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Autore: vanessola    13/06/2008    1 recensioni
Ecco la mia prima fanfiction su Harry Potter...e se Hogwarts non custodisse solo la pietra filosofale? Se ci fosse un secondo segreto...un segreto che ha a che fare con la piovra gigante che abita le profonde acque del lago? Una recensione mi farebbe molto contenta, grazie! xD
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice
Dopo il periodo nero degli esami, finalmente ritorna questa mia ff su Harry Potter...mi scuso per la lunga assenza, che però, ahimè, era necessaria...Ma non pensiamoci più, ora!! ^^ Ecco il nuovo capitolo...ringrazio tutti coloro che hanno letto finora ^^

Capitolo 9
Piccole liti e custodi improbabili

“Il tuo manico di scopa?!” esclamò Yvonne, con la bocca spalancata “hai portato un manico di scopa ad Hogwarts?!”
“Sì, a casa non ho potuto provarlo, altrimenti mio padre mi avrebbe scoperta…” disse Costance, cercando e ricercando nuovamente dentro la valigia, colta da un panico quasi folle “non gli ho detto che ho comprato una scopa nuova, altrimenti mi avrebbe fatto una testa così…”
“E ti è venuta la bella idea di portarla ad Hogwarts, dove gli allievi del primo anno non possono nemmeno averne una?!”
“Oh, bè, da qualche parte dovevo pur provarla…oddio, ma adesso dove può essere?! Mio padre non ha controllato i miei bagagli, almeno, non che io sappia…forse dovrei provare a scrivergli…”
“La prossima volta che devi clandestinamente entrare con una scopa, procurati un complice!” esclamò Yvonne, con un sorriso: non sembrava per niente preoccupata, e probabilmente considerava l’atto di Costance come una gloriosa epopea finita comicamente male. In effetti, sembrava che si stesse divertendo da matti.
“Ora, più che altro, mi serve un complice per ritrovarla, la scopa!” disse Costance, mettendosi le mani tra i capelli “allora…prima di tutto provo a scrivere a papà…ma se poi lui non centra niente? Scoprirà che io ho comprato la scopa per nulla…allora, devo scrivergli e chiedergli della scopa, ma senza fargli sapere della scopa…”
“Il tuo ragionamento è alquanto singolare” la interruppe Yvonne, sarcasticamente “non è più semplice che la scopa sia stata requisita quando hanno controllato i bagagli?”
“Ah, ehm…controllano i bagagli?”
“Penso di sì, ma non so né come né da chi” rispose la ragazza “chiederò a Ed, magari lo sa”.
“Ma se mi avessero requisito la scopa, non pensi che mi avrebbero avvisato?” domandò Costance, confusa.
“Ne so quanto te” disse Yvonne “chiederò a mio fratello, comunque…se trovo la pazienza di rivolgergli la parola”.
Costance rise.
“Comunque, in ogni caso, vedrai che la ritroverai: non può scomparire nel nulla un oggetto come una sco…”
Yvonne si interruppe: la porta del bagno era stata spalancata.
“Bene, a chi tocca entrare, adesso?” esclamò allegramente una Drusylla inconsapevole, mentre rientrava in camera con la sua divisa da Corvonero: ora non aveva più un aspetto stanco e assonnato, anzi, era abbastanza sveglia per capire di aver interrotto le sue compagne di stanza in un discorso abbastanza delicato.
Yvonne fece il suo sorriso più radioso.
Costance cercò di fare l’indifferente, rosicchiandosi le unghie.
“Credo che tocchi a Costance…vero, ragazza mia?” esclamò Yvonne, spingendo l’amica verso il bagno “e sistemati quella treccia: così sembri uno spaventapasseri! Si può sapere perché dormi con i capelli legati?”
Costance le sorrise e le fece un occhiolino complice, poi entrò in bagno.

Una volta che si fu preparata, Costance si osservò allo specchio con la divisa dei Corvonero, ma prima che potesse pensare alcunché Yvonne le ficcò Mortimer tra le mani, dicendo seccamente: “Ho provato a slegargli il becco, ma continua a muoversi! Quello non è un corvo: è un mostro!”
Costance rise, e cercò di liberare Mortimer dal bracciale, riuscendoci in pochi minuti.
“Non credo che si fidi molto di te” esclamò Drusylla, con un sorriso.
“E io non mi fido di lui” disse Yvonne, che voleva sempre avere l’ultima parola.
“Che simpatico rapporto di sfiducia!” intervenne Costance, mentre apriva la finestra del Dormitorio e cercava di far capire a Mortimer che doveva ritornare alla Guferia “Yvonne, tu non hai animali?”
“No” sbottò la ragazza, come se non potesse sopportare anche solo l’idea di averne uno “due anni fa Ed ha provato a regalarmi per il compleanno un criceto che aveva subito una fattura dal suo padrone precedente: praticamente, al posto delle orecchie da criceto, ne aveva un paio da coniglio…pensava che lo trovassi divertente, credo”.
“Chissà perché, ma dalla tua spiegazione sembra che questo…ehm, criceto, non sia più in vita…” disse Drusylla, mentre cercava i libri delle prossime lezioni mattutine.
“L’avevo chiamato Rabbit…” continuò Yvonne, persa nei ricordi “purtroppo, è morto un mese dopo: mi dimenticavo sempre di dargli da mangiare”.
Costance impallidì. “Ma è orribile!”
“È la stessa cosa che ha detto Ed, credo” disse Yvonne, per niente turbata “bè, sì, non sono certo contenta della morte di Rabbit…ma devo dire che gli animali non fanno per me”.
“Sentito, Morty?” bisbigliò Costance al corvo “Yvonne non è tipo da animali: ti conviene scappare!”
Il volatile, come se avesse capito, si limitò ad emettere un tenue gracchio, per poi volare fuori dalla finestra, verso una delle torri del castello.
“I miei invece mi hanno permesso di portare il gufo di famiglia” intervenne Drusylla “si chiama Ginger, e ormai è in casa nostra da ben quattro anni”.
Costance cercò di esprimere il suo desiderio di avere anche lei un normalissimo gufo (anche se non era realmente dispiaciuta di avere Mortimer come animale), ma proprio in quel momento la porta del Dormitorio si spalancò, e nella stanza entrò Joanna Smile, vestita con un pigiama a scacchi, rosso e verde.
“Ciao!” si affrettarono a salutare Costance e Drusylla, mentre Yvonne faceva finta di nulla.
“Uh…ciao” balbettò Joanna, storcendosi le dita delle mani. Costance non poté fare a meno di notare ancora quanto fosse alta e magra: la pelle del volto, pallidissima, era tirata e secca, come se fosse già invecchiata, e gli occhi erano ancora più neri delle ali di Mortimer.
“Dormito bene?” domandò Drusylla, per riempire il silenzio.
“Oh…sì, abbastanza…abbastanza bene”.
“Mi dispiace che il mio corvo ti abbia disturbata…” si scusò Costance, seriamente dispiaciuta.
“Uh…no, no davvero…non importa…” balbettò Joanna, arrossendo sulle guance pallide.
“Ragazze!” esordì Yvonne, come se Joanna non esistesse e non avesse mai aperto bocca “secondo me è ora di scendere in Sala Grande, a fare colazione! Io ho proprio voglia di uova strapazzate…e magari posso chiedere a Ed chi controlla i bagagli degli studenti!”
“Ah, c’è chi li controlla?” chiese Drusylla, interessata.
“Bè, a quanto pare sì, dato che…”
“…dato che Yvonne non riesce più a trovare il suo shampoo alla fragola!” la precedette Costance, prima che la ragazza potesse svelare il suo segreto.
“Ma io sono allergica alla fragola!” sbottò Yvonne, storcendo il naso.
“Ah, ecco perché non lo trovi più…perché non l’hai mai avuto!” improvvisò Costance, cercando di metterla sul ridere.
Drusylla cercò di reagire in qualche modo, ma il suo sguardo era chiaramente confuso.
Prima di entrare nella Sala Comune (dove tutti i quadri salutarono allegramente Joanna), le quattro ragazze presero le borse con dentro i libri di testo, e uscirono nel corridoio: quell’ala del castello era per lo più deserta, a quell’ora, e non trovarono difficoltà a raggiungere la Sala Grande, perché i pochi studenti mattinieri che trovarono si stavano dirigendo tutti in quella direzione. Mentre camminavano, Costance sussurrò ad Yvonne “Il tuo nome è sinonimo di segretezza, eh?”
“Oh, scusami…” bisbigliò la ragazza, cercando di sorridere “è che anche la segretezza a volte va in vacanza, no?”
“Mai quando c’è di mezzo un manico di scopa illegale…chiaro?”
“Chiaro come la nebbia!” esclamò Yvonne. Costance la guardò torva, e fu costretta a correggersi “oh, e va bene…chiaro come l’olio! Insomma, non si può nemmeno fare una battuta…”
“La prossima volta, però, cerca di trattenerti!” la avvisò Costance, non potendo fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso: l’umorismo di Yvonne era contagioso.
L'amica rispose con un saluto militare.
Quando raggiunsero la Sala Grande, i tavoli erano quasi completamente vuoti, e le ragazze non ebbero difficoltà a trovare quattro sedie libere. Quella mattina il soffitto della Sala era di un grigio anonimo e senza sfumature, piatto e apatico, ma Costance era così entusiasta da non rimanerne influenzata: entro poco tempo, sarebbe iniziata la sua prima lezione…non vedeva l’ora di mettere alla prova la sua bacchetta!
Un pensiero sgradevole le fece storcere per un nanosecondo il sorriso: la sua bacchetta…la stessa bacchetta che sul treno non era nemmeno riuscita a controllare!
“Joanna, non sederti così lontana!” esclamò Drusylla, interrompendo i suoi pensieri “mettiti vicino a noi: non ti mangiamo mica!”
La ragazzina annuì, arrossendo violentemente, e si sedette vicino alla biondina. Yvonne, nel vederla così vicina, si rabbuiò.
“C’è poca gente, a quest’ora” disse Costance, mentre le appariva sul piatto (comparso anch’esso dal nulla) una fetta di torta al limone (no, la voglio ioooo!! NdA).
“Ovvio: sono le sette” intervenne Drusylla “e le lezioni iniziano solo alle nove”.
“Oh, ecco Ed!” esclamò Yvonne, che sembrava piuttosto impaziente di allontanarsi dal tavolo “vieni, Costance! Andiamo a chiedergli quella cosa!”
Drusylla la fissò con curiosità, ma non disse niente, anzi, si mise a ridacchiare. La ragazza si alzò dalla sedia, e Costance la seguì verso il tavolo dei Serpeverde. Quando né Drusylla né Joanna furono a portata d’orecchio, la rossa fermò Yvonne per una manica.
“Si può sapere cos’hai contro Joanna?” domandò, in un sussurro.
“Contro chi?” esclamò Yvonne, fingendosi sorpresa.
“Joanna! La ragazza del Dormitorio!”
“Non capisco cosa vuoi dire…”
“Non fare la finta tonta! Ti ho visto parlare amichevolmente con tutti, mentre con lei…insomma, si vede che la sua presenza ti dà fastidio…”
“Non mi dà fastidio: è solo che non so come comportarmi con lei”.
Costance annuì, ma lo strano sguardo di Yvonne, come se stesse pensando chissà a cosa, la indusse a credere che non le stesse dicendo la verità.
Intanto, le due ragazze avevano raggiunto il tavolo dei Serpeverde: era completamente vuoto, ad eccezione di Andrew Brooks, di un ragazzo, del fratello di Yvonne e di altre due ragazze: i tre studenti che Costance non conosceva sembravano essere addirittura del quarto anno.
“Yvi! Che sorpresa!” salutò Edward, con un sorriso che sembrava quasi sollevato “hai già sbollito la rabbia?”.
“No” rispose secca Yvonne, incrociando le braccia sotto il petto “ma non voglio certo tenerti il muso per tutto l’anno scolastico, soprattutto quando ti ordinerò di farmi i compiti. Per le facce offese c’è sempre tempo durante l’estate…”
Andrew Brooks ridacchiò, e anche il resto del gruppetto non poté fare a meno di sorridere.
“E che ci fai tu al tavolo dei Serpeverde?” esclamò Yvonne, rivolta ad Andrew.
“Oh, che buon inizio di mattinata! Non riesci proprio a sopportarmi?!” disse il ragazzo, con un’espressione un po’ strafottente.
“Ero solo curiosa” rispose Yvonne, con un sorriso innocente.
“Non penso di disturbare qualcuno, se faccio colazione non la gente che mi sta simpatica” disse Andrew.
“Oddio, era riferito a me, quel complimento?!” esclamò Edward, fingendo un’espressione sorpresa.
“No, ad Adam!” disse Andrew, con una risatina quasi isterica, battendo una mano sulla schiena del ragazzo che Costance non aveva mai visto: era uno studente di Grifondoro.
“Lo dici solo perché sta al quarto!” lo rimbeccò Edward, mentre mangiava una ciambella.
“Adam?” intervenne Yvonne “Adam Grey?”
“Ah, mi conosci già?” esclamò l’interpellato, mentre la ragazza al suo fianco sorrideva.
“Ed mi ha parlato di te” disse Yvonne “dice che sei il Grifondoro più sciupafemmine che abbia mai co…”
“Yvi, chiudi quella ciabatta!” la interruppe Edward, fingendo di tirarle in faccia la ciambella.
“Senti senti” disse la ragazza accanto a Adam Grey “e così tu saresti uno sciupafemmine, eh?”
“Mal, non ricominciare anche tu…” la supplicò il Grifondoro, con uno sguardo supplichevole.
“E’ tua sorella, vero Ed?” chiese l’altra delle due ragazze, una Tassorosso “ti somiglia tantissimo, sai? Ma lei ha un aspetto molto più vivace!”
“Ed è anche più rompiscatole…” continuò Edward, con una faccia rassegnata “passo alle presentazioni, prima di cadere anche di più nell’imbarazzo: Yvi cara, e…tu sei?”
“Costance” rispose l’interpellata, arrossendo leggermente.
“Ed, hai una pessima memoria!” lo sgridò Yvonne.
“Costance, puoi chiudere la bocca a mia sorella?”
“Credo sia impossibile!” rispose Costance, con un sorriso.
“Uff…io spero sempre che non sia così” disse Edward “allora…Yvi, Costance, vi presento Jill Landever, Adam Grey e la sua ragazza, Mallory Conrad. Andrew, ahimè, lo conoscete già…”
"Perchè 'ahimè'?" sbottò l'interpellato, offeso "loro sono molto contente di conoscermi!"
"Yvi, sei contenta?"
"No"
"E tu, Costance?"
"Ecco, io..."
"Visto, Andrew?" terminò Edward, con un gesto teatrale "ti detestano!"
"Ma non l'hai lasciata nemmeno parlare!"
"E meno male: chissà che insultone avrebbe potuto dirti!" esclamò Adam.
Tutti si misero a ridere, anche Costance. A prima vista, ognuno sembrava molto simpatico e socievole. Adam Grey e Mallory Conrad formavano davvero una bella coppia, perfetta e in completa sintonia, un po' come nei film: erano entrambi di bell'aspetto, con i ridenti occhi azzurri di Mallory e quelli gentili e calorosi di Adam. Gli occhi di Jill Landever, la migliore amica di Mallory, invece, erano umili e leali, e la ragazza sembrava la classica persona a cui tutti confessavano i loro segreti più intimi.
"Allora, passata bene la prima notte a Hogwarts?" chiese Jill, con un sorriso molto gentile.
"Non abbiamo bevuto nemmeno una bottiglia di birra" sospirò Yvonne, delusa.
"E meno male!" esclamò Costance "e poi avevamo tutte sonno!"
"Tu no, Yvi?" domandò Edward.
"No" rispose la ragazza, e il suo sguardo, in parte, si gelò "e nemmeno tu, immagino".
"E' stato lassù, nella torre di Astronomia, per quasi tutta la notte!" intervenne Adam.
"Mi mancava l'Osservatorio della scuola" spiegò Edward "è uno dei più completi d'Europa".
"Cos'hai letto tra le stelle?" chiese Mallory, con curiosità.
"Oh, nulla, mi sono limitato a studiarle" rispose Edward "i nostri metodi di lettura delle stelle non mi sembrano molto affidabili...basta guardare la Cooman! No, credo che i metodi migliori siano quelli dei centauri, ma non li svelerebbero mai a nessun essere umano, credo, ma se..."
Il ragazzo non ebbe il tempo di finire la frase, perchè un ragazzo dei Serpeverde si era avvicinato verso di loro, e aveva cominciato a fissarli con uno sguardo non proprio amichevole.
"Che vuoi, Flitt?" esclamò Edward, seccato.
Il ragazzo lo ignorò.
"Cos'è questa, una riunione tra Case?" borbottò, con una voce rauca che mise subito Costance a disagio.
"Oh, no, Marcus, ancora con questa storia?!" intervenne Adam, con uno sguardo scocciato.
"Sì, ancora con questa storia!" rispose Flitt, imperturbabile "questo è il tavolo dei Serpeverde: l'anno scorso non sono stato abbastanza chiaro?"
Costance vide Jill irrigidirsi.
"Non diamo fastidio a nessuno" disse Andrew.
"A me sì" ribatté Flitt "a me, e a tutti gli altri Serpeverde".
"A tutti gli altri cafoni, vuoi dire" intervenne Edward.
"Sai che è tutta colpa tua, vero?" continuò Flitt "fare amicizia con gente del genere..."
"Ti conviene smetterla di parlare, e subito!"
"Oh-oh, siamo nervosetti, eh? Dovresti stare attento, Smithback, o potrebbe succedere a te ciò che è successo a gennaio..."
Mallory posò una mano sulla spalla di Jill.
"Ora basta!" intervenne Adam, mettendosi davanti "sei stato punito per quella sciocca storia dell'anno scorso...non l'hai ancora capita?! Ancora un'altra stronzata simile, e Silente ti sbatterà fuori dalla Squadra, se non dalla scuola!"
"Non c'è bisogno di urlare, Grey" disse Flitt, tranquillo "soprattutto a quest'ora del mattino...non ti sei accorto che non c'è nessun professore?"
"Sentite, ragazzi, forse è meglio andarcene..." sussurrò Jill, stringendosi le mani.
"Ma neanche per sogno!" protestò Edward "è lui quello che si fa i problemi: che se ne vada via lui! Io invito al mio tavolo chi mi pare!"
"Questo non è il tuo tavolo, signorino viziato e tanto saputello" disse Marcus Flitt, con gli occhi che si erano ridotti a due fessure "questo è il tavolo dei Serpeverde, e tale deve rimanere".
"Sentite..." mormorò Jill, con tono strozzato "io...io vado in biblioteca..."
"Jill, no!" esclamò Mallory, ma era troppo tardi: la Tassorosso stava già correndo fuori dalla Sala Grande, e i suoi passi erano così veloci che non facevano neppure in tempo a far rumore.
"Adam...io la seguo" disse Mallory "e non fate guai: non vorrete dare il cattivo esempio a delle studentesse del primo anno, spero!"
La ragazza fece l'occhiolino, e si precipitò a seguire Jill fuori dalla Sala Grande.
"Oh...ho fatto spaventare la tua amica, Smithback" continuò Flitt "si sarà ricordata di certe cose spiacevoli...bè, per oggi la passate liscia, voi idioti: ma se domani vi vedo ancora sul nostro tavolo, non verrò da solo".
Edward, Andrew e Adam non dissero nulla, ma, mentre Marcus Flitt si allontanava con una brioches in mano, gli lanciarono mentalmente tante di quelle fatture che nella realtà non l'avrebbero lasciato di sicuro vivo.
"Mal sarà contenta" disse Andrew, per interrompere il silenzio.
"Si può sapere chi era quello?" chiese Yvonne, più curiosa che spaventata.
"Marcus Flitt, il capitano della Squadra di Quidditch di Serpeverde" rispose Adam, con un tono di voce per niente socievole "è allo stesso anno mio e di Mal, e anche di Jill. Lui e quei suoi compagnotti da quattro soldi non vogliono che ci avviciniamo troppo a qualsiasi cosa che riguardi i Serpeverde...siamo come la peste bubbonica, credo".
"Meno male che io sono vaccinato, allora" disse Edward, cercando di alleggerire l'atmosfera.
"Jill sembrava davvero spaventata..." sussurrò Costance, pensando ancora a quella piccola lite. Di certo, quella era stata una colazione inusuale.
"L'anno scorso Flitt ha punito noi attraverso lei, perchè pensava fosse la più debole" spiegò Andrew "è stata una gran vigliaccata..."
"Ma alla fine Flitt ha avuto quello che si meritava. Secondo me domani non ci fa proprio un bel niente" disse Adam.
"Domani è ancora troppo lontano..." mormorò Edward, come sovrappensiero.
"Eh già: prima c'è una lunga notte piena di stelle da studiare..." disse Yvonne, sbuffando.
"O anche una notte insonne...chi lo sa?" esclamò Edward, fissando con intensità la sorella.
"Bè, non sono venuta da te per bisticciare di nuovo!" protestò Yvonne, seccata "volevo chiederti una cosa..."
"Hai già perso qualcosa?"
"No!" replicò la ragazza "volevo solo chiederti...insomma, solo per curiosità...per caso sai chi controlla i bagagli, quelli degli studenti?"
Edward la fissò per qualche secondo, stupito, e poi disse: "Bè, non ci ho mai pensato...voi avete qualche idea?"
"No" rispose Adam, scuotendo la testa.
"Nemmeno io" disse Andrew "anche se...in teoria dovrei saperlo: l'anno scorso mi hanno confiscato una confezione intera di Caccabombe...il professor Vitious era venuto ad avvisarmi di persona, e non l'ho mai riavuta indietro..."
"Probabilmente se ne occupato gli Elfi domestici, no?" intervenne Edward.
"Ci sono Elfi domestici? Qui?" chiese Costance, sorpresa.
"Sì, sono quelli che preparano il cibo e tutto" spiegò Adam "e puliscono anche le Sale Comuni e i Dormitori, anche se cercano di non farsi vedere".
"Non ho mai visto degli Elfi domestici" disse Costance "in Irlanda li ho visti solo in libertà..."
"Bè, quelli di Hogwarts se ne stanno per lo più segregati in cucina" disse Edward.
"E dove si trova la cucina?" domandò Yvonne, con un sorriso suadente (o meglio, che voleva esserlo).
Costance avrebbe voluto strozzarla.
"Scusa, perchè ti interessa tanto?!" esclamò Edward "non ti basta quello che mangi?"
"Volevo solo sapere qualcosa del castello" rispose innocentemente Yvonne.
"Ci sono tante cose importanti da sapere del castello, e la cucina non rientra tra queste. In ogni caso, io non ne ho idea".
"Idem per me" disse Adam.
"Già, nemmeno io so dove si trova" intervenne Andrew "ma conosco chi potrebbe saperlo!"
Edward fulminò l'amico con un'occhiataccia.
"Davvero?!" esclamò Yvonne, mettendosi davanti al fratello e guardando Andrew con occhi forse fin troppo ammirati.
"Ma certo!" disse il ragazzo "a Grinfondoro ci sono due gemelli che sanno praticamente tutto su Hogwarts!"
"Stai parlando dei Weasley?" chiese Adam.
"Proprio loro!"
"In effetti, molte volte portano in Sala Comune un sacco di roba da mangiare..."
"Oh, non potresti presentarmeli?!" chiese Yvonne, supplicante fino allo stremo.
"Bè, non sono molto in confidenza con loro, ma..."
"Grazie Andrew! Sapevo di poter contare su di te!" esclamò Yvonne, dandogli una pacca sulla spalla "mi raccomando, ci conto davvero! Va bene per pranzo, vero?"
"Oh, bè...c...certo..." borbottò Andrew, anche se non sembrava per niente convinto.
"Sììììììììììììììììì!" urlò Yvonne, trionfante "perfetto, davvero perfetto! Ora...non vi dispiace se ritorniamo al nostro tavolo, vero? Drus ci sta aspettando...magari ci si vede per i corridoi!"
"Non fare pasticci, mi raccomando" la riprese Edward "non vorrei che il professor Vitious fosse costretto a lamentarsi di te già il primo giorno di scuola...Mi raccomando, Costance, tienila d'occhio da parte mia..."
Yvonne sbuffò, ma Costance sorrise perchè, anche se avesse voluto, di sicuro non sarebbe mai riuscita a tenere d'occhio l'amica come si dovrebbe...

Quando ritornarono al tavolo, Drusylla era seduta da sola, e mordicchiava distrattamente un pezzo di pane mentre sfogliava con curiosità il libro di Incantesimi.
"Dov'è Joanna?" chiese Costance.
"Non lo so" rispose Drus, senza togliere gli occhi di dosso dal libro "ha balbettato qualcosa, dicendo che aveva dimenticato una cosa su in corridoio, e se ne è andata".
"Probabilmente è andata a parlare con i suoi amici quadri" disse Yvonne, con uno sbuffo.
"Non dovresti essere così cattiva con lei: non la conosci neppure!" esclamò Costance.
"Certa gente la si inquadra subito" sbottò Yvonne, incrociando le braccia.
"Di sicuro non è Miss simpatia" intervenne Drus "ma solo perchè è un po' timida...ehm, forse in un modo leggermente eccessivo, ma è solo questione di ambientarsi...oddio, questo non lo saprò fare mai!"
"Stai sfogliando Incantesimi?" chiese Costance, incuriosita.
"Già" rispose Drusylla "dovrebbe essere una materia in cui tutti più o meno se la cavano, ma...insomma, ci sono un sacco di incantesimi complicati, e siamo solo al primo anno! Come cavolo di fa a pietrificare una persona con un pezzo di legno?!"
"Sei a metà libro, quindi gli incantesimi sono più difficili" la tranquillizzò Costance "penso che inizieremo con cose molto più semplici...oggi al massimo faremo solo un po' di scintille rosse, tanto per imparare i primi movimenti..."
"Che noia!" esclamò Yvonne "a me sì che sarebbe interessato imparare a pietrificare una persona! Ma...qualcuno ha idea di dove si trovi l'aula di Incantesimi?"
"Non hai controllato l'avviso in Sala Comune?" chiese Costance.
"No".
"Nemmeno io".
"Tu, Drus?"
"Idem".
"Siamo messe proprio bene!" esclamò Yvonne.
"Ci conviene spicciarci, allora, e cercarla già da adesso..." disse Costance.
"Sai che Hogwarts ha centinaia e centinaia di scale...mobili, poi, come se non bastasse?!"
"Wow!" esclamò Costance.
"Eddài, Drus, al massimo chiederemo informazioni..."
"Ecco: è già difficile trovare l'aula...non oso immaginare come saranno le lezioni!"
"Ti avevo scambiato per una tipa combattiva, e invece ti fai spaventare da un paio di scalini!"
"Dài, non sarà poi così difficile trovare un'aula...quante vuoi che ce ne siano?"
Ma Drusylla Carter aveva maledettamente ragione: frequentare la scuola di Hogwarts non includeva solo frequentare le lezioni e studiare duramente, ma anche saper orientarsi per il castello. E questo poteva risultare difficile, specialmente se magie indesiderate cominciavano ad intralciare gli studenti...

Immaginatevi tre studentesse, classificate da un magico cappello secondo il loro intelletto sopraffino, camminare a passo spedito, quasi correndo, per i corridoi del castello, salendo e scendendo scale, entrando e uscendo da aule vuote o sbagliate. Magari potreste pensare “Avendo un intelletto sopraffino, non dovrebbe essere difficile per loro trovare un’aula innocente”, ma un problema non deve essere per forza troppo complicato per essere grande. Un problema di matematica può essere complicato, e quindi grande, ma per sorpassare con un solo salto cinque metri di vuoto basterebbe semplicemente essere grandi campioni di salto in lungo: però, se non lo sei, il problema rimane ugualmente grande. Quest’ultimo caso, ahimè, valeva anche per Costance Baudelaire, Yvonne Smithback e Drusylla Carter, anche se non dovevano fare un salto di cinque metri..
Era ormai da mezz’ora che le tre Corvonero vagavano invano per il castello, cercando disperatamente l’aula per Incantesimi: la lezione sarebbe iniziata tra cinque minuti, e loro non avevano idea di come raggiungerla. Per di più, per i corridoi non c’era nessuno a cui chiedere informazioni: tutti dovevano ormai essere in aula, in attesa dell’inizio delle lezioni.
Anche Costance avrebbe voluto essere già in aula, ma al momento cercava di seguire Yvonne e Drusylla: le due ragazze avevano un passo svelto, soprattutto Drus, ma la rossa non aveva quel tipo di resistenza. Quando era possibile, preferiva coprire distanze anche modeste a volo di scopa.
Ad un certo punto, Costance restò parecchio indietro rispetto alle altre due ragazze, proprio quando erano a metà di una lunga scalinata. Quando Yvonne e Drusylla terminarono di salirla, Costance fu sul punto di raggiungerle con un ultimo scatto, quando la scala vibrò per un secondo, per poi cominciare pericolosamente a muoversi. La ragazza sussultò, e si aggrappò istintivamente alla ringhiera di pietra.
“Salta, Costance!” esclamò Yvonne.
“Salta, prima che la scala si allontani troppo!” le fece eco Drusylla, spaventata.
Costance obbedì e, come un automa, senza nemmeno pensarci (anche perchè, se lo avesse fatto, sarebbe rimasta bloccata lì per tutta la giornata), corse lungo l’ultimo tratto della scalinata, saltò e guardò, guardo ciò che stava sotto di lei per un nanosecondo. Quel brevissimo istante le bastò per capire due cose.
La prima era che avrebbe continuato a soffrire di vertigini per molto tempo.
La seconda, che sapeva dove si trovava l’aula di Incantesimi.
“Costance!” esclamò Yvonne “ragazza mia, stavo per prendermi un colpo!”
“Non farlo mai più, intesi?” disse Drus “d’ora in poi, ti facciamo restare in mezzo!”
“È che per me siete troppo veloci” rispose Costance, con una mano sul cuore per lo spavento. Si girò, e vide che la scalinata che aveva appena lasciato ora si trovava dalla parte opposta “comunque ora starò il più attenta possibile”.
“Forza, andiamo! Non abbiamo ancora controllato questo piano!”
“Aspettate!” intervenne Costance, bloccando Yvonne per un braccio “l’aula di Incantesimi si trova due piani più sotto! Ho intravisto il professor Vitious che entrava in una classe, mentre...ehm...”
“Mentre stavi quasi per precipitare nel vuoto” completò Yvonne per lei.
Costance si limitò ad annuire.
“Sicura che fosse il professor Vitious?” chiese Drusylla.
“Sicurissima”.
“Ma chi è questo professor Vitious?” chiese Yvonne, cadendo giù dal pero.
“È il Direttore della nostra casa” spiegò Drusylla “ieri gli altri studenti di Corvonero ce lo hanno indicato: era quello basso, con la barba...non sembra nemmeno del tutto umano”.
“Bè, se Costance l’ha visto...allora andiamo!”
Le tre ragazze ridiscero le scale appena percorse e, quando raggiunsero il piano giusto, Costance riconobbe nella porta più lontana quella che il professor Vitious aveva attraversato qualche minuto prima. Yvonne, Drusylla e Costance, in un’ultima corsa sfrenata, si diressero verso la meta tanto ambita, quando...
...quando una delle armature si staccò dalla fila che le spettava, bloccando il passaggio alle tre ragazze.
“Oh...mio...” sussurrò Drusylla, immobilizzandosi sul posto.
“E questo cosa vuole, a ‘mo?” esclamò Yvonne, più seccata che stupita.
“Non credo sia in grado di parlare” mormorò Costance, cercando di deglutire senza far rumore: quell’armatura era davvero alta, e le stava facendo abbastanza impressione. L’elmo, con la visiera rigorosamente abbassata, aveva un aspetto minaccioso, e proiettava un’ombra poco rassicurante all’altezza del petto.
“Mi trovo nella penosa situazione di contraddire la fanciulla qui presente” rimbombò inaspettatamente una voce dall’interno dell’armatura “affermando senza alcun inganno che il sottoscritto, quale rispettabile e nobil cavaliere, avrà pur perso l’onore riducendosi ad un’armatura senza umano alcuno, ma che ha ancora una grande capacità nel linguaggio. Mi permetterei, senza offesa alcuna, di affermare che le mie abilità linguistiche siano superiori alle vostre”.
Silenzio.
“EEEH?” esclamò Yvonne “potresti ripetere?”.
Dall’armatura giunse un sospiro profondo.
“Mi trovo nella penosa situazione di contraddire la...”.
“Non si preoccupi, signore, abbiamo capito benissimo!” lo interruppe prontamente Costance “e sono certa che diciate la verità, ma...potremmo passare, se non è di troppo disturbo?”
“Io preferirei passare anche se è di troppo disturbo” disse Drus, con gli occhi verdi che si stavano innervosendo velocemente.
“Non credo che tale mio favore sia possibile, ahimè” rimbombò la voce dell’armatura “per un solo scopo è giunta la mia creazione innaturale, e tale scopo mi ordina di proteggere il corridoio il cui pavimento voi avete l’onore di calpestare con i vostri piedi aggraziati. Io, quale nobil cavaliere, sono il custode di tale corridoio, e lungi da me permettere a degli intrusi – anche se di aspetto assai gradevole come le qui presenti – di attraversalo”.
“Piedi aggraziati?!” esclamò Yvonne, che forse stava per scoppiare a ridere.
“Intrusi?!” intervenne Costance, confusa “ma noi non siamo intrusi: siamo studentesse, e dobbiamo entrare nell’Aula di Incantesimi! Per favore, ci lasci passare!”
“E non sei nemmeno un cavaliere!” lo rimbeccò Drusylla “i cavalieri hanno il cavallo!”
“Mi rattristo molto al pensiero della vostra penosa situazione” rispose l’armatura “ma l’Aula da voi nominata è già occupata dagli studenti, privilegiati da tale ingresso”.
“Oh mio Dio!” esclamò Drusylla, che molto probabilmente non era dotata di quella rara qualità che è la pazienza “se ogni volta che arrivo in ritardo devo subirmi questa solfa, allora cercherò di arrivare a lezione almeno un’ora prima!”
“La prego, signora armatura...” implorò Costance, che invece di pazienza ne aveva un po’ di più.
“Mi rammarico, ma il mio è sempre stato un compito assai di difficile soluzione, e...”
“Oddio, questo tipo è fantastico!” esclamò Yvonne “avete sentito come parla?! Oddio, mi sa che mi sono rotta un paio di costole per trattenere le risate...!”
“Lo prenderò come un complimento, signorina...” disse l’armatura, con la sua voce profonda.
“Ehi!” intervenne Drus “sembra che stia arrivando qualcuno!”
Costance e Yvonne si voltarono verso il punto indicato dall’amica, e, in effetti, la figura alta di uno studente si stava avvicinando verso di loro, a passo spedito. Man mano che si avvicinava, le ragazze notarono che era un Grifondoro, sicuramente più grande di loro, con i capelli rossi e gli occhiali.
“Largo, largo, sono un Prefetto!” ordinò il ragazzo, come se davanti a lui ci fosse una folla di gente urlante, invece che tre ragazzine sbigottite “sistemo io questa situazione, ora!”
Lo studente si avvicinò alla statua, fissandola con quello che doveva essere uno sguardo autoritario.
“Lei deve essere l’Armatura Confusa” disse il ragazzo “il signor Gazza la vuole nel suo ufficio, prego, per curarla dall’Incantesimo di Fred e George Weasley”.
“Gentil signore, me ne rammarico, ma proprio non posso...” replicò l’armatura, che sembrava seriamente dispiaciuta.
“È solo l’effetto dell’incantesimo, non si preoccupi” continuò impertetterito il ragazzo “uno scherzo di poco gusto: Gazza penserà a tutto. Ordini di Silente”.
L’armatura si portò un dito all’altezza delle labbra, come se stesse riflettendo.
“Se questi sono i rispettabilissimi ordini di Messere Silente” disse l’armatura “allora mi recherò verso l’ufficio del signor Gazza, nella speranza di ricevere nuove istruzioni alla meta”.
“È ciò che avrà” disse lo studente.
Sotto gli occhi di Costance, Drus e Yvonne, l’armatura si inchinò davanti ai presenti e si allontanò da loro, lasciando il corridoio libero di essere attraversato. Quando i passi prodotti dalla statua si ridussero a semplici rumorii lontani, Costance si rivolse allo studente di Grifondoro.
“Grazie per l’aiuto!”
“Già, grazie!” la prese d’esempio Drusylla “ancora un po’, e non avrei resistito oltre”.
“Io sono un prefetto” rispose il ragazzo, raddrizzandosi gli occhiali “è mio compito risolvere controversie del genere. Bene, ora farete meglio ad andare a lezione: siete già in ritardo, no?”
Le due ragazze annuirono, e mentre anche il Grifondoro si allontanava, poterono sentirlo chiaramente borbottare: “Quei due! Non mi danno mai pace, nemmeno il primo giorno...meno male che l’Incantesimo si è scoperto in tempo, altrimenti nessuno sarebbe più potuto uscire dal corridoio!”
“Fred e George Weasley...” mormorò Costance “sono quei due tizi che Andrew Brooks mi deve presentare a pranzo!”
“La fama li ha preceduti” si limitò a dire Drus.
“Ragazze...” intervenne Yvonne, ridendo sguaiatamente “non ho ancora deciso chi è il più buffo...se l’armatura pazza o il prefetto perfetto!”
Anche Costance e Drusylla si unirono alle sue risate, prima di bussare, finalmente!, alla porta dell’Aula di Incantesimi.
  
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