CAPITOLO 9
– FUGA
Rovine della
Capsule Corporation,
tredici e dieci.
–
Macchina
del Tempo? – domandò Trunks sbalordito –
Com’è possibile? È…
inconcepibile
anche solo l’idea di un viaggio nel tempo… Come ha
fatto?
–
Ti
sbagli – gli disse Goku senza staccare gli occhi dalla
macchina – È più che
possibile, e tua madre lo sapeva molto bene.
Vegeta
non aveva ancora parlato. Come gli altri due Saiyan, che avevano
già vissuto
quel momento, fissava quell’ammasso di metallo senza
capacitarsi che fosse
reale.
Trunks
non riusciva a spiegare la meraviglia di suo padre. Ma erano molte le
cose che
non riusciva a spiegarsi.
–
Incredibile…
c’è riuscita, alla fine… –
commentò Gohan. Non riuscì a trattenersi nel
controllare i missili che facevano da motori. La parola “hope”
spiccava appena sopra l’emblema
della Capsule Corporation.
–
“Hope”…
“Speranza”… – lesse Goten
– Ma
che significa?
Al
Principe, quella scritta faceva un effetto stranissimo. Un misto di
tristezza,
che però aveva un sapore dolce anche nell’amaro
del distacco tra lui e l’“altro
Trunks”: sapeva che si chiamava nostalgia. Gli mancava il
ragazzo del futuro.
Ma non
l’avrebbe mai raccontato al “suo” Trunks.
Temeva quei ricordi, quel tempo in
cui era stato così debole da aver ceduto alla richiesta di
affetto di un
ragazzino.
Vegeta
non sapeva perché Bulma l’avesse scritto.
Probabilmente per ricordare quel
figlio che le era arrivato a bordo della sua
macchina dieci anni prima. Ma ora, per uno strano scherzo del destino,
quella
macchina diventava ancora uno strumento di speranza, come recava
scritto sulla
sua fiancata. Chissà perché l’aveva
scritto…
Una voce
lo riscosse dai suoi pensieri.
–
Dobbiamo
andare – ordinò Goku, trasformando
Si
portò
due dita alla fronte e, pochi secondi dopo, sparì.
Non era
passato che poco tempo. Un sibilo dolce riempì le loro
orecchie.
–
Bentornati, vi stavo aspettando.
Monti Paoz,
tredici e undici.
Chichi
stava cantando la ninna nanna a Bra. Goku comparve al suo fianco.
–
Ciao! –
salutò allegramente.
Chichi,
solamente
guardandolo, da nervosa e preoccupata, diventò
più serena. Il sorriso di suo
marito era come un raggio di sole brillantissimo in un oceano di buio.
Così
sincero, così puro… ma mise da parte i
sentimentalismi: se Goku era lì, voleva
dire che aveva bisogno di lei.
–
Goku,
stanno tutti bene, vero? – chiese accorata.
Il Saiyan
rise.
–
Sì, per
ora sì. Sono venuto a chiederti un favore.
La donna
non sapeva se essere diffidente o altro.
–
Che
cosa? – domandò sospettosa.
–
Niente
di pericoloso, tranquilla – rispose Goku, sorridendo.
– Devi solo conservarmi
questa.
Le mise
in mano una piccola scatola bianca. Lei aprì e riconobbe le
capsule che usava
sempre Bulma.
–
Trovate
nel laboratorio – spiegò Goku –
Potrebbero sempre tornare utili, non si sa mai.
Tienile con cura.
Chichi
corse subito a riporle nel cassetto del comodino. Poi riprese Bra in
braccio e
cominciò a ninnarla.
–
D’accordo,
le terrò io.
Goku
rimase lì, impalato. Chichi lo ignorò, ma si
accorse che Goku la osservava.
–
Che fai
qui come un mammalucco? Vai ad aiutare Goten e Gohan! Potrebbero essere
in
pericolo…
Goku
sorrise della sua scontrosità.
–
È che…
mi ricordavi tanto quando Gohan era piccolo e tu lo cullavi. Stavo
delle ore a
guardarvi… Ecco, mi è sembrato di tornare
indietro nel tempo. Tutto qui.
Chichi
non ebbe il tempo di esprimere la sua meraviglia.
–
Hai
ragione: devo andare. Ci vediamo più tardi, non stare in
pensiero!
Le
rivolse un gesto di saluto e se ne andò.
Ancora
sorpresa per quella rievocazione del passato, di cui lui non parlava
mai, la
donna corse in cucina a preparare il vecchio biberon di Goten e Gohan.
Rovine della
Capsule Corporation,
tredici e dodici.
I Saiyan
erano paralizzati dalla sorpresa e dal panico. Alle loro spalle, si
ergeva la
creatura nera, che li guardava con un sorriso beffardo.
–
Buon
pomeriggio – salutò cerimonioso.
I quattro
non fiatarono.
Era
soddisfatto di quello spettacolo. Uno dei piaceri più grandi
che avesse mai
provato. Razor non riusciva a saziarsene.
–
Bene,
vedo che siamo loquaci, oggi…
Trunks
sentì il battito selvaggio del suo cuore aumentare a
dismisura. Era spaventato
più da quello che da quel mostro: era qualcosa di
incontrollabile e primitivo.
Il respiro si faceva sempre più corto, sempre più
affannoso. Persino Goten se
ne accorse.
–
Trunks,
stai bene? – domandò all’amico.
Il
ragazzino annuì, tremante. Non riusciva a spiegarsi quello
che stesse
succedendo, ma decise che non si sarebbe ritirato. Era disposto a
vendere cara
la pelle.
Vegeta,
completamente dimentico dei due ragazzini, scrutava ogni movimento di
Razor.
Gohan pregava perché arrivasse suo padre per dare manforte.
La sua
preghiera non venne esaudita. Il mostro guizzò repentino da
un lato. L’istante
dopo era a pochi centimetri dal viso di Trunks.
Il
piccolo Saiyan ormai non riusciva più a controllarsi:
avvertiva un oscuro velo
di morte aleggiare intorno al suo nemico. Per un tempo infinito si
fissarono
negli occhi. Il ragazzino non trovò altro che divertimento,
divertimento nel
terrorizzarlo. Spinto dall’istinto, si mosse di scatto da un
lato per fuggire.
Fu un errore: Razor lo colpì con una sfera energetica alla
schiena. Trunks finì
bocconi nella polvere. Si alzò in volo, appena in tempo per
evitare un altro
attacco. Tentò degli attacchi energetici a ripetizione, che
ebbero solo
l’effetto di sollevare una gran polvere.
Il mostro
lo guardava dal terreno, osservandolo con scherno. Il suo sguardo
sembrava
incredulo.
– E
questo sarebbe un Saiyan? Peggio, il figlio del Principe
dei Saiyan? Come siete finiti in basso… Sono solo
cinquanta anni che vi siete quasi estinti, ma tra voi e i Saiyan di una
volta
c’è un abisso incolmabile… Mi chiedo
cosa penserebbe tuo padre, Vegeta, vedendo
che razza di erede hai messo al mondo…
Vegeta
era paonazzo dalla collera, ma non replicò.
Trunks
sentì la delusione dilagare.
Quel
mostro aveva sempre avuto ragione fin dall’inizio.
Gohan era
pronto ad approfittare della minima distrazione del suo nemico.
Digrignando i
denti dalla rabbia, distolse lo sguardo dal viso ferito di Trunks e
attaccò il
mostro.
–
No, Gohan.
Fermati! – urlò invano suo fratello.
Razor si
lasciò avvicinare. Quando il ragazzo fu a pochi metri da
lui, la sua mano
guizzò verso le spalle, impugnando qualcosa ed estraendola.
Gohan evitò per un
pelo una gigantesca spada. Era grigia, ma non come il grigio metallico
della
spada di Trunks. Era un grigio opaco, tuttavia splendente: pietra
levigata.
Gohan fu sorpreso dalla noncuranza con cui Razor la teneva per
l’elsa: doveva
essere pesantissima. Più cauto, si allontanò
lentamente dal mostro.
Il loro
nemico rideva, come se fosse a conoscenza di un segreto in suo solo
possesso. A
Gohan si gelò il sangue nelle vene: quella risata sembrava
quasi un’oscura
premonizione.
Il mostro
spostò la sua attenzione su Trunks. Il giovane lo guardava
dall’alto, con astio
e sollievo. Quando si alzò in volo contro di lui, negli
occhi del ragazzino si
dipinse il terrore. Troppo spaventato per tentare di muoversi, venne
colpito in
pieno da un pugno, che lo fece urtare violentemente al terreno.
Volgendo
spasmodicamente gli occhi al suo nemico, fece in tempo ad accorgersi
della
sfera d’energia che viaggiava velocemente verso di lui.
Veloce. Troppo veloce…
Il suo
fulgido splendore sparì, sostituita dalla figura infuriata
di suo padre.
–
Come
diavolo combatti oggi, idiota? Vuoi finire all’Altro Mondo?
Non
notò
l’espressione addolorata di suo figlio, troppo smanioso di
riprendere la
battaglia.
Per
Trunks, quelle parole ebbero l’effetto di una pugnalata. Non
era giusto che lo
trattasse così…
La
tristezza venne spazzata via dalla rabbia. Non lo poteva più
sopportare.
“Ora
basta. Questo è troppo!”
Il suo
piano di vendetta si profilava lento nella mente, mentre osservava suo
padre
misurarsi con quel mostro. Osservandolo, però, si rendeva
conto solo ora che
Razor si stava trattenendo. Capiva benissimo le sue intenzioni:
stancare suo
padre, divertirsi con lui come il gatto con il topo, per poi finirlo
più
facilmente.
Anche
Gohan se n’era accorto, e stava accorrendo in aiuto di
Vegeta. Razor non gradì:
il due contro uno non lo divertiva. La violenza dei suoi attacchi
aumentava, e
con essi l’ansia di Goten e Trunks, perfettamente consapevoli
di non poter far
nulla.
Infine,
anche Vegeta cedette. Con un fragore di tuono, si schiantò a
terra, come era
accaduto a suo figlio poco prima. Gohan non demordeva, e continuava
alacremente
a contrastare l’offensiva avversaria.
Ad un certo
punto, Razor afferrò il polso di Gohan con un gesto di
stizza e glielo torse.
Il ragazzo lanciò un grido di dolore. Goten seguiva la scena
con il fiato
sospeso: non poteva intervenire, era troppo lontano.
Il mostro
unì le dita della mano, come a formare una lama. Ritraendo
il braccio per
caricare un colpo. La mano era diretta al cuore: con la sua violenza
avrebbe
potuto trapassarlo da parte a parte. Anche Gohan se ne era accorto e lo
guardava fieramente. Razor sussurrò:
–
Sei
stato sciocco: non puoi sfuggirmi. Non sei morto prima, morirai adesso.
Addio,
Saiyan.
Calò
la
mano, rapidissimamente.
– Colpo del sole!
Una luce
abbagliante scaturì da un punto imprecisato nel cielo; i
Saiyan, d’istinto,
abbassarono le palpebre. Razor, invece, colto per la prima volta di
sorpresa,
lasciò Gohan per portarsi le mani agli occhi.
Tentò ancora e ancora di
sbirciare, ma la luce aumentava a dismisura. Solo dopo molto tempo si
accorse
che il biancore diminuiva. Quando finalmente riuscì ad
aprire gli occhi, i
Saiyan erano scomparsi.
FINE CAPITOLO
OTTAVO
NA: Siamo
alla fine del nono capitolo. La tregua dei Saiyan è finita,
ma la battaglia
finale è sempre più vicina… e sono in
arrivo delle ferite tra i Saiyan. Ma ormai
si sarà capito ^^.
Vegeta4ever:
Mah, non importa, meglio tardi che mai ^^! Mi dispiace (o sono contenta
di
dirti? O.o) che le cose non si risolveranno così facilmente
e così tra breve
tempo, ho ancora tutta la seconda parte da finire di
scrivere… succederanno
ancora molte cose, garantito!
bellissima90:
Beh, se ti dico tutto adesso, che divertimento c’è
^^? Sono contenta che ti sia
piaciuta la scena del pranzo, era quella su cui avevo più
dubbi…
SweetGirl91:
Macciao! Non ti arrabbiare! Non è che il capitolo lo
considerassi inutile, solo
che non raccontava niente, mi sembrava un po’
pesante… Comunque,
Ok, ora
qualche aggiornamento sulla seconda parte: ho finito di scrivere il
diciottesimo capitolo e ho iniziato il diciannovesimo, la storia
procede bene
^^! Perciò salvo altri imprevisti, d’ora in poi
aggiornerò più o meno
regolarmente ^^!
Bacioni
DarkMartyx