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Autore: _Polx_    07/02/2014    3 recensioni
Storia dedicata a tutti coloro che amano il trash.
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Ciò che l'umanità può compiere grazie ai propri studi, all'interno dei grandi laboratori che con fatica e intelligenza si è creata, è grande. È pericoloso. E se sfuggisse di mano, causerebbe catastrofi inimmaginabili. Purtroppo diventa evidente solo quando accade. Quando è troppo tardi. A quel punto, l'unico modo è sperare nell'azione di uomini e donne più forti, più preparati e capaci di contrastare ciò che è troppo furioso e terribile per essere vinto. Se non si può avere la meglio, allora bisogna continuare a lottare, nella speranza che, un giorno, arrivi l'ora del riscatto.
Genere: Azione, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per quanto agili e rapide ad arrampicarsi, le creature sono solite vagare per le strade e C non ha alcuna voglia di attirare la loro attenzione. Procede dunque a suo rischio e pericolo per i tetti dei vecchi prefabbricati di periferia finché giunge al bunker eretto nel mezzo di uno spiazzo devastato, dove le macerie cominciano già a sparire nel terreno, soffocate dalla crescente vegetazione.
Non vi è sorveglianza, né vi sono telecamere. L’intera superficie del grande igloo d’acciaio è scalfito da solchi enormi, segni della brutale azione delle bestie.
Bussa con forza alla porta: “Valchiria dell’Apocalisse, sono Flagello d’Oriente” ma non giunge risposta.
“Forza, Agente V, non ho tempo da perdere”.
Nulla si muove dall’interno e C comincia a irritarsi. Estrae la spada e ne percuote l’elsa contro l’uscio di metallo: “non farmi perdere la pazienza” ma è come parlare al vento.
Sta per andarsene, straripante frustrazione, quando un boato le fa vibrare il timpano destro: la chiusura della porta è andata distrutta e ora sprigiona lievi scosse elettriche, assieme a un sottile filamento di fumo.
C si volta, presa alla sprovvista, e trova l’agente R che, la pistola ancora puntata alla porta, sorride soddisfatta.
“Che ci fai qui?” esclama C.
“Non mi piace essere esclusa” risponde R, raggiungendola.
“Ti avevo detto di tornartene a casa”.
“E l’ho fatto. Ho anche dormito un paio d’ore: adesso sono fresca come una rosa”.
“Sei sempre la solita”.
“Smettiamola di blaterare. Chissà cosa pensano lì dentro del baccano che abbiamo fatto: sarebbe meglio mostrarsi” ma nessuno si muove.
R, che si è accostata alla porta e si guarda attorno circospetta, si accorge dei due occhi puntati su di lei.
“Credi davvero che io metta piede lì dentro?” chiede “tu sei stata spedita qui: io ti ho raggiunta per farti da spalla, nulla di più”.
“Il Dux avrebbe inviato anche te, se solo fossi stata presente”.
“Tu mi hai mandata via: devi essere pronta a pagare le conseguenze del tuo altruismo”.
C la scruta con aria fosca: “tu hai ascoltato la mia conversazione col Dux?”.
“Comodamente sdraiata sul mio letto, guardando le riprese delle telecamere sullo schermo del mio computer”.
“Come diavolo hai fatto ad attivare il collegamento? Dovrebbero essere linee estremamente riservate”.
“Per chi mi hai preso? Ti prego comunque di non far girare la voce”.
“Ho ben altro da fare che spifferare in giro i fatti altrui”.
“Bene. Ora puoi andare: ti copro le spalle” e, impugnando l’arma con rinnovata decisione, si apposta accanto all’ingresso. 
C la fissa con sufficienza.
“Se arrivassero quelle creature? Avrebbero piena libertà di accesso al bunker, ora che la serratura non è più funzionante” tenta di spiegare R “io sono qui per impedirlo”.
“Non temi creature dilaniatrici e prive di controllo, ma tremi all’idea di affrontare la Valchiria”.
“Non vi è nulla che possa farmi tremare, se non il freddo” replica l’altra, decisa “dico solo che l’agente V ha annientato molte di quelle bestie, mentre nessuna di loro è ma riuscita a scalfirla”.
C sospira: “tieni alta la guardia”.
“Come sempre” annuisce R, mentre la compagna oltrepassa la soglia e accosta la porta dietro di sé.
  
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