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Autore: Arisu95    07/02/2014    1 recensioni
Il piccolo Ludwig non é Sacro Romano Impero, eppure, la loro somiglianza è impressionante. Così impressionante, che tutti rivedono nei suoi occhi quelli del giovane Impero defunto. Nascendo e crescendo, tra strumenti musicali ed armi da fuoco, i ricordi di una vita mai vissuta lo perseguitano, ora dolci, ora inquietanti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Venire al mondo
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Chi sono ...?
Da dove vengo ...?
Perché sono qui ...?

Attorno a lui c'era buio.
Attorno a lui c'era silenzio.
Attorno a lui, tra massi duri addolciti dal velluto di muschio e tronchi secolari di alberi muti, tutto pareva fissarlo con occhi invisibili ed ostili.

S'era levato un grido.
Un volo di uccelli scuri, avrebbe detto, se avesse saputo cosa fossero gli uccelli.
Le foglie, tristi compagne di una stagione, avevano tremato di sgomento, e avrebbe potuto raccontarlo, se avesse saputo come le stagioni scorrevano e come la voce del vento accompagnava ciascuna.
Le formiche marciavano in fila sul suolo verso un frutto caduto.
Avrebbe potuto studiarle, se avesse saputo come il frutto più maturo cade dall'albero e come le formiche instancabili cercano cibo per l'Inverno.

Ma come poteva, egli, sapere tutto questo?
Come poteva, egli, spiegarlo a parole?
Lui, che non sapeva neppure cosa fosse un 'lui'.
Lui, che non sapeva neppure cosa fosse sé stesso.
Lui, che neppure immaginava d'esser fatto di carne e di anima.
Lui, che in solitudine aveva vissuto passato e presente senza poterli distinguere.
Lui, che ignorava il futuro ed il destino.

Ecco, proprio in quel momento, spaventato d'un tratto da rumori ostili - senza neppure sapere cosa un rumore fosse - aveva preso a correre.
Corse tra vie di terra ed erba, tra sassi ed alberi, uccelli e formiche.
Corse sotto le chiome scure degli alberi, come un insetto tra i fili d'erba, senza sapere dove fosse diretto.
Corse, corse, corse ancora.

Corse finché non sentì gli occhi - senza sapere cosa gli occhi fossero - trafitti da una forza invisibile e bruciarsi nelle orbite.
Chinò il collo e la schiena verso terra, terra madre che era stata il suo primo ricordo senza tempo, coprendosi il volto con le mani.
 
"Aah!"

Udì per la prima volta la sua voce e sobbalzò.
Riaprì gli occhi, levò le mani dal volto e rimase a fissare la terra.

Come appariva strana, diversa da quella che conosceva!
Più chiara e luminosa, l'avrebbe paragonata alle stelle del cielo, se avesse avuto la fortuna di scorgerle prima.
Allungò un braccio per terra per toccare i fili d'erba e sorrise quando ci riuscì.
L'erba era tiepida.
Così calda rispetto a quella che aveva imparato a conoscere!

Fece qualche passo e gli parve che il prato si diradasse e la terra diventasse più scura.
Si sorprese nel sentirla, più molle, attaccarsi ai suoi piedi nudi.
Fece ancora qualche passo, e la sorpresa fu ancora più grande.
 
"Aah!"

Gridò di nuovo, scorgendo un essere allungarsi piatto sulla terra, che era divenuta liquida e scintillante.
L'essere era sobbalzato indietro insieme a lui.
Lui cadde e si rialzò.
Decise di ridare, più cauto, un'occhiata.

Più lui si sporgeva ad osservarlo, più l'essere si sporgeva ad osservarlo di rimando con occhi altrettanto curiosi.
Lui rimase immobile.
L'essere rimase immobile.

Lui, preso da audacia, allungò un braccio per toccare la superficie sottostante.
Anche l'essere fece lo stesso.
Le punta delle dita si toccarono senza sentirsi.
Lui sobbalzò un'ultima volta, vedendo il dito sprofondare in quello dell'altro e sentendolo avvolto da una strana frescura bagnata che mai aveva provato prima.

Si ricompose, mantenne la calma e continuò ad osservare.
Guardò oltre l'essere e notò l'azzurro della superficie interrompersi qua e là da chiazze e batuffoli bianchi.
Tutt'intorno, cime verdi e familiari sembravano fare da cornice.
Anche l'essere stava guardando.
Lui si sforzò di osservare meglio, e scorse piccole creature scure muoversi sotto ogni cosa.
Sotto l'essere, sotto l'azzurro, sotto le chiazze bianche e le cime verdi.
Tutto gli sembrò allora ancor più piatto, come un velo splendente adagiato sulla terra più profonda.

Ah, se solo avesse saputo cosa fosse un lago al limitare della foresta!

Mosse un braccio, e l'essere fece lo stesso.
L'essere lo copiava in ogni mossa, in ogni scatto, anche nel più furtivo.
Fu allora che, come preso da un lume di ragione, si chiese se egli e l'essere non fossero la stessa cosa, e, titubante, se ne convinse.

Gli occhi non gli bruciavano più.
Lentamente, riuscì a volgere il capo verso l'alto e scorse il cielo infinito.
Quale spettacolo, quale rinnovata sorpresa!

Quella distesa celeste somigliava a quella vista nell'acqua dolce del lago, ma, dai colori più vivi e brillanti e da un insolito senso di onnipotenza, sovrastava in silenzio ogni cosa, come un muto e magnifico padrone.

"E' ... E' bellissimo ..." - Le parole gli uscirono da sole dalla bocca, e per la prima volta si accorse di poter esprimere per voce i suoi pensieri.

Rimase ancora un attimo a contemplare il suo mondo, come un feto nel ventre materno, mentre l'aria si faceva più calda e i pensieri più profondi.

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Note. Come annunciato, posto un nuovo capitolo :3 Mi è piaciuto scrivere questa parte, anche perché mostra la mia idea su come le personificazioni della Nazioni nascono, ovvero da un elemento naturale, in un luogo sul territorio che rappresentano. Penso inoltre che, appena nati, abbiano già le capacità di bambini in età prescolare (sui 4/5 anni), solo che devono 'scoprire' le potenzialità che già inconsciamente possiedono ... 
Per scrivere questo capitolo credo di essermi inconsciamente ispirata al Mito della Caverna di Platone ... Cioé, all'inizio la cosa era stata davvero inconsapevole, poi, quando me ne sono accorta, ho deciso di assecondare questa tendenza C:
Spero che vi sia piaciuto. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Credo che domani pubblicherò il prossimo capitolo.

~ Arisu95.


  
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