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Autore: Light_e_Xamia    06/02/2014    0 recensioni
Sette giovani, un destino comune imposto loro dal fato... Avevano sempre saputo di essere speciali, di avere dei poteri che non li rendevano semplici umani ma qualcosa di più. Dopo un'adolescenza permeata da questa coscienza, costretti sotto lo stesso tetto avevano imparato a conoscere le loro debolezze attraverso i litigi causati dalla coabitazione forzata, l'amore nascosto e quello rivelato, la competizione e la profonda amicizia. In quel momento erano soltanto dei ragazzi privi di conoscenza sul loro passato e sulla loro condizione attuale, costretti in una casa con uno Spirito Guida restio a dare loro qualsiasi informazione, in balia di tre Sovrani furiosi per i loro Regni resi schiavi e preoccupati per una Terra in procinto di esplodere a causa di terremoti e maremoti. Inoltre c'era lui: il Male, una figura, un'ombra, un nemico deciso a renderli polvere.
In tutto questo ciò che non sapevano era che un domani proprio loro, così all'oscuro di troppe cose, avrebbero calcato palcoscenici importanti, battendosi per un Bene Supremo e per svelare cosa fosse quel qualcosa che li aveva da sempre resi più che semplici umani...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: quest'opera è coperta da copyright - ©2010 Tutti i diritti sono riservati


LEGENDA


WING, regina di Nimbias, regno dell'Aria. Può volare, possiede velocità e destrezza. Può vedere di notte grazie ai suoi occhi bianchi.



KAIN, è un demone.Può diventare invisibile, intangibile e può respingere i colpi dell'avversario.



CRONOS E SWITCH, sono due gemelli. Il primo può manovrare il tempo e bloccare il suo scorrimento per uno o più esseri viventi, il secondo è un teleporta.



TERAL, re di Valians, mondo della Foresta. Può trasfiguare il suo corpo in qualsiasi animale, reale o fantastico.



CRISTAL, è una mutaforme medium: può assumere le sembianze e i poteri di altre persone solo se sono morte o svenute.



MYND, è un telepate.



ICELYNG, regina di Alyas, mondo del Mare. E' una sirena con la capacità di trasformarsi in essere umano. Domina l'acqua e il ghiaccio.



FAYR, può dominare il fuoco a suo piacimento e sa trasformarsi in una fiamma umana.



KET (diminutivo di Ketreen), è una strega.





CAPITOLO CINQUE


Mynd percepì una fitta lancinante spaccargli la mente e cominciò a respirare affannosamente. Cercò di pensare alle parole di Air, che per quanto inutili, comunque gli davano speranza. Sapeva che il suo potere era molto più forte, ma doveva solo capire come avrebbe potuto estendere quella forza.
Quando pensò che oramai stava per svenire, ebbe un’illuminazione. Capì che il modo di utilizzare il suo potere al meglio fosse quello di “essere” la persona a cui leggeva la mente. Lui, invece, tendeva sempre a rimanere distaccato, non introducendosi mai completamente. Ed era quello che doveva fare, una cosa talmente semplice che non ci aveva mai pensato.
Non appena mise in atto ciò, si sentì improvvisamente liberare, e quando entrò nella mente di Teral, Switch e Cristal gli sembrò essere parte di loro non solo nella mente, ma anche in tutto il corpo. Quindi le voci gli arrivarono nitide e chiare, non più ovattate e distanti come era sempre stato in passato.


Quando la speranza di sopravvivere si era ormai dissolta, la pozza scomparve lasciandolo libero. Con l’ultimo briciolo di forza rimastagli, Teral si tramutò di nuovo in delfino e respirò. Subito Cristal e Switch gli furono a fianco, aiutandolo a riprendersi. Tuttavia non fecero in tempo a fare altro perché, con un abbacinante bagliore, la vecchia nave si trasformò in un bellissimo arco di pietra bianca. Cristal restò immobile a lungo finché la luce svanì e la voce regale di Teral risuonò perentoriamente, seppur a fatica.
- È fatta. Ora dobbiamo oltrepassarlo, muoviamoci!-.
Nuotarono per un tunnel che sembrava essere interminabile.
Avevano temuto per qualche istante di aver sbagliato qualcosa finché non avevano intravisto una luce che li aveva spinti ad affrettarsi. Fu così che, improvvisamente, un bagliore accecante li aveva investiti e subito dopo si erano ritrovati immersi in Alyas, il regno del Mare.
Una grande statua di Tritone, il primo re, sovrastava l’intero territorio dall’alto di uno scoglio dorato e i suoi occhi incandescenti si rivolgevano all’immenso palazzo reale ai suoi piedi e alla cittadina. Le case sorgevano sui fianchi di un’immensa montagna di sabbia bianca, ai piedi della quale erano situate le abitazioni più povere fino ad arrivare alle più ricche che si ergevano in cima. Tutte erano costruite completamente in cristallo opaco e ognuna riportava uno stemma sulla parte frontale. Esistevano tre tipi di tali simboli, il tritone che richiamava l’appartenenza alla nobiltà, la lancia che indicava un membro dell’esercito e infine lo stemma della stella marina, che rappresentava il popolo.
Sulla vetta della collina troneggiava il castello, al quale si poteva accedere attraverso un ponte levatoio di pietra e alghe che si apriva entro il perimetro delle immense mura protettive di cristallo indistruttibile. Era difficile trovarlo abbassato, se non in occasione dell’entrata o l’uscita dell’esercito, ovvero dei Tritoni.
I tre ragazzi si erano nascosti dietro a uno scoglio situato alla fine del tunnel e rimasero lì per ore a monitorare la situazione. Come Icelyng aveva raccontato loro, l’intera terra era soggiogata dagli Squali, creature enormi e dall’aspetto terrificante che nulla avevano a che vedere con gli animali omonimi che da sempre conoscevano. Osservavano il movimento che c’era nel regno, constatando come la paura e la disperazione si leggesse sui volti degli abitanti di Alyas, mentre con movenze lente e timorose obbedivano agli ordini delle bestie dittatrici che sembravano essere ovunque.
Sapevano che sarebbe stato difficile, ai limiti dell’immaginabile in realtà, ma quella si stava iniziando a profilare come una missione suicida. Eppure era la loro unica chance.
-Pensate che sappiano che siamo qui? C’è parecchio fermento…- chiese Switch dopo un lungo silenzio, continuando a tenere gli occhi ben aperti e guardandosi intorno con apprensione.
-Non ne ho idea… Comunque, a buon bisogno, dovremmo evitare di dare troppo nell’occhio. Teral, trasformati in qualcos’altro- ordinò Cristal guardando il delfino di fronte a sé.
Il sovrano, seppur a malincuore, si rese conto che aveva ragione e si trasformò in un minuscolo cavalluccio marino.
-E ora credo sia proprio il caso di darci una mossa…- propose Cristal, esponendo subito dopo una bozza di piano.
Switch provò a dissentire, ma lei lo bloccò prima che le parole gli uscissero dalla bocca
-Smettila di lamentarti! Abbiamo tanto da fare e poco tempo a disposizione, visto che non resisterò a lungo nel corpo di una sirena… - spiegò con una smorfia, sapendo che il suo potere non sarebbe durato in eterno.
Grazie agli studi di Ket, infatti, aveva scoperto che poteva rimanere nelle sembianze di un altro essere solo per sessanta ore al massimo, poi avrebbe cominciato a sentire dei fastidi che sarebbero divenuti ben presto degli spasmi atroci, finché, a seguito di una dolorosa autocombustione, di lei non sarebbe rimasta che carbonella.
-E va bene… - mormorò il teleporta vagamente seccato.

Teral poté da subito constatare che gli Squali non permettevano a nessun essere di passare inosservato senza che loro se ne accorgessero. Per sua enorme fortuna, lui era riuscito ad arrivare davanti al ponte levatoio senza intoppi data la sua piccola stazza. Poco prima, tuttavia, passando di fronte a due Squali, il suo atteggiamento troppo deciso lo aveva quasi tradito, così per un po’ si era dovuto nascondere in mezzo a delle alghe aspettando che l’attenzione delle due bestie fosse catturata da qualcos’altro. Approfittò di quella pausa per studiarli meglio. Erano giganteschi e completamente neri, con due grandi occhi gialli che scintillavano malvagi sui lati dei musi spigolosi. Sulla pinna spiccava un’incisione, come fosse un marchio a fuoco, che purtroppo non era riuscito a identificare alla perfezione.
Lasciò passare un lasso di tempo ragionevole e, una volta che reputò l’atmosfera meno tesa, nuotò fino al ponte levatoio. Notò che fra quello e il muro c’era una piccola fessura e decise di entrare da lì. Si ritrovò nel cortile interno, dove un convulso via vai di Squali lo fece sentire smarrito e preso dal panico: non era certo che una di quelle orrende bestie non l’avrebbe notato prima o poi e comprese che l’unico modo che aveva per proseguire era effettuare una trasformazione più sicura.
Rifletté un istante poi, con cautela, si avvicinò all’entrata della torre centrale. Passò rapidamente sotto i battenti del gigantesco e pesante portone, al di là del quale si aprì un salone che pullulava di Squali.
Dopo essersi osservato un po’ intorno, decise di recarsi verso una porticina non presidiata. Quando sgattaiolò di nuovo sotto l’uscio, realizzò che si trattava di un normale stambugio e decise che era il momento di effettuare la trasformazione: si concentrò e si tramutò in uno Squalo. Con ritrovato ottimismo, uscì e notò che nessuno badava a lui così, con disinvoltura, iniziò a perlustrare il castello.
Non si sentiva comunque sicuro in quelle vesti, aveva come l’impressione di muoversi, atteggiarsi, addirittura respirare in modo visibilmente falso, e la cosa lo stava esasperando.
Prudentemente ispezionò un numero notevole di stanze e corridoi, senza trovare nulla che potesse interessargli. Dopo un tempo interminabile, infine, si ritrovò nell’ennesimo corridoio, costeggiato da una lunga vetrata da cui si poteva vedere l’intero regno. Passò sotto a un arco e si addentrò all’interno di una sala dall’aspetto austero: un lungo tavolo di cristallo finemente decorato faceva bella mostra di sé mentre di fronte a esso spiccava una sontuosa coppia di troni di perle. Al di fuori di ciò, la stanza era vuota e non sembrava contenere nulla di interessante. Neppure quella.
Cominciò a considerare l’idea che a palazzo non ci fosse nessun indizio importante quando, provenienti dalle sue spalle, sentì delle voci avvicinarsi. Si immobilizzò e attese finché, dal fondo del corridoio comparvero sulla porta tre Squali. Cercò di mascherare il disagio e la sorpresa, avviandosi con aria il più possibile naturale verso la porta. Eppure quando stava per uscire dalla stanza, uno dei tre Squali lo bloccò.
-Com’è andato il trattamento?- gli domandò.
Teral si costrinse a non entrare nel panico. Era stato colto alla sprovvista e non sapeva né cosa fare né cosa rispondere. Improvvisò.
-Non l’ho ancora fatto. Pensavo di ritornare dopo, ma forse è meglio togliersi subito il pensiero…-.
Parlava senza cognizione di causa e non sapeva se quello che stava dicendo avesse un senso oppure no. Però, quando i tre Squali non gli risposero e solo uno lo invitò a seguirlo, comprese che forse andare in fondo a quella storia avrebbe potuto rivelarsi di un certo interesse per la missione. Al ché, strinse i denti e silenziosamente li seguì, cercando di mantenere un contegno naturale.  
Si avvicinarono all’estremità della sala e i due davanti cominciarono a grattare la pinna dorsale contro un muro. Lentamente iniziarono a formarsi delle crepe luminescenti sulla parete fin quando si aprì un piccolo passaggio che i tre Squali imboccarono senza esitazione, con Teral alle calcagna.

La situazione per Cristal e Switch, invece, si stava dimostrando decisamente più complicata. Dopo circa un’ora che si erano separati da Teral, avevano percorso non più di cento metri. C’erano talmente tanti Squali a guardia del territorio che quasi a ogni passo si trovavano costretti a nascondersi tra le alghe, dietro a delle rocce o in qualsiasi rifugio riuscissero a trovare.
-Di questo passo non ce la faremo mai! Rischiamo di essere scoperti- esclamò stizzito Switch.
Cristal non poté dargli torto. Avrebbero dovuto costeggiare il castello e salire fino alla cima della montagna di sabbia per arrivare sino alla statua di Tritone, e con quell’andatura avrebbero impiegato un tempo che lei non poteva permettersi.
Da lontano videro sopraggiungere una pattuglia di Squali e si nascosero con più attenzione in un cespuglio di alghe rosse aspettando che passassero.
-Dobbiamo teletrasportarci- bisbigliò Cristal.
Se fino a quel momento non si erano serviti del potere del gemello era stato solo perché temevano che, in un luogo sconosciuto e particolare come quello, avrebbe potuto funzionare in modo erroneo e metterli nei guai. Così avevano deciso di usarlo solo in caso di emergenza, e nulla come quel frangente ne aveva più i tratti.
Switch annuì e prendendo per mano la ragazza si teleportò. Quando riapparvero erano ai piedi della statua, alle spalle di un nutrito drappello di Squali. Immediatamente, presi dal panico, si gettarono dietro a un grosso masso sperando che non si fossero accorti di loro. Ma dopo un tempo che parve loro infinito, il gruppo si spostò.
-C’è mancato davvero poco!- sibilò il ragazzo, che sentiva il cuore pulsargli nella gola.
Intanto Cristal, prudentemente, fece capolino dal nascondiglio e osservò l’ambiente circostante. A circa una decina di passi da dov’erano scorse dietro a un’alta pianta di alghe marroni una povera costruzione su cui spiccava un simbolo raffigurante un occhio. Tutto lasciava presagire che dovesse essere la casa che stavano cercando.
-Avvicinarsi nuotando è da escludere, perciò dobbiamo incrociare le dita e ricorrere nuovamente al teletrasporto- ordinò in un sussurro, indicando la struttura all’altro.
Switch strinse le braccia della ragazza e si materializzò direttamente all’interno dell’abitazione, comparendo davanti l’uscio chiuso. Si ritrovarono in una stanza misera rivestita di alghe bianche, le cui pareti riportavano strane incisioni in un idioma a loro sconosciuto. Al centro v’era un tavolo spoglio e sguarnito, circondato da consunti sgabelli di conchiglia.
I due continuarono a guardarsi attorno con cauta curiosità finché una voce non li raggiunse alle loro spalle.



Kain e Wing si erano accucciati dietro a un cespuglio di rose, osservando prudentemente la strada che si dipanava di fronte a loro. Le Iene pattugliavano la zona con fare agguerrito e sembrava che nulla potesse sfuggire ai loro occhi vigili.
Cronos aveva deciso di rimanere nella grotta insieme ai consiglieri. Non disponendo delle stesse facoltà dei compagni, la sua presenza avrebbe rallentato una missione che, invece, richiedeva rapidità e segretezza. Ma, nonostante tutto, aveva passato ai ragazzi i tre cristalli di rocca che Ket gli aveva dato. Non sapeva come la missione sarebbe andata ma, il fatto che li avessero, lo faceva stare più tranquillo.
-Che ne dici se ci diamo una mossa? Comincio seriamente a seccarmi!- sibilò Kain, mentre il suo corpo diveniva invisibile.
Wing non poté trattenere una smorfia di fastidio. Tuttavia, in quell’istante, un pensiero sfiorò la sua mente e la spinse a riflettere. Avrebbe potuto usare uno dei suoi poteri: non il volo, che l’avrebbe lasciata esposta alla vista dei nemici, ma la destrezza e agilità. Guardò la cima degli alberi e capì che se non poteva passare dal basso lungo la strada né dall’alto, poteva farlo nel piano intermedio saltando di ramo in ramo.  
Di lì a breve erano in marcia, Kain in avanscoperta pronto a segnalarle eventuali pericoli con un fischio prestabilito, e lei dietro vigile e sinuosa. Costeggiarono tutta la riva del lago pieno zeppo di guardie arrivando, come aveva detto il Folletto, in un altro sentiero battuto anch’esso da una moltitudine inferocita di Iene. Lo percorsero tutto, fino a ritrovarsi davanti all’entrata del castello.
La regina era appollaiata sulla cima dell’ultimo albero. Non le ci volle molto a constatare la considerevole distanza che intercorreva tra il limitare della foresta, dove loro si trovavano, e le mura di cinta. Il problema non consisteva tanto nel colmarla, date la sua velocità, agilità e il saper volare, bensì nel farlo senza che le Iene la vedessero. Il ché sembrava essere un’eventualità altamente improbabile.
Senti il ramo su cui era appollaiata scuotersi, poi udì una voce al suo fianco. -Io oltrepasso il muro…-.
-Fermati Kain! Io non ce la farò mai senza essere avvistata, e tu non puoi entrare da solo…- bisbigliò amaramente la ragazza.
Ci fu un lungo silenzio, durante il quale Wing temette che Kain se ne fosse andato. Invece, poco dopo, la voce dura del demone risuonò di nuovo, suggerendole la papabile soluzione. Wing restò perplessa, non tanto per il piano quanto perché Kain aveva per la prima volta collaborato con lei, mostrando anche un briciolo di premura. Strinse i denti e assentì, spiccando il volo.
Non volò in orizzontale ma puntò alla massima velocità verso lo zenit, tanto che per un secondo ebbe l’impressione di tornare nel suo regno. Poi, quando fu sicura che neanche l’occhio più vigile l’avrebbe captata, si lanciò in picchiata alle spalle del castello, dove si erigeva il quartier generale dei Centauri, ora occupato dai nemici.  
Kain nel frattempo superò le erte mura di cinta, coperte di liane argentate, sfruttando invisibilità e intangibilità combinatamente. Camminava spedito, non badando alle innumerevoli Iene che oltrepassava anche a distanza ravvicinata. Solo per un istante si trovò a ragionare sul fatto che avessero tutte lo sguardo assassino e sembrassero pronte al combattimento all’ultimo sangue, ma accantonò subito tali constatazioni dicendosi che lui era decisamente più pericoloso. Si leccò le labbra e si accorse che una parte di sé, quella più bassa e oscura, bramava lo scontro, se non altro per il puro gusto di affrontare finalmente un nemico vero e potente.
Sorpassati i giardini, arrivò davanti al fortino. Scandagliò la zona minuziosamente scorgendo subito due guardie a presiedere l’uscio. Poi, accucciata dietro una siepe vide Wing.
Le si avvicinò di soppiatto, emettendo il loro fischio di riconoscimento affinché non si spaventasse. -Sono qui, muoviamoci- le disse accostandosi.
Per Kain era tutto molto semplice ma Wing doveva muoversi con estrema prudenza e cautela. Le Iene sentinelle sbucavano da ogni parte e lei dovette spesso nascondersi dietro qualsiasi cosa trovasse come possibile riparo, volare sugli alberi o appiattirsi dietro i cespugli. Il demone l’aiutava precedendola, ma difficilmente potevano controllare gli spostamenti delle Iene sparse in ogni dove all’interno dell’area.
Sempre più cauti giunsero a pochi passi dalla porta della struttura. Mentre Wing rimaneva nascosta su un ramo di una quercia, Kain si diresse spedito verso le due sentinelle. Veloce come una saetta, rese le braccia intangibili e tolse i sensi ai piantoni nello stesso modo che tempo prima aveva usato con Ket e i gemelli. Passò attraverso i battenti sbarrati ed esaminò lo spazio interno, che si rivelò libero da qualsiasi altra presenza che non fosse la sua. Dischiuse leggermente la porta ed emise il consueto fischio. Pochi secondi dopo, Wing era entrata. Così, Kain richiuse la porta e si rese nuovamente visibile.
Si guardarono intorno.
Erano in una grande sala spartana, al centro della quale spiccava un tavolo rotondo pieno di carte, che entrambi si affrettarono a esaminare. Scovarono lettere, piani di attacco ma un incartamento in particolare catturò la loro attenzione: si trattava di un papiro dal quale si innalzava un’immagine tridimensionale della Terra comprensiva dei tre regni.
-Guarda c’è riportato tutto. Nimbias è rappresentato meglio di quanto avrei potuto fare io!- esclamò Wing puntando il dito sulla parte alta della cartina. Era annichilita, non riusciva a capacitarsi di ciò che stava vedendo.
-È incredibile, hanno segnato ogni cosa: i passaggi segreti del castello, le aperture magiche che si trovano tra una nuvola e l’altra... Tutto!-.
D’improvviso udirono un rumore. Wing si guardò compulsivamente intorno cercando un riparo e, non trovandolo, decise che l’unica alternativa era quella di spiccare il volo fino a toccare il soffitto. Kain non la reputò una mossa saggia, ma non poté dire nulla perché un secondo dopo che si era reso invisibile di nuovo, le due Iene sentinelle erano entrate. Si erano riprese e, sorprese dell’accaduto, avevano deciso di controllare se tutto fosse in ordine. I loro occhi freddi e ferini ispezionarono ogni centimetro della sala in cerca di qualche dettaglio fuori misura. Wing era annichilita dal panico, temendo che una di quelle bestie potesse sollevare lo sguardo e scoprirla. Kain dal canto suo, era rimasto in piedi di fronte al tavolo in attesa che le guardie se ne andassero. Nel mentre proseguì ad analizzare la cartina: buona parte del Pianeta era colorata in rosso e ovunque era appuntata la dicitura “Nostro Signore”, sicuramente per segnalare i territori occupati o, quanto meno, sotto l’egida della forza che aveva invaso anche Valians.
Poi, improvvisamente, il suo sguardo cadde sulla parte in basso a destra dov’era una minuscola zona cerchiata, l’unica ancora non colorata e non recante la scritta.
Un rumore distolse la sua attenzione dalla mappa e, quando sollevò lo sguardo, notò che le Iene erano uscite richiudendo la porta. Pochi istanti dopo, Wing atterrò accanto al tavolo, muovendosi con la massima cautela. Era pallida e l’espressione del bel volto tradiva uno stato d’ansia acuto.
-Ci sei?- bisbigliò lei, non vedendolo.
Sbuffò seccato, tentato di non risponderle, ma ci ripensò subito non vedendone l’utilità. -Sono dove mi avevi lasciato…- sibilò.
Kain era dubbioso e quella nuova scoperta aveva dato inizio a una lunga catena di collegamenti. Nella sua mente stava prendendo forma un’idea, ma il solo pensare che potesse essere vera lo lasciava sbigottito.
Un altro rumore improvviso li distolse dal ragionamento.
-Non possiamo più rimanere qua, dobbiamo ritornare- esclamò Wing, guardandosi rapidamente intorno, e puntando una finestra. -Faremo prima se io passo da qui. Incontriamoci fuori delle mura, ai margini della foresta!-.
Non attese la risposta del demone, ma spiccò il volo verso l’alto a una velocità tale che fu quasi impossibile vederla. Kain, invece, prese la cartina tra le mani, la ripiegò e se la infilò dentro la tasca dei pantaloni poi attraversò di nuovo la porta, digrignando silenziosamente i denti alle due bestie di guardia. Rapido come un felino attraversò prima il portone d’entrata del castello e poi le mura. Giunto al punto del rendez-vous, attese l’altra e le segnalò la sua presenza con il fischio.
-Andiamo a riprendere Cronos- comandò la ragazza con una nuova determinazione, addentrandosi tra gli alberi.
Kain non rispose e la seguì. Tuttavia non passò molto prima che percepisse qualcosa di strano nell’aria, una sensazione sgradevole che cresceva come una vibrazione dissonante.  Mise una mano sul braccio di Wing e le fece segno di ascoltare. Udirono, lievi ma reali, passi dietro di loro. Si voltarono di scatto nella direzione indicata dal rumore e, quasi subitaneamente, il loro sguardo si incrociò con quello di una Iena. Il suo mantello era giallo con innumerevoli chiazze nere a macularlo, i suoi occhi erano neri con grandi pupille gialle che scintillavano maligne, gli artigli erano bene in vista e pronti ad attaccare. I muscoli potenti erano tesi sotto la pelliccia erta, e ora la bestia mostrava le zanne, emettendo un ringhio sommesso. Avanzò di qualche metro, e fu in quel momento che un dettaglio saltò agli occhi dei due: su una delle zampe si intravedeva un marchio rotondo, al cui interno appariva una croce, o una cosa simile. Doveva essere un segno di riconoscimento, forse uno stemma di appartenenza.
Ci furono secondi di assoluta tensione, dove nessuna delle due parti fece una sola mossa, troppo intenta a studiare l’altra. Poi, improvvisamente, la Iena diede il via alla sua corsa.



Ket cercò di ragionare il più velocemente possibile, e agì d’istinto: trascinò le altre due davanti al battente di una porta alla loro destra e tirò il laccio che teneva una tenda raccolta al lato, lasciandola cadere. Percepì subito i movimenti dei Falchi, che accorrevano per controllare cosa fosse accaduto ma non indugiò. Aprì la serratura della porta con un incantesimo, spingendo dentro le sue compagne e richiudendosi l’uscio alle spalle. Sigillò di nuovo la serratura giusto un secondo prima che i Falchi spalancassero la tenda e si trovassero davanti la porta esattamente come l’avevano lasciata. Dall’interno dello spazio buio dove erano finite, le tre ragazze ascoltavano in un immobile silenzio i rumori e gli stridii animaleschi che provenivano da fuori. Terrorizzate, quasi non osando respirare, sentirono armeggiare con la porta che, tuttavia, non si aprì. Lentamente, percepirono il trambusto affievolirsi, finché tutto fu di nuovo calmo. I Falchi dovevano aver dedotto che si fosse semplicemente slacciato il fiocco facendo cadere il tendaggio, ed erano tornati alla loro sorveglianza dell’area.
Le ragazze tirarono un sospiro di sollievo e Fayr, prudentemente, accese una fiammella sul dito indice per fare luce. Rassicuratesi di essere tutte intere, si osservarono intorno e dedussero di essere in un ripostiglio di servizio, una stanzetta angusta stipata di mobili in disuso, oggetti antichi e vecchie cianfrusaglie. Non v’era nemmeno una finestra o una presa d’aria, e l’unico affaccio sull’esterno era la porta da cui erano entrate.
-Bene, siamo in trappola!- disse stizzita Icelyng.
Mentre Fayr stazionava al centro per illuminare la visuale, Ket si muoveva freneticamente per la sala, senza mostrare alcun segno di insofferenza o panico. Altresì, sembrava stesse cercando qualcosa sulle pareti.
-Ket, ti dispiacerebbe spiegarci cosa stai facendo? Se non altro, almeno, potremmo capire e aiutarti!- bisbigliò la sirena, che tra le tre sembrava essere la più nervosa.
L’altra non rispose, troppo presa da ciò che stava facendo. Ispezionò la stanza millimetro per millimetro finché non trovò sulla parte bassa della parete frontale una piccola levetta, mimetizzata con il colore della stanza. Senza indugio, la sollevò e subito dopo una parte di muro si aprì rivelando alle sue spalle un angusto e buio cunicolo.
Fayr aumentò l’intensità della fiamma a un globo di fuoco e si avviò per prima all’interno, seguita dalle altre due. Il corridoio era tanto basso e stretto che da un certo punto in poi dovettero procedere a gattoni. Avanzarono, constatando che le pareti erano intervallate da piccole grate, alcune delle quali si affacciavano sulle stanze o nei corridoi, e intuendo che la galleria si snodava entro le mura del castello.
Strisciarono per un tempo incalcolabile, con le ginocchia indolenzite e la tensione a livelli inenarrabili. Quando poi il sospetto che il passaggio non avesse fine si stava per insinuare in loro, udirono un brusio provenire da una feritoia a pochi metri. Celermente la raggiunsero e si affacciarono, tendendo le orecchie e cercando di carpire ciò che veniva detto.
Sotto di loro si apriva una sala completamente rivestita di diamanti. Intorno a un grande tavolo rettangolare, al centro dell’ambiente, era appollaiato un nutrito gruppo di Falchi.
Quello più grande tra tutti doveva essere il comandante visto che un grosso medaglione d’oro, che gli altri non possedevano, risplendeva intorno al suo collo.
-Parlano!- bisbigliò Fayr, lasciando le altre a bocca aperta.
Un Falco prese parola, catturando la loro attenzione.
-Ormai non possiamo più negarlo: l’autonomia del nostro potere si sta esaurendo. Siamo costretti a entrare in quella macchina infernale ogni giorno e la cosa ci sta stancando…- sentenziò minacciosamente, provocando le grida di approvazione degli altri.
Improvvisamente il comandante alzò un'ala e la sbatté sul tavolo. Il gelo cadde tra i seguaci, che lo fissarono con un misto tra il meravigliato e il torvo.
-Stolti! Credete forse che non sappia anche io quale sia lo stato attuale delle cose?! Ma sapete bene che questo posto non ci permette di assumere le nostre vere sembianze: la magia che lo protegge non permette ai comuni esseri umani di entrare e di sopravvivere. Lo sapevate sin dall’inizio, quindi smettete di lamentarvi come donnicciole! Non possiamo fare niente se non aspettare che il Nostro Signore metta fine a questa situazione…-.
Intorno al tavolo si alzò di nuovo un brusio lieve, che non permetteva di comprendere le singole parole dette. Tuttavia il dissenso era palpabile, come era evidente che il leader dei rapaci stava avendo difficoltà a mantenere la calma nelle file dei suoi.
Di nuovo, quello calamitò l’attenzione di tutti gli astanti su di sé, emettendo uno stridio secco che riportò un silenzio teso nella sala.
-La situazione cambierà velocemente! Il Nostro Signore è forte e possiede il Catalizzatore. Se non ci lasceremo andare proprio sul più bello, tutte le promesse verranno mantenute. Allora… Superate il dolore dovuto alla prigionia in questi corpi, e sappiate che quelli che il Nostro Signore chiama i Prescelti sono stati individuati e per noi a breve sarà il tripudio! -.
Un’ovazione esplose. I Falchi, dopo l’arringa del loro comandante, sembravano aver acquistato di nuovo fiducia, vigore e coraggio. La tensione che aleggiava fino a poco prima si era evidentemente sciolta, e l’espressione del Falco con il medaglione era palesemente soddisfatta.
In mezzo al fragore che la ritrovata forza dei rapaci aveva causato, dal loro nascondiglio le tre ragazze si guardavano con occhi smarriti, alla flebile luce della fiammella che Fayr teneva viva.
Ket bisbigliò, annichilita -“Prescelti”? “Catalizzatore”? “Prigionia in questi corpi”? Ragazze, io non capisco…-.
Fayr serrò i denti, e con tono secco mormorò. -Non so cosa pensare neanche io, ma credo che non siano questi il posto e il momento per discuterne. Sono troppo sovraeccitati, direi di togliere le tende da qui prima che ci scoprano nuovamente!- concluse, facendo segno con la testa di andare.
Facendo leva su gambe e braccia iniziarono a spostarsi, per cercare una celere via di fuga dal palazzo. Tuttavia, non avevano percorso che qualche metro quando Icelyng si trovò con tutto il suo peso su una grata, la quale prima scricchiolò pericolosamente e un secondo dopo crollò, portando la sirena con sé.
Fayr e Ket si volsero di scatto al fragore e sbarrarono gli occhi di fronte a ciò che stava accadendo.
Successe tutto in pochi istanti. Non stettero a rifletterci e, senza valutare le conseguenze di quello che stavano per fare, saltarono giù anche loro ritrovandosi nella sala.
Icelyng era già in piedi e non attese la reazione dei nemici alla loro sorprendente comparsa. Attaccò repentinamente un gruppetto di Falchi che si trovava alla sua destra, lanciando un fascio di aria gelida dalla mano sinistra e schegge di ghiaccio dalla destra. Non passò che un istante da che percepì la schiena di Fayr accostarsi alla sua e sentirla iniziare una furiosa battaglia con i rapaci che, invece, occupavano la sponda opposta della sala.
Nel mentre Ket, che era a pochi passi dalle altre due, vide una delle enormi bestie gettarlesi contro. Rimase paralizzata dal terrore e l’unica cosa che riuscì a fare fu serrare gli occhi attendendo il colpo mortale che, invece, non arrivò. Sentì un boato e spalancò di nuovo gli occhi in tempo per vedere un colpo infuocato colpire una seconda volta la terrificante ala del nemico, il quale emise un raggelante stridio di dolore. Tuttavia l’animale non si ritirò, bensì si voltò verso il suo aggressore, incontrando gli occhi decisi di Fayr che lo sfidavano a farsi avanti.
Ket inspirò con forza, ricacciando nel suo profondo tutta la paura che la attanagliava, e decise finalmente di agire. Iniziò a recitare un incantesimo.
Icelyng schivò un colpo d’ala e lanciò immediatamente uno strale ghiacciato che colpì l’animale con cui stava combattendo sul muso. Quello vacillò un attimo ma si riprese subito e si gettò nuovamente contro la sirena, che tentò di contrastarlo con poderosi fasci di aria gelida.
Fayr, contemporaneamente, scagliava raffiche infuocate contro due Falchi che la stavano accerchiando. Ormai aveva capito che i suoi poteri erano di gran lunga inferiori a quelli delle bestie, tuttavia la sua indole battagliera non le permise di arrendersi e così continuò a combattere, sperando in un miracolo.
Improvvisamente, quando ormai le forze delle due ragazze stavano già venendo meno e la loro disfatta sembrava essere imminente, una voce familiare, proveniente dalla porta della sala, le riscosse.
-Sbrigatevi! Dobbiamo andare, l’incantesimo di invisibilità non durerà ancora per molto!- asserì la strega facendo loro segno di affrettarsi.
Fayr e Icelyng non persero tempo a valutare gli effetti dell’incanto ma seguirono la ragazza. Corsero all’impazzata per i corridoi del castello, approfittando del caos che si era creato a causa del fatto che le avessero scoperte. La loro unica preoccupazione, in quel momento, non era neppure il venir avvistate di nuovo, bensì spiccare il volo verso casa il più velocemente possibile.
Si destreggiarono tra nugoli di Falchi agitati e collerici e, quando riuscirono finalmente a uscire dal castello, superarono in un volo folle le case a forma di nuvole fino ad arrivare all’imbocco del tunnel dal quale erano arrivate.



NOTE DELL’AUTRICI:


Il viaggio nei Regni prosegue e sta portando alla luce nuove informazioni che i nostri protagonisti devono ancora metabolizzare.
Ad Alyas, al momento, tutto continua a tacere ma sia Teral che gli altri due compagni sembrano avere tra le loro mani degli incontri promettenti.
Negli altri due Regni le situazioni si presentano in maniera differente.
Kain e Wing hanno rinvenuto una strana mappa tridimensionale e si stanno per preparare a un duello con una Iena mentre, a Nimbias, le tre ragazze hanno udito un discorso illuminante che potrebbe chiarificare alcune delle loro questioni in sospeso.

Al prossimo capitolo,

Light & Xamia.
 
  
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