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Autore: Larrys_bravery    06/02/2014    1 recensioni
Questa storia l'abbiamo scritta per il giornalino della scuola e la riportiamo qui. Non è la classica storia d'amore, ma parla di un amicizia rovinata e delle difficoltà che un ragazzo omosessuale deve affrontare per farsi accettare.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il suono della campanella mi ridesta dai miei pensieri e guardandomi intorno riesco a scorgere, appoggiati agli stipiti della porta, Giacomo e Davide. Sorrido loro, mi avvicino e li saluto, felice di rivederli.
“Ciao ragazzi, come va?”
“Tutto bene, allora sei pronto ad andare a parlare con la Firenze?”
“Certo” rispondo forzando un sorriso; non posso fare a meno di pensare alla reazione di Edoardo e un nodo mi stringe lo stomaco.
“Dai, non preoccuparti, non può che andare bene dal momento che è sempre stata comprensiva con gli studenti. E poi qui abbiamo il cocco del preside…” disse Davide, ricevendo subito dopo una sberla sul braccio da Giacomo.
Insieme ci dirigiamo verso la sala insegnanti, bussiamo alla porta e entriamo subito dopo aver ricevuto l’invito ad accomodarci.
“ Buongiorno ragazzi, avete bisogno di parlarmi?”
“ Si professoressa, vorremmo parlarle di una questione un po’ delicata che ci sta particolarmente a cuore” risponde Giacomo.
“ Ditemi pure, sono qui per questo..”
“ Non so se è a conoscenza degli atti di bullismo che si verificano abbastanza frequentemente nella nostra scuola principalmente rivolti nei confronti dei ragaz..” tento di dire prima di essere interrotto.
“ Allora ragazzi se siete qui per mettere in discussione il fatto, ovvio e palese, che la nostra scuola sia una delle più stimate e soprattutto un luogo sicuro, dove gli studenti possano sentirsi protetti e compresi, non lo posso accettare; scusate ma mi sento personalmente tirata in causa. Questa è una mancanza di rispetto sia nei confronti dei docenti che lavorano per aiutarvi sia verso tuo padre, Giacomo. Mi stupisce che sia stato proprio tu a fare queste osservazioni.”
Ci scambiamo un’occhiata allibita e vedendo che Giacomo, probabilmente toccato dalle parole della professoressa nei confronti di suo padre, non accenna a prendere parola, sorprendendomi, interviene Davide.
“Non erano queste le nostre intenzioni, glielo assicuro; ma è innegabile che si siano verificati episodi, anche solo di aggressione verbale, nei confronti di ragazzi omosessuali, per esempio, e ritengo che non sia un fatto trascurabile.” Continua Davide, scaldandosi ulteriormente.
“Siete i primi a farmi presente un fatto del genere, e sono molto scettica a riguardo. Non pensavo nemmeno ci fossero ragazzi omosessuali in questa scuola.”
“Questo perché non si è mai interessata veramente ai problemi..”
“Ora basta, non ho intenzione di affrontare ulteriormente questo argomento. Pensavo di aver capito che avevate qualcosa di serio di cui discutere, non accuse infondate nei confronti della scuola.”
“Infatti è cosi.”- Intervengo io, tentando di allentare la tensione nella stanza- “Siamo venuti a parlare con lei per proporle un progetto. Volevamo aprire una sorta di centro d’ascolto per ragazzi che hanno bisogno di affrontare delle tematiche, più o meno delicate, con qualcuno; ci sono tanti ragazzi emarginati, in questa scuola, di cui nessuno si interessa; sono ragazzi gay, altri ritenuti degli sfigati o vittime di prese in giro, e vogliamo tentare di cambiare la situazione. Lei è dalla nostra parte?” continuo, fiducioso nella sua risposta.
“Mi piacerebbe davvero esservi d’aiuto, ma non posso aderire a questo progetto. Cosa direbbero gli altri docenti? E le famiglie, se venissero a sapere di un fatto simile? E poi sono certa che questi ragazzi siano in grado di trovare altre soluzioni. Mi dispiace, ragazzi, ma non ho altro da aggiungere.”
Non proviamo nemmeno a ribattere, nonostante la rabbia sia tanta, ed usciamo dalla stanza senza nemmeno salutare, sorpresi dalla reazione negativa della nostra insegnante.

“E ora che facciamo?” chiedo sconfortato.
“Potremmo parlarne con mio padre, ragazzi, è l’unica soluzione.”
“Perfetto, domani c’è a scuola?”
“Venite da me, sarà a casa prima di cena” propone Giacomo, con un sorriso d’incoraggiamento.
 
 
Sentiamo la chiave girare nella toppa e subito dopo una voce profonda e autoritaria dire “Ciao, sono a casa!”, per poi riconoscere la figura del padre di Giacomo fare ingresso in salotto,  levandosi la giacca.
“Oh, ciao Davide, ci sei anche tu. E anche tu devi venire nella mia scuola, ti ho già visto nei corridoi, ne sono sicuro; però mi sfugge il tuo nome.”
“Salve preside, mi chiamo Gabriele”
“Dammi pure del tu, Gabriele; e fuori dalla scuola chiamami pure Marco.” Mi sorride, prima di prendere posto sul divano.
“Vi fermate a cena? Posso ordinare delle pizze. Scusatemi, ma mia moglie è fuori per lavoro e io sono un pessimo cuoco.”
“Grazie mille, Marco. Ci fermiamo volentieri” risponde Davide.
“Senti papà, vorremmo parlarti di una cosa..”
“Sapevo che c’era qualcosa sotto, ditemi pure”
“Oggi abbiamo avuto una discussione particolarmente accesa con la Firenze riguardo a un progetto che volevamo attuare; infatti ci è venuta l’idea di dare vita ad un centro d’ascolto al quale i ragazzi potessero rivolgersi soprattutto per problemi legati alla sessualità”
“Mi sembra un’ottima idea, ragazzi, ma non vi nascondo che questo potrebbe portare a dei problemi, soprattutto con le famiglie; qual è stato il problema con la professoressa in questione?”
“Ha sostenuto che questa nostra idea potrebbe nuocere alla reputazione della scuola; ha anche negato che nella nostra scuola possano esserci atti di bullismo, cosa che purtroppo non è vera.” Interviene Davide, infervorandosi.
“Lo so, ragazzi. E’ un argomento che ho già affrontato con Giacomo, poco tempo fa, però se la professoressa che si occupa dei laboratori extracurricolari non ha dato il proprio consenso, non vi nascondo che non sarà un’impresa facile.”
“Hai per caso qualche idea?” chiedo io, speranzoso.
“Dato che uno degli ostacoli al progetto saranno i genitori, credo sia meglio coinvolgerli nella decisione di approvare o meno questo laboratorio. Quindi direi che la soluzione migliore sia quella di convocare un incontro con tutti i rappresentanti dei genitori e chiunque voglia partecipare per discuterne.
So che dovrebbe essere un argomento trattato con spontaneità e semplicità, senza distinzione, ma c’è ancora molta gente dalla mentalità chiusa che non capisce che l’amore è amore, a prescindere dal sesso.”


Angolo autrici 
hi guys!! 
siamo di nuovo qui e anche se questa storia ha pochissime visualizzazioni noi non demordiamo e continuiamo a scrivere!! speriamo che il capitolo vi piaccia e se avete voglia diteci cosa ne pensate :D
un bacio <3 
carlotta e valentina 
  
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