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Autore: SynEvra    06/02/2014    0 recensioni
Un sogno può creare un mondo incredibile. Questa storia è ispirata a un sogno di una delle due autrici.
E se ci fosse qualcosa dopo la morte? 
E se tutto quello che pensavamo di sapere in realtà non esistesse? 
E se l'impossibile diventasse possibile?
La vita di due migliori amiche cambierà per sempre.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

«E questo è tutto.»

Lei si appoggiò a una barella e ci guardò, sorridente.

Alzai un sopracciglio, scettica. «Mi scusi, ma credo di non aver capito molto bene. In pratica, quello che dobbiamo fare è parlare a questa Rose e convincerla a non abbattersi?»

La vecchina annuì e sgranocchiò un biscotto, tirato fuori da non so dove.

Lanciai uno sguardo a Syn. Aveva la mia stessa espressione confusa e un po' diffidente. Non sapevo se credere o no alle sue parole. Non sembrava nelle sue piene facoltà intellettive.

«Ora, al lavoro.» Si pulì la gonna e ci salutò. La osservammo sparire dietro l'angolo.

«Mi sta venendo una gran voglia di urlare.» Incrociai le braccia sul petto e sbuffai, stizzita.

Per tutta risposta, Syn si rinchiuse in un silenzio freddo e pesante. La guardai un po' arrabbiata. Era come se non le importasse nulla. Dov'era finita la mia migliore amica? Non era mai stata una ribelle come me, ma non aveva mai accettato le cose senza dire niente.

«Syn?» Le toccai una spalla e una scossa elettrica mi attraversò il braccio. Lei si girò verso di me e rimasi turbata dalla sua espressione. I suoi occhi erano freddi e quasi neri. «Tutto bene?»

«Mai stata meglio.» Detto quello, si diresse verso la stanza numero 102 e si fermò davanti alla porta. Dopo un secondo di smarrimento, la seguii.

«A me, non sem...»

Ero sul punto di aprire la porta, ma questa lo fece da sola e ci ritrovammo davanti un ragazzo. Dire che era bello era riduttivo. La sua bellezza era a dir poco accecante. La prima cosa che notai, però, furono i suoi occhi. L'iride era così nera da non distinguersi dalla pupilla. Un tatuaggio tribale si intrecciava intorno all'occhio sinistro e si perdeva dietro l'orecchio. Il suo abbigliamento era un po' particolare, ma lo rendeva ancor più affascinante. Ci lanciò un'occhiata e uno strano sorriso gli illuminò il viso da modello. Poi, ci girò le spalle e se ne andò.

Ero ancora in fase di adorazione quando Syn mi prese per un braccio e mi trascinò nella stanza. Mi staccai da lei e la fulminai con lo sguardo. Anche se ero un fantasma potevo ancora ammirare i bei partiti dell'altro sesso, no?

«E voi chi siete?»

Spostai lo sguardo e incontrai un paio di occhi color cioccolato. Appartenevano a una ragazza di qualche anno più grande di noi, e ci stava fissando in modo non molto amichevole.

«Siamo qui per aiutarti.» Syn si avvicinò al lettino e si lasciò cadere su una sedia.

«Non ho bisogno di nessun aiuto.»

Scossi la testa, nel tentativo di schiarirmi le idee. Incrociai le braccia sul petto e mi avvicinai. «Senti, lo so che non ci stai capendo nulla. Fidati, anche noi. A parte questo, ci hanno mandate qui per starti vicino, Rose.»

Rose si morse un labbro e non disse una parola. Guardai Syn in cerca di aiuto, ma non sembrava molto interessata. Cosa le stava succedendo? Non era mai stata così indifferente di fronte a qualcuno bisognoso d'aiuto. Qualcosa non andava, sentivo una certa puzza di bruciato.

Lei alzò lo sguardo e una strana luce le illuminò gli occhi. No, questa non era la mia migliore amica.

«E cosa dovrei fare?» La voce di Rose era velata dalla tristezza. «Non ho via di scampo, morirò qualsiasi cosa voi facciate o diciate.»

«E' qui che ti sbagli. Non aver paura di quello che dovrebbe succedere. Dopo la morte c'è tutto un mondo che ti aspetta.»

E brava Syn, aveva instillato il dubbio nella sua mente. Il muro che Rose si era costruita intorno non sembrava così alto.

«Come fate a saperlo?» Come non detto. Sarebbe stato più difficile di quanto pensassi.

Syn si alzò e si avvicinò al muro. Protese una mano e la infilò nella parete. La giovane sgranò gli occhi, sorpresa.

«Co-cosa siete?»

«Angeli.»

Rose alzò un sopracciglio. Non ci credeva molto, ma i fatti erano evidenti.

«Sembra impossibile anche per noi, ma è così.» Mi lasciai cadere sulla sedia di Syn. «Diciamo che anche tu potresti diventarlo.»

«Potrei? Questo vuol dire che ho scelta?»

Il nostro silenzio fu inequivocabile.

«Lo prendo per un sì. E se io non volessi?»

Bene. La vecchina ci aveva avvertite di questo: non si lasciava convincere facilmente.

«E' una tua decisione.» Sveglia, Syn!

Non potevamo fallire. Non avevo voglia di passare un giorno in compagnia del custode dell'ospedale. La signora non l'aveva descritto come un dolce angioletto. Mi vennero i brividi.

«Sì, puoi scegliere. Quello che non sai è che Robert ti sta aspettando.» Bingo. Avevo giocato la mia ultima carta. Gli occhi di Rose si riempirono di lacrime. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse. Chinò la testa e rimase così.

Syn mi mise una mano sulla spalla. «Andiamo. Il nostro lavoro è finito.»

Lanciai un ultimo sguardo alla ragazza e uscimmo dalla stanza. In corridoio ci trovammo davanti Drew. I suoi occhi grigi erano freddi come sempre.

«Ben fatto, ragazze.» Ci sorrise e si preparò ad andarsene. Lo presi per un braccio e sentii una fitta di dolore alla testa. Lui si girò, il sorriso era sparito.

«Cosa hai fatto a Syneeve?»

Un'ombra gli passò sul viso. «Penso che tu lo sappia.»

Detto quello, se ne andò. Le sue parole mi avevano turbata, ma la cosa più strana era che aveva ragione. Lo sapevo. Mi voltai verso Syn. La presi per le spalle.

«Che c'è?»

Stavo per fare una cosa di cui mi sarei pentita per un bel po', ma era necessario. Le tirai uno schiaffo e la guardai. Inizialmente mi fulminò con lo sguardo, poi i suoi occhi tornarono del loro bel verde.

«Grazie.»

Sorrisi contenta. «Bentornata, Syn.»

«Ma era proprio necessario? Mi hai fatto male!»

«Lo so, ma la tua stranezza mi ha fatto preoccupare molto.»

«Cosa è successo?»

«In parole povere eri decisamente arrabbiata e Drew ti ha calmata

«Se lo prendo lo ammazzo... figuratamente parlando.»

Stavamo camminando per il corridoio, quando ritrovammo la stanza dei nostri corpi e ci mettemmo a guardare dalla finestrella sulla porta. I nostri genitori sembravano devastati, il fratello di Syn continuava a giocare e il mio, Darien, non sapeva se stare accanto a sua sorella o alla sua fidanzata, quindi ad un certo punto prese una sedia, si mise in mezzo ai due letti e prese le mani delle ragazze.

Quanto vorrei dire a Darien che sto bene, pensò Syn e ciò mi sorprese perché per qualche motivo potevamo sentire i nostri pensieri.

«Bella questa vostra abilità, vero Evra?»

«Tu…»

«Calmati, Syneeve o ti dovrò tranquillizzare di nuovo. Comunque, Evra, siete state sempre collegate perché questo è uno dei tanti poteri degli angeli.»

«Quindi, tu sai cosa voglio?» chiese Syn. «E mi dirai che non posso farlo, vero?»

«No, potete mostrarvi ai vostri parenti, ma solo a loro, se davvero siete pronte. Dovete, però, farlo insieme.»

Tutto questo era un grande dejà-vu, ma non poteva davvero essere così. Syn era già nella stanza e mi faceva segno di entrare, ma io rimasi a parlare con Drew.

«Quindi, tutto questo è...»

«Non fissarti su ciò che sai.» mi interruppe. «Stai tranquilla e finisci la tua missione.»

«Ma...»

«Tranquilla. Il destino potrebbe cambiare e con lui il futuro.»

Mi aveva tolto un grosso peso dal cuore. Ero pronta a entrare quando Darien uscì dalla stanza e intravidi i suoi occhi lucidi e pieni di tristezza. A vederlo, mi si offuscò la vista dalle lacrime, ma entrai comunque. Mi sedetti sul letto, beh, il mio letto, e cominciai a fissare nel vuoto per cercare l'illuminazione divina, fino a quando Syn cominciò a richiamarmi alla realtà.

«Pssst...!»

«Sììì?»

«Pssst...!»

«Che c'è?» Mi stava davvero stressando. Era la quinta risposta che le davo. Io ci sentivo bene e prima o poi l'avrei mandata da un otorino.

«Ah, scusa.» Nei suoi occhi lessi la stessa ansia che mi opprimeva il cuore. «Secondo te dovremmo apparire?»

Mi morsi il labbro. Non volevo ammetterlo a me stessa, ma avevo paura. «E se non ci riconoscessero? Se non ci credessero?»

Un leggero sorriso le increspò le labbra. «Stai tranquilla, ci crederanno.»

Ricambiai il suo sorriso, riconoscente. Saperla accanto mi faceva sentire più sicura.

Presi un bel respiro e provai a materializzarmi agli occhi dei nostri genitori. Ci fu un attimo di silenzio durante il quale quasi mi pentii di essermi fatta convincere dalla mia amica.

«S-Syneeve?» Quel sussurro mi fece capire che eravamo riuscite nel nostro intento.

«Ciao papà.» Mi stupì il fatto che la sua voce fosse piena di tristezza nonostante fosse lei quella sicura di ciò che desiderava.

Mia madre si alzò da una poltrona e si avvicinò a me. «Kanevra?»

«Che cosa significa tutto questo?» chiesero all'unisono i nostri genitori.

Io e Syn ci scambiammo uno sguardo d'intesa. «Beh... è un po' complicato.»

La mia migliore amica si avvicinò al letto sul quale riposava il suo corpo. Si carezzò una guancia e un sorriso malinconico le oscurò il viso. Il suo sguardo era dolce come quello di una madre che guarda il figlio addormentato. Sospirò leggera e alzò gli occhi sui suoi genitori. Solo allora mi accorsi che era velato dalle lacrime.

«Siete... morte...?» Fu solo un sussurro, ma bastò a farmi parlare. Mi avvicinai ai miei genitori e sospirai con un peso sul cuore.

«No...»

Un'altra situazione a me familiare, ma ormai ne conoscevo il motivo. Ci furono due minuti di silenzio incredulo che fu rotto dal fratello di Syn.

«Ma se siete fantasmi! Non dite sciocchezze.» Mi si avvicinò. Cominciò a punzecchiarmi con il dito, e attraversarmi siccome per forza di cose non potevamo essere corporee.

«Mi fai male.» Lui continuò. «Mi fai male.» Niente.

«HO DETTO: MI FAI MALE!» urlai. Senza rendermi conto avevo fatto spalancare porta e finestre.

Uau, questo deve essere un altro potere, Evra.

Sì, e non mi dispiace. Tuo fratello meritava una lezione.

Da quel momento, prese la console e si mise a giocare come se nulla fosse successo.

«Scusatemi, ho perso il controllo. Ora vorrei...»

«Darien!» mi interruppe Syn. Era appena tornato mio fratello. «Oddio, non sai quanto mi sento in colpa per stamattina!»

«E tu chi sei?»

«Darien, lei è Syneeve, la tua ragazza e io sono Evra.»

«Dimostramelo.»

Mio malgrado dovetti scoprire il polpaccio destro per mostrargli la cosa che solo lui sapeva che si celasse lì. Era un tatuaggio raffigurante la mia passione per l'America: la torre di Seattle, L'Empire State colorato di rosso, la statua della libertà e infine il toro di Wall Street. Solo lui ne era a conoscenza e le reazioni dei miei genitori non si fecero attendere.

«Ma cosa hai fatto?»

«Questo non è ammissibile!»

«Mamma, papà, per favore. Sapete benissimo che non è il primo.»

«Sì, ma perché non ci hai detto che te ne volevi fare un altro?»

«Perché sapevo quali sarebbero state le vostre reazioni.» e conclusi con una linguaccia affettuosa.

«Sorellina, cosa significa tutto questo? E Syn, sei bellissima.»

«Oh, grazie, ma perché non chiedi anche a me di dimostrarti chi sono?»

«Beh, primo: avevo intuito che fossi tu, secondo: credo a mia sorella e terzo: volevo smascherare il suo segreto.»

«Ma porc...! Sei perfido, sei un fratello cattivo!» esordii.

«Comunque, spiegateci la situazione.»

«Bene» iniziò Syneeve. «Tutto quello che sappiamo per ora, è che noi siamo angeli. Lo siamo dalla nascita, ma mentre la maggior parte dei prescelti sviluppa le sue doti dopo la morte, noi siamo speciali.»

«Sì, ci svilupperemo prima e potremmo svolgere il nostro compito anche dopo quest'avventura. Questo è quello che ci hanno spiegato.»

«Quale compito?»

«Beh, questo non possiamo dirvelo.»

«Ora, però, dobbiamo andare.» conclusi.

«Quando potremo rivedervi?» chiese Darien.

«Presto, tesoro. Presto.»

Nel mentre dei saluti, cominciammo a svanire. Buttai un ultimo sguardo alla mia famiglia e poi notai che non potevano più vederci.

Mentre ci dirigevamo verso il corridoio sentimmo urlare: «Syrhon! Torna subito qui!»

«No, io sono il padrone di me stesso.»

Incuriosita, cominciai a guardare la scena, ma ad un certo punto il ragazzo si girò verso di me e mi guardò fisso negli occhi. Poi se ne andò.

«Sai che posso sentire i tuoi pensieri? E ti do ragione... è proprio carino.»

«Zitta, Syneeve. Per favore. Quel ragazzo in carne e ossa, beh, credo potesse vedermi.»

«Ma dai! Semmai eri tu che lo stavi fissando.»

«Non dire bugie. Non lo stavo fissando!!!»

«Mica... Dai, non c'è niente di male. Ma ho una cosa da chiederti.»

«Spara dai.» Così cambiamo discorso.

«Ti ho sentita. Comunque, perché non sei entrata subito nella stanza?»

«Dovevo parlare con Drew.»

«E di cosa?»

«Niente, niente. Non ti preoccupare.»

Speravo che il discorso si concludesse in quel momento, ma Drew apparve dietro di noi. «Non è vero, Kanevra. Non era nulla. Era il tuo segreto.»

  
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