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Autore: BlackMoonRising    14/06/2008    2 recensioni
Sono passati cinque anni dalla morte di Kid Bu. I Saiyan hanno recuperato la loro esistenza tranquilla e vivono pacificamente. Ma una pericolosa minaccia agisce nell’ombra e ormai manca poco perché esca allo scoperto per rovinare irrimediabilmente la loro serenità… Il conto alla rovescia è già iniziato.
Genere: Malinconico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gohan, Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9 – FUGA

 

Rovine della Capsule Corporation, tredici e dieci.

– Macchina del Tempo? – domandò Trunks sbalordito – Com’è possibile? È… inconcepibile anche solo l’idea di un viaggio nel tempo… Come ha fatto?

– Ti sbagli – gli disse Goku senza staccare gli occhi dalla macchina – È più che possibile, e tua madre lo sapeva molto bene.

Vegeta non aveva ancora parlato. Come gli altri due Saiyan, che avevano già vissuto quel momento, fissava quell’ammasso di metallo senza capacitarsi che fosse reale.

Trunks non riusciva a spiegare la meraviglia di suo padre. Ma erano molte le cose che non riusciva a spiegarsi.

– Incredibile… c’è riuscita, alla fine… – commentò Gohan. Non riuscì a trattenersi nel controllare i missili che facevano da motori. La parola “hope” spiccava appena sopra l’emblema della Capsule Corporation.

– “Hope”… “Speranza”… – lesse Goten – Ma che significa?

Al Principe, quella scritta faceva un effetto stranissimo. Un misto di tristezza, che però aveva un sapore dolce anche nell’amaro del distacco tra lui e l’“altro Trunks”: sapeva che si chiamava nostalgia. Gli mancava il ragazzo del futuro.

Ma non l’avrebbe mai raccontato al “suo” Trunks. Temeva quei ricordi, quel tempo in cui era stato così debole da aver ceduto alla richiesta di affetto di un ragazzino.

Vegeta non sapeva perché Bulma l’avesse scritto. Probabilmente per ricordare quel figlio che le era arrivato a bordo della sua macchina dieci anni prima. Ma ora, per uno strano scherzo del destino, quella macchina diventava ancora uno strumento di speranza, come recava scritto sulla sua fiancata. Chissà perché l’aveva scritto…

Una voce lo riscosse dai suoi pensieri.

– Dobbiamo andare – ordinò Goku, trasformando la Macchina del Tempo in una capsula – Torno a casa: la darò a Chichi.

Si portò due dita alla fronte e, pochi secondi dopo, sparì.

Non era passato che poco tempo. Un sibilo dolce riempì le loro orecchie.

– Bentornati, vi stavo aspettando.

 

Monti Paoz, tredici e undici.

Chichi stava cantando la ninna nanna a Bra. Goku comparve al suo fianco.

– Ciao! – salutò allegramente.

Chichi, solamente guardandolo, da nervosa e preoccupata, diventò più serena. Il sorriso di suo marito era come un raggio di sole brillantissimo in un oceano di buio. Così sincero, così puro… ma mise da parte i sentimentalismi: se Goku era lì, voleva dire che aveva bisogno di lei.

– Goku, stanno tutti bene, vero? – chiese accorata.

Il Saiyan rise.

– Sì, per ora sì. Sono venuto a chiederti un favore.

La donna non sapeva se essere diffidente o altro.

– Che cosa? – domandò sospettosa.

– Niente di pericoloso, tranquilla – rispose Goku, sorridendo. – Devi solo conservarmi questa.

Le mise in mano una piccola scatola bianca. Lei aprì e riconobbe le capsule che usava sempre Bulma.

– Trovate nel laboratorio – spiegò Goku – Potrebbero sempre tornare utili, non si sa mai. Tienile con cura.

Chichi corse subito a riporle nel cassetto del comodino. Poi riprese Bra in braccio e cominciò a ninnarla.

– D’accordo, le terrò io.

Goku rimase lì, impalato. Chichi lo ignorò, ma si accorse che Goku la osservava.

– Che fai qui come un mammalucco? Vai ad aiutare Goten e Gohan! Potrebbero essere in pericolo…

Goku sorrise della sua scontrosità.

– È che… mi ricordavi tanto quando Gohan era piccolo e tu lo cullavi. Stavo delle ore a guardarvi… Ecco, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo. Tutto qui.

Chichi non ebbe il tempo di esprimere la sua meraviglia.

– Hai ragione: devo andare. Ci vediamo più tardi, non stare in pensiero!

Le rivolse un gesto di saluto e se ne andò.

Ancora sorpresa per quella rievocazione del passato, di cui lui non parlava mai, la donna corse in cucina a preparare il vecchio biberon di Goten e Gohan.

 

Rovine della Capsule Corporation, tredici e dodici.

I Saiyan erano paralizzati dalla sorpresa e dal panico. Alle loro spalle, si ergeva la creatura nera, che li guardava con un sorriso beffardo.

– Buon pomeriggio – salutò cerimonioso.

I quattro non fiatarono.

Era soddisfatto di quello spettacolo. Uno dei piaceri più grandi che avesse mai provato. Razor non riusciva a saziarsene.

– Bene, vedo che siamo loquaci, oggi…

Trunks sentì il battito selvaggio del suo cuore aumentare a dismisura. Era spaventato più da quello che da quel mostro: era qualcosa di incontrollabile e primitivo. Il respiro si faceva sempre più corto, sempre più affannoso. Persino Goten se ne accorse.

– Trunks, stai bene? – domandò all’amico.

Il ragazzino annuì, tremante. Non riusciva a spiegarsi quello che stesse succedendo, ma decise che non si sarebbe ritirato. Era disposto a vendere cara la pelle.

Vegeta, completamente dimentico dei due ragazzini, scrutava ogni movimento di Razor. Gohan pregava perché arrivasse suo padre per dare manforte.

La sua preghiera non venne esaudita. Il mostro guizzò repentino da un lato. L’istante dopo era a pochi centimetri dal viso di Trunks.

Il piccolo Saiyan ormai non riusciva più a controllarsi: avvertiva un oscuro velo di morte aleggiare intorno al suo nemico. Per un tempo infinito si fissarono negli occhi. Il ragazzino non trovò altro che divertimento, divertimento nel terrorizzarlo. Spinto dall’istinto, si mosse di scatto da un lato per fuggire. Fu un errore: Razor lo colpì con una sfera energetica alla schiena. Trunks finì bocconi nella polvere. Si alzò in volo, appena in tempo per evitare un altro attacco. Tentò degli attacchi energetici a ripetizione, che ebbero solo l’effetto di sollevare una gran polvere.

Il mostro lo guardava dal terreno, osservandolo con scherno. Il suo sguardo sembrava incredulo.

– E questo sarebbe un Saiyan? Peggio, il figlio del Principe dei Saiyan? Come siete finiti in basso… Sono solo cinquanta anni che vi siete quasi estinti, ma tra voi e i Saiyan di una volta c’è un abisso incolmabile… Mi chiedo cosa penserebbe tuo padre, Vegeta, vedendo che razza di erede hai messo al mondo…

Vegeta era paonazzo dalla collera, ma non replicò.

Trunks sentì la delusione dilagare.

Quel mostro aveva sempre avuto ragione fin dall’inizio.

Gohan era pronto ad approfittare della minima distrazione del suo nemico. Digrignando i denti dalla rabbia, distolse lo sguardo dal viso ferito di Trunks e attaccò il mostro.

– No, Gohan. Fermati! – urlò invano suo fratello.

Razor si lasciò avvicinare. Quando il ragazzo fu a pochi metri da lui, la sua mano guizzò verso le spalle, impugnando qualcosa ed estraendola. Gohan evitò per un pelo una gigantesca spada. Era grigia, ma non come il grigio metallico della spada di Trunks. Era un grigio opaco, tuttavia splendente: pietra levigata. Gohan fu sorpreso dalla noncuranza con cui Razor la teneva per l’elsa: doveva essere pesantissima. Più cauto, si allontanò lentamente dal mostro.

Il loro nemico rideva, come se fosse a conoscenza di un segreto in suo solo possesso. A Gohan si gelò il sangue nelle vene: quella risata sembrava quasi un’oscura premonizione.

Il mostro spostò la sua attenzione su Trunks. Il giovane lo guardava dall’alto, con astio e sollievo. Quando si alzò in volo contro di lui, negli occhi del ragazzino si dipinse il terrore. Troppo spaventato per tentare di muoversi, venne colpito in pieno da un pugno, che lo fece urtare violentemente al terreno. Volgendo spasmodicamente gli occhi al suo nemico, fece in tempo ad accorgersi della sfera d’energia che viaggiava velocemente verso di lui. Veloce. Troppo veloce…

Il suo fulgido splendore sparì, sostituita dalla figura infuriata di suo padre.

– Come diavolo combatti oggi, idiota? Vuoi finire all’Altro Mondo?

Non notò l’espressione addolorata di suo figlio, troppo smanioso di riprendere la battaglia.

Per Trunks, quelle parole ebbero l’effetto di una pugnalata. Non era giusto che lo trattasse così…

La tristezza venne spazzata via dalla rabbia. Non lo poteva più sopportare.

“Ora basta. Questo è troppo!”

Il suo piano di vendetta si profilava lento nella mente, mentre osservava suo padre misurarsi con quel mostro. Osservandolo, però, si rendeva conto solo ora che Razor si stava trattenendo. Capiva benissimo le sue intenzioni: stancare suo padre, divertirsi con lui come il gatto con il topo, per poi finirlo più facilmente.

Anche Gohan se n’era accorto, e stava accorrendo in aiuto di Vegeta. Razor non gradì: il due contro uno non lo divertiva. La violenza dei suoi attacchi aumentava, e con essi l’ansia di Goten e Trunks, perfettamente consapevoli di non poter far nulla.

Infine, anche Vegeta cedette. Con un fragore di tuono, si schiantò a terra, come era accaduto a suo figlio poco prima. Gohan non demordeva, e continuava alacremente a contrastare l’offensiva avversaria.

Ad un certo punto, Razor afferrò il polso di Gohan con un gesto di stizza e glielo torse. Il ragazzo lanciò un grido di dolore. Goten seguiva la scena con il fiato sospeso: non poteva intervenire, era troppo lontano.

Il mostro unì le dita della mano, come a formare una lama. Ritraendo il braccio per caricare un colpo. La mano era diretta al cuore: con la sua violenza avrebbe potuto trapassarlo da parte a parte. Anche Gohan se ne era accorto e lo guardava fieramente. Razor sussurrò:

– Sei stato sciocco: non puoi sfuggirmi. Non sei morto prima, morirai adesso. Addio, Saiyan.

Calò la mano, rapidissimamente.

Colpo del sole!

Una luce abbagliante scaturì da un punto imprecisato nel cielo; i Saiyan, d’istinto, abbassarono le palpebre. Razor, invece, colto per la prima volta di sorpresa, lasciò Gohan per portarsi le mani agli occhi. Tentò ancora e ancora di sbirciare, ma la luce aumentava a dismisura. Solo dopo molto tempo si accorse che il biancore diminuiva. Quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi, i Saiyan erano scomparsi.

FINE CAPITOLO OTTAVO

 

NA: Siamo alla fine del nono capitolo. La tregua dei Saiyan è finita, ma la battaglia finale è sempre più vicina… e sono in arrivo delle ferite tra i Saiyan. Ma ormai si sarà capito ^^.

Vegeta4ever: Mah, non importa, meglio tardi che mai ^^! Mi dispiace (o sono contenta di dirti? O.o) che le cose non si risolveranno così facilmente e così tra breve tempo, ho ancora tutta la seconda parte da finire di scrivere… succederanno ancora molte cose, garantito!

bellissima90: Beh, se ti dico tutto adesso, che divertimento c’è ^^? Sono contenta che ti sia piaciuta la scena del pranzo, era quella su cui avevo più dubbi…

SweetGirl91: Macciao! Non ti arrabbiare! Non è che il capitolo lo considerassi inutile, solo che non raccontava niente, mi sembrava un po’ pesante… Comunque, la Bulma del presente ha preso spunto dalla Macchina della Bulma del passato, non so neanch’io perché (che brava scrittrice che sono =.=’’), forse perché sentiva questo nuovo nemico… e poi anche perché quando mai i Saiyan sono stati tranquilli per più di dieci anni di seguito XD? Chi ha tempo non aspetti tempo!

Ok, ora qualche aggiornamento sulla seconda parte: ho finito di scrivere il diciottesimo capitolo e ho iniziato il diciannovesimo, la storia procede bene ^^! Perciò salvo altri imprevisti, d’ora in poi aggiornerò più o meno regolarmente ^^!

Bacioni

DarkMartyx

   
 
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