, poggiando la schiena contro la parete, osservandola sghignazzando.
«Ho capito che è inutile. Devo trovare un altro modo per farlo parlare.»
«Afferrato.» si gratta distrattamente il mento, Ace, cercando un qualsiasi argomento di conversazione valido, andando alla fine a picchiare contro il solito punto «Davvero non ti piace Marco?»
«Perché mai dovrebbe piacermi Marco?!» sta acquistando sempre più velocemente lucidità, Akemi, fatto che la sorprende assai. È ben consapevole, grazie ai suoi numerosi studi, che l'effetto non dovrebbe durare così poco. Già il fatto che non sia morta stecchita l'ha sorpresa, ma avendo preso in considerazione la sua presunta immortalità ci è passata sopra.
«E che ne so! Anche io non sono ancora riuscito a spiegarmelo, ma ha successo con le donne, più di quanto uno possa immaginare.»
«Buon per lui, che ti devo dire?» sbuffa infastidita, cercando un qualsiasi modo per cambiare argomento o, quanto meno, distoglierlo dalla sua convinzione «Tu invece?»
«Non me ne lamento.» ammette sorridente il comandante, facendole l'occhiolino, gesto che la fa ridacchiare.
Abbassa gli occhi, Ace, ripetendosi che no, non è una ragazza carina con cui provarci e magari passarci qualche ora di fuoco, ma bensì sua sorella, che sicuramente ha pure una cotta per quel fesso del suo migliore amico.
«Il babbo ha detto che a cena vuole parlarci.» le comunica dopo qualche istante di silenzio, attirando la sua attenzione.
«Di cosa?»
«Non ne ho la più pallida idea, sorella. So solo che vuole fare un annuncio.»
«Staremo a vedere...» fa semplicemente spallucce, Akemi, alzandosi a fatica e sempre sotto lo sguardo vigile del compagno, pronto ad intervenire in caso di cedimento, arrancando fino alla scrivania dove è rimasto adagiato il disegno «Se lo mostro in qualche isola dici che saprebbero dirmi chi è?»
«Akemi, sono sicuro che è una specie di entità che ti sei creata da sola nella testa per chissà quale ragione, quindi smettila di pensarci tanto.» si alza e le toglie il foglio di mano, poggiandolo su una pila di libri «Adesso fatti un bagno, vedrai che dopo starai meglio.»
Prima di uscire dalla stanza, le lascia un vaporoso bacio sulla fronte, dirigendosi dai fratelli con il chiaro intento di rivelare loro quanto ha scoperto. Non gli piace fare lo spione, ma quello che ha scoperto è bene che lo sappiano anche loro. Si tratta pur sempre della sua salute mentale!

Nel frattempo, nella cabina del capitano, Marco se ne sta con le braccia incrociate al petto, mentre un forte senso di fastidio lo sta mandando velocemente su di giri, anche se non lo da a vedere, nascondendo tutto dietro la sua maschera apatica.
«Babbo, sul serio: non ho idea di cosa abbia contro di me.» ammette per la sesta volta da quando è entrato, dispiacendosi nel vedere il capitano così afflitto.
'Sapevo che quella mocciosa non avrebbe portato altro che guai! Se non l'avessimo mai trovata il babbo non sarebbe costantemente preoccupato, gli altri non si comporterebbero come dei completi imbecilli che quasi baciano dove cammina e io non mi ritroverei sotto ai riflettori per colpa di un suo attacco di nervosismo!'
«Deve pur essere successo qualcosa. Pensaci.» insiste l'uomo, steso sul letto.
È particolarmente stanco quel giorno, quindi ha deciso di riposare. Infatti è convinto che quella sera gli serviranno molte energie per i festeggiamenti che avverranno. Perché lo sa che è così, in fin dei conti i suoi figli cercano qualsiasi pretesto per far baldoria, perché mai la promozione di grado della loro sorellina non dovrebbe essere festeggiata?
«Ci ho già pensato e non è successo niente.»
«Mi fido di te, figliolo. Ti sarei grato però se provassi ad appianare questa situazione.»
Marco alza di nuovo gli occhi su di lui, senza riuscire ancora a comprendere.
Ok, tutti le vogliono bene. Anche lui, nel profondo, un po' gliene vuole. Ma perché diavolo ossessionarsi così tanto per lei?! Insomma, è una specie di adolescente, è sempre stata strana sotto ogni singolo punto di vista, ha un carattere che definire eccentrico è un eufemismo, è normale che abbia questo genere di comportamenti!
Marco non lo capisce. Ci pensa e ci ripensa ma proprio non riesce a trovare una spiegazione logica a tutto quell'affetto nei suoi confronti.
È anche convinto che abbiano sbagliato enormemente a darle tutte quelle attenzioni che l'hanno resa una ragazzina per lui insopportabilmente viziata e presuntuosa, convinta di poter avere tutto quello che vuole con uno schiocco di dita.
«Perché? Sono l'unico su tutta la nave che ha la fortuna di potersi evitare i suoi discorsi inutili, non capisco perché rinunciare a questo privilegio.» ringhia a denti stretti, sapendo già di partenza che dovrà cedere su richiesta dell'adorato capitano. L'ultima cosa che vuole è dargli un simile dispiacere.
«Perché non sopporto di vedere queste situazioni tese tra i miei figli.» afferma con ovvietà il capitano, guardandolo con aria dispiaciuta «Mi faresti un enorme piacere se almeno provassi a riappacificarti con lei.»
Sbuffa forte, Marco, alzando le mani in segno di resa e avviandosi verso la porta, scocciato «Va bene. Ma solo per te, non per lei.»


L'intero equipaggio è riunito per la tanto adorata cena. Tutti scherzano e ridono, conversando di argomenti allegri, lasciando qualsiasi tipo di preoccupazione fuori dalle loro menti.
Akemi parlotta tranquilla insieme a Satch, mangiando vorace il pezzo di carne completamente cruda che le è stato messo da parte. Infatti, di recente, ha scoperto che le piace molto di più così che quando viene cotta e condita. All'inizio tutti quanti hanno fatto storie per questo capriccio, soprattutto per i danni alla salute che potrebbe portare, ma si sono trovati costretti a lasciarle fare come vuole.
«Rischi di farmi passare l'appetito!» borbotta Ace ancora con la bocca piena, facendola sghignazzare. Un brivido gli corre lungo la spina dorsale nel vedere un rivolo di sangue scendere dall'angolo della sua bocca, che le conferisce un'aria tanto inquietante quanto spettrale. 'Forse non doveva raccontarmi di quell'incubo. No, aspetta: da quando sono così suggestionabile?'
«Ma per piacere!» poggia entrambi i gomiti sul tavolo, Akemi, posando il mento sul dorso delle mani e guardandolo con aria strafottente «Riusciresti a mangiare di gusto anche accanto ad un’operazione a cuore aperto. Sei un pozzo senza fondo.»
«N-on è v-ero.» farfuglia, masticando e bevendo un lungo sorso di birra per annaffiare il boccone quasi intero e deglutirlo.
Akemi lo guarda divertita, sorprendendosi di non averlo ancora visto crollare con la faccia nel piatto. Per un attimo ripensa alla prima volta in cui ha assistito ad un suo attacco di narcolessia e le viene quasi da ridere. Stavano facendo tranquillamente colazione, parlando dell'eventualità di incontrare uno dei tre ammiragli sulla loro strada e di cosa lei avrebbe dovuto fare in quel caso, quando lui è crollato come un cadavere davanti a lei. Ha cominciato ad urlare terrorizzata e a chiamare istericamente chiunque fosse presente, finché Izo le ha tappato la bocca con una mano e le ha detto che è una cosa normale, informandola così che Pugno di Fuoco è narcolettico.
Le botte che Ace prese al suo risveglio da parte sua rimarranno per sempre nella storia.
«Un attimo di attenzione, figlioli.» tuona l'imperatore, sbattendo con forza il proprio boccale sul tavolo, attirando immediatamente l'attenzione dell'intero equipaggio.
Per un paio di minuti regna un completo silenzio, colmo di curiosità ed impazienza, che si spezza dopo un sorriso fiero del capitano «Sono lieto di comunicarvi che vostra sorella Akemi da questo momento fa parte della quarta flotta!»
«Co-?» si strozza con un pezzo di carne, Akemi, strabuzzando gli occhi e facendosi aiutare da chi le è vicino per far scendere -o risalire, è indifferente- il pezzo di carne che le blocca l'esofago, riuscendoci dopo delle vigorose e assai numerose pacche in mezzo alle scapole.
Tossisce in cerca d'aria, guardandosi attorno spaesata, incrociando poi il sorriso a trentadue denti di Satch «Tu lo sapevi?!»
Satch semplicemente annuisce, scoppiando a ridere di fronte alla sua espressione shockata.
«Perché non mi hai detto niente?!»
«Doveva essere una sorpresa!» le allunga senza pensarci un boccale pieno di birra per festeggiare, che Akemi guarda con perplessità, non avendo mai toccato una sola goccia d'alcol in vita sua.
«Non sperare che ti tratterò meglio perché sei la mia adorata sorellina, chiaro Angelo?» l'avverte subito dopo, puntandole contro un dito, senza però abbandonare il sorriso neanche per un'istante.
«E tu non sperare che mi sottometta ai tuoi ordini con tanta facilità.» lo guarda con aria di sfida, ghignando divertita dalla sua espressione interdetta.
I vari comandanti scoppiano a ridere di gusto, mentre velocemente anche il resto dell'equipaggio comincia a far aumentare tutto quel chiasso.
«Uhhh, dovrai domarla, Satch!» urla qualcuno, facendo ridere di gusto il diretto interessato.
Dopo qualche istante, poi, cerca di mettere insieme i neuroni ancora perfettamente lucidi, assumendo un'aria autoritaria «Cominciamo subito con il tuo primo incarico: inizia con turno di guardia, poi ti daranno il cambio.»
Akemi sogghigna abbassando il capo, giocherellando con il bordo del boccale. Dopo poco poi alza gli occhi su di lui, derisori e furbi.
«Agli ordini...» mormora alzandosi lentamente, ancheggiando con passo felpato verso l'uscita. Da una parte vorrebbe restare a festeggiare con loro, ma non può dare a vedere quanto quella notizia l'abbia delusa*.
«Cambia tono, sottoposta!» le urla dietro il comandante, facendo ridere tutti quanti ma venendo bellamente ignorato dalla diretta interessata.
Trae un respiro profondo, Satch, poggiando il mento su una mano e guardandola mentre cammina verso l'uscita «Non so perché, ma ho come l'impressione che sarà una bella gatta da pelare.»
«Forse perché è una psicopatica...» mormora la Fenice, sentendo subito dopo qualcosa sbattere con forza contro la sua testa. Si porta di scatto una mano alla parte lesa, massaggiandola per constatare i danni, e abbassando gli occhi nota i cocci irrimediabilmente distrutti di un piatto, arrivato da chissà dove.
Alza la testa in cerca del colpevole, gli occhi fiammeggianti, pronto a menar le mani per ribadire che posizione occupa su quella nave, accorgendosi che tutti quanti stanno fissando con facce allibite il dolce Angelo, che a sua volta lo guarda negli occhi per una frazione di secondo con un'espressione tanto lugubre che per un attimo pensa che proverà ad ucciderlo sul serio.
«Alla faccia dell'udito fino!» scherza Ace, sbattendo le mani sul tavolo, ridendo di gusto.
Marco, ancora sbalordito, la segue con gli occhi finché non sparisce dal suo campo visivo, sgomentandosi al ricordo delle parole che si è scambiato con il capitano poche ore prima.
'Temo che l'unico che qui ha davvero una gatta da pelare sono io, Satch.'


*Ricordate che Akemi desiderava entrare nella prima flotta? Beh, se non lo ricordavate, ecco il perché della sua delusione x°P

Angolo dell'autrice:
Vi giuro su tutto quello che vi pare che il nome di Satch è stato estratto a caso! Ho preso un foglietto, l'ho fatto a pezzi, ci ho scritto i nomi di ben 5 comandanti (esclusi Marco ed Ace) ed è venuto fuori Satch! Per ben due volte! Alla fine mi son detta “Oh, basta eh! Vuoi farle da comandante? Eccoti accontentato!”
Adesso diamo un piccolo spazietto ad Akemi (come se la trascurassi -.-): forse questo suo nuovo cambio di atteggiamento, queste sue stranezze non indifferenti e così via non vi piacciono molto, ma c'è un perché ben specifico se ha queste tendenze. Vi dico anche che migliorerà con il tempo (diciamo pure che si darà una lieve calmata con l'avvicinarsi di Marco). Anche per il fattore bellezza c'è un perché che poi verrà spiegato.
Vi giuro che mi sto odiando perché sta venendo fuori troppo Mary Sue per i miei gusti, ma il personaggio deve essere così. Con il proseguire della storia scoprirete che poi di speciale ha solo una cosa e che in realtà è assai inferiore a tantissima altra gente. Insomma, una Mary Sue non dovrebbe essere superiore anche alle Divinità e avere tutto su un vassoio d'argento? Beh, lei proprio no. Lei è una caccoletta in confronto a chi deve ancora arrivare e non troverà di certo la pappa pronta! xD
E invece il nostro povero Ace? Via, dal momento che non lo faccio morire penso di poterlo fare un po' impazzire, no? Tranquille, non soffrirà come una bestia! Non è proprio il tipo.
Però gli occhi ce li ha e non potevano certo non notarla. Per lui, mi duole ammetterlo, non ho in mente nessun risvolto amoroso particolare nell'arco della storia, cosa che invece accadrà a qualcun altro... chi indovina di chi parlo? :D
Adesso, prima di lasciarvi in pace per almeno un'altra settimana, un grazie speciale a Yellow Canadair, Vivi Y, Okami D Anima, Monkey_D_Alyce, Lucyvanplet93 e iaele santin per le splendide recensioni.
Grazie anche a: ankoku, Dark_witch3, D_ann, evelinstar31, giada1999, Incantatrice_Violeta, Jollyna, Monkey_D_Alyce, Okami D Anima, Portuguese D Ice, SmyleCathy e Yellow Canadair per averla messa tra le preferite; Azzu___, Balalaika_, Chaki Tanimura, girosolomina, Ikki, Kyuubi10, LallaOrlando, leonedifuoco, Portuguese D Ice, Portuguese D Rogue, Puffetta96, SmyleCathy, Vivi y, Yellow Canadair, Zefiria BlackIce, K a r i n, _Bianconiglio_, _cucciolotta_, _Lawliet e _Takkun_ per averla messa tra le seguite; Portuguese D Ice per averla messa tra le ricordate.
Davvero: GRAZIE INFINITE!
Via, penso che sia il caso di smetterla perché è venuto più lungo questo sproloquio senza logica che il resto del capitolo!
Alla prossima bella gente! Un bacione
Kiki

PS: http://tinypic.com/r/2wq63yf/8 alla faccia della trasformazione da brutto anatroccolo a cig- OPS fenice!
PPS: Già che ci sono, vi dico subito che ho in mente una cosuccia per la nostra giovane protagonista! Diciamo che presto si stancherà del suo stesso riflesso in seguito ad una... come dire... ILLUMINAZIONE. Quindi... beh... preparatevi a dire a dio all'angelo ;)

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: KikiShadow93