Alya sedeva in biblioteca, e sfogliava concentrata il libro di fronte a sé,
uno dei tanti che aveva sparsi intorno al suo tavolo. Ogni tanto prendeva
appunti su un pezzo di pergamena che aveva accanto: date, avvenimenti, ma per lo
più nomi. Delle frecce partivano da ogni parola per collegarsi ad un’altra,
spesso senza alcun ordine apparente, ma la cosa più strana di quegli appunti
erano i segni accanto a ciascun nome, insignificanti a tutti fuorché a lei
stessa, naturalmente.
La ragazza chiuse con un sospiro il libro, e si
strofinò gli occhi stanchi. Ormai era già dalla mattina che si trovava in
biblioteca sul compito che le aveva affidato Seginus: trovare la spia. Aveva
approfittato del fatto che quel giorno era in programma una gita ad Hogsmeade, e
che anche il trio sarebbe andato. Una volta tanto né Harry né gli altri
l’avevano invitata ad unirsi a loro, cosa del tutto innaturale, e lei era stata
più che felice di rimanere al castello. Certo, le era venuto qualche sospetto
sull’improvvisa riservatezza della gita, e sulla quantità abnorme di cibo che
avevano trafugato dalla mensa quella mattina, ma del resto Alya doveva fare
qualche ricerca per conto proprio, e meno la importunavano meglio era.
Spostò di lato il tomo che aveva appena letto e ne prese un
altro: “Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato: i sospettati e i condannati.” Il
titolo sembrava senza dubbio il più promettente, e Alya si preparò con la piuma
già nel calamaio, pronta a scrivere ogni notizia interessante.
Il volume si rivelò
essere una lunga catalogazione di dati sugli imputati nei processi durante tutta
la guerra, e gli anni successivi.
“Aaron
Mcknight” lesse Alya, il primo nome della lista: “arrestato per sospette
attività illecite.” La ragazza fece un mormorio di interesse, sollevando la
punta delle piuma. Poco più in basso però c’era scritto: “Rilasciato per
evidente impossibilità di compiere magie: Magonò.”
La ragazza corrugò la fronte, e passò al secondo
nominativo.
“Aetatis Linch: arrestata per
essere stata sorpresa sul luogo dove è stato lanciato il Marchio Nero.” Scorse
la pagina con la piuma fino ad arrivare: “Condannata a pagare 20 galeoni di
multa, per sciacallaggio.”
Alya
scosse la testa e girò pagina.
Quando arrivò a una buona metà del libro, era
piuttosto irritata: quasi tutti gli arrestati erano dei poveri disgraziati
capitati nel posto sbagliato nel momento sbagliato, o gente che suscitava
malelingue e perciò accusata ingiustamente, o semplicemente qualcuno che poteva
servire come capro espiatorio. Non c’era da stupirsi se in quel periodo in tutta
l’Inghilterra regnava il caos: il Signore Oscuro aveva vita facile, almeno da
parte del Ministero.
Sospirò votando un’altra volta pagina, e si trovò
davanti la foto in movimento di Bellatrix Lestrange. Come unica reazione alzò un
sopracciglio e, dopo un attimo di incertezza, si mise a leggere:
“Bellatrix Lestrange, arrestata per il sequestro e la tortura di Frank e Alice
Paciock.” E di seguito tutti gli atti e le prove presentate. Dopo aver scorso i
dettagli dello stato mentale dei due coniugi, Alya si sentì invadere da un forte
disgusto per la madre, mentre pensava alle atrocità che avevano dovuto patire i
genitori di Neville Paciock. Riguardando ancora una volta l’immagine sulla
pagina, esclamò a bassa voce: “Chi non vorrebbe una madre così?” e passò
al nome seguente: “ Rodulphus Lestrange”.
“Ok, saltiamo anche questo.”
Commentò la ragazza e lesse un altro nome: “Bartimeius Crouch, arrestato per il
sequestro e la tortura di Frank e Alice Paciock.”
“Questo potrebbe essere
interessante: se ha partecipato alla missione con i miei genitori voleva dire
che era un pezzo grosso.” E scorse la pagina trovando: “Condannato a vita nella
prigione di Azkaban. Deceduto dopo un anno di detenzione”
Alya
sbuffò contrariata e continuò, trovando finalmente la persona che stava
cercando: “Severus Piton, indagato per gli omicidi di Rober e Renee Callagan, e
di Bernard Hugo, scagionato dalla deposizione di Albus Persival Wulfric
Silente.”
“Tutto qui?” commentò ad alta voce la ragazza, girando la pagina più volte,
avanti e indietro, per cercare qualche informazione perduta. Aveva cercato in
ogni dannatissimo libro informazioni sul suo sospettato numero uno, il mago che
secondo lei aveva maggiori possibilità di essere la spia che stava cercando, e
tutto quello che aveva trovato erano due misere righe? “Non è possibile!”
borbottò.
“Cosa non è possibile?”
Alya si rizzò a sedere sulla sedia,
presa alla sprovvista. Lentamente si voltò dietro di sé, per trovare appoggiato
ad uno scaffale Sargas, che la stava guardando sorridente. Con violenza chiuse
il libro – che emise un sibilo di disappunto – e lo ripose nella pila già alta
di tomi che aveva sopra il tavolo, senza degnare altra attenzione al nuovo
arrivato.
Sargas si avvicinò al tavolo e prese un libro tra i tanti sparsi
sul tavolo tra le mani: “La nascita e la caduta dell’impero del terrore.” E si
mise a sfogliarlo.
Alya glielo strappò con violenza dalle mani: “Che ci fai
qui?” sibilò con cattiveria, riponendo il volume dove si trovava prima, e
cercando allo stesso tempo di sistemare tutti i fogli di pergamena sparsi sul
tavolo.
“Avevo voglia di leggere un libro, e siccome nella nave l’unica
biblioteca si trova negli alloggi privati di Karkaroff, ho deciso di venire
qui.” Le rispose il ragazzo, gettando occhiate curiose sugli appunti nei fogli.
“Beh, allora prendilo e vattene!” disse Alya irritata, mettendo un grande
volume sopra i fogli, e appoggiandoci sopra i gomiti.
“D’accordo, d’accordo!”
sorrise Sargas e, dirigendosi verso uno scaffale, sparì dalla vista.
Alya
fece un sospiro di sollievo, si strofinò ancora una volta gli occhi e si guardò
intorno con aria sconfitta, decidendo che per quel giorno poteva anche fermarsi
lì. Spostò il libro e sistemò le pergamene nella borsa, avviandosi poi verso
l’uscita: con Sargas in giro per il castello il posto più sicuro dove rivedere
gli appunti era il dormitorio.
Stava per scendere il primo gradino delle
scale, quando vide uscire dalla biblioteca proprio la persona che stava cercando
di evitare. Contrariata cominciò a scendere le scale cercando di non guardarlo,
sperando con tutto il cuore che non la seguisse. Dopo la seconda prova qualche
giorno prima, non si erano mai visti né parlati e la cosa certo non le
dispiaceva. Ma perché oggi non se ne era andato a Hogsmeade con una delle tante
ochette che conosceva?
Stupita si rese conto che il rumore dei passi del
ragazzo si stava affievolendo, così si voltò per controllare e lo vide
continuare a passeggiare per il corridoio con un sorriso stampato in faccia,
come se avesse riconosciuto qualcuno. Una voce esclamò: “Sargas! Sei arrivato
finalmente!” e Alya sentì dei passi correre verso di lui.
Era Pansy
Parkinson.
“Che faccia di …”
borbottò Alya, incerta se riferirsi a lui o a lei. Riprese a scendere le scale,
a dire la verità piuttosto irrigida, quando all’improvviso proruppe in farsetto:
“Volevo solo leggere un libro!”
“Patetico.” disse tra sé a bassa voce.
Scese l’ultima
rampa e arrivò nell’Ingresso principale, ma, voltando lo sguardo sulla porta che
dava sui sotterranei, vide proprio Sargas che bloccava il passaggio, mentre
fissava apparentemente interessato l’immenso lampadario sopra di lui.
Come fosse
arrivato all’Ingresso prima di Alya non se lo spiegava neppure lei, ma
osservandolo più attentamente la ragazza vide che l’amico aveva il fiato grosso,
e cercava di dissimularlo respirando con il naso.
Alya alzò un sopracciglio e un
sorriso ironico le spuntò sulle labbra, mentre si avvicinava al ragazzo. Sargas
dal canto suo sembrava non notare null’altro che le affascinanti candele
spente.
“Scusa, potresti spostarti? Vorrei passare.” Proruppe la ragazza ad
alta voce, con falsa cortesia.
“Oh, Alya! – esclamò l’altro, facendo un
clamoroso balzo indietro – scusami, ma non ti avevo visto. Potresti aspettare
solo un secondo, da qui si ha un’ottima visuale della magnifica fattura di
questo lampadario.”
“Ehm, no. Avanti dai, dopo che mi avrai fatto passare
potrai guardarti quel coso tutto il tempo che vuoi.” Rispose Alya, con un
tono sbrigativo.
“Non credo sia possibile sai. Ho appena notato un
particolare che voglio imprimere bene nella mia memoria, e se ti facessi passare
ci metterei chissà quanto altro tempo per riuscire a ritrovarlo dopo.”
La
ragazza stava ormai raggiungendo il limite di sopportazione. “Sargas, spostami
immediatamente o ti sposto io con la forza.”
“Oh, per Merlino! - sconvolto
Sargas si portò una mano sulla bocca, guardando con finto stupore Alya – non ci
posso credere! Io non potrei niente contro le tue note abilità magiche: mi
chiedo come farò a sostenere un tuo attacco.”
“Avanti spostati.” Sibilò la
ragazza, ormai a corto di pazienza.
“No. Sto bene qui, grazie. Ma credevo
volessi spostarmi con la forza, o sbaglio?”
“Tu vuoi prenderle.” Disse a
bassa voce Alya, guardandolo in cagnesco.
Il ragazzo si raddrizzò, mentre un
sorriso sornione fece la sua comparsa sul suo volto. “Avanti, fammi vedere se
riesci a battere chi non sei mai riuscita a stendere.”
Alya punta sul suo orgoglio, estrasse con un solo movimento
fluido la bacchetta, ma non fece in tempo a pronunciare l’incantesimo che una
voce la fermò: “Johnson!”
Un’imprecazione salì alla bocca della ragazza, ma la
trattenne, voltandosi verso Moody, che era appena entrato nell’Ingresso Principale
dall’esterno.
“Signorina Johnson, come si permette di tentare di aggredire
un studente di una scuola ospite?” ringhiò il professore, con l’occhio normale
puntato sulla ragazza, e quello magico su Sargas.
“Professore … ehm.. noi
veramente …” esordì Alya, ma venne bloccata da una mano di Sargas, che continuò:
“La signorina mi mostrava le meraviglie di questo castello, professore. Questa
che ha in mano in realtà è la mia bacchetta, che le avevo prestato per
sollevarmi per vedere meglio il lampadario.” Annuì con faccia convinta, mentre
con un movimento fulmineo sfilò di mano la bacchetta della ragazza e se la mise
in tasca. “Ora me la riprendo io.” Disse con un tono accodiscendente,
rivolgendosi ad Alya.
Moody lo guardò attentamente: “Qual è il tuo
nome, ragazzo?”
“Sargas Kofferhand.” Rispose prontamente.
“Benissimo,
per questa volta lascerò correre. Signor Kofferhand: se non vuole che la sollevi
da terra, e di certo non per vedere un lampadario, le consiglio di non
raccontarmi più frottole. Ora vi conviene andarvene, prima che cambi idea.”
Sargas
gli sorrise lieto, e prese per un braccio Alya, trascinandola fuori, nel parco
del castello. Appena oltre la visuale di Moody, la ragazza tirò il braccio e si
liberò dalla stretta, esclamando: “Tu sei un pazzo furioso. “Sollevarmi per
vedere meglio il lampadario.” Certo che potevi trovare una scusa
migliore.”
“Non lamentarti, se non fosse stato per me ora saresti in
punizione. Dopotutto, hai estratto tu la bacchetta, non io.”
“Si, ma sei tu
che mi hai provocato.”
“Io? Volevo solo vedere un lampadario.” Le sorrise
Sargas.
“Si va bene. Ora dammi la mia bacchetta che me ne torno al
castello.”
Il ragazzo riprese a camminare, rigirandosi la bacchetta della
ragazza tra le mani: “Quale? Questa intendi?”
Alya socchiuse piano gli occhi,
seguendolo: “Si, proprio quella.”
“Ah, ma non sono sicuro di volerla
restituire. Insomma, ne fai un uso davvero scorretto, mia cara Alya.”
“Quello che ci faccio con la MIA bacchetta solo affari miei. Avanti dai, non
fare lo scemo e ridammela.”
Sargas la guardò sconvolto una seconda volta,
camminando all’indietro: “Ora offendi pure? Non ti hanno mai detto che bisogna
essere gentili con le persone? Specie se si chiede un favore.”
“No, mi
dispiace. Sargas, dammela. Adesso.” Gli rispose Alya, irritata.
“Ah beh,
allora credo che sia ora che qualcuno ti insegni le buone maniere.” E detto
questo fece uno scatto e si mise a correre uscendo dal sentiero e dirigendosi
verso il lago.
“Ehi! Fermati immediatamente!” presa alla sprovvista, Alya si
lanciò all’inseguimento.
La ragazza corse quanto più velocemente ne era
capace, ma Sargas aveva un vantaggio di un paio di secondi e non aveva
l’impedimento di una borsa a tracolla. Così appena raggiunse il lago e i primi
alberi, si liberò dello zaino e questo aumentò considerevolmente la sua
velocità. Lui rideva come un matto, gridando provocazioni dietro di sé, mentre
lei gli rispondeva con epiteti non esattamente raffinati: si sentiva offesa e
arrabbiata, anche se forse, un pizzico si divertiva anche lei.
Sargas si
infilò tra gli alberi che costeggiavano il lago, e cominciò a zigzagare fra i
tronchi, mentre Alya lo seguiva appresso e cominciava ormai a recuperare
terreno. Quando ormai lei stava quasi per afferrarlo, lui si spostò a destra,
cogliendola di sorpresa e facendola quasi andare a sbattere contro un
faggio. Lo evitò per un soffio deviando a sinistra, così Sargas si girò
rallentando e le urlò: “Sbaglio, o durante tutti questi anni ti sei rammollita?”
“Rammollita a chi scusa?” gli gridò di rimandò Alya, facendo uno scatto e
ricominciando a correre.
Sargas sorrise di rimando, ma cercando di voltarsi e
scappare, prese con il piede una radice sporgente e rotolò a terra. Stupito, si
ritrovò a faccia in giù nella polvere, e, non appena alzò la testa,
tossicchiando per la polvere che aveva in bocca, cercò la ragazza, che lo
guardava con un misto di compatimento e soddisfazione mentre raccoglieva la
propria bacchetta atterrata lì accanto.
Alya, che fino a un attimo prima
aveva conservato un cipiglio severo e irritato, non appena vide il volto
dell’amico sporco e con una sincera espressione sorpresa, non ce la fece più a
trattenersi e scoppiò a ridere a crepapelle, tenendosi la pancia. “Oh, per
Morgana! Sembri uno spaventapasseri.”
“Ah si?” esclamò Sargas, mettendosi in ginocchio
e lanciandosi verso Alya, che venne buttata
a terra mentre ancora rideva, e ancora una volta la bacchetta scivolò di
mano.
“Non sei affatto un cavaliere!” esclamò Alya, mentre cercava di
spostare di lato Sargas.
“Chi ha mai detto di esserlo?” le rispose lui,
cercando di farle il solletico e di trattenerla giù.
Rotolarono per terra
ridendo e divertendosi, fino a quando Alya non venne bloccata definitivamente a
terra dal peso superiore del ragazzo. “Ok, basta – capitolò la ragazza, con il
fiatone – mi arrendo.”
“Di già?” le sorrise Sargas, ma aveva anche lui il
fiato pesante, anche se cercava di non farlo vedere.
Alya gli tirò un pugno
in pancia: “Non ti vergogni di battere una ragazza di quattro anni in meno di
te?”
Sargas le prese il braccio avvicinandosi al viso della ragazza, e le
disse: “A dire il vero, no.”
Alya spalancò gli occhi, rendendosi
improvvisamente conto di quello che stava accadendo, di aver spazzato via in
pochi minuti il lavoro di 4 anni, di aver sbagliato di nuovo tutto, e quando lui
le lasciò il braccio, si ribellò violentemente e con uno trattone spinse Sargas
di lato e si alzò in piedi, ansimante.
“Ehi, ma cosa …?” esclamò il ragazzo,
trovandosi per terra.
Sul volto di Alya si dipinse una rabbia improvvisa, un
dolore immenso, poi si guardò intorno e corse verso la sua bacchetta, ma non
fece in tempo a raccoglierla che due braccia forti la cinsero e la bloccarono.
“Lasciami – urlò la ragazza – lasciami, brutto idiota. Lasciami …”
Sargas
non accennò a mollare la presa, incapace di capire il repentino cambiamento di
umore, ma si rendeva conto se se l’avesse lasciata andare adesso, non l’avrebbe
rivista mai più. Ben presto le proteste di Alya crebbero di intensità. “Perché?
Perché Sargas? Io non posso, NOI NON POSSIAMO! Non capisci niente, TU NON
CAPISCI NIENTE!” La ragazza si voltò verso l’amico furibonda e cominciò a
battergli pugni sul petto, per sfogare la rabbia improvvisa, un dolore che aveva
radici profonde.
“Tu sei arrivato qui, e pretendi di cambiare tutto. Ma non si può Sargas, NON
SI PUO’!!”
Il ragazzo non rispose, serio e impassibile, né accennò a reagire
o a lasciarla andare, cercando di dare un senso alle parole che Alya gli
lanciava addosso.
La ragazza lo guardò negli occhi, furiosa con sé stessa e
con lui, perché non capiva, perché non la lasciava andare; DOVEVA cercare di
fargli capire che doveva andarsene, che non poteva rimanere lì, DOVEVA
liberarsi, spiegargli? “Io volevo solo darti un'altra possibilità, un’altra
occasione. Se resti con me non avrai mai un futuro, perché non lo vuoi
capire?”
Sargas rispose al suo sguardo e le disse: “Il mio futuro l’ho scelto
accanto a te.”
Alya spalancò gli occhi, mentre Sargas si chinò sul suo
viso e accosto le labbra alle sue, in un bacio dolce che sapeva di dolore.
Ciao! Scusate ancora un'altra volta i tempi di aggiornamento, ma ho avuto un po' di problemi, tra cui pulire la casa per l'imminente matrimonio in famiglia evarie ed eventuali. Spero con tutti il cuore che questo capitolo vi piaccia, e sopratutto perchè questo è uno degli ultimi, ce ne sarà ancora uno o due, al massimo tre. Ok, lo so che non sarà una grande mancanza, ma ringrazio comunque in anticipo tutti i lettori e rencensitori, mi auguro di avervi fatto divertire.
Ho avuto un po' di problemi con l'ambientazione, e mi rendo conto che con questo capitolo ho lasciato parecchi punti in sospeso, ma appena riesco a trovare il quarto libro di HP, mi metto subito all'opera ^^. Grazie ancora a tutti. Un bacione.
Dark Soul
Nana_Style: questo capitolo è il massimo di morbidoso che riesco a fare, mi dispiace. Spero che ti accontenterai ^^"".